LEZIONE INTRODUTTIVA SULLA FANTASCIENZA… 2

… all’università dell’Insubria

di Luigi Petruzzelli

(segue da: http://danielebarbieri.wordpress.com/2013/12/04/lezione-introduttiva-sulla-fantascienza-universita-dellinsubria/)

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L’Ottocento

I fondamenti della scienza sono stati gettati oltre un secolo prima, la prima rivoluzione industriale si è quasi compiuta e l’Illuminismo dà i suoi frutti (e comincia a trasformarsi in Positivismo, anche se non dobbiamo dimenticare che siamo anche nel Romanticismo). Ritengo che la fantascienza abbia le sue origini in questo, e non nell’immaginario letterario preesistente. Ecco quindi quello che considero il primo lavoro di fantascienza, e non solo “con elementi fantastici”: il Frankenstein; or, the modern Prometheus di Mary Shelley (1797-1851), la cui prima edizione risale al 1818 (sono in buona compagna: lo considera tale anche Brian Aldiss, incidentalmente autore nel 1973 del romanzo Frankenstein Unbound, come pure lo scrittore e critico Davide Ghezzo[1]).

b04dic-0re12-GuerraMondiwellsguerramondi-marinoLa storia è fin troppo nota per doverla riportare qui; mi limito a osservare che abbiamo uno scienziato che compie esperimenti certo eticamente non ineccepibili, dai quali nasce una “creatura” (la paura della tecnologia?) che forse tanto mostro non è, dato che si dedica ad azioni malvagie a seguito del trattamento subito dagli uomini.

A noi l’idea di una resurrezione operata attraverso l’elettricità può fare sorridere, ma non dimentichiamo che all’epoca non erano passati molti anni dagli esperimenti di Galvani. Comunque, pur contenendo elementi del romanzo gotico, Frankenstein è in un certo senso uno spartiacque. Abbiamo un’opera letteraria in cui si applica consciamente l’utilizzo da parte dell’uomo delle più recenti conoscenze scientifiche, e le conseguenze di questo utilizzo (in questo caso, la morte del creatore Victor Frankenstein, colpevole di hybris, e della sua creatura). E questa per me può essere considerata fantascienza.

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c-38034192177_nA poca distanza temporale troviamo Edgar Allan Poe (1809-1849). Noto soprattutto per i suoi racconti “del terrore” e per alcune opere in versi, tra l’altro fu sostanzialmente l’inventore del giallo con I delitti della via Morgue (The Murders in the Rue Morgue, 1841). Ma scrisse anche alcune opere che possono essere considerate di fantascienza. In particolare The Facts in the Case of Mr. Valdemar (1845; un esperimento di ipnotismo su un moribondo gli impedisce di andare nell’aldilà: una via di mezzo tra fantascienza e terrore), A Descent into the Maelström (1841; un battello viene risucchiato da un enorme gorgo al largo della Norvegia), The Conversation of Eiros and Charmion (1839; una cometa provoca la morte di tutti gli esseri viventi), The Unparalleled Adventure of One Hans Pfaal (1835; viaggio sulla Luna tramite pallone aerostatico riempito con un gas di nuova invenzione), Mellonta Tauta (1849; ambientato in una Terra sovrappopolata del 2048).

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Oltre a Mary Shelley e Poe, a partire da prima del 1840 compaiono molti libretti che descrivono le scoperte sulla Luna e gli uomini lunari alati[2]. In pochi anni la moda “lunare” si esaurisce. Nella prima metà dell’Ottocento vale anche la pena di menzionare autori che, con qualche loro lavoro, hanno contribuito al genere: Nathaniel Hawthorne, Ernst T. A. Hoffmann. Poi Fitz-James O’Brien con The diamond lens (1858).

