Luminarie: 10 regole per proteggersi durante le “feste”

Vademecum dell’«Osservatorio sicurezza e ambiente Vega» contro gli incidenti domestici. A seguire una nota della “bottega” sui fuochi artificiali e sull’uso della espressione «morti bianche» contrapposta a «omicidi bianchi».

ECCO IL VADEMECUM DEGLI ESPERTI DELL’OSSERVATORIO SICUREZZA E AMBIENTE VEGA PER EVITARE PERICOLOSI INCENDI DOMESTICI.

Ogni anno durante il periodo natalizio la cronaca, purtroppo, porta in primo piano numerosi episodi di incendi domestici provocati da luminarie difettose o non a norma. E, talvolta, i roghi non lasciano scampo. Per questo, ogni anno, desideriamo ricordare a tutti che, prima dell’incanto degli addobbi natalizi, dobbiamo preoccuparci della sicurezza delle nostre famiglie”.

È l’appello di Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega, che anticipa il vademecum elaborato dagli esperti dell’Osservatorio mestrino e che riassume la sicurezza sotto l’albero in 10 fondamentali regole da seguire per prevenire gli incendi nelle abitazioni in tutto il periodo festivo.

Informare la popolazione sui rischi legati agli addobbi luminosi – ribadisce l’ingegner Rossato – è un dovere. Soprattutto per chi come noi si occupa di sicurezza degli impianti elettrici da oltre 30 anni”.

Fondamentale – precisa ancora Rossato – è prestare attenzione e utilizzare il buon senso, con la consapevolezza che ogni nostra azione può riflettersi negativamente sulla sicurezza delle persone e in particolare dei bambini”.

È per tale ragione che l’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega presenta un vademecum realizzato appositamente per accendere le luci dell’albero in sicurezza ed evitare pericolosi incendi domestici.

Le 10 regole di Vega Engineering:

1.   Evitare di acquistare prodotti “estremamente” economici. È probabile infatti che i produttori abbiano trascurato il fattore sicurezza.

2.   Deve essere visibile la marcatura CE (Comunità Europea), con i dati del fabbricante o del mandatario (es. distributore).

3.   Preferire la presenza di un marchio di certificazione volontario (ad esempio il marchio IMQ).

4.   Controllare che ci siano le istruzioni per l’uso e leggerle attentamente.

5.   Per i prodotti da utilizzare all’esterno, è indispensabile verificare che il costruttore dichiari l’“uso esterno”.

6.   Prima di collegare le catene luminose è indispensabile accertarsi del buono stato di conservazione del prodotto (naturalmente non ci devono essere fili o spine danneggiati).

7.   Evitare le spine multiple e preferire le “ciabatte” oppure una presa per ogni catena luminosa.

8.   Evitare che i fili rappresentino un ostacolo per il passaggio delle persone.

9.   Non utilizzare le catene luminose da interno in assenza di persone o, comunque, per lunghi periodi.

10. Evitare che le luminarie siano a contatto o estremamente vicine a materiali combustibili (tende, divani, tappeti, ecc.).

UNA NOTA DELLA “BOTTEGA”

Gli incidenti domestici (“feste” o no, Albero di Natale per chi ci crede oppure il solito sovraccarico con fili o spine “ballanti”) sono in aumento. In gran parte è colpa dei produttori e degli omessi controlli su ciò che esce dalle fabbriche (“grandi marchi” compresi) ma c’è anche una responsabilità nostra, cioè di chi – travolto dal consumismo o magari solo dalla stanchezza – usa le merci senza pensarci su. Nei prossimi giorni torneremo, come ogni anno in “bottega”, sullo scandalo del permanente pericolo dei cosiddetti fuochi artificiali.

Due parole sulla nostra fonte cioè Vega Engineering (www.vegaengineering.com) che pubblica elaborazioni statistiche con i dati dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro, «mettendoli così a disposizione della comunità, degli operatori della prevenzione degli infortuni sul lavoro e a quanti siano interessati al fenomeno delle morti bianche. Tra le varie analisi effettuate, sono individuati gli indici di incidenza dei morti sul lavoro per regioni, zone d’Italia e fasce d’età, al fine di facilitare una corretta “stima del rischio” di infortunio mortale».

Dati interessanti dunque anche se incompleti – come tutte le statistiche su questa tragedia – per le ragioni che su questo blog hanno spiegato più volte Marco Bazzoni, Medicina Democratica e Vito Totire. Con l’occasione ricordiamo a chiunque usi (in buona o in cattiva fede) l’espressione «morti bianche» che si tratta di un’idiozia: il colore prevalente del morire è il rosso sangue e dunque cosa significa «bianche»? Diverso è il discorso per l’espressione «omicidi bianchi», cioè commessi da assassini in guanti bianchi, perchè – come abbiamo spesso ricordato – con queste due parole si voleva ricordare che i responsabili di un’organizzazione criminale del lavoro (e/o di impedire i controlli e/o fare leggi di comodo, ammnistie, depenalizzazioni) non sono volgari kiiller ma assassini appunto in guanti bianchi: vivono vite raffinate non come gli “operaiacci” che vengono ammazzati (o fatti ammalare) grazie al loro potere perchè il maggiore profitto significa velocità, superlavoro, obbedire senza pensare. E crepare appunto. Ma sono vite che per lor signori contano zero.

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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