L’Ungheria di oggi e l’Italia del 2034

articoli di Doriana Goracci e Alessandro Ghebreigziabiher (*)

«Le donne ascoltino il battito del cuore del feto prima di abortire»

Leggo che oggi 15 settembre l’Ungheria di Viktor Orbán vara una nuova stretta sull’interruzione di gravidanza. E in un decreto del ministero dell’Interno pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale prevede che le donne dovranno ascoltare il battito del cuore del feto prima di abortire.

La nuova norma rende obbligatorio per i medici presentare alle donne la prova «chiaramente identificabile delle funzioni vitali del feto». Attraverso un’ecografia del cuore. Il decreto, firmato dal ministro Sandor Pinter, entrerà in vigore giovedì 15 settembre. E il partito di estrema destra Mi Hazank ha fatto sapere di essere lieto che «le mamme ora ascolteranno il battito cardiaco fetale». Anche se il testo non lo afferma esplicitamente in questi termini. «Almeno per alcuni secondi, il bambino in età fetale potrà essere ascoltato dalla madre prima che venga eseguito l’aborto», ha detto la deputata Dora Duro in un post su Facebook. Nel paese l’aborto fino alla dodicesima settimana di gravidanza è legale dagli anni Cinquanta. Amnesty International parla di un «preoccupante declino». Questa decisione presa «senza alcuna consultazione» renderà «più difficile l’accesso all’aborto». E «traumatizzerà più donne già in situazioni difficili», ha detto all’Afp il portavoce Aron Demeter. La legge ungherese prevede l’Ivg in quattro casi. Ovvero: gravidanza in conseguenza di un reato o violenza sessuale, pericolo per la salute della donna, embrione con handicap fisico grave, situazione sociale insostenibile della donna.”

Leggo sempre da Open ma era il 22 agosto: “Alle donne piace troppo studiare, e quest’inclinazione metterebbe a repentaglio la crescita demografica e l’economia ungheresi, oltre a discriminare gli uomini. La teoria è sostenuta in un rapporto redatto dall’Ufficio dei revisori economici del Parlamento ungherese, che è considerato molto vicino al premier Viktor Orbán. Gli autori della ricerca, che, stando al Corriere della Sera, ha coinvolto 700 tra studenti e genitori, notano che nell’ultimo decennio nelle università ungheresi si sono iscritte più donne che uomini, con una percentuale che quest’autunno si è attestata al 54,5%. Nello stesso arco di tempo, è cresciuto il tasso di abbandono degli studi universitari da parte degli uomini. Secondo lo studio, questo vuol dire che «un domani l’Ungheria sarà popolata da troppe donne istruite che, immancabilmente, non troveranno uomini alla loro altezza e quindi non si sposeranno e non faranno figli», scrive Monica Ricci Sargentini sul Corriere. “

Il 25 settembre voi donne, in Italia, avete il diritto di votare!?

Doriana Goracci

Foto Giorgia Meloni/Facebook

POST SCRIPTUM DELL’AUTRICE

Quando ho scritto questo post stamattina, certo non potevo sapere che sempre oggi: L’Ue approva il rapporto di condanna all’Ungheria

“Il Paese guidato da Orban viene definito una “minaccia sistemica” ai valori fondanti dell’Ue, e lo si bolla come una “autocrazia elettorale”. Gli europarlamentari di Lega e Fratelli d’Italia hanno votato contro. “Le conclusioni di questa relazione sono chiare e irrevocabili: l’Ungheria non è una democrazia“, dichiara la relatrice Gwendoline Delbos-Corfield (Verdi/ALE). “Era più che mai urgente che il Parlamento prendesse questa posizione, considerando il ritmo allarmante con cui lo Stato di diritto sta arretrando in Ungheria. Oltre a riconoscere la strategia autocratica di Fidesz, l’ampia maggioranza dei deputati che sostiene questa posizione non ha precedenti: ciò dovrebbe rappresentare un campanello d’allarme per il Consiglio e la Commissione”.Lega e Fratelli d’Italia hanno votato contro il rapporto approvato oggi dal Parlamento Europeo che indica l’Ungheria come un rischio sistemico per i valori dell’Ue e chiede l’intervento più deciso del Consiglio. Lo si evince dai risultati di voto individuali diffusi dall’Eurocamera. I gruppi ID ed ECR, che raggruppano gli europarlamentari di Lega e Fratelli d’Italia, si sono infatti opposti in blocco al rapporto.”

la foto che ho scelto acquista un ulteriore significato.