d04dic-0re12px-Avon_Fantasy_Reader_1Con The Battle of Dorking (George T. Chesney, 1871) comincia la cosiddetta “letteratura di invasione” sulle guerre future: la Germania invade l’Inghilterra, la Francia invade l’Italia,... In alcune sue varianti questo tipo di letteratura porterà a opere fantascientifiche (The War of the Worlds, H. G. Wells, 1897; Edison’s Conquest of Mars, Garrett P. Serviss, 1898). Interessante anche l’utopia Looking backward 2000 di Edward Bellamy (1887); e non possiamo non citare Oscar Wilde con il suo The Portrait of Dorian Gray (1891), da alcuni considerato appartenente al genere, Robert Louis Stevenson con The Strange Case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde (1886), Henry Rider Haggard (più votato all’avventura) con She (1887), e Mark Twain.

Esistono altri autori di importanza minore in questo periodo, ma dati gli obiettivi di questi appunti non li citiamo.

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Jules Verne (1828-1905), per quanto ci riguarda, domina la scena dagli anni Sessanta dell’Ottocento. Scrittore molto ben pagato, insignito della Legion d’Onore nel 1870, la sua fama all’epoca è testimoniata anche da un sonetto di Guido Gozzano del 1907, In morte di Giulio Verne[3]. Limiti per il lettore moderno sono la poca attenzione ai personaggi e il dilungarsi in spiegazioni scientifiche[4]. Comunque le sue opere hanno fatto epoca, e sono stati di base per lo sviluppo successivo del genere fantascientifico, tanto che Hugo Gernsback nel primo numero di Amazing Stories si vanta di aver acquistato i diritti per pubblicare tutte le opere di Giulio Verne, e per parecchi mesi l’immagine della tomba di Giulio Verne ad Amiens sarà riportata nel frontespizio della rivista.

e04dic-ore12heinleinPuppetMasterspm51Tra i suoi romanzi, molti dei quali sono divenuti film e per la cui trama rimandiamo a [GHE09] o a quanto disponibile su Internet, segnaliamo quelli che riteniamo più interessanti dal punto di vista fantascientifico: Viaggio al centro della Terra (1864), Dalla Terra alla Luna (1865), Intorno alla Luna (1870), Ventimila leghe sotto i mari (1869-70), L’isola misteriosa (1874), Robur il conquistatore (1886), Il padrone del mondo (1904).

Solo poche righe di commento[5]:Se il corpus della narrativa verniana è raccolto sotto il titolo generico di Viaggi Straordinari, converrà operare una distinzione tra le opere scritte prima del 1886[6] […] e quelle posteriori a tale data. Le prime si caratterizzano per il generale accento di ottimismo, per la prospettiva aperta su un futuro radioso, contrassegnato da un progresso cui non sembra si possano né si debbano mettere limiti”.

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Altro autore di importanza fondamentale per lo sviluppo del genere fu Herbert George Wells (1866-1946). Fin dall’inizio i suoi romanzi ebbero successo, e ne sono stati tratti (e ancora ne vengono tratti) film. Ne citiamo alcuni.

f04dic-ore12-IF160px-Cover_If_195309In The Time Machine (1895), un inventore costruisce la macchina del tempo e si proietta nel futuro, per ritrovare l’umanità imbarbarita e divisa in due “sottospecie”, gli Eloi e i Morlock (in un certo senso un’allegoria della società inglese dell’epoca, con la sua divisione tra borghesia e proletariato; interessante notare il concetto di tempo come quarta dimensione, anche se dimensioni superiori alla terza erano già state narrate da Edwin Abbott nel suo Flatland, 1884). Questo romanzo ebbe un immediato successo.

