Ma se Dio c’è quanto dura il settimo giorno?

La filosofia è affascinante come un romanzo giallo: un trattato di ateologia con il supporto della migliore fantascienza: alcuni testi rubati dal cassetto di f. c. Belushi (*)

Alcune considerazioni preliminari sui testi sedicenti sacri

Simulazione della nascita di una religione

Quale migliore modo di dis-sacrare i testi sacri se non partendo da una delle migliori creazione di dio inventate da mente umana:

Con gesti lenti e solenni Dwar Ev procedette alla saldatura – in oro – degli ultimi due fili. Gli occhi di venti telecamere erano fissi su di lui e le onde subeteriche portarono da un angolo all’altro dell’universo venti diverse immagini della cerimonia.

Si rialzò, con un cenno del capo a Dwar Reyn, e s’accostò alla leva dell’interruttore generale: la leva che avrebbe collegato, in un colpo solo, tutte le gigantesche calcolatrici elettroniche di tutti i pianeti abitati dell’universo – novantasei miliardi di pianeti – formando il supercircuito da cui sarebbe uscita la supercalcolatrice, un’unica macchina cibernetica racchiudente tutto il sapere di tutte le galassie.

Dwar Reyn rivolse un breve discorso agli innumerevoli miliardi di spettatori. Poi, dopo un attimo di silenzio, disse: – Tutto è pronto, Dwar Ev.

Dwar Ev abbassò la leva. Si udì un formidabile ronzio che concentrava tutta la potenza, tutta l’energia di novantasei miliardi di pianeti. Grappoli di luci multicolori lampeggiarono sull’immenso quadro, poi, una dopo l’altra, si attenuarono.

Dwar Ev fece un passo indietro e trasse un profondo respiro.

– L’onore di porre la prima domanda spetta a te, Dwar Reyn.

– Grazie, – disse Dwar Reyn. – Sarà una domanda cui nessuna macchina cibernetica ha potuto, da sola, rispondere.

Tornò a voltarsi verso la macchina.

– C’è, Dio?

L’immensa voce rispose senza esitazione, senza il minimo crepitio di valvole o condensatori.

– Sì: adesso, Dio c’è.

Il terrore sconvolse la faccia di Dwar Ev, che si lanciò verso il quadro di comando.

Un fulmine sceso dal cielo senza nubi lo incenerì, e fuse la leva inchiodandola per sempre al suo posto.

Questo mirabile, breve ma completo, racconto di Frederic Brown («La risposta») narra la creazione di un dio tecnologico che ha una validità immensamente superiore a tutte le creazioni degli dei del passato perché beneficia del dono della contemporaneità. Dunque un furbo uomo politico-religioso, spacciandosi per messia e profeta, può fondare una nuova religione, imparentata con uno dei monoteismi precedenti, ma di tipo scientista. E in seguito compaiono testi apologetici sulla scia del brano di Brown e poi verranno elaborazioni contraddittorie e apocrife e in seguito, magari dopo secoli di oblio, compare un nuovo profeta, che successivamente sarà canonizzato dai nuovi chierici e cosi via, creando e falsificando e inventando, con una proliferazione smisurata di saggi che commentano se stessi, in un delirio di onnipotenza mistificatoria.

Non sembri paradossale tutto ciò: è quello che è concretamente e storicamente avvenuto con i libri fondativi delle tre principali religioni monoteiste nate tutte sulla sabbia medio-orientale (smentendo tutti i cristicoli nostrani che confondono Roma con Cristo).

I testi, che alcuni definiscono sacri, apparsi sul pianeta Terra (terzo del sistema solare ubicato in posizione periferica di un piccolo aggregato di corpi siderali: la Galassia) hanno prodotto danni incalcolabili a uomini, animali e regno inanimato. I libri di cui parliamo – bibbia, torah, corano – di sacro hanno solo il furore contro la natura e coloro che non sono d’accordo con il loro contenuto. La lettura disincantata di essi – non ottenebrata da prescrizioni apodittiche dei loro adoratori – porta a una analisi serena delle indicazioni terribili, contraddittorie, prescrittive che da essi si evincono senza ombra di dubbio. Opere che fanno della contraddizione la propria natura fondativa. Solo occhi ottenebrati dalla fede e ciechi alla lettura – moderni analfabeti come Maometto – possono non accorgersene. Basterebbe ricordarsi che ogni testo successivo è tributario dei precedenti con tutti gli svarioni inconsapevoli e/o gli apporti modificativi utili alla tesi di chi scriveva. Basti ricordare – per quanto riguarda la bibbia – come il canone sia mutato nel tempo a seconda degli esegeti che ne curavano l’edizione – antichi stalinisti capaci di riscrivere la storia a ogni riedizione della «Storia dell’Urss» – e degli interessi di setta o gruppo di potere da servire. Che dire di uno dei più grandi stalinisti dell’antichità come Girolamo e della sua vulgata (derivata dalla vetus latina)?

