LEZIONE INTRODUTTIVA SULLA FANTASCIENZA… 3

… all’università dell’Insubria

Di Luigi Petruzzelli

***

La prima parte può essere letta qui

La seconda parte può essere letta qui

***

Hugo Gernsback, Frank R. Paul e la nascita di Amazing Stories

Durante la prima rivoluzione industriale (macchina a vapore) abbiamo, come già visto, Frankenstein; la seconda rivoluzione industriale, fatta convenzionalmente partire dal 1870-1880, vede l’introduzione dell’elettricità, dei prodotti chimici e del petrolio (secondo alcuni si può parlare di una terza rivoluzione industriale, a partire dal 1970 circa, con la diffusione di elettronica e informatica). Quindi ci troviamo nella seconda rivoluzione industriale, in un periodo di aumento del benessere e diffusione della tecnologia, con un ceto medio in crescita e un interesse verso le nuove scoperte (molti hobbisti si dedicavano a costruirsi apparecchi più o meno ingegnosi in casa[1], e nelle riviste di Gernsback troveranno ampio spazio le pubblicità dedicate a strumenti tecnici/scientifici), in un paese (gli Stati Uniti) ottimista verso il futuro, anche grazie all’ondata di immigrazione verificatasi nei primi decenni del secolo scorso. Avevamo già una letteratura fantascientifica, pur se sparsa tra riviste di narrativa più generale e volumi rilegati. Su questo substrato si innesta l’opera di Hugo Gernsback.

Vedi: http://www.edizionidellavigna.it/collane/LBP/014/LBP014.htm

Vedi: http://www.edizionidellavigna.it/collane/LBP/014/LBP014.htm

La svolta per il nostro genere avviene infatti grazie a due europei: il lussemburghese Hugo Gernsback (1884-1967) e l’austriaco Frank R. Paul (1884-1963). Gernsback, partendo dalla vendita di componenti elettrici per corrispondenza, pian piano trasforma la sua attività nella pubblicazione di una rivista (e nelle radiotrasmissioni), dapprima Modern Electrics (1908), quindi Electrical Experimenter (1913) e infine Science and Invention (1920). Il Gernsback, che già nel 1911 aveva scritto il romanzo futuristico Ralph 124C 41+, pubblicava ben volentieri opere di fantascienza all’interno di queste riviste, e su Science and Invention vediamo che alcune sono illustrate da Paul, suo collaboratore dal 1915.

A proposito di Ralph 124C 41+, vale sicuramente la pena citarlo: non tanto per i suoi meriti letterari (secondo Lester del Rey, “non credo che nessuno, oggi, ce la farebbe a leggerlo a meno che ci fosse costretto[2]), quanto perché da un lato contiene molte “invenzioni e predizioni” poi realizzatesi (televisione, microfilm, registrazione su nastro, radar,...), e dall’altro è considerato da alcuni, come per esempio Amis e Sadoul[3], il vero punto di inizio della fantascienza.

ura0035Nell’agosto 1923 Gernsback pubblica il numero speciale di Science and Invention, lo “Scientific Fiction Number”. Interamente dedicato alla fantascienza, includeva tra gli altri G. Peyton Wertenbaker e Ray Cummings.

Nell’aprile 1926 esce il primo numero della prima rivista statunitense interamente dedicata alla fantascienza, Amazing Stories. Riportiamo un brano dell’editoriale ivi apparso[4].

Per scientifiction, io intendo la narrativa tipo Jules Verne, H. G. Wells ed Edgar Allan Poe… un’affascinante vicenda romanzesca intrecciata a dati scientifici ed a visioni profetiche… Data l’accresciuta richiesta di questo genere di narrativa, c’era una sola cosa da fare… pubblicare una rivista riservata esclusivamente alle vicende di tipo scientifico […] Non solo queste storie sorprendenti costituiscono una lettura estremamente interessante… sono sempre istruttive. Dispensano conoscenze che altrimenti non potremmo acquisire… e lo fanno in forma molto gradevole. Perché i migliori autori moderni della scientifiction hanno il dono di dispensare la conoscenza, e anche l’ispirazione, senza dare mai la sensazione d’insegnare.

