MARC PORCU .. ascoltare il vento .. tornare a nascere ..

di Sandro Sardella

nei suoi versi si agita il vento .. un vento incessante delicato ..

incessante e tagliente che ti si infila nell’esistere .. nella carne ..

un poeta che si getta senza compromissioni letterarie con

parole raccolte cucinate mangiate .. con passione sparse

senza guardare in faccia il poetame del club dell’ombelico ..

niente giochi .. dissonanze e fratture di una parola potente

che si carica sulle spalle “L’urlo dell’alba” ..

gioia di vivere .. gioia di lottare .. una narrazione poetica

che si nutre di miele .. che assapora l’amarezza della

migrazione .. che annuncia a che punto è arrivata la

tenebra .. che non rinuncia ad una poesia come salvezza ..

non tace Marc Porcu .. guarda le stelle .. “I sabotatori” ..

da Pasolini a Campana .. da Char a Ritsos .. da Senghor a

Az Zayad, .. voci non sottomese allo stato presente delle

cose .. le sue parole non appassiscono .. bruciano ..

abitano la vita offesa degli ultimi .. ..

*

Un’altra canzone o Per l’ideale

A F.Chenot A A. Chavèe

E’ la corsa infernale contro il muro del suono

Le porte degli inferi sono uscite dai cardini

I dannati fanno la questua in pattini a rotelle

spingono davanti a loro carrozzelle a brandelli

L’infanzia è espulsa dalla cronologia

Società occulte hanno venduto la sua virtù

ai mascalzoni virtuali oltre i confini

Tutti i campi di napalm si abbeverano di coca

La neve morde i destini alla vena della malasorte

Le stelle ogni autunno corrompono le nostre memorie

Ingialliscono per sempre il nostro segno della croce

E il Klan crocifigge la voce di Luther King

I minareti sanguinano quando si annuncia la sera

Dove i predicatori si sporgono all’estremità dei loro coltelli

I cecchini mixano sui balconi dei Balcani

Il rap è scivolato in paraplegia

L’odio si è scatenato nell’encefalogramma

Il sesso catodico fa crescere l’audience

Si stampano meno poemi che euro

L’esperanto del denaro è un nuovo credo

E l’onda lunga ci lascia sulle sponde

Dove i fiumi arrossiscono del sangue dei nostri simili

Disoccupazione nelle case dai muri parabolici

Il Capitale sgrassa i suoi schiavi alla catena

Il patrimonio si ostenta nel deserto industriale

Il teatro si fa carico di quel vuoto ornamentale

Alle missive si preferiscono i missili

E come se niente fosse ognuno riprende il suo cammino

Fine secolo è il titolo di un’opera buffa

E le Spice Girls ne sono le muse supersoniche

Compito del poeta è salvare qualche parola

qualche parola che potrebbe salvare qualche pelle

Alla parola RAZZA

sinonimo di sisma mentale

io preferisco SPECIE di dolcezza animale

Il seno delle donne alle sante donne

Il sogno aborigeno ai trafficanti di geni

E se la regressione poetica è un’aggressione

Contro l’ordine di questo mondo presto nuovo

Allora regrediamo

Io aspetto come diceva Rimbaud

Aspetto di diventare un pazzo molto cattivo”

Pazienza io me ne vado

E vi lascio come avrebbe detto Baudelaire

.. queste bellezze da copertina, prodotti avariati,

nati da un secolo cialtrone …”

Vi lascio

Bruciare calorie è un bell’ideale

Un’ideologia per neo-liberali.

(Testo tratto da: “LE CRI DE L’AUBE / IL GRIDO DELL’ALBA”

Traduzione dal francese di Giovanni Dettori – Fotografie di

Louis Sclavis – CUEC Editrice – Collana Estro Versi diretta da

Alberto Lecca – 2012)

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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