Marte-dì: a Garden City, con Adam Jeffson e cercando maghi

1 – Julia e Ursula;  2 – Tutto cominciò (o finì?) con MPS;  3 – Ma a prevedere chi c’azzecca? (un post “rubato”)

1 – Julia e Ursula

Come qualcuna/o sa (fino alla solfa?) qui in “bottega” mooolto amiamo il fumetto «Julia» creato da Giancarlo Berardi e giunto a quota 244. Il numero di gennaio si intitola «Legami di sangue» e coincidenza vuole che sia anche il titolo dato in Italia a un romanzo di Octavia Butler, assai “martediana”. Fin dalla prima pagina – mentre scorre la storia – nelle didascalie dell’ultimo «Julia» … non c’è la Butler bensì UKLG cioè Ursula Le Guin con brani del suo discorso al National Book Awards. Bellissimo. Potete leggerlo tutto qui: https://www.fantascienza.com/19495/ursula-le-guin-ecco-lo-storico-discorso-al-national-book-award.

Ed ecco a pagina 9 che Julia spiega al suo moroso (un poliziotto “progressista” italiano) chi era “zia Ursula”. Poi – da pag 18 grazie ai disegni di Ernesto Michelazzo – è UKLG in persona (ma siamo in uno degli abituali incubi di Julia) a dialogare con Julia sui suoi libri. Evviva e speriamo che qualche lettore/lettrice di «Julia» si faccia tentare da UKLG.

Però – scusa Julia, se mi permetto ‘sta confidenza – per quanto bello sia «La falce dei cieli» puoi dire a “papà” Berardi e al cosceneggiatore Lorenzo Calza di leggere anche gli altri? Grazie.

 

2 – Tutto cominciò (o finì?) con MPS

State pensando a qualche dispositivo o magari a Monte Paschi Siena? Macchè il “nostro” MPS è l’inglese – medico e scrittore – Matthew Phipps Shiel (1865-1947), famoso soprattutto per il romanzo «La nube purpurea» del 1901. Urania Collezione a gennaio lo ha rimandato in edicola (230 pagine per 6,90 euri) nella nuova traduzione di Davide De Boni. E’ uno dei più famosi e imitati “romanzi fine del mondo” con un parziale lieto fine (ci sarà pure un motivo se il protagonista si chiama Adam). Il libro di Shiel fu ispirato dalla violentissima eruzione (27 agosto 1883) del Krakatoa che – Wikipedia dixit – «sprigionò un’energia pari a 200 megatoni e provocò quello che presumibilmente fu il rumore più forte mai udito sul pianeta in epoca storica, un boato che sarebbe stato avvertito a quasi cinquemila km di distanza». E infatti Shiel cita e “agita” il vulcano indonesiano. A dominare la prima parte del romanzo è però l’ossessione di fine Ottocento per la “conquista dei Poli” con relativi ricchi premi e annessi profeti di sventura.

Leggere o rileggere «La nube purpurea» non fa male. Anzi. La scrittura e la trama sono notevoli soprattutto nella parte centrale: con le ossessioni del protagonista Adam Jeffson – si crede l’unico sopravvissuto finchè non incontra una strana “Eva” – che ora vuole distruggere le città (lo fa con bell’impegno) e ora sogna di ricostruire. Dopo il Polo e il freddo, Adam scopre il vero panico: «bare che si schiodavano, portici di ingresso di cimiteri e becchini, strida delle corde che calano i morti nelle fosse, il suono che produce la prima palata di terra sul coperchio…» e così via per pagine.

Ovviamente fra le pagine potete rintracciare tutti gli stereotipi del tempo (letterari ma anche razziali e sociali). E anche per meglio capire quel passaggio storico consiglierei di abbinare la lettura di Shiel al geniale e documentatissimo saggio «Sei morto! Il secolo delle bombe» – ovvero «Labirinto con 22 ingressi e nessuna uscita» – di Sven Lindqvist (pubblicato da Ponte alle grazie nel 1999) dove fra l’altro si ragiona dell’immaginario catastrofico – e delle sue diverse visioni di classe – fra ‘800 e ‘900. Che poi sono solamente in parte differenti dal catastrofismo dei giorni nostri; ma questo è un altro discorso magari per un altro Marte-dì.