Allo stato attuale degli studi siamo ancora lontani da un approccio laico nella lettura della bibbia. Qualche timido passo avanti comincia a farsi avanti.

Remo Ceserani nel suo «Guida allo studio della letteratura» (Laterza 1999) a pagina 450 scrive:

Ci sono tre modi fra loro molto diversi di affrontare il testo biblico: quello dei teologi, quello dei filologi e quello (più recente) dei critici letterari. I primi considerano la Bibbia come testo da interpretare per ricavarne verità rivelate, rappresentazioni dell’origine e forma del mondo e della creazione e destino dell’uomo, formulazioni dei principi del bene e del male, modelli di comportamento. I filologi considerano la Bibbia come testo da ricostruire nella sua formazione storica, da interrogare come documento della vicenda di un popolo (l’antico popolo ebraico e le prime comunità cristiane), come testimonianza della loro cultura e del loro immaginario collettivo. I critici (ultimi arrivati) considerano la Bibbia come testo letterario, esempio di stile umile, lirico, sublime, di intrecci narrativi, discorsi profetici, racconti drammatici e allegorici, e come modello fondante di modi, generi e tradizioni di tutta la letteratura occidentale.

Quasi superfluo dire che ci interessa in particolar modo la terza lettura, ma non si può non rilevare la mancanza di una quarta, quella che più ci aggrada. E cioè la figura del lettore comune nella accezione di Virginia Woolf nello scritto «Il lettore comune» (Il melangolo 1995-1996, a cura di Daniela Guglielmino). Il piacere della lettura disincantata ma consapevole, ripulita dalle molte incrostazioni teologico/deistiche che vi si sono accumulate nel tempo. Per dirla semplicemente leggere la bibbia, il corano, la torah, i veda ecc come si legge l’Iliade e l’Odissea.

Ma torniamo alla fondazione della religione tecnologica – paradigma, mutatis mutandis, di ogni nascita di religione antica – operata da Brown. A essa si affianca – sempre pescando da un altro racconto di fantascienza, a cui ragionevolmente possiamo paragonare ogni sistema religioso – la tecnologica ricerca dei nove miliardi di nomi di dio operata da una comunità tibetana. Questa ricerca è presente nel racconto dal titolo omonimo di Arthur C. Clarke. Qui possiamo già pensare a uno sviluppo successivo della creazione della religione, strutturata per dogmi e assiomi, già in una fase avanzata della ricerca del fine salvifico della rivelazione: quando l’ultimo nome di dio sarà trovato la fine del mondo si realizza. Ma nessuno dei monaci – coadiuvati dalla macchina elaboratrice degli anagrammi delle lettere dell’alfabeto universale, che riuscirà nell’impresa di ridurre i millecinquecento anni umani necessari in poco tempo – che sta facendo il lavoro certosino di selezione dei nomi significativi, sa che il fine sarà la fine.

Un’interessante considerazione: quanta consapevolezza c’è negli scrittori americani di science-fiction di avere scritto una pagina meravigliosa di storia delle religioni? All’alfa è all’omega da essi ipostatizzate una volta per sempre in due straordinari racconti – in cui, all’indubbio valore letterario e altrettanto indubbio valore di genere – si accompagna un significato forse intenzionale e forse no. Ma grazie al loro lavoro possiamo in qualsiasi momento ristudiare la nascita delle pulsioni religiose con un occhio più consapevole. Addirittura fantascientifico. E allora tutte le costruzioni metafisiche fondative delle religioni umane ci appariranno nel loro intimo significato di operazioni intellettuali di uomini con una originaria indubbia capacità immaginifica, supportata da una volontà di potenza e di dominio nei confronti degli altri esseri umani. Come si può ben vedere – mettendo due scrittori tra i costruttori di religioni – ci congratuliamo implicitamente con la misconosciuta opera di Ludwig Feuerbach, che in due delle sue opere fondamentali («L’essenza del cristianesimo» e «L’essenza delle religioni») ha scritto una pagina insuperabile di quella che nel titolo di questa storia abbiamo chiamato affascinante: la filosofia.

