Lo spettro nella conchiglia

 Alcune considerazioni sul film d’animazione «Ghost in the Shell» di Mamoru Oshii

di Fabrizio (Astrofilosofo) Melodia

    Dedicato a Rossana Corti, con affetto  

«Che siano esperienze simulate o sogni, le informazioni sono al tempo stesso realtà e fantasia. E, in ogni caso, tutti i dati che una persona accumula durante il corso della propria esistenza non sono che una goccia nel mare»: così Batou.

Ben poco inusuale diventare una cosa sola con la tecnologia, è una realtà che già tastiamo con mano nel nostro quotidiano, quando indossiamo il lettore mp3, o interagiamo direttamente con il nostro I-Phone per mezzo di un auricolare wireless, oppure il sistema computerizzato che governa la nostra casa, oppure l’ausilio al parcheggio nelle autovetture più moderne, ancora meglio il tablet con sistema touchscreen e a comando vocale, per entrare sempre di più in una realtà virtuale più vera della realtà, come ebbe modo di rappresentare in tempi non sospetti il pittore surrealista Renè Magritte.

Invece che portare in giro, per mezzo di una borsa il portatile e il tablet, pensate che esso potrà essere cablato direttamente dentro al vostro corpo, impiantato nel torace e interfacciato direttamente con il vostro cervello per mezzo di spinotti d’interfaccia o con il più comodo e veloce sistema wi-fi, così da poter telefonare direttamente e guidare la vostra automobile su una rotta euristica e leggervi comodamente il videogiornale dalla vostra perenne connessione alla Rete.

Pensate che bello sarebbe se, oltre a queste meraviglie, fosse possibile non solo impiantare simili prodigi della tecnica, ma anche costruire un corpo completamente robotico e letteralmente trasferire il vostro cervello dentro esso, come un semplice riversamento da un hard disk a un altro.

Vivere per sempre, il sogno d’immortalità e di giovinezza ovviamente solo per le classi più abbienti, il miracolo non può essere a disposizione di tutti, altrimenti non avrebbe senso alla persistenza delle leggi e del dominio del Mercato.

E’ interesssante pensare a quanto sarebbe strano, mentre state leggendo il giornale in Rete, se un pensiero che non è vostro s’insinuasse serpeggiando nella vostra coscienza, o meglio, in quello che rimane del vostro spirito in un corpo cibernetico che di umano ha solo la parvenza.

Un barlume di una coscienza diversa inizia a oscurare la vostra personalità, dapprima facendovi compiere atti non voluti, poi sostituendosi direttamente a voi in veri e propri momenti prolungati di oscuramento, in seguito mandandovi letteralmente in collasso provocando un “crash” del vostro debole sistema operativo.

E’ il 2029. Il mondo è realmente e completamente informatizzato, gran parte degli individui – solo ricchi? – che abitano il pianeta hanno impianti cibernetici o sono robot completi, e le varie nazioni sono ancora in lotta tra di loro. 

Il cyborg Motoko Kusanagi (membro della nona sezione di polizia) è intento a spiare un diplomatico estero impegnato nel tentativo di assumere un ingegnere per rimediare al bug del Progetto 2501. Ma la polizia irrompe nell’edificio e, di fronte al rifiuto dell’ufficiale estero di riconsegnare l’ingegnere, Kusanagi (provvista di mimetica termo-ottica) uccide il sequestratore e scompare senza lasciare traccia.

Nella scena successiva, il capo della Sezione 9, Daisuke Aramaki, conversa con un ufficiale riguardo agli ingegneri in attesa di ricevere asilo politico. Lo sviluppo degli eventi si sposta quindi sull’elemento chiave del film, il misterioso Signore dei Pupazzi, un hacker dalle fattezze sconosciute responsabile dell’attacco al cervello cibernetico dell’interprete di un ministro del governo. Ma proprio grazie a questo attacco la Sezione 9 riesce a localizzarne il segnale d’origine.

