Maria G. Di Rienzo: chiacchiere con imprenditori

Cosa si dice in giro dalle vostre parti, ultimamente? Al bar, alla ricevitoria del lotto, dal droghiere, in ufficio, in fabbrica? Una volta, il provino di efficacia di una tecnica comunicativa era la cosiddetta “casalinga di Voghera”: i… chiamiamoli professionisti del settore per non dire parolacce, sostenevano che se tu avessi convinto questa persona “media”, essa avrebbe poi ripetuto all’infinito qualsiasi idiozia tu le avessi fatto trangugiare. Ma la dicitura non si adatta ai ripetitori ambulanti di scemenze che vagano per la città in cui vivo. Direi che oggi il provino è una nuova figura retorica: “l’imprenditore/imprenditrice di Treviso”. Chiamasi imprenditore o imprenditrice, in cotali zone, chiunque abbia una partita Iva e/o denaro sufficiente a mostrarsi in centro città con suv e pelliccia, non ha importanza che attività professionale svolga effettivamente o in quanti debiti affoghi per mostrare gli adeguati segnali di status. E dunque, sono costoro che in questi giorni fanno capolino dal panettiere e parlano all’aere (mai a voi direttamente) delle tragedie della democrazia italiana. Che non sono la disoccupazione giovanile al 29 virgola qualcosa per cento o la partecipazione alla guerra afgana, tanto per fare un paio di esempi, ma le persecuzioni subite dal capo di governo. Anche se state chiacchierando con il gestore del figlioletto appena nato o dell’ultimo film visto al cinema, i soliti argomenti neutri e insuscettibili di accensioni rapide del conflitto, l’impellicciata o il trend-man dopo uno sbuffo, un sospiro e un “Eh sì, dove andremo a finire” che non ha alcun rapporto con la discussione in atto, attacca il ritornello sulla spaventosa e crudele e malvagia magistratura italiana. “Ce l’hanno proprio con lui.”, ripete con stupore e angoscia, “Vogliono farlo fuori.” Potrebbero sorgervi due legittimi sospetti, ascoltando queste persone: che le loro condizioni mentali necessitino l’intervento di un medico, o che qualcuno abbia allungato loro una mazzetta per indurli a mentire.

Ma non è così. Le bugie non le dicono a voi, ma a se stessi. Stanno disperatamente incerottando una ferita suppurante, fingendo che non andrà mai in cancrena (non può succedere a loro, ognuno di loro è il centro del mondo, ha votato l’Unto del Signore, si identifica del tutto con lui, è invincibile, immortale!). Quello che vorrebbero dirvi davvero è: Il mondo ce l’ha con me? Credevo di aver capito cosa si deve fare per avere successo, oggetti di lusso, conto in banca rigonfio, riconoscimento sociale e una vita sessuale da pornostar: cosa sta succedendo? Perché mi sembra di scorgere il disprezzo negli occhi della domestica filippina, della badante del nonno, del meccanico? Non si accorgono più che vesto bene e parlo “fico”? La patacca di oro che mi penzola al collo potrebbe svalutarsi nei prossimi giorni? Se vincono i magistrati dovrò denunciare tutto quel che guadagno?

E perché sento questo dolore nella regione toracica, non starò mica covando una malattia cardiaca? Oppure è il peso di una coscienza che credevo di aver tacitato inviando un caritatevole sms per i bambini affetti da “pleroma”? (per dettagli sulla patologia menzionata vedasi nota a piè di pagina) Perché sono infelice, se prendo persino il Prozac?

Poiché non sempre ho il tempo di rassicurare e consolare tali anime in pena vis a vis, lo faccio per iscritto ora: signora, signore, non si agiti così. Definisca i termini del problema prima di andare a sbattere la testa contro il muro: quest’ultima parte del suo processo di trasformazione ed apprendimento potrebbe non essere necessaria, se mi ascolta. Innanzitutto, lei sa cos’è la magistratura? La nostra Costituzione la definisce un “ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere” (articolo 104) che amministra la giustizia in nome del popolo (art. 101), nell’ambito di un ordinamento giuridico che “si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute” (art. 9). La magistratura esiste affinché ciascuno possa “agire in giudizio per la tutela dei propri diritti ed interessi legittimi” (art. 24), dato che tutti i cittadini “hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.” (art. 3).

