L’Italia delle frittate, dei cannoni e di chi migra

di Sabatino Annecchiarico   

Interessante è notare come si rigira la padella che fa la frittata. In un momento in cui l’Italia sta tornando a essere ciò che fu storicamente, un Paese di emigranti, ovvero «tutti se ne andavano a cercar fortuna altrove e nessuno approdava volentieri da queste parti» (guerre, fame, fascismo) oggi – dopo oltre un ventennio di ostilità allo straniero fatto legge di Stato, prima con la Turco-Napolitano (l’attuale presidente) e poi sistemata “alla perfezione” con la Bossi-Fini – oggi, ripeto, poiché Italia si sta convertendo non più in un paese di immigrati bensì torna ad essere di emigranti (se ne vanno, scappano, persino gli stessi italiani) si rigira la padella della storia scritta dagli stessi attori-autori, intellettuali e morali che pochi anni fa approvarono in maggioranza le citate leggi; proprio oggi, insisto, inventando un ministero per l’integrazione e a tale scopo, per sottolineare “la svolta politica”, espongono quale trofeo alla pubblica immagine (in particolare per la foto ricordo di gruppo), una donna. Non un maschio in una politica ancora oggi impregnata da maschi). Una – come scrivono tutti – «donna di colore»: il massimo! Gli altri infatti erano tutti rigorosamente in bianco&nero. Addirittura esposta tra le due massime autorità dello Stato: Napoletano e Letta. Il massimo degli onori.

Mi dispiace per lei, per la signora Cecile Kyenge, che personalmente non conosco; non dubito della sua professionalità e del suo impegno in materia migratoria, in materia d’integrazione. Sarà, e neppure qui dubito, una donna di cultura, come migliaia e migliaia di migranti in Italia. Perciò e con tutto il mio rispetto: io non mi sarei mischiato con chi per anni e anni ha fatto dello straniero (e anche qui nemmeno dubito che continueranno a farlo) materia prima di politiche di opportuni sfruttamenti umani in terra italica.

Considero opportuno non dimenticare che l’Italia è impegnata militarmente in molti fronti di guerra in Paesi sovrani, in cui poi i loro cittadini, spesso, sono forzatamente obbligati a emigrare (guerre, fame, fascismo) e in tanti arrivano proprio in Italia, dove da oggi li attende un innovativo ministero per integrarli in un’Italia che è presente nei loro Paesi con i cannoni.

Redazione
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7 commenti

  • Hai ragione, Sabatino. C’è un abisso tra la politica estera italiana e quella che sembra una rinnovata, o benintenzionata, politica interna riguardo agli immigrati. Sembra, ma non si sa ancora se sarà reale o meno. Il fatto è che in una o nell’altra realtà prevalgono sempre i vecchi e anacronistici stereotipi, spregiativi dei non italiani, folcloristici, anche quando “buonisti”. L’unico cambiamento possibile sarà quello culturale, ma per questo ci vuole tempo e, appunto, cultura. Che dire? Che ognuno faccia la sua parte, faccia almeno come individuo, come cittadino, quello che può per cambiare la miseria culturale.

  • Alcune osservazioni.

    Per fare qualcosa, per risolvere qualcosa, prima o poi sarà necessario mischiarsi.

    A volte è possibile scegliere, altre volte ed in altre situazioni le scelte sono molto più vincolate.

    Ovviamente questo non vuol dire che tutti i compromessi sono equivalenti. Alcuni non sono accettabili e occorre trovare la forza di opporsi.

    C’è ovviamente del grottesco in questa situazione, come tu fai correttamente notare.

    Però credo ci sia anche un valore simbolico, a mio avviso molto importante.

    Con tutti i suoi limiti, il fatto che Barack H. Obama sia il Presidente rieletto degli Stati Uniti d’America ha un forte valore simbolico. Certo, è anche uno specchietto per le allodole.
    Come il fatto che Nelson Mandela abbia a suo tempo accettato il più alto incarico istituzionale in Sud Africa, anche in questo caso c’è un valore simbolico.

    A me sembra che a volte dimentichiamo che in questo Paese abitano circa sessanta milioni di persone, molte delle quali non condividono le nostre opinioni.

    Cosa vogliamo fare ?

