Lo Stato islamico raccontato dai disertori: esce “Dawla” di Gabriele Del Grande

“Non per giustificare, non per umanizzare. Ma unicamente per raccontare”. Un’inchiesta durata 18 mesi e culminata con il fermo in Turchia del giornalista, che esattamente un anno fa tenne l’Italia con il fiato sospeso. (*) 

Dal Kurdistan iracheno all’arresto in Turchia. E’ il viaggio compiuto da Gabriele Del Grande per raccontare lo Stato islamico con la voce dei suoi disertori, nel suo ultimo libro, “Dawla”, una parola che in arabo significa Stato, uno dei modi in cui gli affiliati dell’IS chiamano la propria organizzazione. Un’inchiesta di giornalismo narrativo durata 18 mesi e culminata con il fermo in Turchia del giornalista, che esattamente un anno fa tenne l’Italia con il fiato sospeso. Seicento pagine di storie che si intrecciano e ripercorrono la scesa e la caduta dello Stato islamico.

Il racconto parte nel 2005 nei sotterranei del carcere di massima sicurezza di Saydnaya, in Siria, passa per la rivoluzione fallita del 2011, la guerra per procura contro al-Asad, il ritorno del Califfato e gli attentati che hanno sconvolto l’Europa. Del Grande mette in scena una galleria di personaggi le cui vicende si snodano in un intreccio di storytelling e geopolitica. C’è il manifestante siriano spinto da un’autentica sete di giustizia a prendere le armi e che, davanti alla corruzione dell’Esercito Libero, sceglie di arruolarsi nel Dawla, dove farà carriera come agente dei servizi segreti interni ed emiro della polizia morale, hisba. C’è l’hacker giordano in fissa con l’esoterismo giunto in Siria seguendo le profezie sulla fine del mondo e finito nel braccio dei condannati a morte in una prigione segreta del Dawla. E un avventuriero iracheno ingaggiato da un ex colonnello dell’Anbar che grazie alla propria intraprendenza si addentrerà nel livello più oscuro dei servizi segreti del Dawla, quello responsabile della pianificazione degli attentati in Europa.

Storie forti, piene di colpi di scena, avventure, sentimenti, rabbia, amore, vita, morte, punti di vista opposti sulla guerra e sul mondo. Il volume nasce da un progetto di crowdfunding che ha avuto un appoggio appassionato e generoso da parte dei sostenitori di Del Grande, qui impegnato ad affrontare lo scomodo punto di vista dei carnefici. “Non per giustificare, non per umanizzare. Ma unicamente per raccontare e, attraverso una storia, cercare una risposta, ammesso che ve ne sia una, a quell’antica domanda sulla banalità del male che da sempre riecheggia nelle nostre teste dopo ogni guerra”. Il libro disponibile da oggi in libreria è edito da Mondadori.

(*) tratto da Redattore sociale

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