The Island of Dr. Moreau (1896) racconta di uno scienziato che si dedica a esperimenti che creeranno mostruosi ibridi tra uomini e animali. “Wells sottolinea il lato bestiale dell’umanità, che l’inamidata etica vittoriana aveva cercato di mettere tra parentesi, e nel contempo il lato umano delle bestie.[7]

h04dic-ore12-wells-guerramondi-War_of_the_Worlds_original_cover_bwThe War of the Worlds (1897 a puntate su rivista, 1898 in volume).Invasione dei marziani sulla Terra, che inevitabilmente finiranno con l’essere sconfitti… dai microbi presenti nell’atmosfera terrestre. Da notare che Orson Welles ne ricavò una trasmissione radiofonica che nel 1938 gettò nel panico gli Stati Uniti.

Citiamo inoltre The Invisible Man (1897), The First Men on the Moon (1901), The Food of the Gods (1904), Montanari A Modern Utopia (1905).

Cenni all’Ottocento in Italia

Il primo autore che è d’obbligo menzionare è Ippolito Nievo, con la sua Storia filosofica dei secoli futuri (1860) in cui tratteggia il futuro dell’Italia fino al 2222. Poi[8]:

“Per i lettori di fantascienza è però più importante il romanzo Dalla Terra alle Stelle. Viaggio meraviglioso di due italiani ed un francese di Ulisse Grifoni, apparso nel 1887, “romanzo à la Verne: scoperta di un liquido anti-gravitazione e sua applicazione per un viaggio siderale” (Pignatone). La scheda di Montanari lo descrive così: «Lasciati gli studi letterari per la chimica dopo una sfortunata storia d’amore, il giovane fiorentino Alberto C. per caso crea una vernice che annulla la gravità. Con l’aiuto di un professore universitario costruisce una nave che li porterà entrambi nello spazio e dopo un volo sull’Africa si dirigono su Marte. Ma qui il romanzo termina e il seguito, Nelle Stelle, non apparve. La storia è raccontata in flashback dopo il ritorno del veicolo e il suo naufragio nelle vicinanze del Polo Nord.» Il romanzo precorre l’idea della vernice antigravitazionale di Wells, ma appare legato all’esempio di Verne perché l’autore approfitta della narrazione per svolgere molte digressioni di genere divulgativo scientifico.

i04dic-ore12-wells-GuerraMopndibollo02Altro importante romanzo è L’Anno 3000. Sogno, di Paolo Mantegazza (1897), che vuole essere una risposta alle utopie socialiste come quella di Bellamy, che all’epoca avevano una forte diffusione; riportiamo la scheda di Pignatone: «Romanzo utopico a carattere satirico-pacifista antisocialista. Viaggio di conoscenza di una giovane coppia nel mondo del 3000. Debellata la piaga della guerra, dopo un esperimento, fallito in poche generazioni, di dare ordine socialista alla civiltà, le nazioni si sono costituite in confederazioni. Caduta la vecchia morale, la scienza ha colmato il vuoto perseguendo come obiettivo il benessere umano. Nell’isola degli esperimenti visitiamo quelle ideologie superate e sconfitte dalla storia: Eguaglianza, Turazia (da Turati), Metropoli del Socialismo, Tirannopoli, Logopoli (Stato parlamentare). Gli Stati Uniti del Mondo hanno capitale in Andropoli, ma comuni e regioni si comandano da sé. Dinamopoli, città della scienza, fornisce energia alla società. Romanzo incredibilmente ricco di precognizioni scientifiche, politiche e sociali.»

Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento segnaliamo anche alcuni lavori di Yambo (Enrico Novelli) e Le meraviglie del Duemila di Emilio Salgari (1907). Ma faranno parte della lezione dedicata alla storia della fantascienza in Italia.

