Martin Luther Chi?

Sto diffondendo da quando è esplosa la guerra di Libia il germe della sindrome da nero americano. Esattamente come cinquanta anni fa i neri americani, dobbiamo marciare ancora oggi per veder rispettati i principi minimi della democrazia. Il movimento capeggiato da Martin Luther King negli Stati Uniti uniti di John Kennedy pretendeva che il diritto di voto per tutti oltre a essere scritto nella costituzione fosse applicato nei seggi elettorali, che fosse impegno di tutti rendere illegale il divieto di accesso, nei bar come nelle stanze dei bottoni, per qualsiasi categoria sociale o etnica. Noi oggi in Italia e nel mondo ci ritroviamo in una situazione analoga ma all’orizzonte non ci sono nè Luther King nè Kennedy nè MalcoM X: tutti ammazzati.

Noi siamo i neri d’america del terzo millennio, per vedere applicate le norme democratiche, una giustizia uguale per tutti, il diritto al lavoro, che l’acqua sia pubblica, scelte per l’energia che non comportino massacri tramite guerre nè pericoli nucleari, per vedere rispettata la nostra volontà di cittadini maturata tramite strumenti di civiltà dobbiamo elemosinare come mendicanti l’applicazione delle più elementari norme del diritto. Norme che puniscono i lavoratori dell’Eutelia, condannati a tre anni di carcere per aver occupata, peraltro senza danneggiarla, la fabbrica da cui non ricevevano stipendio da quasi un anno, ma non si applicano all’aministratore delegato di Eutelia che sverna beato nel Dubai con i soldi che si è tenuto, inseguito da un mandato di cattura che non verrà mai eseguito.

Siamo anche un po’ neri di rabbia perchè ci pagano 5 euro l’ora quando va bene, perchè torni a casa e trovi la falsa terremotata al falso processo, perchè, ma questo purtroppo è vero, senti i rappresentanti dei partiti del sedicente centrosinistra misurare col goniometro la no fly zone per instaurarci sopra dialettiche deliranti che ruotano intorno all’obiettivo di evitare l’unica questione che abbia un senso: muoiono degli esseri umani. La morte dei libici, a conferma che le guerre sono il mezzo più sicuro per convincere la propria popolazione che la democrazia è superflua, è sparita dai circuiti televisivi internazionali. Lo scopo benefico, liberare Tripoli dal cattivone, acceca soprattutto a sinistra,  oscurando la possibilità di sapere se stiamo facendo il tifo per i buoni. Ma non per colpa degli insorti, perchè proprio a loro è stata tolta la possibilità di mostrarsi per prorio conto al resto del mondo. La loro rappresentazione è mediata dai circuiti televisivi internazionali dei paesi che hanno messo in piedi la guerra. Nessuno denuncia questo rapimento mediatico della guerriglia libica, mentre le corporation aspettano il via libera dei governi alle prime interviste con i leaders più filo occidentali, in attesa di decidere meglio che governerà al posto di Gheddafi.

Noi, i neri americani che chiedono il permesso di entrare negli stessi bar dei bianchi, siamo sotto il bombardamento che non comporta perdita di vite ma d’identità, che rappresenta la morte civile. La sinistra come l’abbiamo conosciuta non esisterà mai più, è morta quando ha cominciato a votare a favore delle missioni di guerra sia dal governo che dall’opposizione. Anche l’unica voce a sinistra che ha detto no alla guerra con determinazione è la stessa che poteva interdire le violazioni dell’articolo 11 della costituzione e non l’ha fatto in cambio di uno strapuntino da presidente della Camera. Così, a differenza dei neri americani che almeno avevano una sponda politica a Washington, ci ritroviamo soli e con questo senso di lutto per la morte di fratelli e sorelle libiche e per la fine di un’organizzazione della protesta come l’avevamo conosciuta.

Certo che si continuerà ad andare alle manifestazioni. Ma cominciando ad approfittarne per contestare radicalmente i partiti e i loro dirigenti vuoti, il cui pensiero si completa nei dieci secondi di dichiarazione televisiva: se non li boicottiamo, se non li prendiamo a pizzoni, se continuiamo a votarli, non usciamo da questa situazione e sarà anche colpa nostra. Se poi continuiamo a pensare che nei neo partiti delle manette e dei comici si possa trovare il Danton de noantri forse ci si è guastato il televisore. E pure se pensiamo che nei centri sociali si nasconda il sistema di aggregazione alternativo a questa schifezza forse non ne conosciamo i meccanismi.

I neri americani l’hanno capito e anche se non hanno vinto stanno un po’ meglio. Noi invece continuiamo a lamentarci e indignarci, solo su queste basi negative si conserva oggi quella che fu l’identità della sinistra, addio solidarietà e partecipazione. Ma non solo nella vita dei partiti, anche nelle nostre vite private, lo testimonia la difficoltà crescente ad affrontare discorsi sensati con le persone basati su elementi relazionali. Queste fratture del tessuto sociale sono erosioni dell’istinto stesso di conservazione, siamo tutti incazzati ma non riusciamo ad incazzarci.
Evidentemente il fatto di essere rossi italiani non riesce più a unirci, prendiamone atto e aspettiamo sereni l’estinzione della specie senza pretendere nulla dagli altri.

ciuoti

5 commenti

  • ginodicostanzo

    Concordo su tutto, ho solo qualche dubbio sulle considerazioni sui centri sociali, nel senso che non ne è esplicitata la critica. Quali sono questi meccanismi? sono elitari? settari? antidemocratici o cose del genere? Mi interesserebbe davvero conoscere la tua opinione in merito. Ciao