Ura0039Interessante anche la pubblicità apparsa sul numero di aprile 1926 di Science and Invention.

Big, Smashing Stories of the Future, Educational, Absorbing

You are familiar with some of the brilliant works of Jules Verne, the master of imagination, H. G. Wells, with his equally daring imagination, and other authors of the imaginative school.

Never before was there a magazine that contained stories of this type exclusively. AMAZING STORIES, published by the publishers of SCIENCE and IN­VENTION and RADIO NEWS, and edited by Hugo Gernsback, himself an author of imaginative stories, will bring to you from month to month the most amazing stories of the world’s greatest scientific fiction.

GREAT NEWS

The publishers of AMAZING STORIES have con­tracted for the entire 15 volumes of Jules Verne stories—each and every story that Jules Verne ever wrote. Many of these stories have never appeared in print before in America, except in one expensive library edition, while most of Jules Verne’s stories have never been available to the public at large in America. AMAZING STORIES has all of them and will publish them for several years to come.

The publishers of the new magazine are scouring the world for stories of this type, and have already secured English, French, and German works, all of which will be published in forthcoming editions.

In the very first issue, one of the finest bits of imagination of Jules Verne, “Off on a Comet” is published. There also appears stories by H. G. Wells, Ray Cummings, Edgar Allen Poe, and others.

Interesting, startling, and amazing from cover to cover. Every story illustrated. Don’t miss the first issue, buy your copy today and watch for the next issue, or you can receive your copy every month by sending $2.50. Your dealer will have single copies for sale at 25c each. The magazine being ad­vertised widely, there will be a tremendous demand for it, so place your order today.

Amazing Stories is published every month, con­tains 100 big pages, illustrated, large size, 8×11 inches. A great big book. Do not miss it.

Ura0042La rivista decolla (si parla di una tiratura intorno alle 100.000 copie, comunque non tantissime), anche grazie alle splendide copertine di Paul (pur se alcuni lettori le criticavano, e alcuni si spinsero a dire che facevano perdere pubblico).

Dopo innumerevoli vicende editoriali, segnaliamo che oggi esiste ancora un’incarnazione di Amazing Stories, una webzine su http://amazingstoriesmag.com/ a opera di Steve Davidson, sulla quale ho avuto il piacere di pubblicare un’intervista.

* * *

La “fantascienza” era ancora “scientifiction” e leggendo quelle storie, per quanto alcune fossero decisamente ingenue, si ha sempre l’impressione di un “sense of wonder”, di un entusiasmo che non abbiamo più avuto modo di ritrovare in riviste successive, pur se di qualità letteraria migliore.

Sì, il sense of wonder, reso in italiano come “senso del meraviglioso”: per cercare di renderne un’idea non riesco a trovare parole migliori di quelle di Sandro Pergameno[5]:

ura0043Qual è dunque l’elemento che le unisce e le accomuna? Il senso del meraviglioso, quel tanto decantato «sense of wonder» che tanto ci ha fatto sognare durante la nostra fanciullezza. […] Il senso del meraviglioso è proprio la qualità di queste storie che permette al lettore, anzi lo incita, a sospendere momentaneamente la sua razionalità più critica, che risveglia il suo entusiasmo, la sua capacità di abbandonare per qualche istante la noiosa realtà che lo circonda per avventurarsi in dimensioni nuove e fantastiche dove la sua immaginazione può spaziare a suo piacimento, non più vincolata dai limiti dello scetticismo della maturità.

Non credo sia casuale che su Wikipedia nella voce corrispondente si trovi “L’espressione viene spesso usata in correlazione con la sospensione della realtà o la più letteraria volontaria sospensione dell’incredulità di cui parlava il poeta Coleridge.” Ritengo infatti che sarebbe interessante approfondire i legami tra il sense of wonder e lo smarrimento che provano i Romantici di fronte alla natura e la loro tensione verso l’infinito. Ma questo potrebbe essere argomento di un libro a sé stante, o di una tesi.

