“L’isola” di Aldous Huxley

Di nuovo martedì? Mannaggia a Kronos. Allora “rubo” 14-15 minuti alla stanchezza per recuperare gli appunti che, tempo fa, girai alla mia lista amicale (si chiama «My favorite things» e naturalmente suona John Coltrane) parlando di un romanzo utopico che avevo riletto: “L’isola” di Aldous Huxley, uscito nel 1962.

Un paio di anni fa volevo rileggere L’isola e temevo (nei tanti traslochi e/o prestiti) di averlo perduto ma ma per mia fortuna gli ottimi Ale e Kike si son prima incuriositi e poi commossi ai miei lamenti, regalandomelo ed eccomi così a scrivere due parole .

Visto che ho un figlio diciassettenne (ora quasi diciannovenne) e giustamente ribelle – alla famiglia, ecc – le pagine che voglio condividere con voi sono soprattutto quelle sui Car cioè i «circoli adozione reciproca».

Il contesto anzitutto. Will è naufragato nell’isola di Pala. Deve fare i conti con molte diversità rispetto al suo mondo (che è circa il nostro). Si trova a parlare dei suoi insopportabili genitori, «il signor gradasso e la martire cristiana». Ed ecco che Susila, un’abitante dell’isola, gli spiega che nella loro isola non funziona così. Si può scappare dalle famiglie.

Ecco qualche stralcio.

«(da noi) la fuga è incoraggiata. Ogni volta che la “casa, dolce casa” dei genitori diventa intollerabile, il bambino può – anzi viene incoraggiato a farlo – trasferirsi in una delle altre sue famiglie».

(Chiede Will) «Quante famiglie ha un bambino di Pala?»

«In media una ventina (…) Apparteniamo tutti a un Car, un circolo di adozione reciproca. Ogni Car è formato da 15 a 25 coppie assortite. Sposini, vecchie coppie con figli adulti, nonni e bisnonni… tutti coloro che fanno parte del Car adottano chiunque altro. Oltre ai nostri veri genitori, ognuno di noi ha la propria quota di vice-madri, vice-padri, vice-zii e zie, vice-fratelli e sorelle, vice-infanti, bambini e adolescenti».

Will scosse la testa: «Creare 20 famiglie mentre prima ne esisteva una sola».

«Ma quella che esisteva prima è il vostro tipo di famiglia, le 20 famiglie sono del nostro tipo». E quasi leggesse le istruzioni di un libro di cucina: «Prendere un lavoratore schiavo della paga, sessualmente inetto e una femmina insoddisfatta, due o tre piccoli maniaci della tv: marinare in un miscuglio di freudismo e cristianesimo, poi chiudere il tutto in un appartamento e lasciare cuocere per 15 anni (…). La nostra ricetta è alquanto diversa: “prendere 20 coppie sessualmente soddisfatte e la loro progenie, aggiungere scienza, intuizione e umorismo; immergere nel buddismo tantrico e far bollire pian piano in un tegame all’aria aperta su un vivida fiamma d’affetto”».

«E cosa vien fuori dal suo tegame?» domandò Will.

«Un tipo di famiglia completamente diverso. Non esclusivista, come le famiglie dell’Occidente, e non predestinato, non coattivo. Una famiglia aperta (…) Venti coppie di padri e madri con 40-50 figli assortiti, d’ogni età».

Più avanti.

(E’ ancora Susila che parla) «nelle vostre famiglie predestinate, i fanciulli scontano una lunga condanna, sorvegliati da due genitori-carcerieri. Questi genitori-carcerieri possono naturalmente essere buoni, saggi e intelligenti. In tal caso i piccoli prigionieri usciranno più o meno illesi. Ma in effetti quasi tutti i vostri genitori-carcerieri non sono dotati in ampia misura di bontà, saggezza e intelligenza (…) Se un bambino si sente infelice nella vera famiglia, noi facciamo del loro meglio per lui in 15-20 famiglie adottive (…) Lei non deve credere che i bambini (a Pala) ricorrano ai vice-genitori soltanto quando si trovano in difficoltà. Lo fanno continuamente, ogni volta che sentono la necessità di un mutamento o di qualche nuova esperienza (…) Doveri e privilegi in una famiglia vasta, aperta, non predestinata, dove sono rappresentate tutte e 7 le età dell’uomo insieme a una decina si diverse capacità e di talenti differenti e nella quale i bambini possano farsi un’esperienza di tutte le cose importanti e significative che gli esseri umani compiono e subiscono: lavorare, giocare, amare, invecchiare, ammalarsi, morire».

Mi chiedo (e vi chiedo ma Giovanardi è escluso dal dibattito per incapacità manifesta): le persone che abitano a Pala sono matte? Huxley risponde così: «i pazzi stupidi non approdano a niente. Soltanto nel caso degli esseri umani intelligenti e scaltri la follia può rendere savi».

Per caso sentite un contrabbasso dialogare con un sax? Ah, mi era sembrato.

Se qualcuna/o di voi leggerà (o rileggerà) “L’isola” e mi vuole dire le sue impressioni… ne sarò molto contento. Da quando scrissi questi appunti tre persone lo hanno fatto e sono concorsi nel dire: bellissimo. Una aggiunge ma «è troppo lungo» e l’altra precisa «più filosofia che azione però emozionante». Anche io ritengo abbia qualche difettuccio ma… avercene di libri così in questi tempi stupidi. Ora i pignoli diranno che non è fantascienza semmai utopia ma a me sfuggono queste sottigliezze e comunque il martedì si viaggia nei molti territori del fantastico.

Aggiungo solo che, se non lo conoscete e vi ho incuriosito, potete trovare “L’isola” in ogni buona biblioteca oppure ordinarlo (a 8,80 euri negli Oscar Mondadori).

Vedo una mano alzata. Prego. «Per caso questo Aldous Huxley è quello che scrisse Il mondo nuovo, I diavoli di Loudon, La scimmia e l’essenza nonchè una guida per chi sta perdendo la vista e un racconto sui suoi esperimenti con il peyote?». Con piacere rispondo: prrrrrrrrrrroprio lui. Ne riparliamo un’altra volta.

 

Redazione
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3 commenti

  • Marco Pacifici

    pppprrrrrrrroooooprrrrrio lui! stai perdendo la vista? allora vai dall’oculista che il Pejote ti potrebbe far vedere quello che ti sei sempre rifiutato di….guardare e capire…mejo la asl,magari col tiket, nun arischi nulla ma te sarai perso la memoria ed un bel,anche se duro,pezzo de storia….e de VITA. Noi Daniele,Clelia Paruba e tutti voi miei fratelli adorati,abbiamo un “mare” di paura,ma se il mare non lo violenti,ti cullera come solo la mamma ha fatto nella tua vita. E della Mamma ti puoi fidare…

  • Ma quant’è bella questa cosa? l’isola di Pala, il Car, Aldous, Coltrane. E Daniele, ovvio. E pure il pejote, va’

    E anche questo libro me lo segno. Vediamo se riesco a leggerlo…

  • “L’isola” è un capolavoro, non ha difettucci, è perfetto perfettissimo perfetterrimo e chiunque dica il contrario verrà picchiato selvaggiamente dal sottoscritto e pure dal sovrascritto ecco va bene?

    Mi hai messo voglia di rileggerlo, mannaggiatté.

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