(*) ripreso da www.agoravox.it

Se l’Italia fosse l’Ungheria

di Alessandro Ghebreigziabiher (*)

È l’anno 2034, signore e signori, e questo è un viaggio nell’incubo che alcuni chiamano sogno.
Dal giorno delle elezioni del settembre di dodici anni addietro molto è cambiato.
Come promesso, dicono in molti, o forse dovremmo dire temuto.
Il governo italiano auto collocatosi a destra di se stesso, formato dal trio Meloni, Salvini e Berlusconi, ha già timbrato più di un mandato ed è stra favorito per il prossimo.
Perché oramai ha capito come forzare le regole, manipolare le parti in campo e dividere per conquistare. Per poi vincere a mani basse con percentuali addirittura  superiori alle previsioni.
Ma veniamo a cosa hanno cambiato dell’Italia sin dal giorno del loro insediamento.
In questi anni il governo ha stravolto il panorama mediatico italiano, il che ha portato ad accuse di limitazione delle libertà dei media da parte dell’Unione Europea e dei gruppi per la democrazia.
L’esecutivo ha rafforzato la presa sui media nazionali, insieme alle tv, trasformandole in portavoce delle autorità, affermano i critici. Il denaro delle pubblicità incanalato nelle tasche dei rivenditori vicini al governo ha contribuito a creare un’ulteriore assicurazione sui media all’interno di quelli già vicini ai leader di governo, mentre numerosi altri media sono stati chiusi o rilevati da proprietari vicini alla maggioranza.
Nel 2034 l’Italia si è classificata al 94° posto nel World Press Freedom Index, in calo rispetto al 58° posto nel 2022.
Forte dei numeri a favore, la maggioranza ha modificato molte linee guida legali.
Durante il suo primo mandato ha costretto tanti giudici a ritirarsi malgrado l’UE l’abbia accusata di aver violato i suoi regolamenti. La Corte costituzionale ha successivamente annullato elementi di tali leggi.
I critici affermano che i nuovi regolamenti elettorali hanno contribuito a cementare l’energia del centrodestra con l’aiuto del favoreggiamento di grandi partiti e del ridisegno dei distretti elettorali.
D’altra parte, gli esponenti della maggioranza hanno in mano  le istituzioni chiave e il vertice dell’autorità sui media.
Con uomini d’affari vicini al governo che ottengono grossi pezzi dei settori strategici, la nazionalizzazione di questi ultimi è aumentata, con l’esecutivo che ha annunciato in anticipo che quest’anno i settori bancario, quelli dei media e dell’elettricità sono diventati di proprietà della maggioranza.
In materia di immigrazione l’Italia ha costruito una recinzione ai confini nel nord del Paese, oltre  ad aver realizzato l’annunciato blocco navale, e ha imposto una serie di norme in materia di asilo tra le più dure d’Europa.

Le autorità hanno represso alcuni gruppi non governativi e rafforzato i controlli sulle istituzioni educative.

L’attuale governo si è affermato come difensore dell’identificazione culturale dell’Italia in opposizione all’immigrazione musulmana e protettore dei valori cristiani in opposizione alla cosiddetta “ideologia di genere e LGBT” e al liberalismo occidentale.

In questi 12 anni, le autorità hanno ridefinito il matrimonio come unione tra un uomo e una donna all’interno della Costituzione, e hanno limitato l’adozione omosessuale e i diritti delle persone transgender.

Infine, il governo italiano ha perseguito un’apertura “orientale” nei confronti di Russia e Cina, sottolineando la propria vicinanza con Mosca. Difatti, nonostante le critiche all’invasione russa in Ucraina, i leader al potere hanno sempre evitato critiche personali a Putin e al contrario si sono fermamente schierati a sfavore delle sanzioni.
Per concludere,
l’Italia di oggi ha subito un notevole arretramento democratico ed è nei fatti governata da un’autocrazia, ovvero una cleptocrazia autoritaria.


Vi sembra uno scenario inverosimile, degno magari di una trama ucronica alla Philip K. Dick? Be’, ciò che avete appena letto – applicata al nostro Paese – è una più che fondata
descrizione delle politiche attuate nella nazione Ungherese in 12 anni di Orban.
Ovvero, un esempio di
amministrazione della cosa pubblica che la probabile prossima premier italiana Giorgia Meloni e il sodale Salvini supportano, condividono e considerano un modello.
Mi sbaglierò, ma credo che nei prossimi anni occorrerà che in molti ritrovino parole dimenticate, sottovalutate o lasciate a impolverarsi come
memoria, resistenza e partecipazione attiva

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(*) ripreso da Storie e Notizie (numero 2058 e la “bottega” precisa che non è un errore: sono proprio 2058… e continueranno)

 

 

Redazione
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