Il periodo “di transizione” e le prime riviste

k04dic-ore12space_hotel500Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento si assiste a numerosi tentativi da parte di molti autori. Ci limitiamo a citare George Allan England (trilogia di Darkness and Dawn, dal 1912 al 1914), Garrett P. Serviss (A Columbus of Space, 1909; The Second Deluge, 1911), Jack London (Before Adam, 1907; The Scarlet Plague, 1912; The Star Rover, 1915), Edgar Rice Burroughs (con in suo ciclo di John Carter di Marte, pubblicato a partire dal 1912 con Under the Moons of Mars, anche se forse più ascrivibile al fantasy che alla fantascienza, e The Land that Time Forgot, 1924), Abraham Merrit (The Moon Pool, 1919), Ray Cummings (con il ciclo dell’Atomo d’Oro, tra il 1919 e il 1921), Murray Leinster (che con The Mad Planet, 1921, lancia l’idea della terraformazione), Karel Čapek (in R.U.R., 1921, appare il termine “robot”), Ralph Milne Farley (The Radio Man). E naturalmente Hugo Gernsback, che tratteremo separatamente.

Osserviamo anche che di questo periodo sono i primi film e fumetti di fantascienza. Il cinema, con la possibilità di mostrare realtà inesistenti, era sicuramente un mezzo ideale per raggiungere il grande pubblico (leggere è sempre più difficile…) veicolando i messaggi della fantascienza. I primi film sono del 1898 (tra di essi La Lune à un mètre e Les Rayons Roentgen, entrambi di George Méliès), anche se il “primo più noto” è Le Voyage dans la Lune di George Méliès (1902). Ma nei primi due decenni del secolo scorso sono prodotti una gran quantità di cortometraggi (rimandiamo in proposito alla lezione di fine ottobre sulla storia del cinema di fantascienza, e per le schede dei film ai volumi di [MON10]).

Riguardo ai fumetti, “Convenzionalmente si fa risalire la nascita del fumetto fantascientifico americano a Buck Rogers, nel 1928. Tuttavia è un po’ come dire che la fantascienza nasce nell’aprile 1926 con il primo numero di Amazing Stories: come sottolinea Alfredo Castelli, «è la prima serie disegnata in stile realistico, ma in precedenza molti altri protagonisti delle comic strips si erano tuffati nella Galassia, avevano incontrato scienziati pazzi o avevano esplorato terre sconosciute». Ci limitiamo qui a citare la tavola di McDougall su una “città del futuro”, pubblicata dal Philadelphia North American nel 1904, e Little Nemo (1904), che si era spinto fino a Marte.[9] Per il resto rimandiamo alla lezione che si terrà sulla storia del fumetto di fantascienza.

l43236753_1836258324_nMa gli aspetti più interessanti di quest’epoca sono la nascita dei pulp[10] (sui quali sono pubblicati i romanzi citati all’inizio di questa sezione) e i fascicoli a puntate, da rilegare a cura del lettore.

L’introduzione della linotype (1881, installata per la prima volta al New York Tribune nel 1886) e l’impiego di una carta a basso costo, la “carta di polpa di legno” o semplicemente “pulp” (basso costo… e ancora più bassa qualità, come ben sanno i collezionisti in cerca di copie decenti dei pulp), resero possibile stampare riviste economiche, dirette quindi a un pubblico più ampio di quello raggiungibile in precedenza. Le prime furono The Strand Magazine (1891) e The Argosy (1882; secondo altre fonti 1892, secondo altre ancora 1885), The Black Cat (1895, dedicata interamente alla narrativa, soprattutto “bizzarra”, “fantastica”, “soprannaturale”… e anche con un po’ di fantascienza), Pearson’s Magazine (1896), The Popular Magazine (1903), The All-Story Magazine (1905), The Scrap Book (1906), The cavalier (1908). Tanto per dare un’idea delle copie vendute, si parte da circa 700.000 per scendere a circa 50.000. Come si vede, risultati oggi irraggiungibili per la fantascienza, ma certo lontani da renderli davvero di ampia diffusione. Notiamo che tutte erano riviste generaliste, che di tanto in tanto pubblicavano anche fantascienza. Poi comunque si passa a riviste specializzate (per esempio Detective Story Magazine, 1915), rivolte a particolari categorie di lettori che così vi trovavano quando più interessava loro.

