Lo schifo che mi fanno Giorgio Napolitano…

… e Fausto Bertinotti quando omaggiano il fascista Giorgio Almirante
di d. b. (*)

Il presidente della repubblica italiana Giorgio Napolitano, il 26 giugno, ha inviato un messaggio al convegno organizzato alla Camera in occasione del centenario della nascita di Giorgio Almirante, in cui ha affermato che «Almirante ha avuto il merito di contrastare impulsi e comportamenti antiparlamentari che tendevano periodicamente ad emergere, dimostrando un convinto rispetto per le istituzioni repubblicane […] a dimostrazione di un superiore senso dello Stato che ancora oggi rappresenta un esempio».
Non un’opinione ma un falso storico. Più avanti darò alcuni riferimenti storici, ben noti.
Non bastasse il presidente-re c’è anche un’altra (ex) alta carica dello Stato che riabilita l’ex capo dei neofascisti italiani.
Leggo in rete (nella lista «R-esistiamo», fonte degna di fiducia) che in quella occasione Fausto Bertinotti – ex presidente della Camera, ex sindacalista ed ex segretario di Rifondazione – ha pensato bene di recarsi in visita dalla vedova di Almirante.
Un grave errore politico: ovviamente Bertinotti in privato può frequentare chi vuole (da Valeria Marini al principe Sforza Ruspoli… contento lui) ma una visita simile, cioè fatta conoscere, diventa appunto un evento “pubblico”, dunque un omaggio ad Almirante. E un’offesa all’antifascismo.
Impensabile che Napolitano e Bertinotti ignorino la storia. Dunque si tratta di una scelta: ignobile, secondo me.
Per chi è più giovane ecco due link sull’ex capo dei neofascisti e qualche altra notizia ripresa da un (mio) vecchio libro.

1 – Qui in blog (cfr: «Scor-data: 17 maggio 1944») ho ricordato il «Giorgio Almirante, fucilatore di partigiani» riprendendo un post dall’ «Osservatorio democratico sulle nuove destre». Si dirà che sono fatti del passato, che è possibile cambiar vita… Certo, però Almirante (fra l’altro ex segretario di redazione della rivista «Difesa della razza») mai si è pentito del suo passato fascista. Anzi sempre se ne vantò pubblicamente… tranne nelle occasioni in cui la paura (o le elezioni) lo spingevano per un po’ a fingersi moderato.

2 – Un secondo testo utile è LO SGUARDO DI ALMIRANTE di Claudia CERNIGOI: una breve biografia che si trova facilmente in rete ed è ripresa da «La nuova alabarda».