3 – Ma a prevedere chi c’azzecca?

«Qual è il futuro? Da secoli i maghi fanno previsioni. Battuti dalla fantascienza»

di Roberto Fieschi (*)

Trovare un mezzo per conoscere il futuro ha sempre stimolato la fantasia.
In questo periodo alcuni media e alcune persone azzardano previsioni sul futuro, o almeno sull’anno avvenire. Tipiche queste: il governo gialloverde durerà fino alle elezioni europee, oppure: durerà un solo anno, oppure: fino alla conclusione della legislatura, ecc. Un esercizio rischioso. Tempo fa qualcuno che non ricordo disse, appunto, «Nulla è più incerto dell’avvenire».


Un tempo venivano usati diversi metodi: l’esame dei visceri o del volo degli uccelli svelava il mistero del futuro.
Anche i sogni, sono stati oggetto di analisi per cercare di anticipare gli eventi. Un caso famoso è il sogno del Faraone (41° Libro della Genesi):
«Il Faraone disse a Giuseppe: Io ho avuto un sogno. Stavo sulla sponda del fiume Nilo ed ecco, dal fiume salivano sette vacche grasse di carne e belle di forma, e pascevano tra l’erba del Nilo ecc». Le vacche grasse significavano che ci sarebbero stati sette anni di benessere.
Più tardi, forse a partire dal Medioevo, i Tarocchi furono uno strumento di divinazione; il loro utilizzo per interrogare il domani comincia a diffondersi in Italia dal 1700. (https://oroscopo.grazia.it/tarocchi.html)
Curioso un metodo adottato in certe campagne venete: per pronosticare l’andamento nel corso dell’anno, il primo giorno di gennaio la donna più anziana della casa lanciava la ciabatta giù per le scale: se si fosse fermata con la tomaia rivolta verso l’alto le cose sarebbero andate bene, forse una nuova nascita, altrimenti sarebbe successo il contrario.


Oggi dominano maghi e oroscopi. Il giornale astrologico più diffuso in Italia all’inizio dell’anno raggiunge una tiratura di 240 000 copie; gli operatori dell’occulto iscritti a due sindacati sono 150.000; queste attività muovono un giro di affari di 1500 miliardi di lire all’anno (non sono in grado di controllare questi dati di alcuni anni fa, ma mi sembrano plausibili).
E’ interessante ripecorrere alcune delle previsioni passate, sia quelle disattese, sia quelle centrate. Vediamo alcune delle prime, ignorando le bufale più colossali sulla fine del mondo e le previsioni sui numeri del Lotto.
All’inizio del secolo scorso Chesterton [Gilbert Keith Chesterton (Londra, 1875 – Beaconsfield, 1936 fu un originale scrittore inglese; famoso il suo eroe nei romanzi polizieschi, Padre Brown] profetizzava che le carrozze con cocchiere avrebbero continuato a circolare per almeno altri cent’anni; nel giro di pochi anni invece la carrozza finiva al museo e oggi è solo un ricordo come la trireme e il velocipede.
Un banchiere americano predicava a Henry Ford: “Il cavallo è qui per rimanerci, mentre l’auto è solo una novità, una moda passeggera”.
Dionysys Larder, professore di filosofia naturale e astronomia all’University College di Londra, era convinto che: «Viaggiare su rotaia ad alta velocità non è possibile. I passeggeri non riuscirebbero a respirare e morirebbero asfissiati».
La lampada a incandescenza fu inventata da Thomas Alva Edison e brevettata nel 1880; Henry Morton, presidente dello Stevens Institute of Technology, sostenne che
«chiunque sia a conoscenza di questo oggetto capirebbe che è un evidente fallimento».
Simon Newcomb, astronomo e matematico americano, un anno e mezzo prima del volo dei fratelli Wright disse:
«Volare con macchine più pesanti dell’aria è impraticabile e insignificante, se non addirittura impossibile».

Alla metà degli anni Quaranta la tv iniziò a diffondersi. Darryl Zanuck, produttore cinematografico della 20th Century Fox era scettico: «La televisione non durerà, le persone si stancheranno di stare ogni sera davanti a una scatola di compensato».
Nel 1912 fu chiesto a Guglielmo Marconi cosa significherebbe per la guerra la nuova tecnologia delle trasmissioni radio a lunga distanza. La sua risposta fu che avrebbe reso la guerra impossibile perché se le persone fossero meglio in grado di comunicare, non ci sarebbe stato bisogno di guerre.

