Mamma li Maya

Un 2012 con i fiocchi, veramente un anno particolare, da gennaio ad oggi è successo di tutto e anche di più. Difficile anche ricordare ogni singolo avvenimento tra sollevazioni popolari e terrestri, navi che affondano, annullamento dei diritti, pistoleri e stragisti. In pochi mesi (siamo a maggio per cui meno di 5) abbiamo rivissuto quasi tutta la storia del secondo dopoguerra.

Ieri sera, mentre al computer percepivo chiaramente la sedia che si spostava, per l’ennesima scossa che si è sentita pure a Padova, mi è venuta in mente la vecchia storia della rana bollita: se infili una rana in una pentola di acqua che bolle, la rana salterà fuori; al contrario, se ce la metti con l’acqua spenta e poi la fai bollire, la rana ci rimarrà sino a quando non sarà cotta a puntino. Mi sono sentito come quella rana.

Siamo, come scriveva il Poeta, “tra color che son sospesi” in attesa di una dama bianca che ci chiami dandoci un compito importante da svolgere. Che sia la rivoluzione o la possibilità di rimetterci in piano con bollette, mutui e affitti, si vive tutti in uno stato di sospensione, come se la vita potesse aspettare. Perché mentre si nonvive i bimbi nascono e crescono, la vita continua a manifestarsi, nonostante i cambiamenti climatici.

In questa situazione chi ci guadagna è quel sentire mafioso che ha pervaso ogni angolo del nostro Paese, non c’è bisogno di una grande capo mafioso e non mi riferisco nemmeno alla mafia dei colletti bianchi. Ogni istituzione,ogni gruppo appare pervaso da questo sentire. Un sentire tra amicetti e amicette il cui scopo è raggiungere il massimo profitto personale schiacciando gli altri con l’aiuto di una propria personale cricca, costruita ad hoc. Tutti esperti nell’arte di intortare il prossimo (i famosi markettari) attraverso tecniche di comunicazione e di gestione dei gruppi. Grandi saperi nelle dinamiche sociali utilizzate per il proprio interesse. La famosa crisi, poi, non fa che accelerare queste dinamiche. Chi è più sensibile rischia di fare cazzate in questo clima e qualcuno si ammazza pure. Ovviamente grande cordoglio e commozione. Se invece di ammazzarti entri incazzato in un’agenzia, allora, sei un delinquente e a sinistra giureranno che sei un agente della Lega, per attirare consensi.

Pessimismo cosmico? Un po’.

Come se ne esce? Chi risponde vince ma deve anche farlo, non solo dirlo. In alcune zone d’Italia, ad esempio in Val Susa, ci sono risposte concrete ma se non c’è il ferito o l’atto considerato eroico l’attenzione cala. Ci sono stati ragazzini che come novelli Balilla (nel senso buono del termine) hanno lanciato un sasso contro plotoni di occupanti ma il popolo si è fermato a discutere sulla violenza di quel sasso, trascurando le armi degli occupanti ma si sa, non violenza significa delegare la violenza e poi è meglio stare a prendere sovvenzioni per pagare i costi delle associazioni piuttosto che fare qualcosa in più. Altri hanno fatto resistenza passiva e sono stati malmenati, stupidi, è chiaro che hanno provocato e poi le pecorelle per inseguirli e malmenarli si sono presi pure delle storte. Tutti al cinema a vedere Diaz e, visto il successo, allora Gianni De Gennaro viene promosso nell’indifferenza del pubblico pagante. Intanto ci dicono tranquillamente, sicuri che nessuno se ne accorgerà, che Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono stati uccisi perché lo Stato doveva trattare con la mafia e a dircelo, tra applausi e grandi servizi giornalistici (mi vergogno un po’ a chiamare così i prodotti di tutti i media a grande diffusione), sono coloro che presero in mano la situazione dopo la loro morte, secoli e secoli di pensiero logico buttati nel cesso. Stessa logica abbandonata quando crediamo che a salvarci dalla crisi  siano i teorici dello sviluppo continuo e infinito, quelli contro cui si marciò a Genova e che non ebbero alcuna pietà nel massacrare i manifestanti, accusati anche qui di essere violenti.

Eppure non penso che il mondo finirà, come predetto dai traduttori dei Maya (non credo che quel popolo dicesse simili corbellerie). Per cui tanto vale mettersi il cuore in pace e lavorare per costruire quel “come” che serve al cambiamento, con tanta fantasia. Sì fantasia, non credo in irrigidimenti organizzativi ma nella capacità dell’arte di snaturare i simboli, di ridicolizzare le paure, di creare.

Dalla resistenza alla generazione, questo l’anello mancante?

Rom Vunner

4 commenti

  • Cerco l’anello mancante, lo cerco disperatamente, perchè resistendo vedo l’oasi, forse solo un miraggio ma non importa, come diceva quella bella frase di non so più chi, sull’utopia. L’anello mancante è qualcuno in più nella carovana, è l’attrezzatura per sperare di arrivarci, all’oasi, al miraggio, o almeno per non suicidarsi durante il viaggio. E’ un’idea nuova di carovana.
    AAA cercasi anello mancante. Chi ne ha è pregato di pubblicarlo qui. Astenersi perditempo, violenti, capitalisti rampanti.

  • Bel pezzo. Interessante. Il senso di sospensione fa parte dei nostri tempi, così come la spasmodica velocità, incapace di farci stare in pace per più di dieci millisecondi consecutivi. Rimane aperta la domanda se è possibile un mondo almeno diverso… molto probabilmente il principale sintomo del nichilismo è proprio la considerazione di pensare a questo come l’unico mondo possibile.

  • Secondo me il punto non è lo sviluppo continuo, ma cosa, come, perchè e in che quantità va prodotto da chi e per chi su scala di milioni o miliardi di persone in un contesto di emergenza ambientale (ecologica).
    Antropologicamente (e storicamente) sono le entità statali le uniche in grado di mettere in moto una simile organizzazione (antico Egitto e/o Mesopotamia in un contesto desertico ad esempio), il punto è quindi chi controlla lo Stato o, se vogliamo, come si fa a prendere il controllo dello Stato.

  • “….non penso che il mondo finirà, come predetto dai traduttori dei Maya (non credo che quel popolo dicesse simili corbellerie)….”

    In effetti i Maya intendevano il tempo come un continuo, che tende a ripetersi; la fine di ogni era per loro segnava l’inizio di un’altra era. Il concetto di “fine di mondo”, che sia una corbelleria o meno, appartiene a noi occidentali e nasce dal nostro modo di leggere la Bibbia; i discendenti di Abramo credono che esista un fine univoco nella Storia, e che ci sarà un giudizio finale…..

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