Lgbtq: cara Jo (Rowling) stavolta hai avuto poca magia

Nella puntata 176 di «Ci manca(va) un Venerdì» l’astrofiloso Fabrizio Melodia se la vede con la “mamma” di Harry Potter… a colpi di Socrate

«Rispetto il diritto di ogni persona trans di vivere in qualsiasi maniera che reputi autentica e che la faccia sentire a proprio agio. Manifesterei con voi se veniste discriminate per il fatto di essere trans. Nello stesso modo, la mia vita è stata plasmata dal fatto che sono donna. Non credo che ci sia odio nel dirlo»: così afferma in un tweet la scrittrice britannica J. K. Rowling, nota a livello planetario per la saga del maghetto.
Così la mamma letteraria di Harry Potter ha scatenato l’ira di molti maghetti sul pianeta, persino della propria creatura… scampata al suo controllo letterario. Infatti l’attore Daniel Radcliffe – che nella saga cinematografica interpretava il maghetto – è impegnato da anni con una associazione che offre aiuto nel prevenire i suicidi fra le persone lgbtq e ha replicato così: «Le donne transgender sono donne. Ogni affermazione contraria cancella l’identità e la dignità delle persone transgender e va contro qualsiasi suggerimento delle associazioni professionali di assistenza sanitaria, che su questo tema hanno molta più esperienza di Jo (Rowling) o di me».
Parole avvedute ma J. K. Rowling continua a non capire, uscendosene con affermazioni sarcastiche.
La signora Rowling ha scritto una saga di ben sette romanzi in cui uno dei motivi portanti – oltre alla crescita dei protagonisti e allo scontro con il cattivo Voldemort – consiste in una forte tematica anti razzismo. Vi sono maghi (come la geniale Hermione Granger) discriminati e additati all’odio e i “cattivi” vogliono distruggere i «maghi mezzosangue».
Viene il dubbio che la Rowling non abbia scritto i suoi libri (“ghost writers”?) o magari non li abbia capiti.

Radcliffe suggerisce che la Rowling sia in errore in quanto per lei transgender è sinonimo di ibrido, mentre in realtà significa che le persone non si sentono del sesso di appartenenza e vogliono cambiare. In questa confusione, frutto di una probabile ignoranza, si perde di vista la visione d’insieme.
Di positivo c’è la risposta quasi compatta dei fan del maghetto che hanno bacchettato l’autrice.
Dopo aver rassicurato la Rowling che il principio di non contraddizione aristotelico è mantenuto forte, aggiungo che il buon Socrate può aiutarci a capire: «Certo sono più sapiente io di quest’uomo, anche se poi probabilmente tutti e due non sappiamo proprio un bel niente; soltanto che lui crede di sapere e non sa nulla, mentre io, se non so niente, ne sono per lo meno convinto, perciò un tantino di più ne so di costui, non fosse altro per il fatto che ciò che non so, nemmeno credo di saperlo».
E sull’onda del “so di non sapere” – e quindi perlomeno m’informo prima di parlare oppure taccio – vale restare a Socrate. In primo luogo con il suo: «far del male non è per nulla diverso dall’essere ingiusti».
E poi con questa perla: «A che genere di uomini appartengo? A quello di chi prova piacere nell’essere confutato, se dice cosa non vera, e nel confutare, se qualcuno non dice il vero; e che, senza dubbio, accetta d’esser confutato con un piacere non minore di quello che prova confutando. Infatti io ritengo che l’esser confutati sia un bene maggiore, nel senso che è meglio essere liberati dal male più grande piuttosto che liberarne altri. Niente difatti è per l’uomo un male tanto grande quanto una falsa opinione sulle questioni di cui ora stiamo discutendo».
Allora proviamo a liberarci del male dell’ignoranza.

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