Messico: giornaliste discriminate
Nelle redazioni dei mezzi di comunicazione le donne sono costrette a fare i conti con violenze, abusi e vessazioni, oltre ad essere poco tutelate da parte delle istituzioni, come emerge dal rapporto «Mujeres periodistas y salas de redacción: avances, desafíos y recomendaciones para prevenir la violencia y luchar contra la discriminación».
di David Lifodi
Le redazioni messicane sono divenute uno spazio ostile e pericoloso per le giornaliste, soggette alle violenze, agli abusi e alle discriminazioni in base alla razza, all’origine etnica, all’orientamento sessuale e all’identità di genere: è quello che emerge dal rapporto «Mujeres periodistas y salas de redacción: avances, desafíos y recomendaciones para prevenir la violencia y luchar contra la discriminación», elaborato dalla Relatoría Especial de la Libertad de Expresión de la Comisión Interamericana de Derechos Humanos.
Presentato da Martha Ramos, presidente dell’ Alianza de Medios Mx e direttrice dell’Organización Editorial Mexicana, il rapporto ha messo in rilievo la scarsa disponibilità delle empresas de comunicación nei confronti delle giornaliste.
Inoltre, lo studio ha segnalato che, a partire dalla pandemia, la violenza nei confronti delle giornaliste della carta stampata e dei mezzi di comunicazione è cresciuta, come evidenziato da Adriana Ramírez Vanegas, della Red Internacional de Periodistas con Visión de Género, Catalina Ruiz Navarro, editorialista de El Espectador, Sara Lovera, di Sem México e Verónica Espinosa, esponente della Red de periodistas.
Il rapporto rappresenta una sorta di prosecuzione di quello del 2019 «Mujeres Periodistas y Libertad de Expresión: Discriminación y violencia basada en el género contra las mujeres periodistas por el ejercicio de su profesión», dove già si evidenziava che alle donne sono riservati principalmente servizi di cultura, spettacolo o comunque argomenti leggeri rispetto a quelli relativi a economia, politica e sport, principalmente appannaggio degli uomini.
Alcune giornaliste sono state costrette ad abbandonare il lavoro, altre hanno paura di denunciare i soprusi di cui sono vittime. In generale, il giornalismo alternativo e d’inchiesta è quello più pericoloso per le giornaliste messicane, vittime anche di un’opinione pubblica spesso fin troppo legate alle alte sfere del potere. Ad esempio, Mayra Cisneros è stata cacciata dalla sua redazione radio dopo aver mandato in onda un servizio che metteva in cattiva luce il sindaco di La Frontera, Coahuila. La giornalista è stata più volte vittima di minacce sui social network, insieme ai suoi familiari.
“Vemos a la institucionalidad agrediendo todos los días a las periodistas” è una delle frasi purtroppo più ricorrenti, insieme ai frequenti attacchi dei governatori di alcuni stati alle e ai giornalisti.
Infine, emerge con chiarezza che il lavoro delle giornaliste è valorizzato molto meno rispetto ai loro colleghi uomini, a partire dai salari più bassi alle tutele contrattuali, non a caso, spesso, le giornaliste sono costrette a svolgere anche altri lavori per poter sopravvivere.
Occorre sviluppare un giornalismo femminista, quindi, nonostante un contesto caratterizzato da violenza, sparizioni, omicidi che si aggiungono alle discriminazioni di genere, di carattere salariale e di precarietà del lavoro.