L’Europa sta per disintegrarsi? Intervista a Noam Chomsky

di C. J. Polychroniou (*)

Chomsky
L’Europa è in una tempesta. La crisi dei migranti e dei rifugiati minaccia di disintegrare il progetto di riunione del continente europeo. Le nazioni dell’Unione Europea (UE) non vogliono accogliere le ondate di gente che fugge dalle proprie case del Medio-Oriente o dell’Africa del Nord, ed hanno cominciato a rimettere dei controlli alle frontiere.
Ma non sono solo Siriani o Iracheni che cercano di raggiungere l’Europa in questi tempi, come suggeriscono i media dominanti. I rifugiati vengono anche dal Pakistan, dall’Afghanistan, e dall’Africa sub-sahariana. I numeri sono impressionanti e sembrano crescere di mese in mese.
Nel frattempo attraverso l’Europa si espande come il fuoco in una foresta un sentimento anti-immigrazione, che dà voce agli estremisti che minacciano le basi stesse dell’UE e la sua concezione di una società democratica ed aperta.
Alle luce di queste sfide i funzionari dell’UE hanno messo in campo grandi mezzi per cercare di gestire questa crisi di immigrazioni, offrendo assistenza sia tecnica, sia economica agli Stati membri, nella speranza che ciascuno faccia la sua parte e che il progetto di unità d’Europa sopravviva. Che ci riescano o no, resta da vedere. Quello che invece è indubitabile è che l’ondata di immigrazione sta ingrandendosi, e si prevede che più di 4 milioni di migranti raggiungeranno le coste dell’Europa nei prossimi due anni.

C.J. Polychroniou: – Grazie Noam per quest’intervista sugli attuali avvenimenti europei. Vorrei cominciare ponendole questa domanda: perché avviene ora questa crisi di migranti in Europa?
Noam Chomsky:– La crisi ha radici lontane nel tempo, e raggiunge l’Europa in questo momento poiché questa ha fatto esplodere le ultime frontiere del Medio Oriente e dell’Africa. Due pesanti colpi portati dagli occidentali hanno avuto conseguenze drammatiche. Il primo è stato l’invasione anglo-americana dell’Iraq, che ha dato un colpo mortale a un paese già devastato 20 anni prima da un conflitto militare di grande portata, con il seguito delle sanzioni economiche imposte da USA e GB che hanno avuto quasi l’aspetto di un genocidio. Oltre ai massacri e alle distruzioni questa occupazione brutale ha innescato un conflitto tra fazioni che adesso dilania il paese e tutta la regione. Questa invasione ha spostato milioni di persone, delle quali molte sono fuggite per installarsi nei paesi vicini, paesi poveri che abbiamo lasciato a dibattersi tra le conseguenze dei nostri atti criminali.
Uno dei frutti di quest’invasione è la mostruosità chiamata Stato Islamico (ISIS) che contribuisce agli orrori della catastrofe siriana. E nuovamente i paesi confinanti sono stati costretti ad assorbire il flusso di rifugiati. La sola Turchia ne ospita più di due milioni. Paradossalmente lei stessa contribuisce a questo flusso a causa della sua politica nei confronti della Siria. Aiuta il fronte estremista al-Nusra ed altri islamisti radicali e attacca i Curdi che sono la principale forza di resistenza al suolo contro lo Stato Islamico, che ha anche avuto un soccorso non così esplicito da parte turca. Ma questo movimento di rifugiati non può essere contenuto ulteriormente all’interno della regione.
Il secondo colpo di mazza ha distrutto la Libia, che adesso è un’accozzaglia di gruppi di guerriglieri, una base dello Stato Islamico, una riserva abbondante di armi che arrivano dal West Africa e vanno in Medio Oriente, e un punto di passaggio per il flusso di profughi che vengono dall’Africa. Tutto ciò ha prodotto delle conseguenze di lungo termine. Per secoli l’Europa ha torturato l’Africa, o per dirla più gentilmente, ha sfruttato l’Africa per favorire il proprio sviluppo, per adottare il suggerimento post-seconda Guerra Mondiale dell’americano George Kennan, pianificatore ai massimi livelli.
La storia, che dovrebbe essere nota, è al di là del grottesco. Per non fare che un esempio, consideriamo il Belgio, che adesso si lamenta della crisi dei profughi. La sua ricchezza deriva direttamente dal fatto che ha sfruttato il Congo, e lo ha fatto con una brutalità che ha persino surclassato quella dei suoi concorrenti europei. Il Congo ha poi conseguito l’indipendenza nel 1960. Avrebbe potuto diventare un paese ricco ed avanzato una volta sottratto alle grinfie del Belgio, e diventare una spinta allo sviluppo dell’Africa. C’erano delle reali potenzialità sotto la guida di Patrice Lumumba, uno dei personaggi africani più promettenti. Purtroppo Lumumba è stato l’obiettivo di un tentativo di assassinio da parte della CIA, ma i Belgi ci sono arrivati prima. Il suo corpo è stato fatto a pezzi e sciolto nell’acido solforico. Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno messo al potere Mobutu, un assassino cleptomane. Ai giorni nostri l’Est del Congo è la scena dei più grandi massacri dell’umanità, con il supporto dei favoriti americani del Ruanda, mentre le milizie armate alimentano le richieste delle multinazionali occidentali di minerali per costruire gli i-Pad ed altre meraviglie tecnologiche. Questo fenomeno coinvolge una grande parte dell’Africa e provoca innumerevoli crimini. Tutto questo si è trasformato per l’Europa in una crisi di immigrazioni.

