«L’impero della vergogna»: da Ziegler un grido di rivolta

Vale la pena tornare a ragionare su «L’impero della vergogna», il nuovo saggio di Jean Ziegler [252 pagine a 17,50 euri] edito da Marco Tropea come i precedenti «I signori del crimine» nel 2000, «La privatizzazione del mondo» nel 2003, «Dalla parte dei deboli» nel 2004 e il romanzo «L’oro del Maniema» mentre altri suoi libri sono usciti da Mondadori – come il famoso  La Svizzera lava più bianco», più volte ristampato – e da Sonda.

Sociologo, deputato al Parlamento svizzero, scrittore, relatore speciale «per il diritto all’alimentazione» delle Nazioni unite, Ziegler sa narrare e avvincere: rigore scientifico ma anche tesi contro-corrente, l’invito a impegnarsi in prima persona. Una particolare passione per l’Africa, l’amicizia e i debiti verso due grandi intellettuali [Cheikh Anta Diop, prematuramente scomparso e il “grande vecchio” Joseph Ki-Zerbo] tornano anche qui. Facile quanto falso accusarlo di essere un terzomondista: le preoccupazioni per il suo Paese natio, falsamente pacifico all’ombra delle grandi banche, si unisce da tempo all’angoscia per «le nuove mafie europee contro la democrazia» [si veda «I signori del crimine»]. Ma da sempre Ziegler urla contro le ingiustiizie di un mondo intollerabile. «Di che altro c’è bisogno?» gli chiede suo figlio Karim e lui risponde: «Va cambiato l’ordine omicida del mondo». E’ la frase che chiude «La fame nel mondo spiegata a mio figlio» [uscito da Pratiche nel ‘99, ora in edizione economica Net].

Da quelle analisi, da quell’invito ad agire riparte «L’impero della vergogna». Ripetendo le verità costantemente celate o rimosse dai media come dai politici dell’Occidente compresi quei “buonisti” che non smettono di concionare a favore dei poveri mentre chiudono gli occhi sul sistema che li impoverisce e contro il quale non alzano un dito neanche quando potrebbero. «Principale responsabile della denutrizione e della fame sul nostro pianeta è la distribuzione ineguale delle ricchezze. Una ineguaglianza negativamente dinamica: i ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri. Nel 1960 il 20% degli abitanti più ricchi della Terra disponeva di un reddito 31 volte superiore rispetto a quello del 20% dei più poveri. Nel 1998 il reddito del 20% dei più ricchi era 83 volte superiore a quello del 20% dei più poveri. […] È dunque l’attuale giungla del capitalismo selvaggio che è necessario civilizzare. […] Le 225 fortune più grandi del mondo rappresentano un totale di oltre mille miliardi di dollari, l’equivalente del reddito annuale del 47% più povero della popolazione, circa 2,5 miliardi di persone. Negli Stati Uniti il valore totale netto della fortuna di Bill Gates è uguale a quello dei 106 milioni di americani più poveri».

Denuncia dei tabù, analisi lucidissima, dolore e invito a rivoltarsi attraversano anche quest’ultimo libro di Ziegler; con un occhio  alla storia che ci insegna come, dopo i tempi più bui, si possa «ricominciare» e così infatti s’intitola l’epilogo. L’ingiustizia regna: «il mondo globalizzato consiste in realtà in una serie di isolotti di prosperità e di ricchezza che fluttuano su un oceano di popoli in agonia […] Una banda internazionale di speculatori di borsa, senza anima né cuore, ha creato un mondo di disuguaglianza, di miseria e di orrore. È urgente porre fine al loro regno criminale ».

Ma anche se oggi raggiunge nuovi orrori e si traveste con moderne maschere questa ingiustizia è antica come lo sono le rivolte da una parte e la manipolazione del passato, con gli   storici intenti a cancellare tutto quel che non torna comodo ai potenti. Tre censure, fra le tante, che Ziegler ricorda. Scipione Emiliano che sgozzò a Cartagine «decine di migliaia di persone»: la civiltà romana. Thomas More decapitato nel 1535 per aver osato pensare: l’Inghilterra padre della democrazia. Le rivolte del prete Jacques Roux o dei comunardi stroncate nell’Europa moderna delle pretese universaliste.