* * *

ura0046Fin dall’inizio, Gernsback si rende conto che nel paese ci sono un esercito di fan[6]. Per venire incontro a questo pubblico, Gernsback lancia dei concorsi (fin dal dicembre 1926) e una rubrica di posta dei lettori. E per accogliere per quanto possibile le richieste dei lettori, che avrebbero preferito due uscite al mese (Amazing era mensile), iniziò a pubblicare dei corposi supplementi quadrimestrali.

Riguardo agli autori, dopo (anzi, in parallelo) a Verne e Wells compaiono sulle sue pagine anche autori americani. Proprio su Amazing Stories esordisce, nel 1928, Jack Williamson, mentre un racconto di Philip Francis Nowlan, Armageddon 2419 A.D. nel numero di agosto 1928, dà il la a Buck Rogers, il primo fumetto “ufficiale” di fantascienza. E, per l’influenza che ebbe sul genere della space opera[7] e sugli autori successivi, è d’obbligo segnalare E. E. “Doc” Smith, con il suo ciclo della Skylark che vide la luce nel 1928 proprio su Amazing (anche se in seguito si spostò su altre riviste). Notate il “Doc”; per Gernsback era titolo di vanto sottolineare quando i “suoi” autori potevano fregiarsi del titolo di dottore, di capitano, di altre onorificenze scientifiche. Così come nelle sue riviste erano presenti rubriche di carattere scientifico-divulgativo.

Nonostante la grandezza di molte idee, la qualità letteraria delle storie non è certo ottimale (sono di questo periodo, e proseguiranno anche negli anni Trenta, i BEM, bug-eyed monster o mostro dagli occhi di insetto). Dovranno ancora passare parecchi anni prima che lo stile sia all’altezza dei contenuti.

* * *

ura0057Nonostante l’importanza di Gernsback per la storia della fantascienza sia indiscutibile, il suo valore è controverso. Per esempio, stando a quanto riporta Mike Resnick[8]:

Hugo Gernsback è considerato il padre della fantascienza. […] Fra parentesi, garantì pure che per gli anni a venire saremmo stati inondati da cattiva fantascienza… perché nel creare un mercato per la fantascienza, le diede una collocazione in cui non dovesse più competere con il meglio degli altri generi. Gli scrittori di fantascienza per un posticino su una rivista non dovettero più combattere contro Dashiell Hammett, James T. Cain, Frank Gruber e Max Brand; adesso erano in concorrenza con Ray Cummings, Nat Schachner e Ross Rocklynne. Quella che per anni sarebbe stata l’unica rivista di fantascienza al mondo fu curata da Hugo Gernsback, un immigrato la cui conoscenza dell’inglese era elementare, e la cui conoscenza di come si costruisce una storia era nulla. Egli riteneva che l’unico scopo della fantascienza fosse quello di suscitare l’interesse degli adolescenti verso la carriera di scienziati, e fu questo il modo in cui faceva l’editor.

Il metodo con cui pubblicava era anche peggiore. Amava acquistare i racconti, ma detestava pagarli. Alla fine Donald A. Wollheim lo citò in tribunale per i dieci dollari che gli doveva. Né GernsbackWollheim se lo scordarono più.

Ma la gestione di Gernback non è ottimale, tanto che nel 1929 la società di Gernsback fallisce. La versione “buona” sostanzialmente racconta che, per invidie editoriali e una legge balzana (e di dubbia esistenza) dell’epoca, il perfettamente solvibile Gernsback fu fatto fallire da tre creditori[9]; ma esiste anche un’altra versione, di Tom Perry[10], alquanto diversa e che pone Gernsback in una luce decisamente peggiore.

ura0059Sia quel che sia per le sue capacità editoriali, comunque non gli si può negare il merito di aver fondato la prima rivista dedicata con una certa diffusione e in grado di porsi come riferimento per gli sviluppi successivi, tanto che il più famoso premio della fantascienza, il premio Hugo, è dedicato proprio a lui.