– Queste ondate di immigrati (evidentemente molti sono dei semplici migranti, non dei rifugiati che arrivano da zone di guerra) che penetrano nel cuore dell’Europa, sono una sorta di catastrofe naturale, o sono semplicemente il risultato della politica?
– C’è una parte di catastrofe naturale. La forte siccità che ha colpito la popolazione siriana è probabilmente l’effetto del riscaldamento del clima, che non è del tutto naturale. La crisi del Darfour era in parte conseguenza della desertificazione che ha spinto le popolazioni nomadi verso regioni di residenza stabile. Le terribili carestie dell’Africa centrale sono anche dovute all’attacco all’ambiente fatto durante l’antropocene, questa nuova era geologica nella quale le attività umane, l’industrializzazione, distruggono la possibilità di una decente sopravvivenza per l’umanità, e lo continueranno a fare finché non le si fermi.

– Le autorità dell’Unione Europea hanno molte difficoltà a gestire la crisi dei rifugiati, poiché numerosi paesi membri dell’Unione non vogliono assumersi la loro parte di responsabilità e non accettano più di un esiguo gruppo di profughi. Questo che cosa ci dice a proposito del governo europeo e dei valori di numerosi popoli europei?
– Il governo europeo funziona molto bene per imporre misure di austerità che devastano i paesi più poveri a vantaggio dei bilanci della banche del Nord Europa. Ma è completamente ignorato quando si tratta di gestire una catastrofe umana dovuta in gran parte ai crimini dell’occidente. Il peso resta sulle spalle di quelli che al momento hanno fatto un po di più che alzare il mignolo, come la Svezia o la Germania. Molti altri hanno semplicemente chiuso le frontiere. L’Europa cerca di spingere la Turchia a impedire a quei poveri relitti di raggiungere le coste, come fanno gli Stati Uniti che fanno pressione sul Messico perché impedisca alle vittime dei crimini statunitensi in America centrale di raggiungere i confini degli USA. E anche di quello si parla come di una politica umanitaria di riduzione dell’immigrazione clandestina.
Che cosa ci dice tutto ciò circa i valori dominanti? E’ persino difficile usare la parola valore, e ancora di più lo è commentare. E questo in particolare scrivendo dagli Stati Uniti, che sono probabilmente il paese più sicuro del mondo, e adesso sono incendiati dalla discussione se dobbiamo accogliere dei Siriani perché tra loro potrebbe essercene uno che è un terrorista camuffato da dottore, o all’estremo, cosa che sfortunatamente è al centro del dibattito negli USA, se ammettere i musulmani “tout court”, mentre un enorme muro ci protegge dagli immigranti che fuggono dal disastro che avviene a sud delle nostre frontiere.

– Che dice dell’argomentazione che sia semplicemente impossibile per numerosi paesi europei accogliere così tanti migranti e rifugiati.
– Più di tutti ha fatto la Germania, accogliendo circa un milione di rifugiati in un paese molto ricco, con circa 80 milioni di abitanti. Paragoniamo il Libano, un paese povero con gravi problemi interni. La sua popolazione attualmente è siriana al 25% in aggiunta ai discendenti di quelli che sono stati espulsi dalla vecchia Palestina. Per giunta, a differenza del Libano, la Germania ha veramente bisogno di immigrati per mantenere una popolazione con un tasso di natalità in calo, come risultato del livello di educazione delle donne in tutto il mondo. Kenneth Roth, il capo di Human Rights Watch, ha senz’altro ragione quando dice:” quest’ondata di gente sembra più un’increspatura [che un’ondata -N.d.T.], se si guarda la piscina che deve riceverla…Considerando la ricchezza e l’economia avanzata dell’UE è difficile sostenere che l’Europa manca dei mezzi per assorbire questi nuovi arrivi”, soprattutto in quei paesi che hanno bisogno di immigrati per mantenere in salute le loro economie.
Molti profughi che cercano di raggiungere l’Europa non vi arrivano mai e i loro cadaveri si arenano sulle spiagge della Grecia e dell’Italia. Di fatto secondo l’Agenzia dei rifugiati dell’ONU, solo l’estate scorsa più di 2500 persone sono morte tentando di attraversare il Mediterraneo, e la costa sud-est della Turchia è diventata il punto di partenza per migliaia di profughi ammassati in vecchi barconi manovrati da trafficanti turchi. Perché l’Europa non esercita maggiori pressioni sul governo turco perché faccia qualcosa per questa orribile situazione?
Il principale sforzo europeo, come ho fatto notare, è stato di premere sulla Turchia per tenere lontana da noi la miseria e la sofferenza. Come han fatto Stati Uniti e Messico. Una volta al riparo dal contagio, il destino di quei profughi ci interessa assai meno.