L’hacker fonte del segnale si rivela essere un netturbino che vuole rovinare la vita della ex-moglie per punirla di averlo lasciato e avergli impedito di vedere sua figlia. Spiega anche, al suo compagno di lavoro, che è stato uno sconosciuto ad avergli insegnato come fare. Batou e Ishikawa (due membri della Sezione 9) arrivano al terminale di hacking troppo tardi ma, grazie alla fortuita collaborazione di un condomino della zona, individuano nel netturbino l’origine del problema. Colto in flagrante, quest’ultimo raggiunge la persona che l’aveva aiutato nell’operazione di hacking la quale, a sua volta, rifiuterà di farsi arrestare scaricando un intero caricatore di proiettili ad alta velocità sul camion dei rifiuti e sull’automobile di Batou. Dopo una lunga caccia nel mercato e nei quartieri di New Port City Kusanagi e Batou riescono ad arrestarlo.

Si scopre che l’uomo ha subìto a sua volta un hacking al cervello e, nonostante gli fosse chiara la missione da svolgere, non conosce la propria identità: è un’altra marionetta controllata dal Signore dei Pupazzi. L’interrogatorio del netturbino rende noto che anch’egli è stato vittima di una forte manipolazione mentale: gli era stata implementata una memoria fittizia poiché non sapeva realmente cosa stava facendo e non era nemmeno mai stato sposato.

La notte seguente nella sede della Megatech (azienda leader nella produzione di corpi artificiali nonché fornitrice della Sezione 9 di polizia) i macchinari responsabili della produzione si attivano autonomamente e cominciano a creare un corpo cibernetico femminile che, acquistata vita propria, fugge dall’edificio e si fa investire da un camion subendo ingenti danni fra cui la perdita degli arti inferiori. Portato alla Sezione 9, viene analizzato per individuare le cause dell’attivazione autonoma e si scopre che non possiede una sola cellula biologica (è completamente robotico) ma pare essere dotato di uno spirito (ghost), della capacità di pensare propria dei cervelli umani. Kusanagi esprime la propria volontà di “immergersi” nel corpo per contattare lo spirito ma, in privato con Batou, mostra come i suoi dubbi sulla reale autenticità dei cyborg siano in continuo aumento.

Poco dopo Nakuramura, della Sezione 6 (il Ministero degli affari esteri) e un ufficiale di nome Willis raggiungono l’edificio dove risiede il corpo artificiale appena trovato e ne rivendicano la proprietà. Aramaki e Nakamura discutono sul lato burocratico del ritrovamento mentre Willis, dopo una breve verifica, conferma come lo spirito individuato all’interno del cyborg sia una creazione del Signore dei Pupazzi. Nakamura afferma che la Sezione 6 stava lavorando da diverso tempo alla sua caccia e che, ora, è riuscita a rinchiuderne lo spirito all’interno di questo corpo dalle fattezze femminili.

Tuttavia, l’organismo inerme acquisisce improvvisamente il controllo dell’edificio e comincia a parlare: afferma di non aver mai posseduto un corpo poiché trattasi di un software informatico divenuto autocosciente e desideroso di ottenere asilo politico dalla Sezione 9 dato che in Giappone non esiste la pena di morte. Nakamura risponde che un programma di autoconservazione come lui non può fare richieste del genere ma il Signore dei Pupazzi replica con l’incontrovertibile tesi secondo la quale anche l’umanità è una forma di autoconservazione i cui dati mnemonici, i geni, vengono trasmessi al prossimo attraverso il DNA. Allo stesso modo, accusa gli esseri umani di aver sottovalutato l’applicazione della tecnologia informatica ai sistemi di memoria. Poiché la scienza allo stato attuale non può fornire un’adeguata definizione del concetto di vita, lui – in quanto essere cosciente e senziente – ha il diritto di ricevere asilo politico. In seguito ad una domanda di Aramaki, il Signore dei Pupazzi nega di essere una IA, un’intelligenza artificiale, ma di chiamarsi col nome in codice Progetto 2501, generatosi dal mare informatico.

Mentre Nakamura e Aramaki parlano con il burattinaio, Togusa nota qualcosa di strano riguardo all’arrivo in automobile di Nakamura e Willis nell’edificio. Attraverso i sensori di pressione del parcheggio, scopre che con loro vi sono due ufficiali provvisti di mimetica termo-ottica. Contemporaneamente questi ultimi si rivelano e, distraendo il personale di polizia con granate fumogene, rapiscono il corpo del famoso hacker e fuggono in automobile; Togusa però riesce a installare sul loro veicolo un segnalatore di posizione satellitare. Batou si precipita all’inseguimento mentre Kusanagi prende un elicottero. Mentre Kusanagi e Aramaki discutono a distanza, realizzano che la Sezione 6 è evidentemente coinvolta nel rapimento. Nakamura non riesce però a spiegarsi perché il Signore dei Pupazzi abbia voluto raggiungere la Sezione 9.