mBruce Pennington The Man in the MazeAltro avvenimento importante, specie qui in Europa, furono le dispense: per frazionare il costo dell’acquisto (e della rilegatura, che avveniva solo se il lettore la desiderava) molte opere furono pubblicate a fascicoli. Mi limito a citare Le Corsaire sous-marin (Jean de la Hire, 1912-13, 79 fascicoli; in Italia come Il corsaro delle tenebre, 1923-24, secondo altre fonti 1921, 40 fascicoli), Der Luftpirat und sein lenkbares Luftschiff (The Air Pirate and His Steerable Airship, 1908-1911, 165 fascicoli; in italiano come Il dominatore dell’Aria, 1911-12, 30 fascicoli).

Vogliamo segnalare anche la nascita, nel 1923, di Weird Tales: rivista specializzatasi in racconti dell’orrore o fantastici, ma che spesso pubblicò storie di fantascienza (Edmond Hamilton, per esempio, esordì nel 1926 proprio sulle sue pagine, e Jack Williamson vi pubblicò alcuni lavori).

n04dic-ore12px-Weird_Tales_March_1928E ancora, prima di Amazing Stories (che, se lo chiedete a molti americani anche del settore, secondo loro è la prima rivista di fantascienza), esistevano in Europa riviste specializzate nel genere. “Già prima di Amazing esistevano riviste dedicate al genere SF: secondo Michael Ashley, le prime sono nel 1903 la russa Mirpliklusheniya (Mondo d’avventure) e, stando a Willy Leyc’erano anche diversi autori russi, tra cui una scrittrice specializzata in vicende romanzesche interplanetarie”. Segue la svedese Hugin (1916) di Otto Witt, che proseguirà alcuni anni.[11]

In Italia, oltre a quanto già citato, vogliamo nominare il lavoro di Luigi Motta[12]; come collane, citiamo le tre non specializzate, ma che a volte pubblicavano lavori di fantascienza: Il Romanzo d’Avventure (1924, proprio nel primo numero pubblica La Macchina del Tempo di Wells), Il Romanzo Mensile (1904?; tra l’altro, nel 1923, pubblica per esempio Il raggio verde di William Le Queux, che abbiamo presentato in versione integrale nel 2008[13]), Il Giornale Illustrato dei Viaggi e delle Avventure (1878?).

Per vedere un po’ quel che si diceva all’epoca, mi sembra interessante riportare la presentazione del romanzo L’Isola del terrore di H.G. Wells tratta dal Giornale Illustrato delle Avventure di terra e di mare, numero del 5 dicembre 1915.

oBruce Pennington The_Heaven_MakersIn questi ultimi anni, dal 1895 ad oggi, nessun romanziere ha avuto un maggior successo dovunque di H. G. Wells. Nessuna produzione romantica ha avuto una più unanime lusinghiera accoglienza. La Macchina del tempo e la Guerra dei mondi, l’Isola del terrore, sono i più grandi successi librari di questi tempi. A questi tre romanzi lo scrittore deve la sua ricchezza.

Questa constatazione di fatto sarebbe già tale da risparmiarci qualsiasi elogio del romanziere suddetto. Tuttavia, quanti in Italia conoscono il Wells ? Ben poco si è pubblicato da noi di questo autore. In Francia invece esso è popolarissimo ed il successo finanziario è pari a quello ottenuto in Inghilterra. Negli Stati Uniti poi, non se ne parla. Ma da noi, l’Autore è ben poco noto. Due parole.

