L’incredibile storia di Vadar

Riprendo questa storia, giustamente definita incredibile dai protagonisti, da www.naga.itr: spero che sappiate cos’è il Naga e che magari lo sosteniaste… se no vi consiglio di informarvi (db)

 

Vadar arriva al Naga nel giugno

2010. Parla pochissimo italiano e

con uno spiccato accento spagnolo,

ma non proviene dal

Sudamerica, e nemmeno dalla

Spagna. Si presenta come romeno,

di origine, lontano dalla

Romania e dalla famiglia ormai da

18 anni, da quando era bambino.

Arriva da un paese che ricorda

bene, e ricorda anche la famiglia:

la madre molto dolce, il padre

violento, l’economia della famiglia

che va a picco quando il

padre perde il lavoro. E ricorda

che un maledetto giorno, all’età

di 7/8 anni, dopo l’ennesima

scena di violenza, decide di allontanarsi

da casa, e prende un

treno che lo porta lontano. Poi, di

sera, affamato e solo, viene avvicinato

da un gruppo di persone

che gli chiede come mai sia solo.

Lo sfamano e lo ospitano per la

notte, promettendogli di riaccompagnarlo

a casa il giorno dopo.

Da quel maledetto giorno sono

passati 18 anni, e Vadar non è più

tornato a casa.

Elemosina ed errori

Di certo Vadar non passa inosservato.

A causa di un incidente,

infatti, ha perso un braccio e,

chissà, forse proprio quel braccio

mancante ha fatto di lui un “bocconcino

prelibato”. Un bambino

mutilato che chiede l’elemosina

può mantenere intere famiglie, e

così Vadar, nelle mani dei rapitori,

ha passato tutta l’infanzia e la

fanciullezza chiedendo l’elemosina

in tutta l’Europa passando per

l’Italia, l’Inghilterra, l’Irlanda, la

Spagna…

Negli anni Vadar riesce a liberarsi

dal controllo dei rapitori solo per

brevi periodi e a Roma scappa.

Viene accolto in un istituto, ma

Vadar, all’epoca quindicenne,

adolescente sciocco, scappa dall’istituto

e torna nelle mani sbagliate.

Dice che quella fuga è la

cosa più stupida che abbia mai

fatto, ma indietro non si torna.

E così, privo di documenti, e totalmente

assoggettato ai suoi sfruttatori,

Vadar riprende la solita

vita: elemosinare soldini sui vagoni

ferroviari, in strada nei centri

cittadini, e, poi, nei mercati rionali.

Tenta di sottrarsi al controllo dei

rapitori, ma viene ripreso e

picchiato pesantemente.

Polizia spagnola

Senza speranza, ormai rassegnato,

la svolta nella sua vita

arriva quando, per motivi che

tutt’ora lui non ha compreso, la

polizia spagnola inizia a tenerlo

d’occhio.

Vadar è ormai grande, anche se

non sa quanti anni ha, quando

la polizia spagnola lo arresta.

Dopo due giorni di interrogatorio

Vadar racconta alla polizia la

sua vera storia: il rapimento e gli

anni di sfruttamento. Da questo

momento in avanti si chiude per

lui la fase dell’elemosina.

I poliziotti gli fanno fare le

radiografie, e così Vadar viene

a sapere che dovrebbe essere

nato nel 1985.

Signor Nessuno

In Spagna Vadar cambia vita.

Viene accolto dalla Comunità

Evangelica Remar dove resta per

anni, pulendo la sede, lavando i

piatti, in cambio di vitto e alloggio.

Ma Vadar non vuole restare in

Spagna. Vuole tornare in

Romania. Ricorda il nome del

paese dove viveva e ricorda

anche nomi e cognomi dei suoi

genitori, e ricorda di avere un

fratello e una sorella.

Si mette in contatto con il consolato romeno a Madrid.

Racconta la sua storia e chiede

al Consolato di fare delle ricerche,

o di avere un documento

valido per tornare in Romania e

fare le ricerche da solo.

