Mal’aria a Bologna con il contributo del Comune…

… il caso di via Bignardi

di Vito Totire (*)

Ancora prima del varo della legge 257/92 abbiamo denunciato i ritardi con cui veniva affrontata la questione amianto nel territorio; dopo la legge ci saremmo aspettati una politica efficace e rapida di bonifica del territorio anche perché la regione Emilia-Romagna (Primo PSR cioè piano sanitario regionale) aveva “anticipato” alcuni contenuti della legge 257/92. Ma l’amministrazione comunale ha altro a cui pensare e agisce da zavorra; torniamo all’emblematico caso di via Bignardi.

  1. i dati scientifici dicono che una lastra in cemento-amianto esposta alle intemperie comincia a rilasciare fibre dopo un anno e mezzo;
  2. all’epoca di Cofferati sindaco (2006-2007) abbiamo dato nuovo impulso alla nostra campagna “bonificare i capannoni molesti” ma il signor Cofferati si dimostrò disinteressato a quanto suggerivamo noi – e suggeriva, all’unanimità, la commissione consiliare comunale competente in materia – cioè un censimento capillare con obbligo di auto-notifica dell’amianto;
  3. grazie a questa incuria masochistica, il censimento (abbiamo suggerito ai Comuni di adottare il “modello San Lazzaro di Savena”) non è stato disposto;
  4. da quando i capannoni di via Bignardi disperdono fibre di amianto? L’abbiamo detto: già da un anno e mezzo dopo l’esposizione alle intemperie. Ma c’è una aggravante: i capannoni dismessi sono stati definiti e riconosciuti dalla comunità scientifica come particolarmente a rischio (già dal 1995 con esplicite comunicazioni pubbliche) in quanto il sito abbandonato non è, di solito, oggetto di manutenzione;
  5. alla dispersione di fibre oggi contribuiscono non solo gli eventi atmosferici ma anche truppe di piccioni e di altri volatili che con le loro zampette stazionano sulla copertura e sulle grondaie e trasportano… dove possono;
  6. il limitatissimo numero dei destinatari delle “letterine” (**) del Comune – per metà non hanno neanche risposto! – sarebbe attendibile se l’amianto non fosse volatile e, chissà perché, potesse spostarsi entro un limitatissimo raggio di territorio: ipotesi semplicemente assurda… quell’amianto si disperde in tutta la città ed entra in sinergia con le PM10 e tutti gli altri inquinati metropolitani.

Alla fine: una delibera/ordinanza per la bonifica, indirizzata alla immobiliare proprietaria dell’immobile, ancora non c’è!

Per quali motivi il Comune non ha ancora fatto una ordinanza? I riscontri della Ausl sono coerenti con questo deleterio “attendismo”?

Il presidente del quartiere se ne sta occupando o ha in mente una riqualificazione del territorio che non comprende le bonifiche dell’amianto (ovviamente non solo in via Bignardi) che è presente?

Tutto questo attendismo per un capannone che avrebbe dovuto essere bonificato già da anni!

Esattamente come per i prati di Caprara: noi facemmo un sit-in di protesta nel 2007; il demanio ha bonificato “con comodo” nel 2016! Delle fibre che nel frattempo si sono disperse nell’ambiente chi risponderà?

Bonificare via Bignardi entro 60 giorni!

Bologna, 25.2.2017

(*) Vito Totire è portavoce di AEA, l’associazione esposti amianto e rischi per la salute

(**) cfr La “mal-aria” fra noi: inquinamento e tumori…

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