Macomer: libertà per gli internati del CPR

Basta violenza di Stato contro i migranti!

Una denuncia-appello delle associazioni antirazziste sarde

Ingresso al CPR di Macomer

Mentre l’attenzione dei media ed il dibattito sociale e politico si concentravano sulla pandemia del Covid-19, spariva dal discorso pubblico quel buco nero del diritto che è il CPR di Macomer, il campo di prigionia su basi razziali istituito dallo Stato italiano in Sardegna. Sin dalla sua apertura in gennaio, come ASCE abbiamo tentato di tenere viva l’attenzione sulla questione, e organizzare una campagna di solidarietà per i migranti internati, volta ad ottenere la chiusura del centro. Purtroppo la chiusura generalizzata di marzo ci ha costretti a rallentare l’iniziativa, proprio nel momento in cui, con la scusa del virus, le già scarse informazioni provenienti dal centro si azzeravano del tutto.

Proviamo a immaginare cosa possa voler dire essere rinchiusi senza alcun motivo, senza sapere per quanto, isolati dall’esterno, ammassati in spazi dall’igiene precaria, dimenticati, in balia dell’arbitrio di burocrati e guardie, nel mezzo di una pandemia che può solo alimentare l’isolamento e la paura, rendendo ancora più difficile la comunicazione con l’esterno. Data l’opacità estrema del CPR, solo con gesti estremi è possibile tentare di forare la cappa di silenzio, la feroce indifferenza di noi tutti a questa orribile, inutile sofferenza inflitta a degli esseri umani, per l’unica colpa di essere entrati in Italia senza essere europei, o ricchi.

L’ultimo ad avere compiuto un gesto del genere è “I”  – 28 anni, proveniente dal Benin – una vita difficile, di duro lavoro, funestata dalla povertà e da tragedie familiari, dalla guerra in Libia, dal razzismo di Stato in Italia.

“I” ha rischiato di morire giovedì scorso, dopo essere caduto dal muro di cinta del CPR di Macomer, su cui si era arrampicato come gesto eclatante di protesta dopo la terza conferma in udienza del suo trattenimento nel centro.

All’udienza, la famiglia di volontari che lo ha sostenuto in questi anni, tramite l’avvocato di “I”, ha presentato: un contratto di locazione di uso gratuito per l’alloggio, una proposta di assunzione come operaio generico e una petizione di cittadini che conoscono I (a testimoniare la sua buona condotta negli anni e la realistica opportunita’ di riscatto e riabilitazione). Fra trenta giorni I avra’ passato 117 giorni di carcere duro senza aver commesso nessun reato. E le condizioni saranno le stesse, non puo’ essere rimpatriato in Benin perche’ non esistono accordi bilaterali con l’Italia e per l’ emergenza COVID. “I” non ha mai fatto del male a nessuno. Aveva, avrebbe, una comunità di affetti in Sardegna, una casa, un lavoro, un futuro davanti.

Tanti altri sono nella sua situazione.

DEVONO ESSERE TUTTI LIBERATI.

Le traballanti ragioni che (non) ne giustificavano la detenzione sono comunque cadute con la pandemia: i rimpatri sono impossibili, i giorni di trattenimento consentiti nel centro, inesorabilmente, scadono per tutti. L’unica ragione accampata dallo Stato per istituire questi campi di prigionia è il rimpatrio, ma se questo è impossibile, qual è lo scopo nel trattenere queste persone?

Dobbiamo avere il coraggio di guardare in faccia la realtà: il nostro Stato ha istituito questi centri al di fuori del diritto non per i motivi che esprime esplicitamente, ma per altri motivi politici, vergognosi, che restano nel non detto: assecondare il desiderio di violenza e apartheid della parte più razzista della popolazione; garantire con la minaccia dell’internamento la docilità di quella manodopera semischiavile su cui si regge, per esempio, molta dell’agricoltura italiana; garantire un enorme e vergognoso business sulla pelle dei migranti, per aziende rapaci come quella Ors Italia che gestisce il CPR di Macomer.

La presenza dei CPR è una vergogna e una minaccia per l’ordinamento democratico dello Stato italiano, finché esisteranno spazi del genere, dove la regola è l’arbitrio del più forte, il silenzio delle vittime, il lucro sulla violenza, nessuno potrà realmente considerarsi al sicuro.

I CPR DEVONO ESSERE CHIUSI.

CPR Macomer

Fra le associazioni che promuovono l’appello l’ASCE, che col suo “osserva media sardegna” – https://www.asceonlus.org/osservamedia-sardegna/  – continua a proporre riflessioni:

https://www.asceonlus.org/controllo-poliziesco-e-covid-19-linutile-colpevolizzazione-del-cittadino-alla-luce-dei-dati/

https://www.facebook.com/AsceSardegna/

https://www.ilmarghine.net/notizie/attualita/4375/i-5-metri-di-vuoto-nelle-vite-degli-altri-dal-cpr-di-macomer-la-storia-di-chi-non-ha-voce?fbclid=IwAR2QqGklqgK9Kt_IEe_K0oOWu0Mf3WFswlGmyqW1OF2GbnDPS34Filh8BbA

https://www.facebook.com/NoAiLagerDiStato/

https://www.sardiniapost.it/cronaca/da-90-giorni-chiuso-nel-cpr-di-macomer-un-28enne-del-benin-tenta-il-suicidio/?fbclid=IwAR1YEAp5O-0Vt08cKlIqLxZbbKRW4lHQhPSIjUHrVAFI8L8Absyile-E6eU

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