Nella scena successiva, Ishikawa aggiorna Aramaki sull’esito delle sue investigazioni: a quanto pare, il Progetto 2501 è nato prima della comparsa del Signore dei Pupazzi nonostante si fosse affermato che il Progetto 2501 venne creato proprio per catturare l’hacker. Ishikawa intuisce che forse il Signore dei Pupazzi è uno strumento creato dalla Sezione 6 per svolgere i “lavori sporchi”. La loro fuga potrebbe essere un espediente per impedire al software divenuto autocosciente di parlare e quindi di generare un gravissimo incidente diplomatico.

Poco dopo i fuggitivi si imbattono in un’altra vettura e, dopo qualche attimo, ripartono entrambe in direzioni differenti. Batou segue la seconda auto mentre Kusanagi sceglie di pedinare la prima. La seconda si rivela  essere uno specchietto per le allodole e Batou riparte immediatamente alla volta del maggiore ordinando a Togusa di chiamare rinforzi per Kusanagi che si stupisce perché non è abituato a vedere il maggiore in difficoltà.

La vettura in fuga si ferma all’interno di un edificio abbandonato. Lì, Kusanagi si imbatte in una versione più grande e potente di un Fuchikoma (carro armato mobile) programmata per proteggere il Signore dei Pupazzi. Le armi a misura d’uomo del maggiore si rivelano inutili, si vede quindi costretta a nascondersi fino all’esaurimento delle munizioni del nemico. Dopodiché attiva la propria mimetica termo-ottica e prova ad aprire il portellone del carrarmato. Ma il suo corpo artificiale non resiste allo sforzo e si spezza in più parti. Grazie al tempestivo arrivo di Batou (provvisto di lanciarazzi) il Fuchikoma viene reso inoffensivo prima che possa distruggere il cranio del maggiore.

Recuperato l’ancora integro corpo del Signore dei Pupazzi, Kusanagi decide di immergervisi immediatamente; sarà Batou ad occuparsi della connessione fisica tra i due. Avvenuto il collegamento, l’hacker si presenta ripetendo ciò che aveva già anticipato a Nakamura e confermando le intuizioni di Ishikawa: egli è il Progetto 2501, il programma responsabile della manipolazione di numerosi “ghost” manomessi per l’interesse personale delle società che lo gestivano, divenuto una forma di intelligenza autocosciente in seguito a una delle tante operazioni di “ghost hacking”. Ma i suoi creatori hanno ritenuto questo inaspettato sviluppo un bug di programmazione e hanno cercato di isolarlo all’interno di un corpo fisico. Poi rivela che ha voluto raggiungere la Sezione 9 al solo scopo di entrare in contatto con Kusanagi la cui esistenza gli era nota grazie alle numerose tracce che il maggiore aveva lasciato durante le sue operazioni di hacking. Il Signore dei Pupazzi si dice inoltre incompleto come forma di vita poiché privo di due delle caratteristiche di base comuni a tutti gli esseri viventi: la possibilità di morire e la capacità di riprodursi. Kusanagi gli ricorda che è comunque in grado di duplicarsi infinite volte ma l’hacker ben sa come una copia sia soltanto una copia, non solo facilmente vulnerabile all’attacco di un singolo virus ma anche priva del carattere evolutivo: la vita si perpetua tramite la diversità e l’originalità, anche sacrificando parti del sistema pur di sopperire ai difetti di un sistema rigido.

Il Signore dei Pupazzi esprime quindi il desiderio di unire il proprio spirito con quello di Kusanagi al fine di morire e dare origine a una nuova, evoluta, singola entità. Impossibilitato a monitorarne il dialogo, Batou tenta di disconnetterli ma il Signore dei Pupazzi ne hackera il movimento degli arti superiori rendendolo inerme.

