Marco Pannella e il Satyagraha – di Mark Adin

Credo che si possa, forse si debba riconoscere all’ormai ottuagenario Giacinto detto Marco una sua presa di posizione, netta e costante, sul mondo delle carceri italiane da almeno cinquant’anni a questa parte. Nessuno come lui, nel panorama politico italiano, lo ha mai fatto. Ho ancora vive le immagini e le parole di un suo comizio nei primissimi anni Settanta nella mia città sullo stesso tema. Ciò che da sempre ha contraddistinto la sua attività politica è stato il legarsi a questioni difficili e, a volte, persino scabrose per l’ipocrisia e l’ingerenza vaticana sempre imperanti in questo Paese, un impegno civile mai venuto meno.

Non sempre e non tutte le sue iniziative sono state centrate, qualche passo falso indubbiamente c’è stato, ma non si dica che Pannella non è stato presente a tutte le battaglie civili. Buona parte del merito di importanti campagne, politicamente interculturali e laiche (basterebbe citare quelle del divorzio e dell’aborto), lo si può ascrivere a lui e al suo movimento.

La rilevanza e la raggiunta maturità di questo tema delle carceri, considerato minore rispetto ad altri (della sessantina di suicidi di detenuti ogni anno, del fatto che le carceri oggi siano sovraffollate per circa un terzo in più della loro programmata capienza, del fatto che alcuni istituti penitenziari siano concretamente indegni di ospitare esseri umani) è chiaro che non rientra nelle priorità di questa classe dirigente.

Pannella, invece, è sul pezzo, Pannella si ributta nella mischia a 82  anni e rischia la salute (o qualcosa in più) con il suo sciopero della fame e della sete. Come è possibile che ci sia una buona parte della sinistra che ancora lo insulti sul web e nelle piazze (ricordo con sincero dolore lo sputo in pieno viso, registrato dalle telecamere, che si prese da un militante probabilmente comunista, episodio che simbolicamente ben stigmatizza e ben rappresenta un atteggiamento vergognoso, comunque la si pensi).

La nostra cultura di appartenenza non sembra famigliare al Satyagraha (o esercizio della non violenza ), piacciono di più gli insulti e gli schiaffi, piace di più la rissa di un alterco televisivo o di una bastonata. Ci scordiamo che le forme di lotta non violenta sono patrimonio delle lotte di liberazione e dei movimenti a tutela dei diritti fondamentali, da Gandhi a Bobby Sands, dai Cabili algerini a Martin Luther King. Non sono nel nostro DNA, c’è lo sputo in faccia nella nostra concezione dello scontro politico.  Il pensiero laico e il confronto delle idee non sono mai stati particolarmente familiari ai chierici di ogni chiesa.

Voglio augurarmi che i pochissimi politici italiani che stanno inviando messaggi di solidarietà a Pannella capiscano che il miglior modo di far sentire la propria vicinanza non è chiedere al vecchio leader di smettere il digiuno per salvaguardare la sua vita, ma porre mano ai problemi che lui solleva, irrisolti da anni a scapito di esseri umani, e tentarne una soluzione, magari anche solo parziale.

E’ mai possibile che non lo capiscano?

Mark Adin

Redazione
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11 commenti

  • Ottimo articolo.
    Neanche stavolta Marco verrà capito. Le persone che hanno sputato in faccia a Pannella le abbiamo accanto dappertutto. Come durante il fascismo, saremo tutti pronti ad abbandonare le nostre meschinità per salire immacolati sul carro dei vincitori (purtroppo solo morali). Tra cinquant’anni i nostri nipoti diranno che eravamo tutti con lui, tutti d’accordo nel lunghissimo, ostinato percorso radicale per la giustizia e il diritto. Ma non credetegli: noi siamo i carnefici, non le vittime.
    I radicali sono uomini d’altri tempi. Di tempi futuri.

  • La teoria non fa una piega, ma a mio parere in pratica è un problema non problema. Chi l’ha detto ai carcerati di delinquere e di riempire così le carceri? <c'è gente che lavora anche se malato………..Sarò impopolare ,ma io la penso così.

  • Mi auguro, Marialuisa, che non ti capiti mia di finire tra quei detenuti in attesa di giudizio che affollano le carceri, magari per un banale caso di omonimia come accade spesso, e che poi usciranno immacolati con anni di galera sulle spalle, o che tuo figlio non venga messi dentro per uno spinello per imparare ben bene a delinquere, o che il senegalese che ti ha venduto quel bel tappeto sparisca un giorno dalle strade perché imputato di essere se stesso.
    Ma se invece hai motli soldi, Marialuisa, non temere: in carcere non ci finirai mai. Puoi ricorrere ai ricchi avvocati che ogni anno regalano ai potenti l’amnistia di regime: la prescrizione.
    Il commento di Marialuisa, o la banalità del male.

  • non sono d’accordo su molte cose, e c’è anche una forzatura: lo sciopero della fame dei militanti IRA e del FNL non erano, evidentemente, forme di lotta di pacifici non violenti, ma strumenti di propaganda a cui fieri combattenti erano obbligati dalla situazione concreta.
    La violenza, ne convengo, è stomachevole, ma talvolta non solo necessaria, ma doverosa.

