«Meglio porco che fascista»: gli 8 racconti…
… finalisti del premio “Porco Rosso 2024” in un libro della Delos.
Recensione di Louis Perez. A seguire il bando dell’edizione 2025.
La trinità del futuro prossimo (o del presente dilatato) si chiama «Dio Finanza, Dio Mercato e Dio Banca». Il primo comandamento della nuova religione è: «Niente Profitto, niente Paradiso». La maledizione suprema è «bancarotta a morte».
Mentre i fedeli indugiano «accanto alle fessure dei miracoli, con gli i-polpastrelli tesi al trasferimento dei crediti necessari» il prelato invita a lavar via i peccati. «La regalia dell’istruzione di massa ha portato carestia; la sanità diventata servizio pubblico ha portato epidemia; la blasfemia dell’elezione delle guide del popolo ha portato guerra; il peccato mortale dell’uguaglianza dei nati ha portato morte». Si sa: quando un sacerdote si lancia nella sua «predica-bilancio» ripete gli stessi concetti più volte, come da tradizione, affinchè i fedeli non possano cadere in equivoci. E’ importante ribadire che «solo un pugno di capitalisti illuminati» ha salvato la Terra dalle catastrofi: «Voi sapete che il pianeta stava per inaridirsi e morire, sotto i colpi di welfare, sindacato, cultura. La specie umana si stava distruggendo con le proprie mani brandendo le insegne dei diritti civili e del rifiuto della guerra».
Come può accogliere queste limpide verità Litia? Sa di essere doppiamente colpevole per i peccati «di poverà e disoccupazione». La sua unica speranza è «vincere la lotteria semestrale». Se avrà fede non verrà ostacolata in questa redenzione da «pochi miliardi di probabilità avverse».
E’ molto abile Elisa Franco a portarci dentro «La cucina di MarX e Dio Profitto» (così il titolo): dove bisogna saper vedere «la possibilità di un’esistenza diversa» e affidarsi all’«eresia dei sogni».
Altrettanto bravo Giuliano Cannoleta a sprofondarci in un orribile … dopodomani mattina circa: per poi mostrarci una via d’uscita. Gli umani lavorano «Nel silenzio» (il titolo del racconto) e «non possono parlare fra loro». Come commenta la madre del protagonista: è «il sogno di ogni padrone». I nuovi schiavi però scopriranno «un gesto che si diffonde rapido come un virus». Tutto si riassume in una parola antica che l’autore scandisce tre volte alla fine. Avete capito quale?
«E’ bello giocare, ma è faticoso fare sempre finta di essere felici». Inquietante il racconto vincitore del “premio Porco Rosso” del 2024 cioè «Il paese dei balocchi» di Daniela Piegai. «L’università dell’avvenire assomiglia terribilmente a certe ideologie del passato, che consideravano donne e uomini solo come mezzi di produzione». E affiora anche il ricordo di Federico II – che fu detto «stupor mundi» – animato da curiosità scientifica, condusse un grandioso esperimento sul linguaggio e «le capacità innate» ma forse noi umani «siamo troppi complessi» perchè le cose (e soprattutto «gli esperimenti sociali») filino lisce «come un bravo trenino ciuf ciuf».
Splendida la scrittura di Vanessa West in «Sangue chiama sangue». In anteprima sbirciamo con lei le prime 6 puntate di «una serie tv di fantascienza». D’obbigo iniziare «con i fuochi nucleari che spazzano via il 99 per cento di tutte le specie viventi del terzo pietrone in ordine di distanza dal Sole». Non potrebbe andare altrimenti se a decidere sono sempre «le dannate scimmie con le mutande», «tubi di carne pelosa con pollici oppomibili», in sintesi «vicoli ciechi evolutivi su quei tronchi rachitici che chiamavate gambe». Situazioni da scrutare adoperando «la tecnica preferita» di Alfred Hitchcock, «il pull focus»; ovvero zoomare «restringendo simultaneamente l’immagine». Chi è la sceneggiatrice delle 6 puntate? Provate a dirlo prima dell’ultima pagina.
All’altezza dei 4 racconti qui sopra lodati anche «Primum non nocere» di Mariano Rampini, un nome noto a chi frequenta codesto blog per alcuni begli articoli sulla parabola della sanità pubblica. Non a caso il protagonista del racconto vanta come insegna «i due serpenti incrociati intorno a un bastone». Cosa deve fare un medico quando dilaga una guerra fra «mondi diversi»? Se il suo cuore batte dalla parte di chi vuole «cancellare ingiustizia e crudeltà, povertà e fame» potrà (dovrà?) curare anche il peggiore dei nemici?
