Mbembe, pensare il mondo a partire dall’Africa

di Claudio Canal (*)

Questa non è una recensione, è una piccola segnalazione che spilla dal fusto sorsate inebrianti, nutrienti e anche sgradevoli. Il barile è costituito da Emergere dalla lunga notte. Studio sull’Africa decolonizzata, di Achille Mbembe. La medesima editrice aveva pubblicato nel 2005 il fondamentale Postcolonialismo¸ titolo improprio per l’originale Postcolony. Ombre Corte ha tradotto nel 2016 un articolo lungo ed essenziale, Necropolitica.

I libri sono anche degli utensili per il cervello e come tali possono essere soppesati. Ci vuole pedanteria e io ce l’ho. Per esempio, qui manca l’indice dei nomi, che in un romanzetto forse non si nota, ma in un saggio ricco e variato come questo ci avrebbe facilitato la lettura. Qualche decina di euro in più per il giovane precario addetto e l’editore ci avrebbe sorriso tra le pagine. Noi lettori e lettrici abbiamo bisogno di essere un po’ tenuti per mano, non mandati allo sbaraglio, arrangiatevi! Nello straordinario paragrafo Lotte sessuali e nuovi stili di vita [pagg. 255 sg.], che meriterebbe di circolare autonomamente, Mbembe fa riferimento sostanziale ai romanzi del congolese Sony Labou Tansi, prematuramente scomparso nel 1995. Citati nell’originale francese invece che nella traduzione italiana disponibile, molti dei quali risultato del lavoro di uno dei più lungimiranti traduttori oltre che personalità poliedrica, Egi Volterrani. Così Decolonizzare la mente (Decolonising the Mind), tradotto da Maria Teresa Carbone per Jaca Book nel 2015, così l’imprescindibile, per chiunque voglia ragionare di colonialismo, The Intimate Enemy. Loss and Recovery of Self Under Colonialism, di Ashis Nandy, tradotto da Umberto Rossi nel 2014 per le edizioni Forum di Udine. La medesima trascuratezza per C. Castoriadis, F. Eboussi Boulanga, Paul Gilroy, Ahmadou Kourouma, Alain Mabanckou…Non voglio infierire, ma L’ Occident décroché di Jean-Loup Amselle è citato nell’originale come pure Modernity at Large: Cultural Dimensions of Globalization di Arjun Appadurai che sono stati editi da… Meltemi medesima, l’editrice che pubblica il libro in questione. Surrealismo editoriale o sadomasochismo? O io sono un pignolo insopportabile?

Achille Mbembe è uno storico, filosofo, teorico politico, originario del Camerun, attualmente docente in una università del Sud Africa, dopo esserlo stato in diverse università degli Stati Uniti.

Emergere dalla lunga notte, pubblicato in Francia nel 2010, è un testo ricchissimo che affronta un groviglio di temi.

L’Africa è un avvenimento del pensiero e perciò bisogna pensare il mondo a partire dall’Africa stessa.

Non è mai stata un mondo a parte l’Africa, è stata sempre profondamente intrecciata, interconnessa, in circolazione col Resto del mondo.

Il colonialismo, la sua violenza, la sua produzione del nemico, le sue espulsioni – la violenza può assumere la forma della defecazione [pag. 230] – fanno parte costitutiva del corpo oscuro della democrazia.

Questa idea verrà radicalizzata in Politiques de l’inimitié – Politiche dell’inimicizia, del 2016.

L’Europa lungo la sua storia ha sempre prodotto l’Altro. Adesso non più, perché non è più il centro del mondo.

La violenza del mercato che aveva già colpito l’Africa, nella colonia e post colonia, ora non ha riguardi per nessuno. Come argomenterà in profondità in Critique de la Raison Nègre del 2013, per la prima volta nella storia ad essere negri – depredati, dispossessati di ogni potere di autodeterminazione soprattutto sul proprio futuro- non sono più solo gli umani d’origine africana, ma lo siamo diventati tutti, è il devenir-nègre du monde.

questa capacità di riconoscere il proprio volto in quello dello straniero e di dare valore alle tracce del lontano in ciò che è prossimo, di addomesticare il non-familiare..è questa sensibilità culturale, storica ed estetica che viene precisamente indicata con il termine afropolitismo.

In due capitoli centrali Mbembe sottopone a clinica la Francia e la sua incapacità di autodecolonizzarsi. E lo dice, feconda contraddizione, mentre proclama il dovere di voltarle le spalle.

Nel mio piccolo applico, forse arbitrariamente, questo compito all’Italia che a decolonizzarsi deve ancora cominciare. Nel recente anniversario delle leggi razziali antiebraiche in Italia non ho sentito, benvengano smentite, ricostruzioni del razzismo esplicito della legge contro il madamato africano dell’anno precedente, 1937, in cui si sanciva la condanna da uno a cinque anni di reclusione per il bianco italiano che avesse avuto nelle colonie relazione di indole coniugale con persona suddita. La purezza della razza ne avrebbe patito.

La lingua di Mbembe si è ulteriormente raffinata. La beatitudine della scrittura lo trascina qualche volta ai confini dell’oscuro e della pronuncia sciamanica. Nello stesso tempo, a differenza della prassi accademica, coinvolge sé stesso nella narrazione esibendoci memorie intime della sua prima età, non in modo appiccicaticcio o narcisistico, ma solidale con il successivo svolgersi del pensiero nutrito e patrocinato da Franz Fanon e di Édouard Glissant.

Due glosse marginali: un po’ sbrigativo Achille Mbembe a toccare il tema Cina : Per il prossimo mezzo secolo, un fenomeno rilevante in Africa sarà la presenza della Cina, potenza priva d’idea [pag.65]. Punto di vista parzialmente modificato nell’intervista in appendice. Troppo poco per una testa pensante come la sua.

Veemente fino all’invettiva: E’ il caso del pamphlet L’Occident décroché dell’africanista Jean-Loup Amselle dai toni fraudolenti [pag. 184]. Bega tra accademici o una diversa comprensione/valutazione del ruolo politico dell’Islam africano?

Per il niente che può servire, sono entrato per la prima volta in contatto con il lavoro di Mbembe leggendo il suo Variations on the Beautiful in the Congolese World of Sounds, in Politique Africaine, n.100, 2005.

Suggerimento improprio: leggere questo libro cominciando dal capitolo quinto: Africa: la capanna senza porta e sesto: Circolazione dei mondi: l’esperienza africana.

Achille Mbembe

Emergere dalla lunga notte. Studio sull’Africa decolonizzata

traduzione e curatela di Didier Contadini

Meltemi, Milano, 2018

pp. 311, € 20,00

(*) ripreso da https://www.alfabeta2.it/

 

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