Tabù sono oggi notizie, in teoria pubbliche, come i dividendi degli azionisti Microsoft, le gravissime accuse nel 2002 dello Zambia contro la Monsanto oppure i massacri di Putin in Cecenia. Cosa fanno le Nazioni Unite? Ben poco, è la dura quanto documentata accusa di Ziegler: la politica dell’Onu è correre in aiuto dei «predatori»; a 40 anni dalla nascita l’Unctad [la Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo]  ha fallito tutti i suoi obiettivi; l’Oms [Organizzazione mondiale della salute] ammette sottovoce i suoi insuccessi mentre le grandi case farmaceutiche estendono il loro controllo; le infamie della triade Fmi, Banca mondiale e Wto sono note a chi frequenta Carta o il suo sito come a chiunque voglia documentarsi eppure i   grandi media come le sinistre modernelle riescono a non vederne gli errori né gli insuccessi. Dietro quell’orribile trio ci sono i veri padroni del mercato globale: Chiquita, Nestlè, Novartis, Philip Morris, Shell, Siemens… ovviamente con l’intermediazione più o meno diretta dei Bush, dei Putin come del Mitterrand “africano” e “socialista”.

Invitandoci a continuare la lotta, Ziegler ci ricorda i nomi – ignorati dai media o trattati come fossero un mix di panda e di sognatori – di chi si oppone con efficacia contro «l’ordine cannibale»: persone come la norvegese Gro Harlem Brundtland, Riccardo Petrella, il procuratore brasiliano Helio Bicudo, Sergio Vieira de Mello; oppure ong – cioè organizzazioni davvero non governative- o fondazioni, associazioni gruppi come Antenna, Gain, Terre des hommes… Mentre «i cosmocrati» – «i nuovi signori feudali» li chiama – si arricchiscono oltre ogni misura e tutti gli altri continuano a impoverirsi, l’offensiva incerssante delle grandi multinazionali – contro i sindacati e contro «la concorrenza sleale del vivente», ma persino contro il dono o la solidarietà – si copre di un comodo mantello, la lotta al terrorismo.

«Assistiamo a una rifeudalizzazione del mondo» accusa Ziegler: con «500 transnazionali private» a controllare «il 52 per cento del prodotto interno lordo del pianeta» e con un sistema socio-giuridico e con rapporti di forza che garantiscono loro l’impunità per ogni crimine. Nel capitolo “La barbarie e il suo specchio” Ziegler invita «il movimento democratico a sconfiggere la doppia follia (…) della violenza irrazionale dei jihadisti e della barbarie dei cosmocrati» dichiarando inaccettabile «la scelta fra un impero esasperante e un medioevo insopportabile». Fra l’impero armato e il terrorismo in nome dio, altre vie sono percorribili e i nuovi movimenti le indicano. «Non sono un leader sindacale, né il capo di un movimento di liberazione, ma un intellettuale dai mezzi limitati. Il mio libro presenta una diagnosi» scrive Ziegler nelle ultime righe. «La distruzione dell’ordine cannibale del mondo è affidata ai popoli […] Di che cosa saranno fatte le sue vittorie e le sue sconfitte? Nessuno oggi conosce le risposte». Fra gli strumenti che non dobbiamo stancarci di usare anche la denuncia, «il potere della vergogna». Se la scoperta che miliardi di esseri umani sono privati, con la violenza e l’inganno, dei loro diritti – «lavoro, cibo, salute, conoscenza, libertà e felicità» –   induce a vergognarsi da qui possiamo partire per rifiutarci di accettare «la barbarie cosmocratica» e dare un piccolo aiuto per iniziare a smantellarla.

«Bisogna rimettere il mondo nella giusta posizione, con la testa in alto e i piedi in basso. Bisogna distruggere la mano invisibile del mercato. L’economia non è un fenomeno naturale: è solo uno strumento che deve essere posto al servizio di un unico scopo, la ricerca della felicità comune».

BREVE NOTA
Questa mia recensione è uscita su www.carta.org [5 Dicembre 2006]. Del suo ultimo libro tradotto in italiano, «L’odio per l’Occidente», ho scritto su codesto blog il 30 aprile. Ziegler sarà uno dergli ospiti a Ferrara – 1, 2 e 3 ottobre – agli abituali appuntamenti della rivista «Internazionale»

Redazione
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