3 – Aggiungo qualche altra notizia su Almirante sintetizzata da un (mio) vecchio libro: «Agenda nera: 30 anni di neofascismo in Italia» che pubblicai nel gennaio 1976 con Coines edizioni.
Almirante nel 1946 è tra i promotori dei clandestini Far (Fasci azione rivoluzionaria) che si impegnarono in attentati. Poi il 26 dicembre 1946 è tra i fondatori del Msi, Movimento Sociale italiano, il cui simbolo è una fiamma tricolore che si alza da una bara, ovviamente quella di Mussolini. Nel Msi degli inizi Almirante è all’opposizione, vorrebbe una linea ancora più dura, più fascista. Dopo le giornate antifasciste del luglio 1960 (Genova e non solo) quando l’impaurito segretario del Msi Arturo Michelini invitò i camerati a tener calmi gli squadristi ovviamente fra coloro che criticarono la svolta “morbida” c’era anche lui. E ancora Almirante si fa fotografare il 15 marzo 1968 in mezzo agli squadristi che dalla facoltà di Giurisprudenza di Roma si preparano ad assaltare Lettere occupata da compagne/i. Quando poi Almirante prenderà il posto di Michelini, morto nel 1969, non a caso i gruppi più duri (come Ordine Nuovo) rientreranno, almeno in parte, nel Msi. Da allora l’escalation dei gruppi neofascisti è visibile quanto sanguinosa ma il nuovo segretario non sconfessa i suoi. Anzi, nel settembre 1970 Almirante dichiara: «Oggi la consegna è di passare dall’essere fascisti al fare i fascisti». Ricorda che ora tutti i massimi dirigenti Msi provengono dalla Rsi, «che fu libera scelta non solo atto di fedeltà». A novembre 1971 il procuratore Luigi Bianchi d’Espinosa promuove un’indagine sulla ricostituzione del partito fascista, indagando anche sui massimi dirigenti del Movimento Sociale. Ma l’Italia ancora dominata dalla Dc non può permettere che i dirigenti neofascisti vadano davvero sotto processo perché significherebbe far luce sui finanziamenti e sulle complicità; e dopo la morte di Bianchi d’Espinosa si aggiungerà la “bassezza” di Almirante che insinuerà «non era in possesso delle sue facoltà mentali» mentre a livello politico la Dc prende dall’Msi voti utili sia in Parlamento che per eleggere Giovanni Leone alla presidenza della repubblica.Nel giugno ’72 in una manifestazione pubblica a Firenze Almirante dichiara: «Noi siamo pronti a surrogare lo Stato» e ancora «I nostri giovani devono prepararsi allo scontro frontale con i comunisti e siccome una volta sono stato frainteso, e ora desidero evitarlo, voglio sottolineare che quando dico scontro frontale intendo anche scontro fisico». Una delle tante apologie dello squadrismo.
Ma i neofascisti non pagano il conto (giudiziario e/o politico). Neppure quando il 7 aprile 1973 il missino Nico Azzi si fa esplodere fra le gambe una bomba che stava collocando sul direttissimo Genova-Roma o quando, 5 giorni dopo, i fascisti (tutti iscritti o ex iscritti al Msi) in piazza a Milano tirano bombe sulla polizia, uccidendo l’agente Antonio Marino… neppure allora il partito di Almirante rischia. In quegli anni infatti la tesi della Dc e dei suoi alleati è che ci sono gli «opposti estremismi» (uno rosso e l’altro nero) ma la verità è che i camerati sono vezzeggiati, incoraggiati e foraggiati salvo poi spedire qualche “pesce piccolo” in carcere se proprio l’incauto si fa cogliere con le mani nel sacco… mentre i corpi dello Stato chiudono gli occhi sulle evidenze che legano squadristi e attentatori al Movimento Sociale, oltre a dimenticare che in Italia è vietata per legge la «ricostituzione del partito fascista».
Il mio libro si chiudeva con il 1975 (e da allora mi sono dedicato a cose “più allegre” che studiare i neofascisti) ma è ben noto che, anche dopo di allora, Giorgio Almirante non ha dato segni di pentimento o ravvedimento. Fascista, razzista e repubblichino prima; neofascista poi cioè ideologo dello squadrismo, complice politico e mandante morale di delitti e stragi targate estrema destra.
E allora chiedo: «senso dello Stato»? E «rispetto per le istituzioni repubblicane»? Anzi, «un esempio»? Come osa Napolitano dire queste bugie?
(*) In questo blog i pezzi non firmati sono di Daniele Barbieri perciò se qualcuno riprende questo post (magari con il «copia e incolla») è meglio se riporta la mia firma per esteso, così da evitare equivoci.

Redazione
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12 commenti

  • Fabio Troncarelli

    Bravo!!!!!!Hai ragione da vendere!

  • Giorgio Chelidonio

    Dalla lettura della “strana coppia” di neo-devoti (una categoria politica spesso occasionale, usa-e-dimentica per intendersi) la mia memoria (che fortunatamente riascolta volentieri il vecchio Canzoniere delle Lame : https://www.youtube.com/watch?v=3jc3A1ewh6Q) mi propone una riflessione sulla parola “reduce”: non solo detesto tutti i reducismi, ma diffido profondamente dagli “ercolini-sempre-in-piedi” politici che si atteggiano a “re” o a “duce”, nel senso autocratico dei due termini. La sinistra italiana, da come l’ho conosciuta negli ultimi 40 anni, ne é impestata di grandi, piccoli e micro, tutti autoreferenziali e sempre disposti a capriole semplici e triple: Ad esempio, riabilitare Craxi e santificare Berlinguer, dimenticando sostanzialmente il suo appello, inascoltato allora come oggi, del 1981.

  • maria paola saci

    Una sinistra critica, o almeno onesta, sembra non esistere più, se non nella ‘base’. Quella che ci racconta Daniele è la verità storica, piaccia o meno, e gli inchini fuor di luogo al cattivo di turno, oltre a portar male, sono segno di una volontà autolesionistica di vivere- e far vivere gli altri- in un pericoloso stato di confusione mentale ed etica, in un mondo parallelo in cui tutto e tutti sono uguali a tutto: dunque Almirante vale Berlinguer, i Partigiani valgono i repubblichini. Attendiamo con ansia e terrore che autorevoli esponenti della sedicente, o inesistente, sinistra istituzionale si volgano, pensosi, a riconoscere i meriti di Goebbels, un eccellente pubblicitario, tutto sommato. O no?

    • (dall’estero) quest’allusione alla “sinistra critica, o almeno onesta” mi sembra qui… fuori posto -per lo meno : non ne saremmo forse a questo punto senza la vergognosa amnistia Togliatti dal giugno 1946.

