Medioevo

di Maria G. Di Rienzo (*)

Italia, medioevo, 25 settembre 2014:

 

 

1. Il Tribunale del Principato di Vicenza riconosce che infliggere 16 coltellate alla propria ex fidanzata non è cosa poi così grave, se quest’ultima non schiatta. La perizia del medico legale, infatti, dice che nessuna singola coltellata era direttamente mortale. Perciò all’uomo in giudizio – che era tra l’altro evidentemente imbufalito, imbizzarrito e “inraptussito” per l’essere stato lasciato ecc. – si possono concedere gli arresti domiciliari a casa dei propri genitori. La suddetta abitazione non è distantissima da quella della vittima (ops! terminologia veterofemminista misandrica!!!)… volevamo dire, non è distantissima da quella della donna che lui ha ridotto a un colabrodo il 12 aprile scorso, e che è stata per due volte in fin di vita grazie ai nuovi fori d’areazione da lui gentilmente forniti. Pare la cosa inquieti un po’ questa strana donna, non capiamo perché. Dovrebbe solo ringraziare il buon medico legale (maschio) per la sua competenza, il buon giudice (maschio) per la sua equilibrata decisione, il buon ex fidanzato (maschio) per averle fatto capire – anche se con una certa rudezza, tuttavia maschia – che era infastidito dai di lei comportamenti, e il buon dio (presumibilmente maschio) perché respira ancora. Un momento! Non è che questa tipa odia i maschi, eh, che ne pensate? Sarà bella, sarà brutta, sarà lesbica? Come facciamo a dire che il tizio ha sbagliato ad accoltellarla, se non lo sappiamo?

2. La regia Cassazione, a Roma, ha ritenuto di annullare (con rinvio) la condanna di un 48enne ritenuto responsabile di molteplici ripetuti stupri a danno di una donna. L’uomo selvatico e sessualmente liberato e semplicemente rispondente ad istinti naturali in questione, ha presentato ricorso perché non si è secondo lui tenuto conto che violentava dopo aver alzato il gomito. I giudici hanno annuito con saggia comprensione e accolto la tesi della “minore gravità”, perché “le violenze sarebbero sempre state commesse sotto l’influenza dell’alcol”. (Che a quanto so si scriverebbe “alcool”, ma passi.)

Perciò, il pover’uomo costretto a stuprare per la malvagia influenza di Bacco e del gestore del Bar Sport se ne va libero e pensoso per le strade, mentre i magistrati effettueranno “una disamina complessiva, con riferimento alla valutazione delle ripercussioni delle condotte, anche sul piano psichico, sulla persona della vittima”. (aaargh! ancora terminologia veterofemminista misandrica!!!) E cioè: quanto male hanno fatto veramente gli stupri, a questa donna? E’ ancora viva, ecco un altro dato di “minor gravità”. E’ rimasta disabile, i suoi organi riproduttivi sono danneggiati, ha sviluppato una qualche malattia mentale? No? Be’, allora come facciamo a sapere se essere violentata le piaceva o no? Potrebbe aver denunciato per malizia, per vendicarsi dell’uomo che magari corteggiava una più bella di lei, potrebbe persino odiare gli uomini! Come facciamo a dire che il tizio ha sbagliato a stuprarla, se non lo sappiamo?

Eh, ha ragione il nostro “premier”, a questo Paese “serve un cambiamento violento” (23 settembre u.s.). E’ ancora troppo poco misogino, troppo poco analfabeta, troppo poco scollegato al resto del mondo e la mattanza di donne non è organizzata alla perfezione: ci sono ancora tribunali che odiano gli uomini e condannano omicidi e stupri… be’, coraggio, “metteteci la forza delle vostre idee” – come dice sempre Renzi – e vediamo se si riesce a rendere l’Italia più vomitevole e invivibile e incivile di quanto sia già.

(*) ripreso dal bellissimo blog «Lunanuvola» (28 settembre 2014) che non mi stanco di consigliarvi. (db)

 