Va in Consolato tante volte.

Ogni volta gli rispondono che

con i pochi dati forniti non sono

riusciti a identificarlo, e lo invitano

a tornare dopo un mese.

Così passano gli anni, e Vadar

continua ad essere il signor

NESSUNO, senza alcun documento

d’identità.

Stanco dell’attesa, e deluso dai

fallimenti, Vadar si mette in

viaggio senza documenti. Arriva

fino al confine romeno dove

viene bloccato. Tenta di corrompere

i poliziotti, ma quelli non

accettano, e lo respingono alla

frontiera. Sconsolato Vadar

torna in Spagna, nella solita

comunità Remar.

Televisione

Poi, un giorno, a febbraio 2010,

sente alla TV spagnola una notizia

che lo colpisce profondamente.

E’ un servizio sull’Italia, che

spiega la politica italiana coi Rom

romeni. Si dice che Berlusconi

sta rimandando in Romania tutti i

romeni privi di documenti.

E’ l’occasione di Vadar.

In un paio di settimane Vadar si

organizza e si mette in viaggio.

Pieno di speranza arriva in Italia

credendo che gli italiani lo manderanno

finalmente a casa.

Polizia italiana

Arriva a Torino e si presenta subito

alla polizia:

Buongiorno, sono romeno e

non ho i documenti”.

Allora?”.

Allora buttatemi via, mandatemi

in Romania”.

Questa non è un’agenzia di

viaggi”.

Profondamente deluso Vadar

deve prendere atto che, senza

documento di riconoscimento,

non può nemmeno essere

espulso.

Chiede ai poliziotti cosa deve fare

per essere rimpatriato. Quelli gli

rispondono che per essere espulsi

bisogna commettere qualche

reato, specificano che il reato

dev’essere grave. Gli consigliano

di rubare qualcosa di molto prezioso.

Lui non se la sente di commettere

un reato grave, ma chiede

comunque ai poliziotti il favore

di accusarlo di un reato grave:

Per favore, scrivete che ho ucciso

qualcuno, o che ho fatto qualcosa

di brutto”. Quelli, ovviamente,

si rifiutano, lo mandano fuori

dall’ufficio e lo invitano a rivolgersi

al Consolato romeno.

Milano

Il Consolato…. Vadar è convinto

che il consolato romeno non farà

nulla per lui. E infatti non ci va.

Piuttosto si mette alla ricerca di

un alloggio. La Comunità Remar

c’è anche a Milano, e così Vadar

arriva a Milano, a metà marzo

2010, all’età presunta di 25 anni.

Alla Comunità Remar viene ospitato

secondo le solite regole.

Spolvera e lava e in cambio ottiene

vitto e alloggio. Anche lì racconta

la sua storia. E’ ormai convinto

che nessun consolato

possa dargli una mano, ma non

rinuncia all’idea di tornare a

casa. Inizia a chiedere in giro, agli

ospiti della Remar, a chi potrebbe

rivolgersi, e un boliviano gli parla

genericamente del Naga.

Naga

Vadar decide quindi di rivolgersi

al Naga. Arriva allo sportello

immigrazione a giugno 2010.

Chiede aiuto. Vuole tornare a

casa. Vuole un documento.

Vuole un pezzo di carta col suo

nome e cognome.

Che fare?

Come prima cosa si consulta

un avvocato, per verificare la

possibilità di fare domanda di

apolidia.

Essere riconosciuti apolidi è

importante perchè l’apolide

ottiene un documento di riconoscimento

col quale può viaggiare.

Decidiamo di tentare, ma

subito si presentano delle difficoltà

e non otteniamo il gratuito

patrocinio.

Intanto la vita quotidiana di

Vadar si fa pesante. Alla comunità

Remar ci sono regole di vita

molto rigide e, a un certo punto

non ce la fa più e scappa. Affitta

un posto letto e torna a chiedere

l’elemosina, stavolta in proprio.

Noi del Naga cambiamo strategia

e ci rivolgiamo al Consolato.