Prima della religione, la filosofia

Qualsiasi storia della filosofia occidentale che abbia più di trenta/quaranta anni, colloca la nascita del pensiero filosofico nell’antica Grecia, con Talete vissuto nel V secolo a.e.v. (ante era volgare). Così come andiamo – e sempre più andremo – relativizzando la presenza dell’uomo nel cosmo (nel corso dell’esposizione cercheremo di usare termini abusati con significati mistico-religiosi in modo laico: impresa titanica. Cosmo ha a che fare con ordine universale), contemporaneamente cercheremo di uscire dalla logica eurocentrica. La filosofia nasce in oriente molto prima di Talete. Nel VI secolo a.e.v. fondavano filosofie complesse – solo per citarne alcuni – Confucio in Cina, Gautama (il Buddha) e Mahavira in India. Un importante studioso di filosofia (non mi ricordo chi, purtroppo, ma lo cercherò) ha giustamente sostenuto che, essendo Aristotele e Platone, vissuti centinaia d’anni dopo Talete, sono posteriori di almeno tre secoli rispetto al pensiero filosofico orientale.

Ma perché tutta questa importanza alla filosofia, e alla scienza, in questa storia dell’ateismo? La risposta è implicita se solo consideriamo che il pensiero filosofico è stato bloccato (Lucio Russo, «La rivoluzione dimenticata. Il pensiero scientifico greco e la scienza moderna», Feltrinelli 1996-2003) dall’insorgenza e dalla devastante influenza del cristianesimo per parecchi secoli, producendo tra l’altro un’epoca medioevale riscattata solo dalla presenza degli arabi sia in ambiente europeo che medio-orientale.

Ma cos’è la filosofia? Una risposta lapidaria – che sostituisce migliaia di pagine di filosofi di ogni epoca del pensiero umano – la si trova un distico persiano:

ma zi aghaz o zi anjam-i-jahan bi-khabar-im

awwal-o-akhir-i-in khuna kitab uftad ast

dal significato semplice e onnicomprensivo:

L’universo è un antico manoscritto del quale

sono andate perdute la prima e l’ultima pagina.

Abbiamo preso questa stupenda citazione dalla «Storia della filosofia orientale» curata da Sarvepalli Radhakrishnan (Feltrinelli 1978, II vol.). Opera che ci servirà molto per sprovincializzare la filosofia occidentale e distruggere le sue pretese primogeniture.

L’origine della filosofia ha a che fare col pensiero ateo molto più di quanto le storie occidentali hanno fin qui trasmesso. Tenteremo di costruire una storia alternativa della filosofia recuperando autori fondamentali per l’evoluzione del pensiero tout court, scoprendo altresì che questo pensiero fa volentieri a meno delle divinità più o meno rivelate.

Poiché ci si basa su pensieri realmente espressi e non solo su mere supposizioni, compulsando la storia di Radhakrishnan è così sintetizzato il pensiero del Buddha:

… qual è il valore del suo insegnamento? Una nuova rivelazione oppure una nuova scoperta filosofica? A dispetto di una lunghissima controversia, tanto la filosofia quanto la religione continuano a reclamare il Buddha per sé. Non ho intenzione di ripetere questa discussione; dirò semplicemente che per me è più naturale vedere il Buddha nel ruolo di filosofo che in quello di profeta. Egli iniziò le sue ricerche allo scopo di risolvere il problema della vita, non già per cercare di scoprire se dio esiste; e con una soluzione di quel problema finì la sua indagine: egli non si occupò affatto della natura o della esistenza di dio. Ruppe anzi completamente con quella vita religiosa dell’India che credeva in dei e dee innumerevoli. Cercò e trovò il compimento della sua ricerca senza la mediazione del concetto di dio. Il principio sul quale basò le sue ricerche speculative era anch’esso di natura filosofica. Per lui, lo scopo di ogni sforzo umano è quello di trovare una soluzione del problema della vita: e ciò può ben essere fatto senza ricorrere a un deus ex machina.”

… dopo la sua morte i suoi seguaci trasformarono … i suoi insegnamenti in un vero e proprio culto religioso; e quando trovarono che egli aveva lasciato vuoto il posto che la religione normalmente assegna a dio, posero il Buddha stesso sul trono vacante della divinità. Ma questo fu uno sviluppo del quale il Buddha non fu certo responsabile.”

Storia della filosofia orientale», introduzione di Maulana Abul Kalam Azad, pag. 12-13).

Questa lunga citazione è fondamentale per individuare alcuni fenomeni ricorrenti nella storia del pensiero umano. Le parti in grassetto indicano come spesso il travisamento del pensiero porti sconquassi inimmaginabili nella storia dell’umanità. E’ raro che chi viene dopo un grande pensatore non utilizzi il pensiero del maestro ad usum delphini. Nella storia del pensiero chi viene dopo o stravolge o travolge il pensiero di chi l’ha preceduto. Le motivazioni degli uomini non sono sempre nobili. Se così fosse, i seguaci del Buddha non avrebbero dovuto divinizzarlo, ma semplicemente studiare e magari superare il suo pensiero di ricerca verso il nirvana. Ma la storia è andata altrimenti … e anche i popoli orientali ne pagano le conseguenze.

