L’Indizio

Un racconto breve di Riccardo Dal Ferro.

vi siete nascosti tutti tra le righe?
parlo a voi, momenti di sonno e di sogni vissuti da chissà chi, a voi, attimi d’incoscienza accaduti in qualche anfratto di chissà quale memoria. vi siete nascosti tra le righe che ho scritto, mi sono fatto scrivere da ogni riga che non ho immaginato, che ho creduto di non aver immaginato. parlo a voi, pensieri sfrecciati nel cervello e mai emersi alla mia poca consapevolezza, a voi, memorie prive di etichetta che mi fanno muovere furiosamente senza che io conosca il perché. vi siete nascosti tra le pieghe delle mie frasi celebri, dietro ogni ombra proiettata dal sole di quando ero addormentato. vi siete presi gioco di me, popolando le parti della mia mente che conosco meno, illudendomi d’essere qualche cosa di consapevole. mi prendete in giro vivendomi alle spalle, mentre credo di procedere in avanti, invece sto fermo nei millimetri quadrati di un frammento di me. parlo a voi, discorsi dimenticati con i miei migliori amici, speranze avute da chissà quale disperazione senza voce, desideri voluti da qualcuno che mi alberga dentro senza permesso di soggiorno, paure urlate da silenzi d’altri. tra le righe che ho scritto ci sono più parole di quante abbia pensato di pensarne. tra i momenti di coscienza esistono molti più me di quanti ne abbia partorito il multiverso. parlo a voi, vite che non ho vissuto io: dove sarà mai il me stesso architetto, o quello che amò una sola donna dai 12 anni ai 90? dove sarà mai quella poesia che mi sono suggerito in sogno, ma ho scordato al momento della sveglia? dove sarà il mio me morto a 15 anni, e quello omicida a 21? dove sarà il mondo in cui io non sono? dove saranno gli istanti che ho creduto di non vivere, mentre il mio corpo era attraversato da elettricità e sostanze, mentre la mia mente era di qualche altro me? ho pochi indizi assai per ricostruire questi piccoli pezzi di universo, sparsi dentro luoghi che non posso raggiungere. ma li cerco, incessantemente, rivolgendo lo sguardo indietro ai luoghi che ho visitato e quelli che non ho visitato, volgendo gli occhi al domani che vivrò e a quello che non vivrò. parlo a voi, uomini che avrei potuto essere, donne che mi stanno tra le costole, bambini che avrei potuto e nemici che avrebbero potuto. parlo a voi, possibilità, coscienze, incoscienze e impossibilità. parlo a me, più o meno nascosto tra le righe che mi separano dagli indizi. ho capito solo che uno degli indizi più importanti è sulle labbra di lei, che si scrive tra le mie righe mentre io mi scrivo tra le sue. ho capito solo che uno dei sentieri è uscire di me per rientrarvi più tardi, scoprendo qualche cosa in più, deviando il percorso dentro di lei. ho capito che l’indizio sta in una scorciatoia che allunga il sentiero.
parlo a voialtri me stesso, inconsapevoli mentre vi rubo queste righe.
parlo a voialtri me stesso, prima che riempiate il bianco tra queste righe rubate.

Riccardo DAL FERRO

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