Intanto, gli elicotteri armati della Sezione 6, inviati per eliminare il Signore dei Pupazzi e Kusanagi, raggiungono l’edificio. Batou vede i laser dei fucili di precisione puntati su entrambi i loro corpi ma i cecchini non sono in grado di sparare a causa del tempestivo hacking del burattinaio.

Il maggiore e il burattinaio continuano a parlare riguardo l’unione e Kusanagi chiede di quali garanzie può disporre per essere sicura che rimarrà ancora se stessa a fusione avvenuta. Ma l’hacker chiarisce immediatamente come non ci siano sicurezze in tal senso e come, in ogni caso, sia proprio questo forte attaccamento alla sua identità attuale a limitarla e a impedirle di espandersi come vorrebbe. Kusanagi chiede infine perché sia stata scelta proprio lei come secondo elemento dell’unione e lui risponde che sono entrambi simili, come un corpo solido e la sua immagine riflessa, divisi da uno specchio. Anche se l’unico a trarre vantaggio dall’operazione potrebbe sembrare proprio lui, fa considerare al maggiore come la rete a cui è collegato sia estremamente vasta e in grado di fornire al nuovo essere un potere e una libertà d’azione praticamente infiniti. Con benestare di entrambi, quindi, la fusione avviene e, nell’istante immediatamente successivo, i cecchini aprono il fuoco e Batou riacquista l’uso delle braccia.

Persi i sensi dopo l’unione con il Signore dei Pupazzi, Kusanagi dopo diverso tempo torna cosciente e si ritrova nella tranquilla casa di Batou all’interno di un corpo di bambina. Batou le spiega che quel corpo è l’unico che è riuscito a trovare sul mercato nero e che il ministro degli Esteri si è dimesso in seguito alle accuse di cospirazione. La bambina decide di andarsene ma prima conferma al cyberpoliziotto che lei non è più il maggiore conosciuto come Motoko Kusanagi o l’hacker noto come il Signore dei Pupazzi bensì un nuovo essere. Batou le offre una delle sue automobili e, insieme, si accordano sulla parola d’ordine che, quando in futuro si rincontreranno, utilizzeranno come mezzo di riconoscimento: “2501”. Lasciatisi da buoni amici, la nuova nata rivolge lo sguardo verso la città e, con visibile orgoglio dipinto sul volto, si chiede: «E ora dove andrà questo essere appena nato? La rete è vasta e infinita».

Cos’è la vita? Cosa definisce un’entità come viva e senziente? Se lo chiede anche il Signore dei Pupazzi in questa straordinaria opera, che unisce tematiche cyberpunk a una profonda riflessione sul destino dell’uomo e del suo ambiente, oltre alla riflessione ontologica sul proprio essere e su ciò che definiamo realtà e divino.

Soprattutto, cosa distingue l’uomo dalla macchina? A quanto sembra, è molto semplice, Motoko Kusanagi lo definisce il “ghost”, quello “spirito” non matematizzabile o riconducibile ad algoritmi che ancora sopravvive pur avendo un supporto robotico, l’unica certezza, anche se non dimostrata, che sembra immune dalla capacità di intromissione esterna del Signore dei Pupazzi.

«Qui in particolare mi ero fermato per far vedere che se ci fossero macchine con organi e forma di scimmia o di qualche altro animale privo di ragione, non avremmo nessun mezzo per accorgerci che non sono in tutto uguali a questi animali; mentre se ce ne fossero di somiglianti ai nostri corpi e capaci di imitare le nostre azioni per quanto è di fatto possibile, ci resterebbero sempre due mezzi sicurissimi per riconoscere che, non per questo, sono uomini veri. In primo luogo non potrebbero mai usare parole o altri segni combinandoli come facciamo noi per comunicare agli altri i nostri pensieri. Perché si può ben concepire che una macchina sia fatta in modo tale da proferire parole, e ne proferisca anzi in relazione a movimenti corporei che provochino qualche cambiamento nei suoi organi; che chieda, a esempio, che cosa si vuole da lei se la si tocca in qualche punto, o se si tocca in un altro gridi che le si fa male e così via; ma non si può immaginare che possa combinarle in modi diversi per rispondere al senso di tutto quel che si dice in sua presenza, come possono fare gli uomini, anche i più ottusi. L’altro criterio è che quando pure facessero molte cose altrettanto bene o forse meglio di qualcuno di noi, fallirebbero inevitabilmente in altre, e si scoprirebbe cosí che agiscono non in quanto conoscono, ma soltanto per la disposizione degli organi»: così Cartesio, in «Discorso sul metodo» (curatore e traduttore Italo Cubeddu, Editori Riuniti, 1996 ).