Il pensiero filosofico, secondo Lucio Russo, è stato bloccato dall’insorgere sul proscenio della storia della religione monoteista cristiana. Ma anche la filosofia precristiana ha avuto le proprie colpe nei confronti del pensiero ateo e scientifico. A conferma di ciò, lo scienziato ateo gentile, Carlo Rovelli, nell’ affascinante saggio divulgativo «La realtà non è come ci appare» (R. Cortina 2014), così scrive:

Purtroppo, ci è rimasto tutto Aristotele, sul quale si è poi ricostruito il pensiero occidentale, e niente Democrito. Forse, se ci fosse rimasto tutto Democrito e niente Aristotele, la storia della nostra civiltà sarebbe stata migliore. Ma secoli di pensiero unico dominante monoteista non hanno permesso la sopravvivenza del naturalismo razionalistico e materialistico di Democrito.

Non si poteva dire meglio, se non aggiungere che è altamente plausibile estendere lo stesso discorso alla figura di Platone! Carlo Rovelli lo si ritroverà nella successiva analisi dei vari ateismi. La sua paginetta indirizzata agli amici (la si trova in rete) in cui delinea il proprio ateismo gentile è semplicemente deliziosa.

Interludio in versi paroliberi (**)

L’uomo creò dio…breve storia del mondo in versi semiseri

In principio era la scimmia

e non aveva voce

in principio era la scimmia

e non aveva parola

Scese dall’albero

in posizione eretta

e vide che era buona cosa

e si montò la testa

e giudice si eresse di sé

e degli altri abitatori di gaia

Disse io sono L’UOMO

e non mi basta comandare sulle fiere di terra e di cielo

anche del mare non mi basta essere il dominatore

non era forse meglio non scendere dall’albero

Lucy?

E l’uomo creò dio

e non pensò alle conseguenze

e l’uomo creò dio

e mal gliene incolse

e l’uomo creò dio

e tante e inenarrabili sciagure si riversarono sulla terra

che a raccontarle tutte non basterebbe il tempo dell’universo

Sciagure su sciagure

ed altre ancora

aspettavano l’uomo e la sua progenie

In principio fu il sangue e i suoi sanguinari

In principio fu il sangue e i suoi tributari

In principio fu il sangue e i suoi depositari

In principio fu il sangue e i suoi derivati

Il sangue diede alla testa

come nettare d’alcool puro

E venne la famiglia e tutti gli altri a morte

e fu l’incesto e il fratello a morte

E venne il clan e tutti gli altri a morte

e si distrussero palafitte

E venne la tribù e tutti gli altri a morte

e si incendiarono capanne

E venne la patria e tutti gli altri a morte

e si dichiarò guerra al nemico

E venne il popolo e tutti gli altri a morte

e si usarono forche e forconi

E venne la nazione e tutti gli altri a morte

e si distrussero case e si distrussero cose

E venne lo stato e tutti gli altri a morte

e si bombardarono città e villaggi

Poi ritornò l’etnia e fu sciagura ulteriore

e il sangue era giunto alla testa

e non voleva scendere al cuore

Il cerchio si chiude

E allora io sputerò sulle vostre tombe

e sul vostro sangue

E allora io sputerò sulle vostre identità

e sul vostro clan

e allora io sputerò sui vostri padri

e sulle vostre madri

e allora io sputerò sulle vostre tribù

e sui vostri stati

e allora io sputerò sulle vostre nazioni

e sulle vostre etnie

e allora io sputerò sui vostri fratelli

e sulle vostre sorelle

e allora io sputerò sulle vostre famiglie

e sui vostri popoli

e allora io sputerò sulle vostre patrie

e sulle vostre sporche guerre

E ancora sputerò sui vostri dèi ebraici

e sui vostri dèi cristiani

e ancora sputerò sui vostri dèi islamici

e sui vostri dèi pagani

E infine sputerò sulle vostre trombe

E nessun pediluvio universale vi potrà salvare

(*) Io so chi è f. c. belushi. Ma vi dirò il suo nome solo quando si verificheranno almeno 4 di queste 3 (?) condizioni: il libro sarà pubblicato; dunque il libro sarà finito; dunque f. c. belushi me ne manderà una copia. Se Dio abita a Bruxelles (così nel film di Jaco Van Dormael) f. c. Belushi per il momento abita a Milano . Altro non posso dirvi. [db]

(**) la poesia del III interludio è apparsa, leggerente modificata, sulla rivista “El Ghibli”. [fcb]

LE IMMAGINI – scelte dalla sezione “Marte-Dìana” della bottega – rimandano a due belle antologie (una antica e una recentissima) dove fantasciemza e religioni si intrecciano. [db]

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

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