Loiano-amianto: via crucis

di Vito Totire (*)

Premessa: la responsabilità della situazione di via delle Croci a Loiano è in primis di chi gestisce l’immobile ma visto che non crediamo alla retorica della “responsabilità sociale delle imprese” (anche se qualche rara azienda ha certamente preso sul serio il discorso) la nostra attenzione si rivolge agli organi di controllo che definire sonnecchianti è un eufemismo; si oscilla infatti fra catatonia e ostruzionismo.

Vediamo perché:

  1. La Regione ha in pratica invitato i Comuni e i sindaci a “non fare” sostenendo nel suo «Piano regionale amianto» che la prassi adottata (a volte virtuosa, altre volte obtorto collo) di censire il cemento amianto non sembra migliore del “campa cavallo che…la fibra cresce”; su questo orientamento della Regione tacciono i vari “cespugli politici” (dai “coraggiosi” al “sole che rideva”) che pure sostengono il presidente Bonaccini.
  2. La Ausl “non ne vuole mezza”: sulla vicenda di via delle Croci si è mossa con lentezza esasperante e con una prassi evasiva.
  3. Il Sindaco, evitando di fare una ordinanza per il censimento, ha contribuito a questi tempi biblici; ma chi “gliela fa fare” se la Regione ha detto che tanto è uguale?
  4. Peraltro la presidente della Unione della Valli Idice e Savena (sindaca di Monghidoro) aveva promesso che si sarebbe almeno discusso su questo tema; vero è che è arrivata la pandemia ma poiché il “tema” esiste ancora lo dovremmo affrontare (almeno questa è la nostra proposta) in quanto se a Loiano vi sono alcuni “bubboni” ve ne sono altri – sempre da incidere – nella suddetta Unione.
  5. Diversa la sensibilità che troviamo in altri interlocutori (da Legambiente alla Associazione per la tutela delle nostre valli di Borgotaro) che, avendo piena consapevolezza del rischio amianto, sono in sinergia con noi nel fare pressing sui sindaci non responders.

In conclusione:

  • Non esiste la “libertà” di non bonificare siti che possono spargere fibre nocive nell’ambiente
  • Il sito dei via delle Croci deve essere bonificato subito (se è confermata la presenza di amianto)
  • La AEA non intende cercare i capannoni uno per uno per il semplice motivo che con il “ritmo di Loiano”(18-20 mesi per ogni capannone…ricordiamo l’inquietante precedente della ex-piscina, “caso” comunque diverso in quanto la proprietà non era nelle condizioni materiali di rispondere a una ordinanza di bonifica) ci metteremmo alcuni secoli…
  • Nel caso la proprietà di via delle Croci avesse avanzato ricorso contro la ordinanza del Sindaco se ne potrebbe parlare; ma se non ci sono ricorsi e se quello che sembra amianto effettivamente lo è allora le istituzioni devono pronunciarsi e agire IMMEDIATAMENTE anche con l’esecuzione coatta della bonifica.
  • A un attento sopralluogo sono state individuate altre presenze di fibrocemento oltre il corpo di fabbrica centrale; sono state esaminate o si farà per queste una nuova ordinanza?

Un’ultima osservazione di carattere locale: forse Loiano soffre di “amnesia” politica? Loiano ha visto Sindaci come Naldi (quasi primo in Italia a vietare i sacchetti di plastica, poi militante di Legambiente) e Nascetti che fece una ordinanza nei primi anni novanta finalizzata a monitorare meglio gli interventi di bonifica (forse ripetitiva rispetto al decreto 277/1991 ma utile a sottolineare l’attenzione del Comune sul rischio amianto); perché non conservare memoria dei fatti positivi invece di dare spazio all’opportunismo e alla politica pilatesca della Regione ?

Infine un monito: per il rischio amianto il fattore tempo è fondamentale, nessuno creda che intervenire “il giorno dopo” sia lo stesso. Tutti devono essere liberi di respirare, camminare, fare trekking sugli incantevoli Appennini del territorio di Bologna (come in tutto il pianeta).

Abbiamo dato prova di disumana pazienza nella attesa: vogliamo stringere?

(*) Vito Totire è presidente dell’AEA, associazione esposti amianto e rischi per la salute

 

Redazione
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