Ma se Tfr sta per “ti frega, Renzi”

di Gian Marco Martignoni

Le esternazioni del presidente del consiglio Matteo Renzi a proposito dell’anticipo in busta paga del 50% del Tfr (il trattamento di fine rapporto) a partire dal 1 febbraio 2015, al di là della faciloneria che contraddistingue il suo populismo infido e illusorio,

hanno il solo scopo di “aumentare la liquidità in circolazione”, al fine di «consentire – è stato detto – un ulteriore scatto del potere di acquisto», dopo la vicenda contraddittoria degli 80 euro.

Questa operazione dovrebbe infatti avvenire attraverso una partita di giro fra Bce, banche e imprese, ovvero mediante finanziamenti a tassi di interesse minimi, con lo scopo di fornire carburante, si fa per dire, a un’economia più che mai asfittica.

Altre sarebbero le strade da perseguire per rilanciare il potere di acquisto delle classi popolari nel nostro Paese e invertire l’accentuarsi dell’ineguale distribuzione dei redditi (il 10% dei possidenti e redditieri detiene il 46% della ricchezza nazionale).

Ma se si seguono pedissequamente le politiche dell’austerità decise dalla Troika, evidentemente non si vuole andare nella giusta direzione della riduzione della tassazione per i lavoratori dipendenti e privati, dell’estensione degli 80 €uro ai pensionati e agli altri soggetti esclusi in primavera, del rinnovo dei contratti pubblici, della rivalutazione delle pensioni, dell’adozione di una patrimoniale, nonché di un reddito di sussistenza per chi si trova da tempo nel limbo della disoccupazione.

Dopodiché se i consumi continueranno a calare e il Pil rimarrà a livelli negativi anche quest’anno (con tutta probabilità meno 0,4 rispetto all’annunciato 0,8) non c’è assolutamente da sorprendersi, poiché non è con le bolle di liquidità che si risolvono i gravi problemi strutturali che attanagliano l’economia italiana.

Inoltre, detto che la questione del Tfr è già entrata nel campo della volontarietà, per tutte le contraddizioni e le critiche che sono emerse in questi giorni, i lavoratori e le lavoratrici che hanno scelto di sviluppare la previdenza integrativa, destinando a tale scopo la quota maturata annualmente del loro Tfr, non potranno rientrare fra coloro che dovrebbero usufruire del paventato incremento del potere di acquisto dal 1° febbraio 2015 .

Infine, poiché per il Tfr è prevista una tassazione separata, applicando l’aliquota media effettiva degli ultimi cinque anni oltre a ulteriori detrazioni, senza un chiarimento sull’applicazione dell’Irpef e delle addizionali locali, i vantaggi della proposta di Matteo Renzi sono assai discutibili anche sul piano dei benefici fiscali. (Varese, 8.10.2014)

 

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