Libia: i mercati degli schiavi… e delle schiave

L’appello – e un video – di Zoe, Joanna, Miriam e del team di Freedom United (*) 

Giornata mondiale delle rifugiate [più dell’80% sono donne e bambine] e dei rifugiati: migranti e rifugiat* finiscono vendut* nei mercati degli schiavi [e soprattutto delle schiave] in Libia

GUARDA IL VIDEO – www.freedomunited.org/advocate/libya/

«Avevano condotto gli uomini che stavano sul pick-up in un piazzale, o un parcheggio, dove si teneva una specie di mercato degli schiavi. C’era della gente del posto – lui li ha descritti come arabi – che comperavano migranti provenienti dalla zona sub-sahariana». Così Livia Manante, operatrice dell’International Organization for Migration (IOM) [www.iom.int/news/iom-learns-slave-market-conditions-endangering-migrants-north-africa]

In questo stesso istante, mentre leggi, in Libia ci sono trafficanti che vendono donne e uomini migranti in mercati degli schiavi improvvisati. Arduo a credersi, ma i mercati degli schiavi moderni prosperano mentre il mondo rimane all’oscuro di questa realtà sconvolgente. Ora comincia a venir fuori qualche storia, raccontata da chi riesce a scampare.

La Libia, la “porta dell’Europa”, è divenuta punto di transito per migliaia di migranti e rifugiat* [a rigore, richiedenti asilo]che tentano disperatamente di passare il Mediterraneo per venire in Europa in cerca d’una vita migliore. Ma molt* non ce la fanno: gli scafisti, col pretesto di trasportarl* fino alla costa, l* vendono invece al miglior offerente.

«Hanno preso la gente e l’hanno piazzata in strada, sotto un cartello che diceva “in vendita”». Così Shamsuddin Jibril, del Camerun [africa-online.com/2017/05/26/african-migrants-flee-poverty-only-to-get-sucked-into-violent-crime/]

Ci sono testimonianze dirette che riferiscono di uomini e donne vendut* per la strada a prezzi variabili fra i 200 e i 500 dollari a testa [www.aljazeera.com/news/2017/04/iom-african-migrants-traded-libya-slave-markets-170411141809641.html]. Una volta acquistat*, vengono collocat* in attesa di riscatto in prigioni di massa e centri di detenzione, spesso gestiti da milizie di mercenari, o usat* per il lavoro forzato o lo sfruttamento sessuale. Le condizioni di vita sono estreme, con centinaia di persone stipate dentro stanze sudicie, senza spazio e praticamente senza cibo né servizi igienici. I/le sopravvissut* hanno raccontato i metodi utilizzati dagli schiavisti per estorcere denaro dalle famiglie per il riscatto delle persone prigioniere: percosse e tortura mentre stanno al telefono con la propria famiglia.

«Tenevano le persone legate come capre, le picchiavano con manici di scopa e tubi ogni santo giorno, per beccarsi i soldi». Così Isoomah, della Liberia [africa-online.com/2017/05/26/african-migrants-flee-poverty-only-to-get-sucked-into-violent-crime/]

Coloro che riescono a fuggire sono spesso in stato di grave malnutrizione e recano le ferite della tortura. Non tutt* sopravvivono, per chi non può pagare la morte, anche violenta, è una prospettiva ben concreta: lo IOM ha documentato l’esistenza di fosse comuni nel deserto libico [www.aljazeera.com/news/2017/04/iom-african-migrants-traded-libya-slave-markets-170411141809641.html].

Ora i trafficanti hanno buon gioco nello sfruttare la totale mancanza di governance che regna in Libia e nel trarre profitto dalla disperazione di migranti e rifugiat* [richiedenti asilo]. In assenza di qualsiasi autorità che faccia rispettare la legge e coi gruppi di mercenari lasciati a far man bassa, oggi non esiste protezione.

Al di là degli sforzi per tentare di salvare vite in mare, non si sta facendo nulla per porre fine agli orrori dei mercati degli schiavi della Libia e per impedire che le persone salvate al largo delle coste libiche siano sbattute di nuovo nei centri di detenzione, destinat* ad essere ridott* in schiavitù.
Vuoi aggiungere il tuo nome, per dar più forza alla nostra voce nell’esigere provvedimenti significativi per chiudere i mercati degli schiavi della Libia?

Un saluto solidale,

Zoe, Joanna, Miriam e il team di Freedom United team@freedomunited.org

P.S. Per continuare le nostre campagne contro simili atrocità, abbiamo bisogno di te: vuoi fare una donazione? www.freedomunited.org/donate/

(*) traduzione, editing e integrazioni di Roberta Ronchi. La vignetta, scelta dalla “bottega”, è di Mauro Biani.

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *