L’invasione dei froci

di Mark Adin

Riprendo da un articolo di Alessio Pisanò tratto da “Il fatto quotidiano”, una notizia per la quale non trovo aggettivazione – forse la prosa ne guadagna – e che stento a credere. La Commissione europea boccia il “test fallometrico” utilizzato in Repubblica Ceca per “verificare l’orientamento sessuale dei richiedenti asilo in fuga dalle discriminazioni in Paesi come Iran, Egitto, Siria, Nigeria e Azerbaigian”.   Rileggo due o tre decine di volte, stropicciandomi gli occhi. La commissaria  Ue agli Affari Interni Cecilia Malmstrom, santa donna, non ammette che il “test fallometrico” sia impiegato perché palesemente degradante.

Parliamoci chiaro: la fallometria di cui si parla non sembra essere quella pratica adolescenziale in uso alle docce delle palestre e nelle saune dove, un po’ per insicurezza un po’ per curiosità, ci spingiamo a verificare con rapide occhiate al vicino se il nostro birillo è o non è normo-dimensionato.  Si tratta di qualcosa di inimmaginabile: oltre al passaporto o equipollenti documenti, viene sollecitata – al richiedente asilo – l’esibizione del pene, sul quale si applicano solerti i funzionari nell’imbrigliarlo in “tubicini e anelli di gomma” e nel sottoporre l’esaminando alla proiezione di filmetti porno a contenuto omo ed etero, al fine di vagliarne ogni eventuale reazione, ma forse è meglio dire erezione, e stimarne l’orientamento sessuale.

Augurandomi di non fornire al Conducator di Banània altri argomenti per vomitare invettive anticomuniste, bisogna dire, per onestà, che l’esamino fu inventato negli anni cinquanta dal regime allora vigente in Cecoslovacchia. Già mi par di sentire la Santanchè strillare che Pisapia – nel suo programma elettorale –  introdurrà tale indagine per i milanesi, in pubblico e senza privacy, a ciascun varco dell’ecopass, e assumerà gli zingari come operatori ai già descritti tubicini. E Bossi lì a dichiarare –già me lo vedo – che esso è del tutto inapplicabile  ai leghisti che, come è noto, ce l’hanno duro sempre.

Ma c’è davvero poco da ridere.

Fatto sta che ci sono periodi storici nei quali si raggiungono acuzie imprevedibili di repressione sessuale – brutto sintomo per il terzo millennio – con altrettanto imprevedibili conseguenze, sempre violente, che si abbattono soprattutto sui più deboli.

Il compagno Fini, oggi alfiere e custode dei diritti civili, soltanto ieri tuonava contro gli insegnanti omosessuali: “non manderei mai mio figlio a scuola in una classe dove insegna un gay”. Gratta gratta, viene fuori il fascista. Ma l’atteggiamento, checché se ne dica, è spesso trasversale. Prova ne sia la difficoltà con la quale vengono avanti le diposizioni di legge che cercano di mettere fine a comportamenti sbagliati.

Non c’è soltanto lo sturbo parossistico e compulsivo di Giovanardi. Il fatto è che le sue bave sono ancora benedette dal Vaticano, che impietosamente lascia fuori dalla porta i sodomiti peccatori.

Salvo tenerseli nelle proprie gerarchie.

Tenerseli, sì, tenerseli. Nei seminari, negli istituti, nella Chiesa. Certo non si può più difendere l’indifendibile, come il don Seppia di turno – e sicuramente è un passo in avanti – ma si tollera ancora. Troppo. Non l’omosessualità, bensì il criminale abuso dei più piccoli.

Così i latrati di un violento come il Giovanardi, dal tratto molossoide, se non si alzano per don Seppia che al telefono cerca il procacciamento di giovanissimi negretti, brutali si intonano alla campagna elettorale napoletana: chi vota per De Magistris, vuole riempire Napoli di femminielli.

Invece si tace circa la violenza sui froci nelle carceri, costretti a rapporti sessuali anche se indisponibili, pur di soddisfare le voglie represse e le privazioni dei detenuti “normali”.

Si tollera lo stesso tipo di abuso sui pazienti psichiatrici, ancora oggi.

Si ignora la violenza sessuale su prostitute e prostituti, anche da parte di chi dovrebbe vigilare, per strada, nelle auto con il lampeggiante, nelle camere di sicurezza.

Cari amici omosessuali, razza di culattoni, quando andrete a votare, ricordatevi del vostro soffrire.

E non chiudetevi nel ghetto della vostra identità segreta, ma siate al fianco delle vittime in tutti quei luoghi dove c’è soggezione, prepotenza e umiliazione: lì ci sono le condizioni perché si scateni la violenza, non  solo quella verbale, dei maschi “normali”. Quelli che infliggono la propria “normalità” anche a mogli, cameriere, segretarie, prostitute.

Loro non sono come voi, loro sono normali.

Sono talmente normali che qualche volta arrivano a uccidere.

Redazione
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