Scriviamo la storia di Vadar e

chiediamo aiuto al Console.

Dal console

Dopo circa un mese, il console si

fa vivo. Convoca me e Vadar

direttamente nel suo ufficio…

Vadar è felicissimo. Ci diamo

appuntamento al Naga alle 9

e lui arriva alle… 8. Poi spiega

il perchè: “E’ troppo importante,

volevo essere sicuro di

non arrivare tardi”.

Il Console ascolta la storia dalla

viva voce di Vadar. Indaga, chiede

particolari della famiglia di

Vadar, circostanze, date. Vadar

riferisce quanto ricorda. Il console

si dimostra molto ottimista.

Promette che riuscirà a identificarlo

nel giro di 2 settimane e,

comunque, anche in caso di

mancata identificazione, promette

che gli rilascerà un documento

d’identità presunta, col

quale recarsi in Romania a fare

ricerche in autonomia. Vadar

tocca il cielo con un dito.

Poi passano più di due settimane…

Dopo circa un mese arriva

al Naga un fax laconico. Il

Consolato romeno dichiara di

non essere riuscito a identificare

Vadar. Quando Vadar viene a

saperlo piange e dice “Per la

prima volta sento che non so chi

sono”. Gli prometto che non ci

fermeremo.

Piccola identità

Gli diamo la tesserina di utente

del Naga, tesserina che hanno

tutti i pazienti che si rivolgono al

nostro ambulatorio, e che,

ovviamente, non ha alcun valore

legale. Ma alla sua tesserina

aggiungiamo una fototessera,

giusto per renderla un po’ più

personalizzata…

Vadar si mette in tasca la tesserina

con la sua foto e commenta:

So che non vale niente, ma

con questa tesserina sento di

possedere una piccola identità”.

E così, dopo qualche mese, ripresentiamo

una nuova domanda di

gratuito patrocinio, con un paio

di documenti allegati… e incrociamo

le dita.

Intanto riscriviamo al Console.

Gli chiediamo se, come aveva

detto, è possibile avere il documento

d’identità presunta, per

consentire a Vadar di viaggiare.

Il console stavolta tarda a

rispondere.

Invece risponde la commissione

del gratuito patrocinio… POSITIVAMENTE!!

Vadar è contento. Gli

assegniamo un avvocato e lui

prende appuntamento con l’avvocato.

Si può far partire la pratica

di istanza di apolidia.

Tutte le vie

Ma ormai siamo decisi a percorrere

tutte le vie possibili. Tra le

altre cose pensiamo di fare noi

stessi delle ricerche e passiamo

un pomeriggio a fare ricerche su

internet sulla famiglia di Vadar.

Chissà… magari la sorella avrà

un account su facebook… o

qualcuno della famiglia…Non

troviamo nulla di utile.

Mandiamo un bel po’ di richieste

di amicizia, con la storia di

Vadar, su Facebook…. messages

in a bottle, senza alcun risultato.

Non ci arrendiamo. Iniziamo a

pensare alla stampa e alla TV.

Media interessati

Ci mettiamo in contatto con un

collaboratore di “Chi l’ha visto?”,

e con un fotogiornalista. E stavolta,

come speravamo, entrambi

dimostrano molto interesse per

la storia di Vadar.

I contatti con il giornalisti durano

qualche settimana e, al momento

di concretizzarsi in un incontro

vero e proprio, pensiamo doveroso

informare il Consolato romeno

del percorso intrapreso.

E quindi scriviamo nuovamente,

informando che la tv e la stampa

si stanno interessando al giovane

Vadar.

A questo punto il Consolato convoca

Vadar, e gli comunica che

hanno trovato la sua famiglia nel

paese da lui indicato. La madre è

viva, e abita nella stessa casa

dove lui abitava da bambino.

