Messico: il cane del dio Xoloti e…

… una minoranza da difendere

di Maria Teresa Messidoro (*)

 

Non mi piacciono molto i cani.

E’ una questione personale.

Di un incontro ravvicinato con due cani tedeschi porto come ricordo 32 punti di sutura, sulle braccia e sulle gambe.

Oltre ad un grande spavento.

Con un auto salvataggio finale, dovuto anche alla mia buona stella.

Ma questa che sto per raccontarvi, mi ha riconciliato con i cani, almeno parzialmente.

Grazie ad alcune statue di ceramica, ritrovate alcuni anni fa nella città messicana di Colima, conosciute come «i cani danzanti colimensi», si è scoperto che due mila anni fa, in una zona che va da Nayanit fino a Guerriero, è nata una nidiata di cuccioli di cani, uno dei quali era sicuramente senza il pelo.

«La gente della regione decise che, anche se il cane pelón (spennacchiato) era un animale alquanto strano, la sua apparizione doveva sicuramente essere dovuta ad una decisione degli dèi, e che per questo non era necessario ammazzarlo. Così lo accettò e lo chiamò xoloitzcuintle, cioè appunto il cane strano»: così Raúl Valadez Azúa, professore dell’Instituto de Investigaciones Antropoligicas dell’Università di Città del Messico, UNAM.

L’impronunciabile o quasi xoloitzcuintle è il risultato di una mutazione genetica spontanea; ma il fatto curioso è che essendo il gene responsabile di questa mutazione dominante, anche se il cane pelón si incrocia con un cane normale, continueranno a nascere cani pelati nelle successive nidiate.

Questa mutazione genetica fa sì che la pelle e i denti risultino incompleti: praticamente il pelo non c’è, l’animale non suda e non ha i premolari; inoltre, la ghiandola del timo, responsabile della formazione dei globuli bianchi nel sistema immunologico, verso i cinque/sei anni di età dell’animale, smette di funzionare, trasformanodosi in una specie di corpo calloso, ormai inutile.

Così il xoloitzcuintle patisce alcuni svantaggi, per esempio nella lotta con altri cani può essere ferito facilmente; o in presenza di cambi climatici, può risultare più sensibile ai climi estremi.

Ciò nonostante continua a vivere in mezzo a noi, come afferma ancora Valadez.

E diventa un ottimo compagno di gioco dei bambini, che sanno rispettarlo. Oltre a essere molto socievole con i propri simili.

Tende ad essere selettivo con la tipologia di gatti con cui andare d’accordo, ma si abitua alla loro presenza abbastanza facilmente.

Ama le lunghe passeggiate, è agile e bravo nella ricerca di cose o persone.

Secondo le credenze azteche, il cane di Xólotl era stato creato dagli dèi per proteggere i vivi e accompagnare le anime dei morti attraverso il pericoloso Mictlán verso l’inframondo.

Gli abitanti di Colima hanno scelto di accettare il cane pelón, presentando addirittura i cani preispanici colimensi come candidati a diventare uno dei 7 tesori del patrimonio culturale del loro Stato.

Vabbè, può allora anche essere accettato da persone come me.

Perché le minoranze, di qualsiasi specie siano, meritano rispetto.

E il rispetto è una caratteristica delle culture indigene.

Che mantengono in vita le popolazioni autoctone latinoamericane.

Anch’esse spesso minoranze.

Che non vogliamo scompaiano o tornino invisibili. (1)

Nota

  1. Lo spunto dell’articolo è stato tratto da https://desinformemonos.org/el-xoloitzcuintle-un-sobreviviente-de-dos-mil-anos-de-edad/ apparso il 19 agosto

Molto interessante anche questo articolo https://www.nationalgeographic.es/animales/2017/11/cultura-azteca-xolo-perro-mexicano-guiaba-almas-inframundo e in italiano https://www.repubblica.it/viaggi/2014/01/07/foto/colima_messico_capitale_cultura_america_2014-74965907/1/ 

(*) Scienziata allo sbaraglio, oltre che sempre a favore delle minoranze.

 

Teresa Messidoro

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