«Pojéchali! (Si va!)»: così Mario Pesce intitola la sua ucronia piena di sorrisi e colpi di scena grandi o infinitesimali. In qualche spazio i sovietici Yuri Gagarin – o Jurij Alekseevič Gagarin, se preferite – e Sergej Pavlovic Korolev si ritrovano alleati di Enrico Fermi, Bruno Pontecorvo, Alan Shepard, Ettore Maiorana (che per voi è altrove scomparso), il comandante Guevara e il presidente (?) Robert Kennedy.
Completano l’ottetto di finalisti il breve «Ya Iyublyu SSSR1» di Roberto Pastene e «Rosso cinabro» di Silvia Tebaldi che a me sono parsi qualche gradino sotto gli altri o forse affrettati nella stesura.
E’ come se ci fosse però un nono racconto perchè la già citata Vanessa West in un’altra vita si è mutata nell’astrofisica e matematica Angelica De Palo per scrivere «Giurie di ogni genere» cioè un discorso “impossibile” per celebrare chi vincerà – prima che vinca? – dove fare i conti con il celebre (?) «meccanico di Macerata» e con la «velina di Voghera» (ex casalinga). Tre pagine deliziose con una memorabile “tabellina matematica” a uso degli universi antifemministi:
«Una donna, sola come una rondine, non fa primavera; due donne sono una coincidenza; tre costituiscono già un’associazione a delinquere; quattro donne giocano a Burraco; cinque che potranno mai fare senza uomini; sei saranno delle femministe; sette forse queste femministe stanno esagerando; otto domne sono due squadre di Burraco; nove donne fanno un branco di streghe; dieci donne ed ecco le avvisaglie di uno sbarco alieno sicuramente ostile».
«Meglio porco che fascista» è il volume della Delos Digital (128 pagine per 14 euri) che contiene gli 8 racconti finalisti della prima edizione e che segna il debutto della collana Fantascienza resistente. In coda al libro Laura Coci e Roberto Del Piano illustrano il «Manifesto della Fantascienza Resistente». All’inizio invece Laura Coci spiega il titolo del concorso – che dobbiamo a un memorabile film di Hayao Miyazaki nel 1992 – e ragiona sui racconti arrivati nell prima edizione; miccome fa un minimo di spoiler, è forse il caso che chiunque detesti l’essere “imboccato” legga queste 9 paginette solo alla fine.
«Premio Porco Rosso»: ecco il bando della seconda edizione
La FantaFactory (Laura Coci & Roberto Del Piano) annuncia la seconda edizione di questo premio che, al suo debutto, ha raccolto un lusinghiero riscontro in termini sia quantitativi che, cosa ben più importante, qualitativi.
Il premio è dedicato a racconti inediti, di lunghezza non superiore a 30.000 caratteri , spazi inclusi.
I racconti dovranno essere inviati entro e non oltre la scadenza del 31 marzo 2025, esclusivamente online, all’indirizzo premioporcorosso@gmail.com, in formato pdf (si raccomanda l’utilizzo del carattere Verdana 10pt, giustificato, interlinea 1,15); tale indirizzo va utilizzato anche per eventuali richieste, dubbi, chiarimenti ecc.
La partecipazione è gratuita; ogni partecipante potrà proporre un racconto (uno soltanto) che dovrà riportare nella prima pagina del file (a sé stante rispetto al testo proposto) nome e cognome, indirizzo completo e recapito telefonico dell’autrice o autore; chi desiderasse essere identificato attraverso uno pseudonimo lo dovrà indicare in modo inequivocabile.
La giuria, nella prima fase dei lavori, sarà composta da Francesca Cavallero, Laura Coci, Roberto Del Piano, Elena Di Fazio e Luca Ortino: verrà scelto un numero di racconti finalisti compreso tra un minimo di cinque e un massimo di dieci; entro il 30 giugno 2025 i testi finalisti saranno inviati, in forma anonima, al Presidente della giuria, Silvio Sosio, il quale – se lo riterrà opportuno, anche di concerto con gli altri e le altre della giuria – stabilirà il racconto vincitore.
La proclamazione avverrà all’interno dell’edizione 2025 della convention milanese «Stranimondi».
Non sono previsti premi in denaro, ma all’autore o autrice del racconto vincitore sarà donata un’opera realizzata dall’artista Allison Robertson – di origini scozzesi, vive e lavora a Levanto – espressamente per questa occasione; tutte le finaliste e i finalisti riceveranno un piccolo oggetto pure realizzato dall’artista.
Anche per la seconda edizione è intenzione di FantaFactory pubblicare in volume i testi che verranno giudicati idonei.