H. G. Wells raggiunge ora i cinquant’anni d’età. La scelta della sua carriera è stata alquanto laboriosa. Fu dopo parecchie esitazioni che, nel 1885, egli s’inscrisse al «Royal College of Science» di Londra, dove intraprese seri studi scientifici sotto la direzione di valenti scienziati come Huxley, Lokyer ed altri. Nel 1889 si laureò e si diede all’insegnamento. Ma dopo che La Macchina del Tempo (suo primo lavoro) gli ebbe assicurato d’un tratto la notorietà e l’agiatezza, egli abbandonò l’insegnamento per darsi alla vita letteraria. D’allora in poi si può dire che la sua fama crebbe ad ogni nuovo lavoro. Si susseguirono la Visita meravigliosa, L’Isola del terrore, le Ruote della Fortuna, l’Uomo invisibile, la Guerra dei Mondi, ecc.

Quali sono i caratteri dell’arte del Wells? È presto detto: i suoi romanzi sono di genere fantastico a base scientifica.

Come Giulio Verne! immagino di sentir dire da molte parti. Niente affatto! Tra Verne e Wells corre una differenza molto grande. Nel primo la nozione scientifica costituisce la causa e ragion prima di tutta l’azione; nel secondo invece, la scienza non è che un pretesto, e l’intenzione è sopratutto morale. Il Verne quindi istruisce solamente, il Wells istruisce ed educa nello stesso tempo. Questo suo duplice carattere, scientifico e morale, è stato una delle ragioni del suo grande successo, perché in Inghilterra un’opera per avere un valore, deve sempre avere uno scopo morale.

pDavid Mattingly Light CityDai romanzi del nostro A. non si trae soltanto un semplice beneficio di cultura scientifica come dalla lettura dei romanzi di Verne. In essi invece è sempre un profondo umorismo che ci pone dinanzi acutamente le nostre risibili superbie di dominatori del mondo, di padroni del creato che crediamo nostro incontrastato dominio… Chi può negare come questo continuo attacco alla vanità ed alla presunzione non sia di un altissimo valore morale ? In Verne, ogni beneficio del lettore si riduce ad un puro diletto di cultura scientifica. Invece nel Wells si trova un altro beneficio altissimamente morale di mortificazione umana.

Questo romanziere scientifico, nella maggior parte delle sue opere prende persino sottilmente in giro la scienza! Sforzandosi di determinare quale sarà la situazione morale dei nostri posteri, egli vuole provarci tutti i pericoli che presenta una civiltà basata unicamente sulla scienza… Nella Macchina per esplorare il tempo egli ci pone dinanzi gli uomini infrolliti dal benessere materiale; nei Racconti del Tempo e dello Spazio ci mostra altri uomini abbrutiti dall’egoismo e dall’assenza di qualsiasi idealità. Nell’Isola del terrore, ci pone dinanzi con la massima evidenza tutta l’impotenza dell’uomo dinanzi alle cieche forze della natura…

L’opera del Wells non ha quindi con quella del Verne che un punto di contatto assolutamente superficiale. Egli è sopratutto ed innanzi tutto un moralista. Del resto, come la fantasia scientifica, anche la sua ironia è tutt’affatto superficiale, e se egli si prende giuoco con tanta insistenza di quella scienza che è uno dei maggiori vanti del nostro tempo, ciò avviene unicamente perché egli pone al disopra di tutto la semplicità del cuore, la bontà e l’amore universale. Si direbbe che egli propugni il ritorno agli ideali di san Francesco d’Assisi!... Quanto sia profondo questo sentimento neo-idealistico al giorno d’oggi, quanto si faccia sentire, proprio oggi, nel secolo dell’acciaio e del carbone, il bisogno di una maggiore fraterna intimità, di una più umile comunione con tutti gli esseri della creazione ce lo dicono tanti altri pensatori delle più opposte tendenze, dal Sabatier, al Maeterlinck, al nostro Luzzatti

Divertendoci con la descrizione di apparecchi bizzarri e d’invenzioni inverosimili, egli ci rammenta che questa nostra benedetta scienza di cui andiamo tanto orgogliosi, non sa che ben poca cosa, che le cosidette «conquiste» della scienza se non sono accompagnate da un progresso morale, non fanno che immiserirci sempre più con l’aumento dei nostri bisogni, e che l’uomo, anziché aspirare a vincere la natura, dovrebbe sottomettersi ad essa con umiltà e rassegnazione…

