L’infermiera e il neanderthaliano

   Pensieri su «Il figlio del tempo» («Child of time») di Isaac Asimov e Robert Siverberg

di Le. Al. (*)

LeAl-copertinaAsimovSilverberg

Stai comprando un libro seriosissimo su ebay. Prima di chiudere, ti dici: «Vediamo che altro mette all’asta questo venditore…».

Scorri rapidamente i titoli. Appare: «Il figlio del tempo». Stai per passare oltre, ma ti restano negli occhi alcune lettere: Aaas …. Asimov?. Torni indietro: Isaac Asimov. Le tue prime letture giovanili di fantascienza, in particolare la «Trilogia galattica». Dunque: «Il figlio del tempo» scritto a due mani da Isaac Asimov e Robert Silverberg (anche questo un grande) uscito nel 1991, un anno prima della morte di Asimov ma basato su un suo vecchio racconto del 1958.

Quando arriva il libro, scopri che è un librone: 400 pagine fitte. “Lo metto nel mucchio?” Allora sarà il 38esimo da leggere. Lo riprendi su. Inizi e … te lo leggi d’un fiato. Che Asimov fosse bravo a scrivere lo sapevi. Che fosse uno scienziato, pure. Che avesse una gran cultura, pure ancora (basti pensare che la «Trilogia galattica» è ispirata all’ascesa e caduta dell’impero romano, insomma dalle parti di Edward Gibbon).

Ma questo romanzo più che di fantascienza (sì, c’è il viaggio nel tempo…) è un romanzo di formazione: non solo e non tanto del bambino “spaventosamente” diverso (un neanderthaliano “deforme”, una “scimmietta” per i nostri occhi) ma soprattutto per gli adulti, in particolare per Miss Fellowes, l’infermiera pediatrica la quale più che a livello sanitario deve operare a livello pedagogico. E dove forse anche lei è l’allieva, anche lei deve imparare… E imparerà! Miss Fellowes deve accudirlo, allevarlo e istruirlo (e non per caso gli darà il tenerissimo nome di “Timmie” – che ricorda il “time”, il salto nel tempo). E alla fine amarlo, non solo superando le resistenze verso la diversità, ma addirittura trasformandosi lei stessa… Lasciamo la sorpresa per il finale!

Un romanzo di amore per i “diversi”, contro il razzismo, sulla ricchezza che può dare l’incontro in profondità con il diverso da noi.

Silverberg, il secondo autore, è molto più giovane di Asimov. Immagino che Asimov fosse un maestro per lui. Allora sto per andare in internet per leggermi qualcosa su Silverberg. Ma mi blocco. Se ci vado, vedrò anche la sua foto. E allora mi si distruggerebbe la fantasia che mi sta venendo in mente: “l’infermiere pediatr … ehm, cioè, il romanziere pedagogico Asimov incontra per la prima volta la scimmietta neanderth … lo scrittorello pivelliano Silverberg … e fra i due …”.

(*) Care e cari che passate di qui consentite due parole al ba-bo (cioè BArbier BOttegaio)? Ho messo con molto piacere soprattutto per il finale tenero-geniale-falso-vero questa recensione. Spero che «Le. Al.» si concederà di nuovo. Ma sento già qualcuna/o borbottare: “Qui in bottega ci sono troppi anonimi, pseudonimi, sigle, acronimi … che avete da nascondere? Non sarà mica che db ci gabella tutte/i ed è sempre lui?”. E chi so’ io Diabolik, Pereira, Fregoli? E poi, scuuuuusate, dove troverei il tempo? No, «Le. Al.» esiste davvero, legge libri seriosissimi (questo già mi escluderebbe dai sospetti, eh-eh) su E-bay (non so quasi di che si parla, ih-ih) e per fortuna inciampa in altri “diversamente seri” e piomba qui, inatteso. Ma perché non si firma? Boh, magari la bottega non è abbastanza seria rispetto alla sua identità; o viceversa cioè la sua identità non è abbastanza per la bottega; o una via di mezzo ovvero l’abbastanza non identifica la serietà… Come che sia, io lo “posto” volentierissimo: anche perché non sono contrario al totale anonimato e/o alla pesudonim-filia. Perché come direbbe un’amica mia – Sarina, che si firma sempre ma di solito senza il cognome – “nel tempo del narcisismo inutile incrociato con il pensiero unico diventare clandestin* è una saggia scelta”. Adesso vi lascio perché suonano il campanello, probabilmente è la Digos; molto più veloci della luce e irrimediabilmente tonti. (db)

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

2 commenti

  • GiorgIo Chelidonio

    Con un titolo e una recensione così è sicuramente da “rivisitare” !
    Grazie,

    Giorgio

  • Gianni Sartori

    come socio fondatore del “Neandhertal Liberation Front” (non scherzo, gli altri due sono Angelo e Giordano) ricordo che lo sterminio dei neandertaliani, presumibilmente, va considerato il primo genocidio operato dai sapiens (“sapiens”?|? Mah…). Per non parlare degli “altri animali”…
    buona lettura
    GS

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *