Li vogliono morti. Difendiamoli

di Francesco Martone (*)

 

È di pochi giorni fa la notizia che conferma ciò che le organizzazioni per i diritti umani hanno da tempo denunciato, ossia la strage continua di leader comunitari, indigeni, contadini che si sta verificando in Colombia dal momento della firma dell’accordo di pace tra governo e Farc. Le cifre fanno rabbrividire: secondo quanto denunciato il 1 maggio dall’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, Zeid Ra’ad al-Hussein, dall’inizio dell’anno sono stati uccisi 41 attivisti e leader locali, quasi uno ogni tre giorni. Una situazione che in molti fanno risalire a un disegno chiaro volto a eliminare, attraverso nuove formazioni paramilitari, ogni forma di resistenza all’avanzamento dell’industria estrattiva in territori lasciati liberi dalle milizie delle Farc.

La Colombia assieme all’Honduras sono sempre in cima alla tragica classifica dei numeri di attivisti e difensori e difensore dei diritti umani uccisi o minacciati su scala globale, ma gli eventi degli ultimi quattro mesi chiamano a una maggior presa di responsabilità da parte della comunità internazionale, nel sollecitare il pieno rispetto degli accordi di pace e l’attuazione degli impegni per lo smantellamento delle forze paramilitari e la protezione dei difensori e difensore dei diritti umani. Ed anche ad evidenziare il nesso tra aumento dei casi di omicidi di difensori e difensore dell’ambiente e della terra, contadini e indigeni, e l’avanzare della frontiera estrattivista. Un tema al centro dell’ultimo rapporto presentato pochi mesi fa al Consiglio Onu sui Diritti Umani dal Relatore Speciale Onu per i difensori dei diritti umani Michel Forst. Il rapporto, dedicato a Berta Caceres (leggi anche Berta l’hanno uccisa mentre sognava) svolge una dettagliata analisi dei casi, delle responsabilità dei governi, delle storie di resistenza indigena ed ecologista. Di chi si oppone all’estrazione di legname, costruzione di impianti idroelettrici o grandi infrastrutture, miniere ed estrazione di petrolio e combustibili fossili, agribusiness, attività che spesso vengono imposte senza consultazione o il consenso previo libero e informato delle comunità.

Allo scopo di portare al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica e della società civile italiana, dei decisori politici e del parlamento la situazione dei difensori e difensore dei diritti umani nel mondo si è di recente costituita la rete In Difesa Di, per i diritti umani e chi li difende, alla quale aderiscono oltre trenta organizzazioni, associazioni, reti e iniziative per i diritti umani, l’ambiente, la pace e la solidarietà internazionale, la libertà di stampa e lo stato di diritto. La rete nasce sulla scia di un primo convegno internazionale con difensori e difensore dei diritti umani da varie parti del mondo, tenutosi alla Camera dei Deputati a novembre scorso, mentre in Commissione Esteri della Camera si stava lavorando ad una risoluzione, poi approvata, sullo stesso tema.

Oggi la rete invita in visita “accademica” in Italia il relatore speciale OnuMichel Forst, che sarà presente il 7 maggio al Festival  dei Diritti Umani di Milano e poi a Roma l’8 ed il 9 maggio per incontri istituzionali alla Farnesina, con il settore privato (il suo prossimo rapporto all’Onu sarà sul ruolo e le responsabilità delle imprese nella tutela dei difensori dei diritti  umani), il Parlamento e la società civile. Proprio per presentare il suo lavoro Forst incontrerà stampa, organizzazioni della società civile e movimenti l’8 maggio alle 17 presso la sede nazionale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi Corso Vittorio Emanuele II, 349) assieme a Malalai Joya dall’Afghanistan, Gianni Tognoni segretario generale del Tribunale Permanente dei Popoli e Giuseppe Giulietti della Fnsi.

La visita cade in una congiuntura importante per la dimensione internazionale del paese. A parte la presidenza di turno del G7  e la presenza nel Consiglio di Sicurezza Onu, l’Italia presiederà il prossimo anno l’Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) di cui sono membri tra l’altro Egitto  e Turchia. All’Italia la rete chiede di cogliere questa occasione per rilanciare il tema dei diritti umani e inserire nel programma dei lavori della presidenza la tutela dei difensori e difensore dei diritti umani. Chiede inoltre che l’Italia rafforzi il proprio impegno a proteggere i difensori e difensore attraverso una più efficace  attuazione degli orientamenti e linee guida Ue ed Osce in materia principalmente rivolte al personale delle ambasciate italiane in paesi terzi. Altri paesi europei già lo fanno e la visita di Michel Forst fornirà occasione per meglio conoscere quelle esperienze e meglio comprendere come sostenere gli attivisti e le attiviste a rischio. Anche con i coinvolgimento degli enti locali, cui si chiede di creare una rete di città rifugio in grado di ospitare per un periodi di tempo determinato gli attivisti e le attiviste a rischio che preferiscono lasciare momentaneamente il paese e continuare la loro attività.  

(*) tratto da http://comune-info.net

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