 Amazing Stories proseguirà sotto un altro editore, mentre Gernsback, sempre accompagnato da Paul, fonda altre due riviste, Air Wonder Stories e Science Wonder Stories, che nel giugno 1930 si fondono in Wonder Stories (dirette da Gernsback fino al 1936; Gernback tornerà alla fantascienza nel 1952, con Science Fiction Plus, che però avrà scarso successo). Paul disegnerà le copertine di tutte queste riviste, dal 1929 al 1936. Ed è proprio nel numero di giugno 1929 di Science Wonder Stories che leggiamo per la prima volta in epoca moderna il termine “science fiction”.

* * *

ura0069Infatti tra i meriti di Gernsback va ascritto quello di aver diffuso il termine science fiction[11]. In effetti tale termine era già stato utilizzato oltre mezzo secolo prima; si vedano al proposito i due brani seguenti.

The Poetry of Science is beginning to attract a considerable increase of attention, and it is most just that it should be so; for the Natural and Mechanical Sciences are alike loaded with rich and wonderful Poetry. Poetry which only requires the clear eyes of the Poet’s calm and lofty soul to be perceived and appreciated, and then to be translated palpably by him to the general mind, through the instrumentality of his divine art.[12]

Nel cap. 10 di questo stesso libro William Wilson usa, per la prima volta a me nota, la locuzione “science-fiction”:

Fiction has lately been chosen as a means of familiarizing science in one single case only, but with great success. It is by the celebrated dramatic Poet, R. H. Home, and is entitled The Poor Artist; or, Seven Eye-sights and One Object. We hope it will not be long before we may have other works of Science-Fiction, as we believe such books likely to fulfil a good purpose, and create an interest, where, unhappily, science alone might fail.[13]

ura0074Tuttavia il termine non prese piede; anzi, sono in pochi a conoscere l’esistenza di questo volume. Come ci si riferì alla nostra fantascienza prima della riscoperta del termine science fiction? Con una veloce carrellata, voyages extraordinaires (Verne, 1863), poi diventati voyages excentriques, mentre in Inghilterra si impiegò il termine scientific romances (1888), scientific fantasies (per i romanzi di Wells), off-trail stories, different stories (Argosy), pseudo-scientific stories (inizio anni Venti), scientific fiction o scientific stories (Gernsback, primi anni Venti).

Dallo scientific fiction del numero di agosto 1923 di Science and Invention ci spostiamo al primo numero di Amazing Stories, in cui il nostro genere è designato come scientifiction. Ma è nell’editoriale del numero di giugno 1929 di Science Wonder Stories che Gernsback utilizza per la prima volta il termine science fiction in senso moderno.

In Italia, il termine fantascienza fu coniato nel 1952 da Giorgio Monicelli per Urania; il precedente scienza fantastica, dell’omonima collana durata solo sette numeri, non ebbe successo.

(continua)

ura0075



[1] [LIB80], pagg. 452-460.

[2] [LIB80], pag. 458.

[3] [SAD75], pag. 29.

[4] [ASH78], pag. 28.

[5] [NOR89], pag. II.

[6] [ASH78], pag. 31.

[7] Stando a Wikipedia, “La space opera, o epopea spaziale, è un sottogenere della fantascienza, nato nella letteratura ma che ha riscosso grande successo anche in televisione e al cinema. I temi principali che la caratterizzano sono l’avventura, il romanticismo, i viaggi interstellari e, non di rado, le battaglie spaziali, ambientate in immensi universi spesso dominati da imperi galattici.”

[8] [QUA13], pagg. 87-88.

[9] [GUN79], pag. 213-214, e anche [PER90], pagg. 1217-1220.

[10] [PER90], pagg. 1223-1244.

[11] Per una trattazione più approfondita rimandiamo a [MOS57] o, nella traduzione italiana, a [MOS80], pagg. 255-273.

[12] [WIL51], cap. 9.

[13] [WIL51], cap. 10.

ura0077***

L’editore Petruzzelli (Edizioni della Vigna), gestisce un forum al seguente indirizzo: http://www.edizionidellavigna.it/forum/

Il sito della Casa Editrice è il seguente: http://www.edizionidellavigna.it/

***

Vedi: http://www.edizionidellavigna.it/collane/LBP/012/LBP012.htm

Vedi: http://www.edizionidellavigna.it/collane/LBP/012/LBP012.htm

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *