Melissa, le bombe, lo Stato

Il breve, rabbioso post che mi ha preceduto (di Antonio che è autore di bei romanzi, purtroppo poco letti, come mesi fa ho scritto in blog) mi invoglia ad aggiungere “cattivi” pensieri – a ruota libera – su Melissa, le bombe, i giornalisti, la memoria, lo Stato…

1-

L’informazione è selettiva, come la nostra memoria. C’è chi alla parola Nigeria subito pensa alle prostitute sulle strade italiane (ce ne sono ed è un problema ma i media martellano senza informare ed è un altro problema) e chi – come me – ricorda i rifiuti tossici che l’Italia scarica lì (quasi tutti i suddetti media ovviamente ne tacciono) e/o le schifezze e/o rapine che l’Eni vi combina (idem).

Su codesto blog tento spesso di recuperare un po’ di «scor-date», piccoli o grandi eventi storici che vengono sistematicamente dimenticati. Cerco quello che fa comodo alla mia ideologia malignerebbe qualche benpensante; semplicemente la mia memoria (con le mie esperienze, paure, desideri, dolori… ma anche letture) e la mia voglia di comunicare sono diverse da quelle di chi si trova bene o benino in questo sistema.

Una settimana fa parole come bomba, Brindisi, Melissa, «i migliori investigatori al lavoro» hanno messo in moto diversi ricordi (o paure e dunque rimozioni) nella testa delle persone.

Per la mia storia-memoria il nome Melissa non rimanda a un’altra ragazza-donna ma a una strage del Sud.

«Bronte, cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato» è il titolo del film di Florestano Vancini che nel 1972 raccontò le infami imprese dei “liberatori” cioè dei garibaldini guidati da Nino Bixio contro la rivolta popolare e in difesa dei soli e soliti potenti. Anche la strage di Melissa è rimossa come quella di Bronte e tante simili.

 

2 –

Se pigramente come ormai molte/i fanno vi abbeverate solo a Wikipedia e cercate lì notizie sulla strage di Melissa trovate questo.

 

Il 29 ottobre del 1949 i contadini di Melissa in provincia di Crotone, guidati dal disoccupato Francesco Nigro con a seguito i propri familiari e gli attrezzi di lavoro, occuparono delle terre incolte in contrada Fragalà.

La Polizia chiamata dai proprietari del fondo occupato, dopo vari tentativi di far sgomberare i terreni occupati, dalle maniere pacifiche passò alle maniere forti, lanciando lacrimogeni: si crearono vari tafferugli tra i reparti della Polizia ed i contadini occupanti tre dei quali rimasero uccisi: Giovanni Zito, Angelina Mauro e lo stesso Francesco Nigro, colpiti alla schiena. Altri quindici manifestanti furono feriti.

Bibliografia

  • Francesco Faeta, Melissa. Folklore, lotta di classe e modificazioni culturali in una comunità contadina meridionale, Firenze – Milano, La casa Usher, 1979.
  • Pasquino Crupi; Visconte Frontera, I fatti di Melissa. Il Sud tra svolta e tramonto, Reggio Calabria, Falzea Editore, 1999. ISBN 88-8296-022-6

Un concentrato di banalità, un capolavoro di reticenza. Fortuna che ci sono le biblioteche.

3 –

Probabilmente i genitori della ragazza uccisa chiamandola Melissa non pensavano a quella tragedia storica. Le ragazze ferite di Brindisi si chiamano Veronica, Sabrina, Azzurra, Selene, Vanessa… nomi moderni. Nelle famiglie – come a scuola, come sui media – si ignora la storia recente e vicina. Anche i nomi ne sono uno specchio. Chi ha letto il libro di Sandro Portelli su Terni sa cosa intendo (e magari lo racconterò un’altra volta).

Molto spesso le vittime ignorano la Storia. Spesso gli assassini la conoscono.

 

4 –

Dopo il post (mi) scrive Antonio Fantozzi.