    A volte mi sembra che ci siano delle opportunità, a cui mi sembra che in fretta si opponga un rifiuto perché questo rifiuto ci rassicura, conferma la nostra identità personale e collettiva, rifiutarsi è anche più facile.

    Detto questo, porre come prima priorità l’emergenza sociale ed economica significa secondo me anche cercare delle soluzioni per permettere un più facile inserimento dei migranti. Se non lo vuoi chiamare inserimento o integrazione perché ti irrita, chiamalo come vuoi. La propria autonomia personale si basa prima di tutto sulla possibilità di mangiare, ripararsi dal freddo e dalle violenze degli altri esseri umani. Ciò significa fondamentalmente un contratto di lavoro e diritti di cittadinanza.

    Io ci avevo ragionato su un po’ nella mia tesi di laurea, la seconda, prima di andare a zappare. Era un breve ragionamento su microimprese di inclusione e microcredito. Non ho mai ricevuto più di 3 righe di commento, ma va bene così. Adesso che sono considerato un cane sciolto, un banale “troll”, o uno “schizzo di merda” come dice Grillo, e forse Dario Fo sarebbe anche d’accordo, penso che interessi ancora di meno. Ma va bene così.

    Io le ho viste le persone, questi esseri umani come me, trascorrere la giornata a letto, dormendo, per via di una profonda e dolorosa depressione, privati del futuro perché di fatto privati della speranza di avere un lavoro, un contratto di lavoro, uno stipendio, una casa, una propria autonomia personale. E ciò pur avendo un regolare permesso di soggiorno pluriennale come rifugiati, avendo ottenuto l’asilo politico. E li capisco ancora di più, questi esseri umani, quando a volte di fronte ad una diversa pur se in alcuni aspetti simile disperazione di fronte al futuro, mi domando che senso abbia alzarsi dal letto, quale motivo, tanto per prendersi in giro, per dirsi e ripetersi che c’è un futuro ? Quale futuro senza lavoro ? Quale autonomia ? Quale dignità ?

    Comunque, questa sarebbe anche un’opportunità per il grande movimento per proporre una legge sul diritto di cittadinanza dei migranti anche ispirata a quella francese o tedesca.

    Del resto, non penseranno che tutto si risolva con l’annullamento del finanziamento pubblico ai partiti e col dimezzamento dei parlamentari, no ? Chissà se i sostenitori del grande movimento sarebbero favorevoli oppure no.

    • del complesso ragionamento di Agostino io coglierei la faccia positiva: se è possibile, pur in questa terribile (oltre che grottesca) situazione politica, arrivare a una legge sul diritto di cittadinanza perchè no? Intanto, è ovvio, continueremo a batterci per un’Italia non militarista-imperialista, per la redistribuzione del reddito, per la libertà di scelta in ogni campo, per limitare l’arroganza del Vaticano, per…. (db)

      • Volevo aggiungere, che valore simbolico hanno avuto Condoleezza Rice, Margaret Thatcher, Mario Balotelli, Neil Armstrong, Sidney Poitier, Bill Russell, Emmy Noether … e lo stesso Dr. King …

        Dipende,
        anche e soprattutto dai fatti e da come sono descritti,
        dalla narrativa o dal discorso,
        proprio inteso come / discorso / …

      • … Yuri Gagarin, Jesse Owens, John Coltrane, Miles Davis, David Gulpilil …
        ( mi fermo qui )

  • Hai ragione Agostino, le persone (e i simboli) sono importanti: ma a volte bisogna fare attenzione che non diventino foglie di fico, paraventi. Nel breve elenco che fai sbaglierebbe, a me pare, chi volesse prendere la Thatcher o la Rice come esempi di emancipazione femminile o chi pensasse che la bravura di David Gulpilil – spesso è scritto Gumpilil o Gurpilili – come attore e danzatore sia stata determinante per aiutare gli aborigeni a conquistare qualche diritto in più. (db)

    • Hai ragione Daniele, e concordo completamente.

      Ma è questo il motivo per cui li ho inseriti,
      proprio cominciando da Rice e Thatcher.

      Per sottolineare il fatto che c’è ovviamente il rischio di una manipolazione perversa che porterebbe e ha portato a risultati grotteschi o tragici.

      Ma tutto ciò non è inevitabile. Dipende.

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