L’omicidio di Muhammad Sitta a Villa Verucchio
Una lettera di Vito Totire (*)
Ai familiari di Muhammad Sitta
Alla comunità egiziana
Alla Procura di Rimini
La morte di Muhammad è, per “noi”, un grave lutto Le cronache danno spunti sufficienti per fare alcune considerazioni.
Un giovane nato in Egitto (**) è morto colpito da alcuni colpi di pistola. Le reazioni all’evento sono state molto diverse.
Noi siamo solidali con la comunità egiziana e consideriamo inadeguata la condotta di quegli abitanti di Villa Verucchio che sono arrivati a definire un “eroe” il carabiniere che ha sparato.
I problemi che dobbiamo affrontare sono diversi:
• Molto verosimilmente Muhammad non era – come si suol dire con freddo linguaggio medico legale – “nel pieno possesso delle sue facoltà mentali” ; come deve comportarsi una comunità in una circostanza simile ?
• Un rappresentante del governo in carica ha sostanzialmente proposto come “facilitare” la gestione di simili circostanze ; proposte , vista la fonte, non sorprendenti. Noi la pensiamo all’opposto: anzitutto il disagio sociale o psicologico o psichiatrico va intercettato per tempo e preso in carico. Le notizie riguardanti Muhammad parlano di significativi segni premonitori di comportamenti che avrebbero potuto diventare “devianti” e dunque anche eteroaggressivi; non sappiamo se a Muhammad fossero stati proposti o somministrati farmaci. Occorre approfondire anche perché alcuni psicofarmaci possono indurre comportamenti aggressivi(auto o eterodiretti) ma anche nella ipotesi di una pulsione (di tipo, per così dire, “endogeno”) verso comportamenti violenti rimane il problema di come gestirli.
• Per quel che ci riguarda esula dal nostro approccio l’idea di “mettere sul banco degli imputati” il singolo carabiniere che ha sparato; l’indagine farà il suo corso e la seguiremo con attenzione, a fianco dei familiari e della comunità egiziana.
• Il problema è però più complesso: ammesso anche di avere a che fare con condotte aggressive derivanti da “colpa” individuale (come abbiamo detto non pare questo il caso del povero Muhammad) quale è la condotta giusta dello Stato? Non certo fare fuoco nella maniera che abbiamo visto !
• Dunque il problema non è solo o non è tanto la condotta individuale del carabiniere quel giorno ma come è organizzata la gestione della sicurezza pubblica?
• A Verona, nei pressi della stazione ferroviaria, solo poche settimane fa si è verificato un tragico analogo evento. Qualcuno ha sussurrato che è stata usata la pistola perché non era in dotazione il taser…
• Entriamo più in dettaglio: come si mette “in condizione di non nuocere” una persona che, con un coltello, ferisce altre persone con il rischio concreto ed effettivo di morte per gli aggrediti?
• Noi che abbiamo fatto parte e siamo tuttora nei “movimenti” ci ricordiamo del dibattito e della cultura giuridica precedente al varo della cosiddetta Legge Reale, nella seconda metà degli anni settanta, quando era chiaro e lucido il concetto secondo cui la “risposta” ad atti aggressivi non dovesse eccedere l’attacco in termini di “entità lesionistica” cioè non rispondere con il mitra a una sassaiola.
• Chiediamo – ma la domanda è retorica – come mai un giovane militante ecologista a Bologna, non armato né di coltello né di altra arma, è stato oggetto di Taser e lancio di peperoncino mentre a Villa Verucchio si è sparato con la pistola?
• Non siamo “tifosi” del Taser, che anzi riteniamo un mezzo abusato in Italia e nel mondo. Viene usato spesso persino per gestire Tso (trattamenti sanitari obbligatori) che invece in certi territori italiani dove si pratica una psichiatria dal volto umano semplicemente non si fanno mai.
• Con gli animali frequentemente, si usano tecniche che utilizzano la somministrazione di farmaci narcotici. Con Muhammad invece era disponibile solo piombo? La domanda può apparire provocatoria ma invece è retorica: lo Stato riserva meno “attenzioni ” a Muhammad che a un cinghiale?
• LA GESTIONE DELLA SICUREZZA PUBBLICA IN ITALIA DEVE CAMBIARE: più formazione per gli operatori, acquisizione di capacità negoziali e di tecniche non o meno invasive ecc.
ANCHE UN SOLO MORTO E’ TROPPO
• Questo a proposito di mezzi, più o meno invasivi o fisicamente coercitivi, di neutralizzazione ma prima occorrono dialogo, mediazione culturale, negoziazione. E non si può dire che in Italia sugli strumenti e sulle tecniche di dialogo e mediazione siamo proprio a zero. Si ha notizia di buone capacità professionali anche nelle forze dell’ordine che hanno dato spesso buoni risultati. E tutto questo doveva essere garantito anche a Muhammad.
• Ci sarà un procedimento penale? Nel caso presenteremo istanza di costituzione di parte civile non contro il carabiniere (che a nostro avviso è stato “lasciato solo” dallo Stato) ma a fianco dei familiari di Muhammad e della comunità egiziana.
• Diciamo ai cittadini di Villa Verucchio: ovviamente non abbiamo niente contro di voi. Siete le vittime dell’incapacità dello Stato e delle istituzioni di fare prevenzione e di gestire gli eventi acuti è ormai troppo tardi.
• Quella “colletta” la potevate fare prima, con altra finalità e altra destinazione.