Redazione
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Un commento

  • Cara autrice dell’articolo, convengo con lei e con lo spirito con cui è stato scritto questo pezzo. La giustizia terrena non si rende neppure conto di quanto – senza arrivare a casi davvero paradossali come quello da lei riportato – anche un semplice caso di stalking protratto per mesi o per un anno (ma so di molti casi, e il bullismo rientra fra questi, dove al primo anno ne seguono diversi altri) possa plasmare in senso negativo la percezione e la psiche di un individuo, portandolo in alcuni casi, a stati veri e propri di alienazione dai quali è difficile uscire.
    Sono convinta che non se ne parli abbastanza, o comunque a sufficienza, ma avendo provato in prima persona un caso del genere (ed essendo stata miracolata da qualche intervento metafisico, che accanto allo svolgersi di quest’incubo ha condotto sulla mia strada un elemento salvifico, meraviglioso che mi ha portata via aiutandomi a ricostruire la mia forza e la mia sicurezza) penso e so cosa sarebbe accaduto a me se non fossi stata aiutata dal fato, che è la stessa cosa – prima che l’incubo cominciasse, e nel mio caso parliamo solo di forti pressioni e violenze psicologiche, non fisiche – che sarebbe successo o che probabilmente accade ad altre. Io ero una persona – e sto tornando ad esserlo anche ora – molto salda e forte e ho visto me stessa crollare a poco a poco di fronte all’indifferenza sostanziale delle autorità e della legge, che lasciavano correre le cose e il tempo, mentre il quadro continuava a complicarsi. Non sapevo che quando si vive un caso di stalking, la prima cosa da fare non è mai quella di andare dalla polizia e dai carabinieri – cosa che sconsiglio vivamente a chiunque capiti qui e legga, ve lo dico per evitarvi l’incubo che ho vissuto io, fatto di attese che qualcosa accadesse e invece il tempo passava e nessuno faceva nulla, mi son sentita abbandonata anche dalla legge, persa in una gabbia, non voglio succeda ad altri – ma di andare dritti da un avvocato. Un avvocato sa cosa fare, sa cosa dice, e quel poco che la legge vi concede, lui si darà da fare per farvelo ottenere nel minor tempo possibile (poi ovvio non è Dio in terra, ma è il massimo che potete avere dalla legge terrena). Devo ringraziare l’avvocatessa che ad un certo punto è subentrata e ha fatto muovere la polizia, ferma da mesi, alla quale avevo fatto richiesta di ammonimento al questore. Alla fine sapete cosa è accaduto? La persona è stata convocata, gli hanno dato una “sgridatina” e l’hanno mandato a casa senza neppure redigere il verbale (mi hanno detto “è fragile, sarebbe troppo per lui se gli facessimo l’ammonimento scritto, però alla prossima che combina le promettiamo che scatta la denuncia d’ufficio” certo, intanto il giorno dopo, pur tenendosi sotto la soglia tracciata dalla polizia per non incorrere in conseguenze legali ha continuato a rompermi le scatole, spingendomi ad abbandonare diversi luoghi, e torno a ripetere che io sono fortunata, non voglio neanche immaginarmi in che stato di distruzione morale e psicologica può trovarsi un’altra ragazza costretta a restare là dov’ero io senza uno straccio di supporto, perchè come sappiamo, chi vive in situazioni del genere, tende a cascare in un loop, in un incubo e si sente incompresa anche dal prossimo). Io ho avuto la fortuna di aver trovato parallelamente, come dicevo, un uomo, che ha acceso dentro di me un forte sentimento che mi ha fatto da faro assieme ad altre cose nel corso dei mesi, impedendomi di crollare. Il sentimento che provo per il mio fidanzato, e l’appoggio paziente che lui mi ha dato mi hanno salvata da un crollo imminente. L’amore che provo per lui, mi ha tenuta legata alla speranza e alla percezione di Dio, che senza alcun dubbio, mi ha aiutata. Io direi a tutte di fare due cose in casi di questo genere: 1) andare senza meno da un avvocato e non perdere tempo da polizia e carabinieri, che spesso, mi dispiace dirlo, non sanno neanche loro cosa dicono (me mi mandarono al centro di salute mentale che un tempo aveva seguito il tipo, dicendomi che avrebbero potuto far qualcosa, me lo confermarono incredibilmente sia polizia che carabinieri, per poi scoprire dopo mesi che non era così, eppure l’avvocato si stupì di questa cosa, dicendomi che neppure lei avrebbe mai avuto diritto di contattarli per sapere qualcosa o agire) 2) coltivare la speranza nell’oltre, sperando che gli eventi giusti confluiscano sulla nostra strada, in una parola, seppur nella tragedia essere ottimisti. So che è difficile ma è l’unico modo. Se qualche ragazza vittima di un caso simile o più grave del mio dovesse leggere queste righe, riceva pure il mio più profondo abbraccio e l’augurio di cuore che tutto ciò che ora l’affligge – e di cui lei non ha alcuna colpa – possa presto risolversi. Vi auguro tutto il bene, il coraggio, la forza, la luce e la felicità possibili.

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