Memoria e cultura come presidio antisismico

di Giorgio Chelidonio   

Emozione, empatia e umana solidarietà ci fanno stringere idealmente alle popolazioni colpite dai danni e dai fortissimi disagi prodotti da una doppia calamità, quella sismica e climatica. Siamo incollati da 3 giorni ai tg e Internet che ci propinano “dirette” più strappalacrime che informative: ci viene naturale di identificarci con le persone intervistate, con i loro drammi personali, famigliari e di comunità. Gli scenari di una nevicata eccezionale per intensità e durata ci meravigliano particolarmente perché siamo stati abituati a immaginare gli scenari peri-adriatici in chiave vacanziera, sia marina che montana. Tutto questo si amplifica se abbiamo avuto conoscenza diretta dei luoghi colpiti: io, a esempio, conservo una memoria magica di Castelluccio di Norcia [LINK 1] perciò mi strazia emozionalmente vedermelo riproporre come un paesaggio punteggiato da macerie innevate [LINK 2]. Eppure i metereologi ci raccontano che, sulla scala del tempo e dunque della memoria collettiva, gli eventi nevosi estremi non sono mai mancati. Anzi, frugando on-line sull’onda di recenti dichiarazioni (orecchiate in RadioRaitre) di Luca Mercalli, ho recuperato il titolo di questa sua intervista del novembre 2011: «il meteo non ha più mezze misure, tra alluvioni, nevicate e siccità». A questo scenario di dinamicità climatica l’umanità, italiani compresi, si deve adattare ma non subendo passivamente e meravigliandosi dei danni delle cosiddette anomalie geo-climatiche ma attrezzandosi, anche culturalmente, alle prospettive più o meno ipotizzabili.
Questi pensieri mi affollano la mente perché non avevo memoria di un evento “nevoso-sismico”, quello che il giornalismo nostrano si sforza di incorniciare con frasi fatte tipo “ tempesta perfetta”, cliché buono per una super-nevicata a New York nel gennaio 2015
[LINK 3] come per quella italiana del 1985 [LINK 4] e in origine copiato dal titolo dell’omonimo film marinaresco del 2001 [LINK 5].
In attesa che un inedito approccio interdisciplinare “geo-climatologico” ci spieghi la dinamica della “slavina-valanga” (o “frana”?) che ha letteralmente spazzato via l’hotel di Rigopiano, fra queste mie riflessioni affiorano immagini di enormi collassi di versante alpini, come quelli di Marco in Val d’Adige
[LINK 6] o delle cosiddette “Marocche di Dro” (nella valle del Sarca) [LINK 7]. Mi si dirà “sono frane postglaciali”, risalenti a fenomeni di almeno 10.000 anni fa. Giustamente l’amministrazione trentina ne ha anche valorizzato culturalmente sia il paesaggio che le loro geo-caratteristiche [LINK 8]: siamo davvero sicuri che i fenomeni geo-climatici antichi non abbiano nulla di interessante da insegnarci? Crediamo davvero che la storia (recente geologicamente) geo-climatica dell’ambiente non ci riguardi perché molti, troppi non ne hanno memoria?
Ha un senso, ad esempio, ipotizzare confronti fra gli splendidi paesaggi trentini e altoatesini, assurti ormai a scenari stagionali delle nostre ferie, ipotizzare paragoni con gli eventi abruzzesi di questi ultimi giorni?
Queste domande mi evocano, a causa delle mie letture geo-sismiche, le tracce di un terremoto del III secolo a. C. rilevate nelle fondamenta di una casa romana ad Egna, a sud di Bolzano
[LINK 9]: sui muri si sono rilevate dislocazioni misurabili in 60 cm. massimi in verticale, imputabili a un terremoto del 5-6 grado! Ci pare credibile confinare queste ricerche nel mondo del paleo-sismologi perché “sono cose vecchie”, come hanno fatto tanti “struzzi” veronesi nel 9° centenario del terremoto del 1 gennaio 1117?
Come da molti anni insegnano e divulgano gli specialisti, la “rischiosità” di un territorio non è responsabile dei danni sismici che ne possono derivare: questi dipendono dall’imprevidenza umana, sociale e amministrativa, che si ostina a non tener conto della suddetta rischiosità potenziale. Inoltre, corresponsabili sono quelli “sciamannati” (di professione) che arrivano ad attribuire, nel XXI secolo, i terremoti “al papa che riabilita Lutero”
[LINK 10] o a una astensione italiana al voto per mantenere la Vecchia Gerusalemme nella lista dell’Unesco [LINK 11].
Concludendo, ribadisco che la cultura (quella su basi scientifiche, verificate e verificabili) è fra i maggiori presìdi ai danni da rischiosità sismica e climatica. Vi invito a leggere, ad esempio, l’intervista ad Alessandro Amato
[LINK 12], sismologo dell’INGV, ma anche, crepi l’avarizia, ad acquistare “Pianeta Terra” [LINK 13], un prezioso libriccino: con soli 11 euro vi introduce alla complessità geo-astronomica di quella movimentata dimensione che sta sotto ai nostri piedi e che fa ruotare (noi italiani!) alla velocità di circa 1200 km. all’ora, oltreché muovere (nella galassia, assieme al sistema solare) ad oltre 200 km al secondo circa [LINK 14].

LINKS

  1. http://gomypass.com/wp-content/uploads/2014/06/fiorittura2.jpg
  2. http://immagini.quotidiano.net/?url=http://p1014p.quotidiano.net:80/polopoly_fs/1.2686606.1479397857!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/wide_680/image.jpg&h=350&w=606
  3. http://www.lastampa.it/2015/01/27/esteri/new-york-alle-prese-con-la-tempesta-perfetta-KGIH6nKb7YF7HYzbbrvTGI/pagina.html
  4. http://www.informarezzo.com/permalink/10633.html
  5. https://it.wikipedia.org/wiki/La_tempesta_perfetta
  6. https://it.wikipedia.org/wiki/Lavini_di_Marco
  7. http://www.montagnando.it/ut/db/marocche-di-dro/marocche-di-dro.php
  8. http://paleoitalia.org/places/3/lavini-di-marco/
  9. https://www.researchgate.net/publication/222911862_Palaeoseismology_related_to_the_displaced_Roman_archaeological_remains_at_Egna_Adige_Valley_northern_Italy
  10. http://www.lettera43.it/it/articoli/cronaca/2016/11/02/fermate-socci-e-quei-deliri-sul-sisma-protestante/204841/
  11. http://www.quotidiano.net/cronaca/terremoto-1.2634584
  12. http://www.tpi.it/mondo/italia/esperto-sismologo-ingv-terremoti-cosa-ce-di-insolito-nella-serie-di-terremoti-del-centro-italia-gennaio-2017
  13. Es. http://www.lafeltrinelli.it/libri/carlo-doglioni/pianeta-terra/9788815263766
  14. http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=12009  

NELLE DUE FOTO: Castelluccio com’è adesso – semisepolto – e come lo ricorda l’autore.

 

Giorgio Chelidonio

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