  • Sempre più sbracato ideologicamente – sempre più approssimativo ed indecente. Il Pannella si vanta di avere in una sua visita ad un carcere -uno dei più invivibili e dove si picchiavano tramite il tristemente famoso metodo delle squadrette di agenti mascherate ed armate di cavi della tv che non lasciano segni che vengono usate per “ammorbidire” i detenuti spesso e volentieri- beh Marco Pannella lui aveva indotto -quasi strappato diceva – in una sua visita ad uno di questi carceri un applauso per i carcerieri. E’ l’unico risultato che ha ottenuto. Ed intantooltre ciò chi sbatte le sbarre indotto da questo maneggione demagogo viene trasferito e punito. Lui si sta solo facendo la campagna elettorale utilizzando “gli ultimi” sventolando ed agitando i problemi senza un mezzo straccio di soluzione praticabile e realista. Come ha sempre fatto per ottenere visibilità. Ed a pagare intanto sono i detenuti. Sono sempre più nauseato non solo di questo demagogo con un io grande come un grattacielo sionista convinto ed americano con il cappa -come ama definirsi – ma anche delle “anime belle” come te DB. Non mi è più decente e digeribile leggere questo blog.

    • Al nauseato Cesare Prudente: non è questione di disaccordi ma di altro, mi pare. In ogni modo scrivi “non mi è più decente e digeribile leggere questo blog”. Ecco, ti invito a smettere. Se invece continuerai, ti avviso (in pubblico): un altro insulto – parlo di offese non di disaccordi che sono legittimi – e ti banno cioè ti blocco l’accesso (db, anche a nome della piccola e multiforme redazione di codesto blog)

  • Se lo fai mi fai un favore. Non so come fare a cancellarmi -essendo poco pratico di computer. Mi limito a cancellare ma gradirei che restasse traccia e non vorrei più ricevere msg. Noi non abbiamo veramente n iente da dirci. Anche io lo dico pubblicamente

  • per Vince. Caro Vince. non ho soldi ( nel vero senso della parola ), è una vita che sono malata ,tanto da essere ” inabile al lavoro”. Eppure lavoro 24 ore su 24 per curare mio padre il quale ,dopo un’ischemia che l’ha reso cieco si è visto rifiutare l’accompagno, perchè lo stato non può pagare : per me me nessuno fa lo scipero della fame o si presta ad aiutare una povera crista che morirà certamente prima di suo padre…..Non giudicare, se non sai.

    • Ciao, Marialuisa.
      Mi spiace molto per la tua situazione, davvero.
      Mi pare chiaro però che in nessuna parte il mio commento fosse rivolto a giudicare la tua vita che non conosco né pretendo in alcun modo di esplorare nello spazio di un blog.
      Mi limitavo e mi limito a farti vedere come un commento banale sui carcerati che meritano il loro destino sia semplicemente qualunquista, che lo pronunci Berlusca o Gandhi. Immagina per favore che un commento esattamente uguale al tuo sia, come è, sulla bocca di tutti i benpensanti fascisti, consapevoli o meno del loro fascismo (spesso antifascista). Questo non inficia assolutamente il fatto che Marialuisa sia un’ottima persona, come sicuramente è.
      Quel che hai sostenuto tu lo sostengono i vari Bossi, Berlusconi, Fini, Casini, e tutti gli ex, post, proto e cripto fasciocomunisti. Gli stessi che ti propinano soluzioni semplici, e quindi irrealizzabili, per problemi complessi.
      Nota che anche stavolta il “ti propinano” è rivolto non a Marialuisa e alla sua storia personale ma solo al tuo commento.
      Infine mi permetto di suggerirti che, piuttosto che aspettare addirittura uno sciopero della fame di Marco ad personam, sarebbe il caso di votarlo una volta tanto. Per uno che si batte e si è battuto per i diritti dei malati terminali nella totale solitudine della politica e dell’informazione, mi parrebbe il minimo. Ma è solo la mia opinione.
      Spero di essermi spiegato. Per il resto ti auguro tanta fortuna!

  • Pannella è sicuramente un grande e quasi tutte le sue battaglie sono condivisibili. Quasi tutte, ma la situazione delle carceri, pur terribile, non si risolve con una ennesima amnistia. Se il secchio è rotto non lo si aggiusta svuotandolo, ma tappando il buco. Tra amnistie e condoni, siamo la Patria dell’Incertezza. La certezza della pena, uno dei fondamenti della giustizia, andrebbe ristabilita al più presto. Con l’amnistia si liberano persone che hanno infranto la legge, senza che abbiano avuto la ben che minima possibilità di “redenzione”, rituffandoli nel loro ambiente, dove, probabilmente, si troveranno nelle condizioni iniziali. Senza contare che le Forze dell’Ordine, novelli Sisifo, vedono vanificati i loro sforzi e soprattutto i loro rischi. Il nostro è ormai diventato il paese del ”tutto lecito”, dove addirittura un presidente del consiglio ha sdoganato l’evasione delle tasse. Tanto prima o poi c’è un’amnistia o un condono, e se non basta, magari anche un indulto. Perciò basta con le amnistie e cominciamo finalmente a rendere le carceri per quello che dovrebbero essere: un luogo di recupero e non (solo) punizione. Ma sembra che sia più televisivamente (elettoralmente?) vantaggioso lo sciopero della fame piuttosto dell’anonimo lavoro di miglioramento degli istituti di pena.