«Voglio qui precisarti (di sicuro te ne sei accorto, ma lo dico per scrupolo verso me stesso): in quella cosina che ti ho spedito ho inteso mettere l’accento sul fatto che per la prima volta, parlando di bombe, la vittima diventa corresponsabile della propria disgrazia, aggiungendo all’agire umano una ulteriore insicurezza. Il che rende il tutto ancora più spettacolare. Alla parola spettacolo dò lo stesso significato attribuitole da Guy Debord. Il 28 di maggio è l’anniversario di un’altra feroce bomba».

E’ importante quel che ha sottolineato Antonio, la società dello spettacolo. Ma è fondamentale anche il riferimento al 28 maggio 1974, la strage di Brescia.

Per la mia storia-memoria (è un’espressione che ho già usato e riprenderò) le bombe di piazza Fontana sono certamente di Stato, per interposti fascisti. Doppiamente di Stato perché poi “coperte”: infatti nessun colpevole in tribunale. Le bombe di piazza della Loggia a Brescia sono tecnicamente fasciste ma sempre coperte dallo Stato: infatti nessun colpevole in tribunale.

 

5 –

Sul quotidiano «il manifesto» del 25 maggio Giancarlo Canuto (vice-sindaco “pro tempore” di Mesagne e insegnante nella scuola Morvillo-Falcone) scrive: «Siamo stati nel tritacarne mediatico fino all’osso […] E’ la procedura prevista da chi vuole raccontare senza far capire». Interessavano il dolore, un colpevole comunque (meglio se mostruoso), la retorica: cercare e verificare notizie, ricostruire un quadro storico-sociale-economico non sembrano più interessare il/la giornalista-tipo.

Peggio che in passato ma, siccome ho buona memoria (e ho già detto che mi muovo sulla mia storia-ricordi) non dimentico il mostro Valpreda e l’innocente Andreotti raccontati dai media.

 

6 –

E sono naturalmente i giornalisti a martellare che lo Stato reagirà. Per l’appunto quello Stato di piazza Fontana e di Genova 2001 che per tutelarci si affida a Gianni De Gennaro (se non sapete chi è magari leggete Lettera ai ventenni: c’era una volta il signor g qui in blog). Se annunciano altre bombe c’è purtroppo da credergli: la maggior parte delle stragi in Italia le hanno fatte loro, uomini dello Stato o fascisti e malavitosi da loro pagati. Qualche uomo dello Stato (non penso a Calabresi) si è opposto? Sì, pochissimi e hanno pagato con l’emarginazione o peggio. Sono passati molti anni è vero; ma siccome la verità non è stata cercata e alcuni responsabili sono impuniti e anzi ancora lì (nello Stato, nel Parlamento, nei Servizi segreti….) dovrei fidarmi di loro? «I migliori investigatori al lavoro» è una frase che mi fa tremare sapendo chi comanda gli apparati di Stato.

A proposito si dice sempre «uomini» dello Stato, pur se qualche donna c’è. Dev’essere maschio lo Stato; e se la Fornero o la Cancellieri all’anagrafe risultano fuori quadro basta che si comportino da duri, da veri uomini e tutto torna nei canoni.

 

7 –

E’ grande il mio dolore per una ragazza assassinata. Esigo giustizia, voglio che si faccia di tutto per trovare il colpevole (o i colpevoli). Ma credo che molti giornalisti e politici fingano il dolore e l’ansia di giustizia. Altrimenti avrebbero espresso lo stesso dolore per Marcelo Valentino Gomez Cortes, ucciso a Milano.

Non sapete chi è? Appunto, l’informazione funziona così. Decide i morti da piangere e i colpevoli (meglio se mostri) da cercare.

 

8 –

Siccome ogni volta che ci si dichiara contro la violenza dello Stato e/o a favore della legittima difesa (anche rispetto alle “autorità”) qualche benpensante insinua che ciò comporti essere pro-terrorista affiderò a due brevi frasi il mio pensiero riguardo a questa stronzata.

La prima frase è di ambiente anarchico. Più o meno suona così: «Cos’è lo Stato se non un terrorismo in grande? Cos’è il terrorismo se non uno Stato in piccolo?». La seconda è nel romanzo «Cent’anni di solitudine» e – vado a memoria – spiega che «per combattere i militari (alcuni rivoluzionari) diventarono come loro e nessuna buona causa può giustificarlo».

Redazione
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