Messico: de aquí no nos movemos

La diga di Picachos, i desplazados e l’omicidio di Octavio Atilano Román Tirado.

di David Lifodi

È l’11 ottobre 2014 quando Octavio Atilano Román Tirado, attivista per i diritti dei desplazados della diga di Picachos, viene freddato dai colpi di arma da fuoco sparati da due sicari all’interno della cabina della stazione radio del quotidiano El Sol del Pacífico di Mazatlán, stato di Sinaloa.

L’esecuzione avviene in diretta: l’attivista campesino stava conducendo la sua trasmissione Así es mi tierra, attraverso la quale sensibilizzava l’opinione pubblica affinché fossero rispettati i diritti delle famiglie che ormai anni sono rimaste senza casa a seguito dell’inondazione del bacino della centrale idroelettrica di Picachos. La vertenza tra le istituzioni statali e municipali e i campesinos va avanti almeno dal 2009, quando la diga di Picachos inondò 900mila ettari delle comunità di San Marcos: circa 800 famiglie persero tutto a causa dell’acqua che invase il territorio dove abitavano. Il Movimiento de Desplazados por la presa Picachos da allora lotta per ottenere un giusto risarcimento per gli afectados, non solo per quanto riguarda le cose materiali, ma anche per i danni subiti dalle famiglie che vivevano della pesca artigianale. Più volte il governo dello stato ha negato l’autorizzazione ai campesinos per tornare a svolgere l’attività di pesca a scopi commerciali e un anno e mezzo fa, attraverso i microfoni della stazione radio, Octavio Atilano Román Tirado cominciò a denunciare i funzionari della Secretaría de Agricultura, Ganadería, Desarollo Rural, Pesca y Alimentación (Sagarpa), della Comisión Nacional de Pesca y Acucultura (Conapesca) e le autorità statali, di avere delle precise responsabilità nella negazione dei permessi necessari per svolgere l’attività di pesca. Octavio Atilano Román Tirado sosteneva che il governo statale, Conapesca e Sagarpa appoggiassero le cooperative di pescatori che non erano state danneggiate dalla diga e aveva capeggiato le molteplici manifestazioni degli afectados affinché ottenessero la licenza di pesca. Non solo: nel 2012  Román Tirado aveva partecipato, insieme ad altri campesinos, all’occupazione della strada che unisce Mazatlán a Durango, conclusasi con l’arresto di 130 attivisti: alcuni di loro, tra cui Octavio Atilano Román Tirado, Hortensia Gutiérrez e José Osuna rimasero per 19 giorni in carcere. Il quarantasettenne  Román Tirado era divenuto il personaggio più in vista in occasione delle proteste degli afectados, ma anche il più scomodo per il governo di Sinaloa, al pari della giurista Alma Barraza: insieme avevano scoperto che lo stato di Sinaloa aveva rifiutato di concedere un indennizzo di 40 milioni di pesos alle famiglie che avevano perso tutto a causa della diga, con la responsabilità diretta dell’ex deputato Feliciano Castro Meléndez, ex deputato del Partido de la Revolución Democratica (Prd), a conferma del degrado raggiunto dalla politica messicana. Da tempo la Red Nacional de Defensoras de Derechos Humanos en México aveva evidenziato il caso della diga di Picachos, indicando all’allora governatore dello stato di Sinaloa, Mario López Valdez, le continue violazioni dei diritti umani e la criminalizzazione delle proteste sociali. La giurista Alma Barraza, nel febbraio 2013, fu condotta di nuovo in prigione dalla polizia dello stato, che le tolse i due telefoni cellulari dove si trovavano una serie di informazioni legate ai danni provocati dalla costruzione della centrale idroelettrica, tra cui video e fotografie. Inoltre, la Red Nacional de Defensoras de Derechos Humanos en México sollecitava una protezione adeguata per Alma Barraza, una richiesta giunta di nuovo soprattutto dopo l’omicidio di Octavio Atilano Román Tirado e in un contesto sociale che, solo negli ultimi due anni, è stato caratterizzato da minacce di morte, aggressioni e intimidazioni nei confronti dei campesinos impegnati a denunciare gli effetti nefasti della diga ed a chiedere un giusto risarcimento. All’epoca della presidenza di Felipe Caldéron, quest’ultimo fu obbligato a rimandare la visita nello stato di Sinaloa proprio a causa della contestazione che lo avrebbe aspettato. La diga Picachos fa parte del Proyecto Baluarte-Presidio, denominato così per i due fiumi che  ne fanno parte. In teoria il progetto dovrebbe garantire a Mazatlán  acqua per i prossimi 30 anni e generare energia: agli investimenti per la costruzione della centrale idroelettrica hanno contribuito la Comisión Nacional del Agua (Conagua), il governo dello stato di Sinaloa, quello municipale di Mazatlán e i proprietari della terra della città. Già si sapeva, fin dalla stesura del progetto, che la centrale idroelettrica avrebbe inondato le comunità di San Marcos, Puerta de San Marcos, El Placer, Los Copales, Casas Viejas y Las Iguanas, che si trovano nei comuni di Mazatlán e Concordia. Furono gli abitanti di queste comunità a tentare di impedire, con ogni mezzo, la costruzione della diga: de aquí no nos movemos, dissero, al momento dell’occupazione dei cantieri, prima che giungesse la polizia a procedere con uno sgombero violento. Octavio Atilano Román Tirado chiese alle istituzioni dello stato di Sinaloa che le comunità danneggiate dalla costruzione della diga concedessero loro almeno i servizi minimi legati all’elettricità e all’erogazione dell’acqua. Da allora, era il 2009, cominciò un tira e molla con le autorità e sembrava che dalle istituzioni arrivassero le scuse per lo sgombero della polizia e l’autorizzazione per svolgere le attività di pesca, ma in realtà si trattava di un nuovo inganno. In pratica, non successe niente. Fu per questo che, in occasione del Carnaval de Mazatlán, gli afectados decisero di guastare la festa con la presenza delle famiglie sgomberate che portarono caricature dell’allora presidente messicano Calderón, del governatore dello stato Jesús Aguilar Padilla e del sindaco di Mazatlán Jorge Abel López Sánchez. L’irruzione al Carneval de Mazatlán sarebbe stata pagata a caro prezzo dalle famiglie dei campesinos, che avevano esibito anche striscioni che esigevano il pagamento dell’indennizzo a causa delle terre inondate. La storia dei desplazados della diga Picachos era iniziata, in realtà, nel 2005, quando furono manipolati i risultati dell’assemblea comunitaria che si era espressa contro la costruzione della centrale idroelettrica. Alla lotta degli afectados il docente universitario di Scienze sociali Pedro Brito ha dedicato il libro Picachos, los Caminos del Desarraigo y la Resistencia. Il ricercatore Jesús Antonio Ramirez  López, anch’esso autore di un libro, La costrucción de la presa Picachos: una visión histórico socioambiental, ha sottolineato che la lotta dei campesinos è divenuta, ben presto, di portata nazionale, travalicando i confini dello stato di Sinaloa e rappresentando un esempio di resistenza civile per tutto il paese.

La diga di Picachos, i casi di corruzione dei funzionari dello stato denunciati da Octavio Atilano Román Tirado, il suo omicidio, ma anche il coraggioso lavoro di controinformazione dei desplazados, sono lo specchio di un Messico dove buona parte delle istituzioni non godono di alcun credito e i movimenti sociali rappresentano la parte migliore di un paese ormai allo stremo.

 

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