– Recentemente lei ha accusato Erdogan [primo ministro turco -N.d.T.] di doppiezza rispetto al terrorismo, quando ha parlato di lei trattandola da terrorista, perché ha firmato con centinaia di altri intellettuali una petizione per protestare contro il modo in cui la Turchia agisce contro il popolo curdo. Che cosa ci dice di questo episodio che è diventato un incidente internazionale?
E’ molto semplice. Un gruppo di accademici turchi ha lanciato una petizione per protestare contro la dura repressione, che sta pure peggiorando, contro la popolazione curda. Io ero uno dei numerosi stranieri invitati a sottoscriverla. Subito dopo un attentato terroristico omicida in Istambul, Erdogan ha attaccato violentemente i firmatari della petizione, dichiarando, al modo di Bush, che “o siete con noi o siete con i terroristi”. Dato che mi aveva citato nella sua serie di invettive, alcuni amici e alcuni mezzi di comunicazione turchi mi hanno chiesto di rispondere. Io ho risposto così: “la Turchia condanna l’ISIS, mentre Erdogan la sostiene in diversi modi, sostenendo il fronte al-Nusra, che non è molto diverso. Poi se la prende con quelli che disapprovano i suoi crimini contro i Curdi – che guarda caso sono la maggior forza di opposizione all’ISIS sia in Siria, sia in Iraq. C’è bisogno di dire altro?”
I professori universitari turchi che hanno firmato la petizione sono stati arrestati e minacciati, altri sono stati assaliti fisicamente. Intanto la repressione dello stato (turco) continua ad aumentare. I giorni oscuri degli anni 1990 non sono ancora dimenticati. Come sempre gli accademici turchi hanno dato prova di un coraggio notevole opponendosi ai crimini dello Stato, in un modo raramente visto altrove, rischiando e a volte subendo delle punizioni severe per la loro onorevole opposizione. Fortunatamente adesso c’è un sostegno internazionale crescente in loro favore, anche se è ancora inferiore a quanto meriterebbero.

– Nella corrispondenza che ci siamo scambiati, lei ha parlato di Erdogan come “il dittatore dei suoi [di Erdogan -N.d.T.] sogni”. Che cosa intende con questo?
– Nel volgere di alcuni anni Erdogan ha fatto vari passi per consolidare il suo potere, a ritroso rispetto ai passi avanti verso la democrazia e la libertà fatti dalla Turchia negli anni precedenti . Dà tutti i segnali di voler diventare un capo estremamente autoritario, quasi un dittatore, molto duro e repressivo.

– La crisi greca continua e i finanziatori internazionali del paese chiedono incessantemente delle riforme addizionali tali che nessun governo democratico in nessun paese fuori dall’Europa potrebbe metterle in pratica. A volte le loro richieste per maggiori riforme non sono accompagnate da provvedimenti specifici, ma dànno l’impressione di non essere altro che una dimostrazione di brutalità sadica contro il popolo greco. Qual’è il suo punto di vista al proposito?
– Le condizioni imposte alla Grecia dai suoi creditori hanno devastato il paese. L’obiettivo proclamato era di diminuire il debito, che in realtà con questi provvedimenti è aumentato. Dato che l’economia è stata messa in crisi, il PIL si è ovviamente ridotto e il rapporto “debito/PIL “ è cresciuto nonostante i tagli drastici alle spese. In teoria la Grecia ha beneficiato di un alleggerimento del debito. In realtà si è creato un meccanismo grazie al quale gli aiuti europei ritornano alle banche del Nord-Europa che hanno fatto degli investimenti a rischio e vogliono essere ricapitalizzate dal denaro dei contribuenti europei, una caratteristica tipica delle istituzioni finanziarie nell’era del neoliberismo.
Quando il governo greco ha suggerito di domandare al popolo greco di esprimere il suo parere sul suo destino, le élites europee sono state scandalizzate da tanta impudenza. Come potevano i Greci considerare la democrazia un valore da rispettare nel paese che le ha dato i natali? Le èlites europee hanno reagito ancor più sadicamente imponendo delle misure più restrittive al fine di distruggere la Grecia, pur facendo senza dubbio di tutto per accaparrarsi quanto più possibile. L’obiettivo del sadismo non è tanto il popolo greco, quanto chiunque osi immaginare che i popoli possano avere dei diritti uguali a quelli delle istituzioni e degli investitori. In generale le misure di austerità in periodi di recessione non hanno alcun senso economico, come riconoscono persino gli economisti del Fondo Monetario Internazionale (ma non vale per i suoi rappresentanti politici). E’ difficile concepire tutto ciò diversamente da un conflitto di classe che cerca di disfare il tessuto sociale e democratico che è stato uno dei maggiori contributi che ha dato l’Europa alla civiltà moderna.