    • Non sono assolutamente d’accordo, Carlo.
      In primo luogo la legge prevede in Italia che il carcere abbia funzione rieducativa. Una legge va rispettata sempre e comunque, non credi? I radicali si battono da troppe vite affinché anche i dittatori rispettino le leggi che hanno emanato. Solo il diritto, secondo loro (e me) può porre un argine a ogni forma di caos. Ora, se la legge prevede la funzione rieducativa del carcere e il carcere in Italia è, secondo tutti gli osservatori internazionali e i richiami dell’Europa, una scuola di delinquenza, significa che lo stato sta violando la sua stessa legge.
      In secondo luogo l’amnistia non è prevista per reati gravi, a meno che tu non includa fra i reati gravi fumare uno spinello o esistere come extracomunitario senza documenti in Italia in base a leggi criminogene e anticostituzionali (ovvero in contrasto con la Legge) come la Bossi Fini o la Fini Giovanardi. Se consideri quel che ho appena sostenuto, cade la paura dei benpensanti per cui un assassino o uno stupratore viene rimesso in libertà.
      In terzo luogo le forze dell’ordine direttamente connesse al carcere, e in particolare i secondini e gli agenti penitenziari, sono TUTTE in favore dell’amnistia. O vogliamo che questi poveracci continuino a suicidarsi in carcere? Le altre forze dell’ordine -polizia e carabinieri- non avrebbero proprio nulla da temere da un’amnistia. La fola secondo cui l’Italia si riempirebbe di killer e stupratori seriali è semplicemente una fola.
      In quarto luogo l’amnistia riguarda la riforma completa della giustizia, ovvero l’aiuto concreto ai magistrati nello svolgimento dei processi penali e civili. Allo stato attuale noi dobbiamo solo augurarci di non finire nelle maglie tritaossa della cosiddetta giustizia. I magistrati non hanno nemmeno il tempo di sfogliare il brogliaccio di un processo. I tempi sono biblici. In questo stato di flagranza criminale della Repubblica, lo stato è colpevole. La certezza del diritto, ovvero il cardine del diritto stesso, è venuto meno da molto tempo. Si può sostenere senza esagerare che lo stato attuale, partitocratico, abbia incancrenito il sistema del diritto molto più di quanto abbia fatto -forse per mancanza di tempo- lo stato fascista.
      Infine i diritti umani. I carcerati sono persone come tutte le altre e godono (spero) di qualche diritto anch’essi. Se gran parte della popolazione carceraria versa in condizioni gravi, significa che lo stato non si fa carico dell’applicazione della legge. Intendiamoci: noi possiamo anche credere che se la sono voluta e dimenticarci la chiave, pensare di essere Rambo, ma faremmo un torto alla nostra intelligenza. Ogni reato ha una pena prevista. Quella e solo quella dev’essere scontata. Ogni pena non necessaria, aggiuntiva, ci ricaccia nel caos.
      Senza contare che, come cercavo di spiegare a Marialuisa, l’amnistia esiste da anni ed è quella di classe: se hai soldi, il tuo avvocato porta tutto in prescrizione. Se non ne hai le porte si chiudono. E’ questo un stato di diritto?
      Una piccola chiosa su Pannella. Mi pare ingeneroso, caro Carlo, parlare di fini elettoralistici per Pannella, uno che ha scioperato bevendo le proprie urine anche solo per l’elezione mancata di un membro della corte costituzionale mentre agli altri della costituzione continua a non fregare nulla. Si tratta di battaglie importantissime oscurate continuamente dai media. Se poi pensiamo, come molti fasciocomunisti di ogni fede politica, che queste battaglie non ricadano sulla salute e sul portafoglio di tutti, be’, tanti saluti all’Italia e alla sua intelligenza. Direi che ci meritiamo Bossi e Berlusca.
      Pannella e i radicali festeggiano da una vita la notte di Natale, l’anno nuovo, il ferragosto e mille altri giorni in carcere (hai letto bene: in carcere, coi detenuti di ogni razza e colore). Sono coloro che hanno usato per primi, e da soli reiterano da trent’anni, il negletto diritto/dovere dei parlamentari di visitate le carceri per conoscerne lo stato. Continuamente Pannella, Rita Bernardini e molti altri radicali, vanno su e giù per la penisola per ispezionare carceri di ogni genere e la loro denuncia è continua quanto inascoltata -da tutti noi? Pannella conosce e segue tutto il lavoro degli istituti di pena e dei loro operatori. Per questo sostiene con forza, la forza della sua testimonianza e del suo corpo, che s’interrompa la flagranza criminale dello stato italiano.
      Un caro saluto.

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