L’impegno per «Diritti senza barriere» e una riforma della…

… legge sugli «amministratori di sostegno».

di Vito Totire e diMedicina Democratica

Pieno sostegno alla resistenza di Bruna Bellotti: «cambiare in psichiatria a Bologna…e nel mondo»

di Vito Totire (*)

L’associazione Diritti senza barriere lavora tenacemente da decenni per affermare i diritti di persone rese particolarmente vulnerabili non tanto dalle problematiche individuali di salute psico-fisica (“visto da vicino nessuno è normale”) quanto a causa della inadeguatezza delle pratiche istituzionali.

Bologna è città “basagliana” a parole (beninteso alcuni non sono “basagliani” neppure a parole) ma neo-manicomialista nei fatti. Basti pensare che in due SPDC – ovvero Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura – su tre nel territorio Ausl si pratica ancora la contenzione fisica! Eppure di istanze e appelli a bandire questa incivile pratica ce ne sono stati tanti.

Una delle questioni più critiche è, nel disastroso quadro generale, l’evanescenza delle pratiche di riabilitazione a cui subentra una prassi che induce inevitabilmente alla cronicità. La contestazione che oggi Bruna Bellotti anima (e con cui domani 11 maggio si opporrà al “trasferimento” di una persona in «casa di riposo») è del tutto condivisibile e ha il nostro pieno sostegno. Già in passato si sono registrate gravi tensioni (ormai decenni fa) con la contestazione di «sequestro di persona» mossa in sede giudiziaria a due operatrici che contestavano l’internamento in casa di riposo di due persone “ospiti” di una comunità nel quartiere Bolognina. Ovviamente l’accusa cadde pateticamente nonostante la costituzione di «parte lesa» della Ausl ! Le operatrici tuttavia furono licenziate a riprova dello scarsissima disponibilità delle istituzioni a “tollerare” critiche e dissensi.

Ora Bruna Bellotti ripropone, meritoriamente, quella forma di resistenza. Non esistono motivi per trasferire una persona che ha vissuto fino a quel momento in una comunità per pazienti psichiatrici in una residenza per anziani. Anzi l’avanzare dell’età pone problemi di maggiore vulnerabilità nei confronti degli psicofarmaci e se questi si usano (ammesso che siano utili, ma non apriamo il discorso in questa sede) vanno monitorati con maggiore attenzione. In molte istituzioni totali esiste un massiccio uso di psicofarmaci fuori da ogni percorso riabilitativo-terapeutico e in funzione di mero custodialismo. Appoggiamo questa “resistenza” che peraltro non riguarda la sorte di una singola persona. Ed è la stessa struttura di via Olmetola (periferia di Bologna) che si intende mettere in discussione: nella gestione come nella collocazione territoriale che ricorda la storia dei lazzaretti e dei ghetti di infausta memoria. Vi sarebbero ben altre soluzioni, nel centro storico di Bologna, per evitare un’emarginazione che è anche urbanistica e psicosociale. Ma è tutta la “questione psichiatrica” che a Bologna e in Emilia-Romagna deve essere messa in discussione: una situazione generale contrassegnata da gravissimi livelli di coazione e costrittività da un lato e di privatizzazione per i più ricchi e più “fortunati “( ma non tanto).

Dunque:

  • A nostro parere la persona il cui trasferimento viene contestato deve rimanere dove è e non essere trasferita in una “casa di riposo”
  • in questo momento post-epidemico (speriamo”post” ma non è detto) anche le strutture per anziani devono essere totalmente ripensate alla luce di quanto la pandemia ha drammaticamente evidenziato
  • la stessa struttura “Olmetola” deve essere trasferita nel centro storico di Bologna (abbiamo una proposta concreta) e finalmente dobbiamo lanciare un dibattito cittadino per il superamento del neomanicomialismo e l’abbattimento delle istituzioni totali

(*) Vito Totire è portavoce della «Rete europea per l’ecologia sociale»

Basta abusi sulle persone fragili: urge riforma legge su amministratori di sostegno

di Medicina Democratica

Sono 400.000 in Italia le “persone fragili” affidate ad amministratori di sostegno, in base alla legge 6 del 2004, ma la loro condizione è in larghissima parte drammatica, per la frequenza di abusi e coercizioni inaccettabili che ledono i diritti fondamentali e la dignità della persona: è quanto è emerso al convegno nazionale su «Formazione e partecipazione in sanità», che si è svolto a Bologna, venerdì scorso, promosso dall’associazione di volontariato bolognese Diritti senza Barriere, in occasione del suo ventennale 2001-2021, in collaborazione con Medicina Democratica.

«Dal convegno è emerso – ha detto Marco Caldiroli, presidente nazionale di Medicina Democratica – con molti casi e testimonianze concrete di abusi di ruolo degli amministratori di sostegno, caricati di troppi poteri e senza un controllo continuativo rispetto alla stessa legge istitutiva. Rispetto alle norme, l’applicazione è spostata più sul lato della gestione patrimoniale che sul sostegno temporaneo alle persone in difficoltà, la cui volontà è letteralmente “cancellata”! Si calcola che in pochi anni, anche per l’invecchiamento della popolazione che il numero potrebbe arrivare a 4 milioni di persone: è urgente adottare misure correttive e di controllo, istituendo un albo degli amministratori di sostegno definendo le qualifiche per iscriversi, garantendo una formazione specifica e continua, come pure modalità di controllo del loro operato!».

E’ un vero e proprio grido di allarme e di dolore quello emerso attraverso le parole di familiari e rappresentanti delle associazioni di volontariato, provenienti da diverse parti d’Italia, unite dalla condivisione della denuncia di sistematici abusi da parte degli amministratori di sostegno, che spesso non hanno mai incontrato i propri assistiti, ne ignorano i bisogni e la volontà, decidono sulla gestione di rendite e patrimoni e anche della salute, spesso all’insaputa degli stessi familiari. «L’amministratore di sostegno – ha detto l’avvocato Gioacchino Di Palma di Telefono Viola – invece che affiancare, sostenere la persona assistita, finisce con il sostituirsi, impedendole di fatto l’esercizio della propria volontà: la persona fragile va rispettata non annullata». Drammatico il caso denunciato dalla giornalista Francesca della Valle, compagna del noto e amato attore Lando Buzzanca, “segregato” in una RSA a Roma, privato persino di cellulare e tv e di contatti con la sua compagna per decisione dell’amministratore di sostegno, che lo ha privato anche del medico di fiducia, il prof. Fulvio Tomaselli, intervenuto anch’egli al convegno. Meno noto ma ancor più assurda la condizione della madre di Marco Saba, a Firenze: la gestione autoritaria e incontrollata dell’amministratore di sostegno dei beni della signora ha provocato addirittura il distacco della luce per mancato pagamento di 4 bollette, oltre che la persistente carenza di liquidità anche solo per fare la spesa!

Purtroppo non si tratta di casi limite ma di situazioni ricorrenti, come ha sottolineato  Bruna Bellotti, presidente di Diritti senza Barriere e familiare di una persona affidata ad amministratore di sostegno: «Può capitare a ognuno di noi, soprattutto se siamo soli e anziani, finire sotto tutela ed essere privati di ogni diritto e volontà, anche se in buona salute. Occorre adottare al più presto correttivi e adeguamenti: prima di tutto ci sono le persone».

 

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