      • Daniele Barbieri

        Non so cosa intendesse di preciso Maria Paola Saci con l’espressione «sinistra critica, o almeno onesta». Ma rispondo a Luc Nemeth e dico la mia sull’amnistia di Togliatti del 1946. Molti anni fa scrivendo un libro sul neofascismo italiano («Agenda nera») diedi questa valutazione storica: «… Il governo, guardasigilli Togliatti, promulgò un’amnistia. Il criterio – che era quello di dimostrare la volontà non persecutoria e vendicativa della democrazia a migliaia di cittadini ingenui o ingannati, o compromessi con aspetti secondari del regime e della repubblica di Salò – si trasformò purtroppo in un’applicazione molto estensiva dei tribunali che resituirono alla libertà i peggiori criminali. Era naturalmente il quadro politico generale che influiva in tal senso: presenza e pressione degli Alleati, rapporto di forze ormai favorevoli ai “moderati” ecc ma così il postfascismo non iniziava certo nel modo migliore, scambiando la “clemenza” con la debolezza. Giudici più che indulgenti – spesso perchè intimamente legati per cultura, formazione, ideologia agli imputati – e giudici di Cassazione in specie rimisero in libertà (soprattutto fra il ’46 e il ’47) il grosso dello stato maggiore fascista e republichino». Compresi i peggiori torturatori.
        E scrivevo ancora: «… ci furono errori. Ma più difficile è giudicare un errore la celerità con cui le Corti d’Assise straordinarie liberarono, entro il 1947, la maggior parte degli 11.800 detenuti politici (quasi tutti fascisti, logicamente) con un’interpretazione sempre più estensiva del decreto di amnistia». E citavo fra i “riabilitati” anche Giorgio Almirante che si era nascosto, in attesa di tempi (per lui) migliori.
        Quando scrissi «Agenda nera» era il 1975: avevo solo un vago sentore di cosa fosse Gladio e nulla sapevo dell’«Armadio della vergogna».
        E’ ovvio che quello della riabilitazione (giudiziaria e politica) degli ex fascisti resta un discorso storico importantissimo da approfondire. Qualcosa trovate già in “bottega” ma… invito tutte e tutti a proporre altri materiali.

        • anche sul piano storiografico i partiti di sinistra hanno avuto pesanti responsabilità : non si puo dire che abbiano avuto la dovuta reazione, fin dal 1965, davanti all’invasione revisionistica.
          Pero consideravano di aver già da molto tempo fatto il “pieno dei voti” col ricordo dell’antifascismo e della Resistenza, e d’un certo modo non vedevano più che un ostacolo (!) nel ricordo di cio che fu : ostacolo… in quanto non serviva ormai più che a far perdere loro il voto da gente da loro vista come i loro elettori “naturali” (cioè, classe media proletarizzata) pero continuando a votare a destra, per ragioni di qualche nonno ex-fascista in famiglia…

  • Fiamma Schiavi

    Concordo pienamente con Daniele.Che schifo mi fanno questi due!

  • Francesco Masala

    Fausto Amodei non sta nel pantheon del PD, ma fra un po’ ci sarà anche Almirante.

    ma la DC non era meglio?

  • Il raffinato migliorismo di un Savoia coerente con la nuova rifondazione fascista, anzi, “vifondazione” …

  • Daniele Barbieri

    Visto che il sindaco di Ladispoli di recente ha intitolato una piazza a Giorgio Almirante, segnalo che OSSERVATORIO SUL FASCISMO A ROMA ha pubblicato – per rinfrescargli la memoria (o mettere un argine alla sua «ignoranza»? chissà) – questi due post: http://www.osservatoriosulfascismoaroma.org/giorgio-almirante-ripassiamo-la-storia/ e http://www.osservatoriosulfascismoaroma.org/un-servo-dei-nazisti/. Anche in “bottega” ne abbiamo scritto più volte; a esempio qui https://www.labottegadelbarbieri.org/ce-una-catania-che-non-onora-giorgio-almirante/, qui https://www.labottegadelbarbieri.org/?s=Giorgio+Almirante e qui https://www.labottegadelbarbieri.org/15120/. Su infamie successive alla seconda guerra mondiale consiglio queso post: https://www.labottegadelbarbieri.org/31-maggio-1972-strage-di-peteano/

  • Raffaele Mantegazza

    E’ come se Gimmi facesse visita al Lupo Cattivo dicendogli che è stato una vittima della storiografia di parte…

  • Gian Marco Martignoni

    Complimenti Daniele per averci ricordato con quali soggetti abbiamo, purtroppo, a che fare.Storicamente Napolitano è sempre stato la destra del Pci, e guarda caso è anche a lui che dobbiamo la giornata della memoria, grazie alla quale la destra strumentalizza la vicenda delle foibe, cancellando – italiani brava gente – gli orrori, le stragi, ecc. di cui si macchiò il fascismo nella ex-Iugoslavia. Sul ruolo di Almirante nell’Italia repubblicana, comunque, è molto duro anche il giudizio dello storico Claudio Vercelli nel suo recente libro ” Neofascismi “. In quanto a Fausto Bertinotti, oggi più che osannato nei convegni di C.L, erano note le sue frequentazioni in casa Almirante. Per fortuna che è sparito dalla circolazione, dopo aver disintegrato un’intera generazione di compagni e compagne.

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