– Qual è il suo punto di vista sul governo Syriza che ha rinnegato le sue promesse elettorali e ha finito per firmare il nuovo accordo di finanziamenti con questo diventando l’ennesimo governo Greco che ha preso provvedimenti antipopolari di austerità?
Non sono così al corrente dell’argomento per poter commentare le specifiche scelte di Syriza e valutare le strade alternative che avrebbe potuto seguire. Le loro possibilità di scelta sarebbero state ben più ampie se avessero ricevuto un incoraggiamento significativo da parte delle forze popolari del resto d’Europa, come sarebbe stato possibile, io penso.

– L’ex-ministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis, sta per lanciare il suo nuovo partito, che ha come obiettivo, come ha detto, “ un’idea semplice ma radicale: democratizzare l’Europa”. Su questo vorrei porle due domande: Primo, perché la socialdemocrazia sta diventando una reliquia del passato in numerose società europee, e secondo, fino a che punto si può “democraticizzare” il capitalismo?
– La socialdemocrazia, non solo la sua interpretazione europea, ma anche le altre, è stata fortemente attaccata nel periodo neoliberista della scorsa generazione, e questo è stato un danno in generale per tutti i popoli, ed è andato a vantaggio di una ristretta élite. Lo studio appena pubblicato,di Oxfam, illustra l’oscenità di queste teorie, rivelando che la parte più ricca che comprende l’1% della popolazione mondiale, arriverà fra poco a detenere più della metà della ricchezza globale. Mentre negli Stati Uniti, la più ricca delle società sviluppate, milioni di bambini cercano di sopravvivere in famiglie che vegetano con due dollari al giorno. E persino questa elemosina subisce ancora gli attacchi dei sedicenti conservatori.
Si può discutere su quanto possano ancora proseguire queste riforme sotto le varietà esistenti del capitalismo di stato. Ma è certo che possono ancora andare oltre alla situazione attuale. Ed è altrettanto certo che si devono intraprendere tutti gli sforzi possibili per controbatterle. A questo dovrebbero tendere anche coloro che aspirano a una rivoluzione sociale radicale, che porterà solo a orrori peggiori se non nascerà dal coinvolgimento diretto di una grande parte della popolazione, la quale deve prendere coscienza che i centri di potere faranno di tutto per bloccare ogni evoluzione della società.

– La crisi europea dei profughi ha obbligato molti paesi dell’UE tra i quali l’Austria, la Svezia, la Danimarca e l’Olanda, a sospendere gli accordi di Schengen. Lei pensa che assistiamo al disfacimento del progetto di unificazione europea, e forse anche della moneta unica?
– Io penso che dobbiamo distinguere la moneta unica, per il successo della quale le circostanze non erano favorevoli, ed il progetto di unificazione europea, che io penso sia stata un’aspirazione più grande. Basta ricordare che per centinaia di anni l’Europa si è dedicata a una quantità orripilante di reciproci massacri. Aver superato queste rivalità nazionaliste e dissolto le frontiere è un risultato importante. Sarebbe una grande vergogna se gli accordi di Schengen crollassero per una minaccia apparente che non dovrebbe essere troppo difficile governare in modi umani, e che potrebbe persino contribuire alla salute economica e culturale della società europea.

NOTA

C.J.Polychroniou è uno studioso di politica ed economia che ha insegnato e lavorato in università e centri di ricerca in Europa e negli Stati Uniti. I suoi principali argomenti di indagine riguardano l’integrazione economica europea, la globalizzazione, la politica economica degli USA e la decostruzione del progetto politico economico neoliberista. Ha pubblicato alcuni libri e articoli su vari giornali, riviste, quotidiani e noti siti internet. Molte delle sue pubblicazioni sono state tradotte in numerose lingue straniere, tra le quali il Croato, il Francese, il Greco, l’italiano, il portoghese, lo Spagnolo e il Turco

(*) Fonte: www.truth-out.org 2.2016

Link: http://www.truth-out.org/news/item/33519-the-empire-of-chaos-an-interview-with-noam-chomsky

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