Chernobyl

Ernst Rutherford, il padre della fisica nucleare, affermò: «Sulla base delle conoscenze e delle tecnologie attualmente a disposizione, chiunque parli delle possibili utilizzazioni dell’energia nucleare parla a vanvera». Come sappiamo, questa fu smentita molti anni dopo da Fermi con la costruzione della “pila atomica” e, più drammaticamente, con le bombe di Hiroshima e Nagasaki.
Anche Albert Einstein cadde nello stesso errore: nel 1932, affermò che «non c’è la minima indicazione che l’energia nucleare sarebbe mai ottenibile. Significherebbe che l’atomo dovrebbe essere frantumato a volontà».
Ken Olson, presidente, Ceo e fondatore della Digital Equipment Corporation, nel 1977 dichiarò: «Non c’è motivo per cui ogni individuo debba avere un computer nella propria casa».
Nel 1961 il capo della Federal Communications Commission disse che «non ci sono praticamente possibilità che i satelliti spaziali per le comunicazioni vengano utilizzati per fornire servizi telefonici, telegrafici, televisivi o radiofonici migliori all’interno Stati Uniti».

Qualche esempio di previsioni realizzate.
Una famosissima è quella dell’oracolo di Delfi, dal quale Edipo si era recato per sapere chi erano davvero i suoi genitori; la Pizia, inorridita, lo cacciò dal santuario, predicendogli che avrebbe ucciso il padre e sposato la madre (La tragedia di Sofocle “Edipo re” venne messa in scena per la prima volta tra il 430 e il 420 a. C. ad Atene).
H. G. Wells [Herbert George Wells, Bromley1866 – Londra, 1946, fu uno storico e uno scrittore di Science Fiction] nel 1902 riteneva che entro il 1950 ci sarebbero state macchine volanti più pesanti dell’aria, in grado di essere utilizzate anche in guerra; già la prima Guerra mondiale confermò la sua previsione.


Haldane [John Burdon Sanderson Haldane, Oxford 1892 – Bhubaneswar, India, 1964] fu un famoso fisiologo e genetista, studioso anche delle conseguenze sociali della scienza. Politicamente impegnato a sinistra, nel 1957 si trasferì in India per protesta contro l’intervento britannico in Egitto durante le crisi di Suez) un centinaio di anni fa, rilevando che le lampadine ad incandescenza comportano un grande spreco di energia dal punto di vista dell’efficienza luminosa (quelle di allora emettevano come luce solo il 5% dell’energia assorbita) prevedeva che entro cinquant’anni sarebbero state prodotte sorganti di luce più efficienti, e infatti si ebbero le lampade flurescenti e oggi le lampade Led. Egli previde anche che l’esaurirsi delle fonti fossili avrebbe portato al ricorso di fonti di energia rinnovabili, la luce solare e il vento e che l’idrogeno avrebbe potuto essere impiegato come accumulatore per l’energia in eccesso.
Le videochiamate erano state previste già negli anni Trenta e le auto a guida autonoma nel 1940.
Aggiungiamo che molte delle previsioni fatte nei romanzi di fantascienza si sono più o meno avverate.
Infine non dobbiamo dimentiare che esiste un altro tipo di previsioni. Lo sviluppo di vari campi della scienza ha permesso e permette previsioni accurate che poi si realizzano.
Talete di Mileto, uno dei sette saggi dell’antichità, divenne famoso per aver predetto, sulla base delle osservazioni degli astronomi babilonesi, l’eclisse solare. La cometa di Halley si presentò puntuale all’appuntamento previsto della meccanica newtoniana,
Alcuni elementi chimici furono previsti sulla base del sistema periodico di Mendelev.
L’esistenza del positrone, del bosone di Higgs, della radiazione di fondo (e molte altre) furono predette dai fisici teorici.
Tornando alla questione del governo attuale, io mi limiterei a esprimere un auspicio: che duri il meno possibile.

(*) ripreso da www.strisciarossa.it/

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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