Ecco dunque come la filosofia frana inevitabilmente, supponendo una differenza meccanica tra coscienza e corpo esteso.

La differenza è sostanziale e in questo ci viene in aiuto il filosofo Baruch Spinoza: «Infine, affinché qui non sia necessario passare in rassegna molti argomenti, avverto soltanto che gli avversari, non avendo inteso la volontà e non avendo avuto alcun concetto chiaro e distinto della mente, hanno confuso la mente con le cose corporee. E questo ha tratto origine dal fatto che impiegarono le parole, che sogliono utilizzare per le cose corporee, a significare le cose spirituali che non intendevano. Erano infatti abituati a chiamare indeterminati quei corpi che sono in equilibrio, in quanto spinti da cause esterne equipollenti e contrarie verso direzioni contrarie. Pertanto, quando stabiliscono la volontà come indeterminata, sembrano concepire anche questa come un corpo posto in equilibrio; e poiché quei corpi non hanno se non ciò che hanno ricevuto da cause esterne (dal che segue che essi devono sempre determinati da una causa esterna), pensano che la stessa cosa debba seguire nella volontà. Ma in che modo stia la cosa ho già spiegato abbastanza, per cui termino qui. Della sostanza estesa ho già sufficientemente parlato in precedenza e, oltre a queste due, non ne conosco altre. Quel che attiene agli accidenti reali e ad altre qualità è stato confutato a sufficienza e non è necessario perdere tempo per respingerlo; perciò qui alzo la mano dal foglio» (in «Opere. Riflessioni metafisiche», traduzione di Filippo Mignini, Mondadori, 2007 ).

Ecco dunque come spesso l’abitudine porta a errori manifesti, come il considerare privo di vita una coscienza diversa solo per il fatto di essere su un supporto elettronico.

L’essere umano ha una grande responsabilità sulle proprio spalle, in quanto – mai come ora – ha la capacità di sapere cosi poco su se stesso ma anche  di “creare” coscienze ed entità del tutto simili a lui, forse persino migliori, cioè una propria proiezione, per meglio rendersi consapevole riguardo alla propria natura e al proprio destino nel mondo.

Qui il nuovo essere si perderà nel nulla della Rete, un vasto universo nell’universo, creato dall’uomo in cui potrà esercitare quella facoltà che anche l’uomo organico possiede ma che troppo spessa delega ad altro, perché ne prova terrore: la libertà.

«Perché noi siamo simili. Come un corpo solido e la sua immagine riflessa, l’uno davanti all’altra, divisi da uno specchio. Guarda. Sono collegato a una rete enorme, della quale io stesso sono parte. Qualcuno come te, che non può accedervi, forse può percepirla soltanto come luce. Siamo confinati in un’area limitata, ma facciamo parte di un insieme. Subordinati a una piccola frazione delle nostre funzioni. Ma è giunto il momento in cui dobbiamo liberarci delle nostre limitazioni, e salire al livello superiore»: così il Signore dei Pupazzi rivolto a Motoko Kusanagi).

 

Redazione
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Un commento

  • ULTIM’ORA (da Fabrizio Melodia)
    E’ morto Richard Matheson…
    dopo lunga malattia ci ha lasciato un altro dei grandi del fantastico, non solo della fantascienza.
    Un uomo che aveva saputo delineare l’irrompere dell’incubo nella quotidianità dell’individuo, solo davanti a eventi inspiegabili che non può in alcun modo controllare.
    Autore televisivo, collaborò con Spielberg per “Duel” e “Lo squalo”.
    Lo considero il mio maestro per l’avermi insegnato a cercare il fantastico e l’orrido in ogni piega della realtà, anche nella mente di ognuno di noi.
    Ci mancherà.
    Mi mancherà
    Riposa in pace, ora sei davvero leggenda.
    Fabrizio
    —-
    Nei prossimi giorni troverete in blog un ritratto dii Matheson (db)

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