Massimo Ferrero, lo street artist del capitalismo

di Gianluca Cicinelli

Dalle carte che hanno portato all’arresto di Massimo Ferrero, Viperetta di soprannome e di fatto, è possibile creare un instant book per un corso accelerato sul funzionamento dell’economia italiana e non solo. Se parlasse italiano Ferrero potrebbe tranquillamente aspirare a una cattedra universitaria da cui identificare tutti i buchi del sistema finanziario. In alternativa potrebbe essere ospitato ai seminari de L’Altraeconomia sull’etica del capitalismo, ma anche in un centro sociale farebbe la sua porca figura, perchè se c’è uno che ha dato gambe per camminare allo slogan “Fuck the System”, quello è proprio il figlio di Testaccio diventato milionario senza investire un soldo. Il credito al posto del denaro potrebbe essere il titolo del suo film personale.

La bancarotta fraudolenta è in teoria un reato, dal crack della banca di Sindona al caso Parmalat all’Eutelia per citare i più famosi della storia italian, ma sulla bancarotta come elemento di sistema sono basate le fortune di migliaia di personaggi con società molto meno capitalizzate e sconosciute all’opinione pubblica. Proviamo a non farci distrarre dall’aspetto picaresco del personaggio, perchè l’unica differenza tra Ferrero e migliaia di altri riveriti “imprenditori” italiani è che Ferrero è finito in galera. Al termine della vicenda giudiziaria Ferrero se riconosciuto colpevole sconterà un po’ di carcere, ma se ha già messo in salvo i capitali accumulati in passato e la magistratura non riuscirà a trovarli e attribuirglieli, resterà comunque una persona con un ricco patrimonio personale e potrà riprendere a fondare e far fallire società.Vediamo nel dettaglio, sgombro da qualsiasi considerazione giudiziaria che spetta ad altri, come funzionava l’impero dell’ex presidente della Sampdoria. E’ un classico dell’economia, lo schema lo ritroviamo in centinaia di altre inchieste simili, come è un classico che la legge non tuteli affatto le vittime degli imperi di carta come quello di Viperetta. Da capitalista spregiudicato Ferrero ha imbambolato persino Fidel Castro, per il quale nel 95 volò a Cuba a istituire la rete del cinema di Stato. Già protagonista di altre bancarotte meno note, un impero fondato sul cinema a cui si sono aggiunti man mano il turismo e il calcio. Sempre senza mai scucire un euro, sempre con operazioni contabili al posto del transito di denaro reale, sempre sfruttando i buchi della legge.

Nel mirino della magistratura calabrese sono finite quattro società controllate da Ferrero e dalle figlie, tutte fallite tra il 2017 e il 2020. Tra le altre imputazioni contestate a Ferrero c’è quella di aver distrutto i libri contabili per impedire il tracciamento delle operazioni. La principale delle società coinvolte, secondo l’accusa, avrebbe acquisito i crediti milionari che altre quattro società del gruppo Ferrero vantavano verso Rai Cinema spa, rinunciando poi a incassare i crediti stessi. Nel frattempo però dalle casse di questa società venivano prelevate grosse cifre, per importi quasi pari alla somma vantata come credito verso Rai Cinema. Una volta svuotati i conti la società e quelle collegate fallivano. Non è che occorra essere un mago della finanza per queste operazioni, basta essere un “imprenditore” spregiudicato. Abbiamo semplificato naturalmente, gli intrecci sono più complessi ma la sostanza è esattamente questa.

Se siete tra coloro che sospettano che anche i governi nazionali presentino bilanci truccati per ottenere crediti dall’Unione Europea non resterete molto stupiti nel leggere di questa vicenda. Un’inchiesta congiunta di Der Spiegel e del Times basata sulle carte del governo tedesco tra il 1997 e il 1998, rivelò che l’allora cancelliere Helmut Kohl era a conoscenza della reale situazione di bilancio italiana e consapevole che l’Italia non aveva i conti in regola per entrare nell’euro. L’Italia aggirò i problemi dell’alto indebitamento pubblico riscuotendo crediti politici e non economici, ottenendo il via libera di Berlino. Senza quel trucco non saremmo entrati da subito nel circuito della moneta unica europea.

Certo, Viperetta non aveva ambizioni così importanti politicamente. Come non le hanno le migliaia di piccoli squali che costruendo e facendo fallire società in continuazione, magari con brevi periodi di pausa in prigione per poi riprendere imperterriti la strada di prima, si arricchiscono ogni giorno di più. Ma la struttura su cui si basano le loro fortune si chiama liberismo, ovvero la creazioni di valori virtuali totalmente separati dalla produzione di beni e per questo più facilmente soggetti alla contraffazione in quanto valori sulla carta, facili da nascondere con operazioni algebriche. Ma su questo non indaga nessuna Procura.

ciuoti

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