Limitare la libertà… per via “amministrativa” (e preconizzando il futuro)

1: Bari, fra torsione autoritaria e fogli di via – #SeMiCacciNonVale (*)

2: Non solo a Bari, un’analisi di Luigi Ferrajoli sugli strumenti incostituzionali di controllo sociale (**)

Alla fine di marzo una decina di “avviso di foglio di via” da Bari vengono inviati ad altrettanti attivisti ed attiviste protagonisti dell’esperienza abitativa di Villa Roth (1).

Questi provvedimenti sono stati inviati mesi prima del G7 finanziario di Bari dello scorso maggio, a dimostrazione del chiaro intento persecutorio e intimidatorio, proprio di una strategia nazionale repressiva fatta a colpi di decine di provvedimenti amministrativi, decreti penali di condanna ecc.

Come compagne e compagni del collettivo di mutuo soccorso e cassa di resistenza Non Solo Marange, abbiamo sin da subito reagito a questo attacco politico promuovendo #SeMiCacciNonVale, una campagna politica di denuncia contro l’utilizzo dei fogli di via come strumento per il controllo del dissenso.

Un percorso segnato da un serrato confronto, anche pubblico, attraverso il quale abbiamo attivato una rete di sostegno per tutte e tutti coloro che sono stati colpiti dalla repressione, scritto comunicati ed analisi, avviato un percorso di autoformazione e promosso iniziativa politica per le strade e le piazze della nostra città. Tutte le nostre azioni sono state sempre finalizzate a contrastare le azioni repressive della questura di Bari.

A circa 3 mesi dalle prime lettere, alcuni provvedimenti, in seguito alle copiose memorie consegnate, sono stati archiviati; mentre per due compagni sono stati confermati i fogli di via: uno di 3 anni per Donato, un compagno che vive e lavora a Torino da oltre 4 anni e l’altro per un anno per Giulio, che vive e lavora a Molfetta. Questi dispositivi rappresentano la volontà chiaramente vessatoria finalizzata a limitare la libertà di movimento di compagni che non vivono più a Bari in quanto questa città non ha saputo offrire loro degne prospettive di vita quali un lavoro o una casa dove vivere. Provvedimenti inviati dal questore di Bari a suo dire in base alle “sentenze della magistratura. Sulle persone che vengono allontanate ci sono delle sentenze che dicono che sei responsabile di furto di energia elettrica, di furto dell’acqua e di occupazione abusiva quindi ti devi allontanare. In alcuni casi ci sono delle sentenze” (2) .

In base alle parole stesse del questore possiamo affermare che le motivazioni alla base del provvedimento sono del tutto strumentali in quanto, il processo Villa Roth non si è mai concluso, anzi non è nemmeno mai iniziato visto che la prima udienza è prevista nel marzo del 2018 e perché fra le motivazioni alla base del provvedimento, per Donato si fa riferimento alla sua partecipazione ad una contestazione nella città di Firenze contro Renzi durante la Leopolda nel 2016 mentre, per Giulio, si fa riferimento alla sua partecipazione ad una contestazione alla cantante sionista Noa a Mola di Bari.

Insomma, il questore di Bari non solo prevede future condanne che tribunali dovrebbero comminare con incrollabile certezza, ma considera ogni presunto reato compiuto in qualsiasi città italiana come una ‘buona’ motivazione per emettere un foglio di via da Bari. Questa non è follia come forse titolerebbero alcuni giornali ma il risultato della torsione autoritaria imposta da Alfano prima e da Minniti poi contro attivisti ed attiviste, come chiaramente evidenziato dai dati sulla repressione in Italia del rapporto di Osservatorio Repressione – Anno 2011-2017 – dati repressione lotte sociali (3).


Come compagne e compagni di NON SOLO MARANGE continueremo a contestare le decisioni del questore in tutte le sedi possibili e insisteremo nella denuncia pubblica di questa vera e propria campagna di criminalizzazione.
#SeMiCacciNonVale #StopAbusiInDivisa

Non Solo Marange – Collettivo di mutuo soccorso e cassa di resistenza – Bari

(*) Testo ripreso da Osservatorio Repressione

Diritto di abitare? Sorveglianza speciale

Intervento introduttivo del professor Luigi Ferrajoli al convegno xxxxxx (**)

A inizio febbraio la Corte d’appello di Roma- sezione applicazione misure di prevenzione per la sicurezza e la pubblica moralità- deciderà sui ricorsi presentati da due esponenti dei movimenti di lotta per il diritto all’abitare, Paolo Di Vetta e Luca Fagiano, colpiti da decreti che dispongono nei loro confronti la misura della sorveglianza speciale, limitandone fortemente la libertà personale e di movimento.

Negli ultimi anni abbiamo assistito al moltiplicarsi di disposizioni amministrative e di misure di sicurezza e di prevenzione – dai fogli di via agli obblighi di dimora, dagli avvisi orali come primo passo verso la sorveglianza speciale alla sperimentazione del daspo di piazza- dentro una trasformazione del diritto penale che punta a criminalizzare chi dissente e a neutralizzare i conflitti sociali: dalle lotte per la casa a quelle contro il Tav e le grandi opere, dai migranti agli studenti, dai lavoratori ai tifosi.

L’utilizzo di questo tipo di armamentario per comprimere e di fatto negare diritti civili e sociali fondamentali è preoccupante: al di là dei rischi immanenti di incostituzionalità dell’intero sistema delle misure di prevenzione – da tempo denunciati dalla gran parte della dottrina penalistica più avanzata- si coglie una concezione del diritto della prevenzione come diritto punitivo del sospetto, con l’elusione delle garanzie sostanziali e processuali, trasformandolo di fatto in uno strumento pregiudiziale di controllo e di limitazione della libertà di movimento nei confronti di soggetti arbitrariamente bollati come socialmente pericolosi, giudicati pertanto non per un presunto reato ma per il loro stile e comportamento di vita, e per contenere e silenziare al contempo il disagio e il dissenso sociale.

(*) ripreso da Over the doors

 

Redazione
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