Lasciapassare

Il Console consegna a Vadar un

lasciapassare per recarsi in

Romania. Questo lasciapassare è

TANTO più bello della tesserina

del Naga. Contiene la sua data di

nascita vera: 19-01-1984. Vadar

scopre quindi di avere già quasi

27 anni. E’ felice. Ora sa chi è, e

ha in tasca l’indirizzo di casa sua.

Informiamo i giornalisti del lieto

fine, e qui potrebbe finire la storia.

E invece c’è un seguito.

Il seguito

Dopo qualche giorno telefona il

giornalista che ha preso contatti

con la tv romena, dove c’è una

trasmissione analoga al Chi l’ha

visto? italiano e dice che la tv

romena ha trovato la madre di

Vadar, che lo aspetta a braccia

aperte…

Il giornalista italiano ha anche

deciso di accompagnare Vadar in

Romania personalmente, e di

immortalare il momento.

Vadar e il giornalista il 7 gennaio

al mattino presto volano in

Romania e il 7 pomeriggio Vadar

arriva a casa, seguito dalle telecamere

romene, accompagnato

a casa dal sindaco del suo paese,

in lacrime (Vadar e il sindaco)

e riabbraccia finalmente sua

madre. La madre di Vadar, signora

Dominika, versa fiumi di lacrime,

e il tutto viene mandato in

onda sulla tv romena in due puntate,

quella stessa sera e il giorno

successivo, con milioni di

telespettatori romeni in lacrime…

Poi… arrivano fratello sorella e…

un nipotino.

Due Vadar

Vadar è entusiasta. Mi chiama:

Lo sai??? Ho un nipotino…. è

bellissimo…. si chiama Vadar.

Mia madre ha voluto che si chiamasse

così perchè mi aveva dato

per morto….e voleva un altro

Vadar.

Così adesso c’è il problema di

distinguere un Vadar dall’altro.

Ma la famiglia lo ha già risolto.

Li chiamano Vadar grande e

Vadar piccolo….

Vadar è quindi tornato a casa.

Dal momento in cui ha deciso di

tornare ci ha messo circa 5 anni:

una vergogna.

Buon anno

Ora, a telecamere spente, Vadar

potrà godersi gli affetti familiari

e iniziare a pensare al futuro…

La sua storia per ora si ferma

qui. E’ così particolare che bisognava

raccontarla. E che il lieto

fine sia di buon augurio…..

BUON ANNO DAL NAGA.

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

3 commenti

  • Che fortuna avervi…Buon anno a voi e soprattutto: grazie.

    clelia

  • Ciao, attracco qui, proveniente dal sito di Alessandro Ghebreigziabiher.

    Interessante la storia di Vadar, grazie per averla pubblicata; ne ho fatto a mia volta un post (con il link al vostro sito), aggiungendo una piccola riflessione, soprattutto sul vergognoso comportamento della polizia italiana e del console (http://som-mario.blogspot.com/2011/01/la-storia-di-vadar-un-ragazzo-che.html#links).

    Fantastico il vostro logo! Mi ci identifico totalmente!

    Cordiali e civili saluti.

    • grazie Mario,
      come abbiamo spiegato (noi di questo piccolo blog-gestalt: Alessandro, Alessio, Clelia, Daniele, David, Donata, Gianluca, Gino, Mariuccia, Monica, Paolo, Romano, con l’aiuto tecnico di Marco Trotta, poi per strada si sono aggiunti Fabio e Mark Ardin…. oltre a linkare sempre l’ottimo Alessandro Ghebreigziabiher) il nostro logo – disegnato da Luca Marini – è il contrario delle tre scimmiette classiche e mafiosette che non vedono, non sentono e non parlano. Le nostre SCIMMIETTE PARTECIPATIVE sono ovviamente “Free common” ovvero chiunque le può utilizzare, senza pagare un euro o un tallero, anzi ci fa un gran piacere, purchè non a fini di lucro e citando l’autore; magari – non è obbligatorio ma gradito – ricordando anche il luogo dove per la prima volta sono apparse ovvero codesto stra-blog (strano blog). La òlibertà non è stare sopra un albero, cantava Gaber… (db)

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