Questo è il contenuto morale dell’opera del Wells. Da ciò si vede che egli è qualchecosa di meglio di un Verne inglese

Il romanzo che presentiamo ai nostri lettori è di uno stesso avvincente interesse dal principio sino alla fine. Come scrittore di romanzi fantastici a base scientifica, il Wells non è mai stato superato da alcuno. Ciò che maggiormente colpisce in lui è il modo naturalissimo con cui egli passa dalla descrizione delle finzioni della sua fantasia, alla semplicità della vita campestre. Lo stile è semplice ed attraente, privo di pretese ma efficacissimo. È un grande impressionista: pochi tocchi ed ecco che è individuato un quadro!

D’ordinario, nei racconti extra-terrestri, il Verne e gli altri autori conducono comodamente il lettore sia nella Luna che negli altri pianeti, il Wells invece fa l’opposto. Si comprende però che il sistema da lui scelto è di una difficoltà estrema: eppure egli se la cava sempre vittoriosamente.

Il romanzo moderno sarà forse rigenerato dal nuovo indirizzo che schiude alla letteratura orizzonti di una vastità sconfinata… I nostri romanzieri oggidì sono perennemente affaticati alla creazione di tipi che si ricalcano quasi esclusivamente su di una stessa falsariga. I personaggi di moda sono pressoché gli stessi. È ora di divincolarsi da quelle pastoie, è ora di uscire da quell’ambiente per respirare un’aria più pura…

Quale romanzo sia quel che il Giornale dei Viaggi tra poco pubblicherà non è facile cosa dire. È opera materiata di coltura, ma a fianco dello scrittore scientifico sta il letterato, il romanziere, l’uomo che non dimentica mai il lettore e continuamente sa incatenarne l’attenzione. Luci di contrasti, avvenimenti imprevisti, scene emozionanti, soluzioni inaspettate…

E tutto ciò detto sempre con forma piana, con un far semplice alla portata di tutte le menti, di tutte le colture. Il Wells è uno dei pochi autori che conosce il segreto del farsi leggere e noi crediamo che in questo romanzo la invidiabile virtù sia sviluppata come in pochi altri scritti.

Il nuovo romanzo comincerà presto a pubblicarsi, con adatte illustrazioni appositamente eseguite da un valoroso disegnatore.

 qformiche


[1][GHE09], pag. 51.

[2] [PET08], Riccardo Valla a pagg. 6-7.

[3] O che l’Eroe che non sa riposi
discenda nella Terra, o che si libri
per le virtù di cifre e d’equilibri
oltre gli spazi inesplorati ed osi

tentar le stelle, o il Nautilo rivibri
e s’inabissi in mari spaventosi:
Maestro, quanti sogni avventurosi
sognammo sulle trame dei tuoi libri!

La Terra il Mare il Cielo l’Universo
per te, con te, poeta dei prodigi,
varcammo in sogno oltre la scienza.

Pace al tuo grande spirito disperso,
tu che illudesti molti giorni grigi
della nostra pensosa adolescenza.

[4] [GHE09], cap. 4.

[5] [GHE09], pag. 79-80.

[6] Il 1886 vede la morte di persone vicine a Verne, e un attentato da parte del nipote a seguito del quale sarà costretto su una carrozzella.

[7] [GHE09], pag. 139.

[8] [PET08], dall’articolo di Riccardo Valla, pagg. 8-9.

[9] [PET80], pag. 49.

[10] [LIB80], pagg. 335-381.

[11] [PET80], pag. 31.

[12] [BCV07], anche in [PET80] a pagg. 15-18, e sempre in [PET80] articolo di Riccardo Valla pagg. 25-30 per La principessa delle rose.

[13] Il mistero del raggio verde, Edizioni Della Vigna, 2008.

(continua)

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