  • Molto interessante questa metafora-provocazione. Hanno ammazzato M. L. King, Malcom e un Kennedy (Robert) per motivi che ci riguardano; l’altro Kennedy (John) fu vittima, credo, di altri giochi. Significativo che sia praticamente l’unico “fattaccio” della storia Usa per il quale è stato rifiutato dai vari presidenti – sia democratici che repubblicani – il “freedom act” ovvero la legge che prescrive dopo un certo numero di anni (varia a seconda dei codici) di “desegretare” i documenti dei servizi.
    Interessante per noi “nuovi neri” – come Gianluca attualizza – sapere che negli ultimi mesi il “buono” (davvero?) M. L. King e il “cattivo” (veramente?) Malcom X si erano avvicinati. Era soprattutto King a cambiare le sue analisi politiche. Spesso si ricorda il suo bel discorso “Ho un sogno”, quasi mai vengono citati i discorsi e gli scritti dove attaccava (mai successo in precedenza) la guerra in Vietnam e l’intero apparato militar-industriale statunitense.
    Può darsi che a noi “nuovi neri” serva ragionare su questa alleanza possibile fra il nonviolento (ma sovversivo) e il radicale che parlava di difendersi “con ogni mezzo”. Nella caricatura che certi “sinistri” italiani disegnano sulla figura di King viene sottolineato il rifiuto della violenza sorvolando sull’invito a disobbedire, in modo organizzato, alle leggi ingiuste e sulla necessità di agire. “Mi fa più paura il silenzio dei buoni che le urla dei cattivi” disse King in più di una occasione.
    Per finire in modo più leggero, voglio ricordare che anche il radicale Malcom X era capace di grande ironia. Siccome ai giornalisti e a certi storici piacciono quelli “tutti d’un pezzo” alcune memorabili battute (magari anche difficili da tradurre, lo ammetto) sono letteralmente sparite dalle ricostruzioni storiche come, pochi anni fa, mi confermò una militante afro-americana. Per esempio la sua risposta (che negli Usa è tuttora citatissima) a un giornalista che gli chiedeva appunto se era “cattivo”. Malcom X ci pensò su e poi rispose prima con il suo tono normale di voce e pèoi con la voce impostata alla Jerry Lewis che ogni statunitense dell’epoca riconosceva: “Ma sono cattivo o caaaativo?”.
    E noi oggi siamo cattivi o caaaaaattivi? Nonviolenti o invece paciocconi? Apocalittici o integrati? Vili o solo idioti? (db)

  • Gino mi chiede una spiegazione sui centri sociali. Devo esprimere, come spesso mi accade di questi tempi, un pensiero scisso. Perchè intanto, a differenza dei partiti del novecento, esistono ancora ed esprimono sui temi del dibattito attuale posizioni a cui mi sento vicino. Sull’acqua ad esempio, almeno a Roma, hanno fatto un gran lavoro, penso si possa dire senza esitazioni che se oggi passa un po’ d’informazione corretta contro la privatizzazione è anche merito loro. Mi è capitato spesso però di trovarmi a proporre iniziative, sempre per l’informazione di cui mi occupo, che mai sono andate a buon fine. Prima ho dovuto subire esami per valutare la presenza di globuli di sinistra nel mio sangue. Poi ho assistito ad amplissime discussioni sul come del perchè del se e del ma del come del con chi e soprattutto del contro chi. Di seguito mesi di riunioni a vuoto. Fino al vaffanculo, mio, finale, perchè il dibattere a vuoto più preoccupati di non venir meno alle sacre idee (ma quali poi, c’è un questionario di sinistraggine come i quiz per la patente?) porta solo all’immobilismo e non è questo tempo di star fermi. A Roma i centri sociali negli anni ’90 hanno accettato un compromesso con il comune, c’era Rutelli, per utilizzare indisturbati gli spazi occupati. Un compromesso che io ho ritenuto accettabile perchè garantiva una possibilità di movimento in più. Ma quando sono gli altri ad accettare compromessi per lo stesso motivo, per esempio utilizzare i programmi dell’Unione Europea per sviluppare progetti, dai centri sociali proviene solo lo sdegno e la condanna per la collusione col nemico capitalista. Allora bisogna capirsi: o i centri sociali esprimono al loro interno una dinamica da città autogestita dove anche gli altri di sinistra sono stranieri o si decidono a comprendere che il diritto di cittadinanza a sinistra e il bollino rosso non sono certo loro ad assegnarlo. Altrimenti si rischia di essere ipocriti e poco credibili col mondo. La democrazia nella gestione dei centri sociali è tema che non mi riguarda perchè non ne faccio parte. Ma rimango convinto che i mezzi per portare avanti le iniziative non possano essere disuniti dai fini in vista di un obiettivo “supremo”. Per cui ritengo i centri sociali vittime della stessa crisi d’idee e creatività che colpisce la sinistra intera, non riesco a salvarli rispetto agli stessi partiti che contestano anche loro. Ho dovuto schematizzare molto, spero almeno di essermi fatto comprendere.

  • Ho compreso il tuo punto di vista, che deriva da alcune esperienze dirette. Magari non sono esperienze estensibili a tutti i centri sociali antagonisti, ma capisco perfettamente la tua posizione. Grazie

  • (neuro)Pabuda

    Molte (quasi tutte) considerazioni giuste quelle di ciuoti, nella loro inevitabile sconfinata amarezza. Ma tirare in ballo i neri d’america e le loro lotte contro la segregazione razziale e per i diritti civili mi sembra non c’entri un cappero. Scrivere “noi neri americani… ecc, ecc.” mi suona come una bestemmia. Solo dopo essere stati essere sottoposti per 4-5 generazioni alla tratta, alla schiavitù, al sistema della piantagione, alla segregazione sistematica, avremmo il diritto di paragonarci ai neri d’america.
    abbi pazienza, sul tema sono ipersensibile

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