Marte-dì in 3

1 – «Sette giorni fra mille anni»; 2 – il nuovo «Robot»; 3 – Haikù e non ve lo dico più

1 – Fra Orwell e Huxley?

Le caste sono 5; la magia-religione importante assai; il potere è soprattutto femminile (ma si perseguitano gli omosessuali); le guerre sembrano ridotte a innocui riti (come piace alla Dea madre che qui ha spodestato il feroce Dio-padre) però quando deve “rinascere il re” le cose si complicano molto e la violenza rispunta in antichissime forme; pochi gli abitanti sulla Terra che a fatica è sopravvissuta a varie catastrofi… Fortuna che è passato il tempo buio della «colabromania» ovvero «un disturbo mentale che portava «i funzionari logicisti» a ballare come dervisci lungo i corridoi, schiumando dalla bocca e sbranando qualsiasi cane, gatto o bambino incrociasse il loro percorso». Però – mannaggia – si è persa la memoria del sassofono. Il ritornello «Se il tempo è denaro / il tempo va distrutto» è notevole. Strano davvero il mondo futuro nel quale si ritrova il nostro contemporaneo Edward nel romanzo «Sette giorni fra mille anni», scritto nel 1949 (Nottetempo 2015: 412 pagine per 20 euri, traduzione di Silvia Bre) dall’inglese Robert Graves, famoso soprattutto per «Io, Claudio» e «La dea bianca». Ah, grazie a un altro Claudio – combinazione – per avermelo prestato. Nella postfazione Silvia Ronchey accomuna questa utopia-distopia alle più celebri «Il mondo nuovo» di Huxley (del 1932) e «1984» di George Orwell (del 1948). A mio avviso esagera: il romanzo è piacevole da leggere, ricco di sarcasmo, qua e là geniale o quasi ma nel complesso non regge il paragone con i due citati capolavori di fantapolitica: il “brodo” è troppo allungato, l’eccesso di bon ton irrita, spesso Edward/Greaves sembra anestetizzato.

2 – il mondo è morto o non morto…. boh

Bello – come sempre – il nuovo «Robot» della Delos Books, numerato 81 e datato estate 2017: 192 pagine per 9,90 se lo comprate in edizione cartacea. Terribilmente catturante (e strippante) la tortuosa fine del mondo nel lungo racconto «La casa sul mare» di Pat Cadigan. Curiosissima la tessitura (ma forse l’idea poteva essere meglio utilizzata) alla base del «Rapporto su alcuni avvenimenti a Londra» di China Miéville. Di ordinaria amministrazione i racconti di Davide Del Popolo Riolo, Emanuela Valentini e Lorenzo Crescentini. Nella parte giornalistica le solite rubriche fra storia, critica e tv («La svastica sul video» di Walter Catalano) più le lunghe interviste a Pat Cadigan e Pierfrancesco Prosperi.

 

3 – Haikù il 15 settembre o mai più

Un comunicato da RILL, ultimo di una serie che in bottega abbiamo trasformato in un bombardamento fotonico

Care Amiche, Cari Amici,

un brevissimo messaggio per comunicarvi la nostra decisione di

PROROGARE al 15 settembre le iscrizioni per HEROES IN HAIKU, il

concorso gratuito bandito da RiLL (in collaborazione con Lucca Comics

& Games).

Sono già molte le composizioni che abbiamo ricevuto, ma altrettante le

richieste di qualche giorno in più. E così abbiamo deciso di dare

ancora un po’ di tempo a chi vuole partecipare.

La notizia della proroga è on line da ieri, domenica 3 settembre:

https://www.rill.it/node/805

Ringraziamo ovviamente chi ha già spedito una o più opere, che

inizieremo a valutare (in forma anonima) subito dopo la nuova scadenza

del 15 settembre.

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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