Rifletta sull’ultima frase. Questo è ciò che dice il suo Paese, anzi, di più: questo è ciò su cui il suo Paese è fondato ed è, ancor meglio, ciò che il suo Paese pensa di lei. Non ha nessuna importanza che lei parcheggi davanti al Tribunale un suv o un motorino, o che ci arrivi a piedi. Nell’aula, l’importante sarà stabilire chi ha violato la legge, e che compenso deve per tale violazione. Non ha nessuna importanza neppure cos’abbia parcheggiato chi ha leso i suoi diritti, chi le ha rubato qualcosa o chi ha avviato alla prostituzione minorile sua figlia o suo figlio: costui dovrà rispondere di ciò che ha fatto, perché davanti alla legge gode dello stesso identico credito di cui gode lei. Non di più, non di meno. E dovrà risponderne quand’anche fosse Presidente del Consiglio. Se i magistrati hanno prove che un reato è stato commesso, devono dare inizio ai procedimenti di legge: “Il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale.” (art. 112).

Lei mi dirà: Ma sono solo parole sulla carta, quando mai si è vista della giustizia in Italia, è tutto uno schifo e i giudici si comprano come chiunque altro. Naturalmente lei ha una parte di ragione nel provare scoraggiamento, ma per favore non smetta di pensare. I giudici corrotti sono essi stessi persone che hanno violato la legge e tradito il proprio mandato (che esercitano “in nome del popolo”, quale rappresentanti della civile convivenza che avere delle leggi statali, e cioè per tutti valide sull’intero territorio nazionale, permette). Chi li ha corrotti ha pure commesso un delitto. E dunque, come questo vanifica la necessità dell’esistenza di una magistratura? Lei ha un impianto diverso, e migliore, in mente? Diamo un fucile in mano ad ogni cittadino/a al compimento della maggiore età dicendogli o dicendole “Va’, e fatti giustizia.”? Diversifichiamo le leggi per regione, di modo che se lei si ammala, poniamo, in Puglia hanno l’obbligo di soccorrerla, ma se l’identico accidente le accade in Lombardia la lasciano crepare per strada? Vede bene che al momento un’opzione alternativa credibile, efficace, rispettosa dei diritti umani e della Costituzione, non c’è. E la “guerra” che lei paventa, quella in cui teme di perdere la pelliccia o l’automobile, non gliela stanno muovendo contro i magistrati.

Se ne rende conto, nevvero? Lei non è quell’ignorante che vuol sembrare. E’ da molto tempo che lei non solo tenta di non sapere nulla di più del “necessario”, ma cancella, erode e manipola quel che sa già. La chiave che le hanno dato per leggere il mondo comincia a non spiegare più nulla. Soprattutto, non spiega la sua infelicità: dopotutto ha un appartamento al mare, due amanti, una figlia cubista che si farà strada nello spettacolo e un figlio disposto a qualsiasi cosa per un posto in Regione (da impiegato o da consigliere, non importa come, non importa per chi, non importa neppure se deve vendere la sorella per un paio di notti: successo, vittoria, soldi, ecco quel che conta.) Ma non sta vivendo da essere umano. Tutto quel che c’è di umano in lei si ribella a vedere quel che lei è diventato/a. Lo specchio sembra urlare: E’ questa la ragazza che scriveva poesie? E’ questo il ragazzo che sognava di cambiare il mondo con la musica? E’ questa la bambina che voleva curare gli animali? E’ questo il bambino che disse alla madre che l’amava per quanto grande era il cielo, e che le ha rubato libretti e soldi due minuti dopo il suo ultimo respiro, affinché gli altri parenti non avessero niente?

Butti via il Prozac assieme alle bugie che le hanno raccontato e a quelle che lei continua a raccontarsi, butti via la necessità di difendere scelte sbagliate e personaggi ignobili solo perché le è capitato di votarli alle elezioni. Io la perdono, per il male che sta facendo a se stesso/a e agli altri, persino a me, come io stessa desidero essere perdonata per ogni fastidio che posso averle causato con questo testo. Mi ha sentito? Non ha bisogno di sentirsi in colpa, di sentirsi sotto assedio, di avere paura. Voglio leggere le sue poesie, ascoltare la sua musica e ballare in piazza con lei il 25 aprile, il giorno in cui dovremmo ricordare da dove viene il paese in cui viviamo ed esserne, in quel ricordo, fieri. Maria G. Di Rienzo

Nota: I bambini possono ammalarsi di “pleroma” (abbondanza) a causa dell’immersione continuata in giocattoli inutili, vestiti costosi e non comodi, e merendine di marca, nonché dall’incitamento ad imitare quel che vedono in televisione. Crescendo tendono a camminare facendo il “passo dell’oca

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Un commento

  • …crescendo tendono a camminare facendo il”passo dell’oca”…Il titolo di un libro sulla Memoria…dimenticata. Grazie Maria Grazie Gianluca Grazie Daniele. Il monello.

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