(*) Vito Totire è portavoce del«Centro Francesco Lorusso per l’alternativa alla psichiatria»
(**) Muhammad Sitta (per l’anagrafe Muhammad Abdallah Abd Hamid Sitta) aveva 23 anni. Viveva a Villa Verucchio, nell’hinterland riminese. Nel 2022, all’arrivo in Italia, aveva chiesto un visto (poi concesso) per protezione internazionale. Era dunque un rifugiato e come tale rientrava in un progetto ministeriale per l’inserimento sociale. Dopo il tragico episodio avvenuto la notte di Capodanno a Verucchio, la famiglia del ragazzo – attraverso lo zio materno Samir Mahmud Alfar – ha ribadito la richiesta di giustizia, esprimendo cordoglio per le persone ferite nell’aggressione ma chiedendo maggiore chiarezza sulle circostanze che hanno portato alla morte di Muhammad.
Un articolo migliore e maggiormente obiettivo su un blog di volontari, rispetto alla stampa tradizionale.
Complimenti a voi, che enorme danno gli altri.
Esposto lla Procura della Repubblica di Rimini
Oggetto: morte di Mohammed Sitta
In relazione al noto evento mortale verificatosi a Villa Verucchio il 31.12.2024 il sottoscritto VITO TOTIRE, portavoce del Centro Francesco Lorusso espone quanto segue :
• Nel pieno rispetto della autonomia della magistratura ritengo che il “clima“ determinatosi attorno al tragico evento necessiti una nostra presa di posizione anche al fine, eventuale, di costituzione di parte civile
• Riteniamo che i mezzi utilizzati dalle forze dell’ordine debbano essere proporzionati al rischio e ai pericoli da gestire e che gli interventi debbano essere “professionali “ con disponibilità per gli operatori dei mezzi e delle risorse umane e tecniche necessarie
• Esistono linee guida per esempio riguardanti la gestione delle crisi psichiatriche che indicano le modalità di intervento comprensive del numero di operatori utili perché sia il paziente che gli stessi operatori possano minimizzare gli effetti delle azioni di contenimento ; non conosciamo eventuali linee guida delle forze dell’ordine ma l’evento di Villa Verucchio fa sorgere il dubbio che siano necessarie ed urgenti “azioni di miglioramento”
• A qualunque operatore o lavoratore vengono richiesti standard comportamentali adeguati e congrui; nessuno accetterebbe che un cardiochirurgo operi in sala operatoria con un coltello da cucina…
• Sulla azione del luogotenente di Villa Verucchio : rispetto a chi ha espresso solidarietà o addirittura ha proposto encomio e sostegno alle spese giudiziarie noi non ci collochiamo in maniera speculare ed opposta chiedendo la condanna mediatica del luogotenente (la giustizia farà il suo corso e cercheremo di contribuire al provvedimento finale)
tuttavia :
• Come al cardiochirurgo si chiede di non operare col coltello da cucina così al tutore dell’ordine occorre chiedere una valutazione rigorosa del bilancio tra l’uso dei mezzi di deterrenza e i loro effetti
• Ma al di là della “critica” alla condotta individuale (non vorremmo peraltro scivolare nello stereotipo del cosiddetto “errore umano” molto utilizzato per cercare di assolvere i datori di lavoro) nel caso d Verucchio c’è piuttosto un problema di “errore/colpa di organizzazione”
• Pochi mesi fa a Bologna è stata usata la pistola taser (e anche il peperoncino) contro un giovane in fuga da un cantiere (non entriamo nel merito della complessa vicenda); tuttavia non facciamo certo il “tifo” per la pistola taser (il nostro punto di vista anzi lo abbiamo espresso in una deposizione in tribunale relativa all’evento descritto) ma sorge spontanea la domanda: perché sparare con la “pistola tradizionale” piuttosto che usare il taser ? non esistono, al mondo , altri mezzi meno cruenti per bloccare una condotta aggressiva e , come in questo caso, potenzialmente e concretamente omicidaria?
• Questa domanda è emersa anche per un evento, pure questo mortale, accaduto a Verona qualche mese fa; è stata fatta, per quell’episodio, qualche ipotesi (giornalistica: per esempio pistola taser non disponibile?) ma non ci fermiamo ulteriormente su questo , per ora
• In un nostro comunicato stampa di qualche giorno fa abbiamo fatto presente che di solito un essere fermati da un proiettile che veicola e inocula uno psicofarmaco che induce il sonno
• Ancora: qualunque lavoratore deve affrontare il rischio occupazionale con ddppii – dispositivi di protezione – adeguati ; contro un coltello non esistono ddppii ?
• Il “datore di lavoro” degli operatori delle forze dell’ordine ha redatto un DVR -documento di valutazione del rischio ? sarà utile acquisirlo e leggerlo nel corso del procedimento che sarà, presumibilmente, avviato dalla Procura della Repubblica di Rimini
• Proponiamo domande che certo non si pongono coloro che vorrebbero non solo eliminare qualunque ipotesi di indagine e di sanzione ma addirittura vorrebbero elargire encomi a prescindere dallo scarto tra rischio e “rimedio” adottato
• Un esponente politico ha ipotizzato la necessità di formazione sul campo per i magistrati affinché smettano di “perseguitare” gli esponenti delle forze dell’ordine
• Noi la pensiamo diversamente e siamo convinti che “un altro ordine pubblico è possibile” e che la prassi della sparatoria evitabile non è accettabile in un paese civile quale ci ostiniamo a volere che l’Italia rimanga.
• Sulla base di questi quesiti e di queste convinzioni dichiariamo la intenzione di costituirci parte civile non “contro” chi haaperto il fuoco ma a favore di una gestione diversa dell’ordine pubblico.
10 GENNAIO 2025