Messico: no alla privatizzazione del vento

La battaglia di Bettina Cruz e dell’Asamblea de Pueblos Indigenas del Istmo en Defensa de la Tierra y el Territorio.

di Maria Teresa Messidoro (*)

 

“E così da giorni abbiamo solo calci nel sedere,
non sappiamo dove siamo, senza pane e senza bere
e questo pazzo scatenato che è il più ingenuo dei bambini
proprio ieri si è stroncato fra le pale dei mulini…”
da «Don Chisciotte», canzone di Francesco Guccini

 

 

Tratto da https://pixabay.com/es/illustrations/molinos-de-viento-energ%c3%ada-e%c3%b3lica-3665078/

 

Juchitán, Oaxaca, sud del Messico.

L’infanzia non aveva abbandonato del tutto Bettina Cruz, quando decise di unirsi ad altri giovani per ribellarsi ad una ingiustizia: a soli 13 anni divenne una delle lideresas (1) dello sciopero che si organizzò nella sua città per far abbassare il costo del biglietto dei bus per gli studenti provenienti dai villaggi e paesini circostanti. Dopo un anno di lotte, gli alunni raggiunsero il proprio obiettivo.

Quando Bettina termina gli studi secondari, la dirigenza della scuola decide che non le venga consegnato il certificato di buona condotta. Forse pensa di far cessare i suoi impeti di lotta. Ma la stessa madre di Bettina, Rosa, una donna dal carattere forte, solidaria da sempre, esprime chiaramente a sua figlia come sarebbe stata la sua vita futura. “No te dejes!. Participa!” (Non mollare! Partecipa!) le dice, rincuorandola.

Lucila Bettina Cruz Vélasquez ha nel sangue questo spirito di lotta contro le ingiustizie, è una eredità che si porta dentro, come altre donne juchiteche.

Costretta ad emigrare in capitale per continuare gli studi, dopo essersi laureata in ingegneria agraria, aver frequentato un corso di perfezionamento in sviluppo rurale regionale ed un dottorato a  Barcellona, decide di tornare a casa. Non può fare altrimenti.

Si sente binnizá (2).

Questa foto, come le successive dell’articolo e la copertina, è tratta da https://www.resumenlatinoamericano.org/2021/11/29/mexico-la-defensora-binniza-que-alerto-sobre-la-privatizacion-del-viento/

 

Si sente parte del suo territorio, è il suo territorio.

Ma quando torna, nel 2005, il paesaggio dell’istmo di Tehuantepec è profondamente cambiato: nel 1994, la Comisión Federal de Eletricidad (CFE) ha installato la prima centrale eolica del paese messicano proprio a La Venta, Juchitán. E’ il cavallo di troia, per l’intromissione aggressiva delle compagnie private interessate all’energia eolica.

In un territorio dove il vento può arrivare fino a 110 chilometri orari, le imprese eoliche sono arrivate promettendo impiego e prosperità.

Promesse che se ne sono andate proprio con il vento.

Oggi nell’Istmo ci sono 29 parchi eolici, 27 sono privati, in maggioranza di proprietà europea: con due mila aerogeneratori che occupano più di 50 mila ettari di terre comuni, senza produrre energia per le comunità locali, ma per grandi compagnie, comprese le miniere.

Contro il tentativo di mercantilizzare  l’energia e privatizzare il vento, nasce nel 2007 la Asamblea en Defensa de la Tierra y el Territorio de Juchitán, che poi si trasformerà nella Asamblea de Pueblos Indigenas del Istmo en Defensa de la Tierra y el Territorio, APIIDTT, di cui Bettina è cofondatrice.

Quanto sia importante il suo lavoro, lo capisce quando sia lei che suo marito ed altri membri dell’organizzazione ricevono le prime minacce. Le intimidazioni si intensificano quando l’APIIDTT incomincia a lottare contro la costruzione di un nuovo progetto eolico che l’impresa Mareña Renovables intentò installare a San Dionisio del Mar, progetto che è stato bloccato grazie alla mobilitazione popolare.

Per poter installare i parchi eolici le imprese coinvolte, con l’appoggio di funzionari federali e statali dello stato di Oaxaca, realizzano contratti con le comunità locali, affinché affittino i terreni e ne cedano l’uso per anche 30 anni.

In questo modo, ciò che perdono le comunità indigene è il diritto all’uso della terra. Inoltre, in alcuni casi, le compagnie hanno posto come condizione per il pagamento dell’affitto della terra la garanzia da parte dei contadini che nessuno perturbi od ostacoli la realizzazione dei loro progetti. Diventa quindi poi facile legalmente chiedere l’allontanamento forzato di chi protesta, in base alle clausole dei contratti firmati.

 

La stessa Bettina Cruz, tra il 2012 ed il 2013, ha dovuto allontanarsi dalla sua comunità dopo aver ricevuto minacce di morte; per poter fuggire inosservata, è stata costretta ad abbandonare i suoi colorati huipiles, scelta non facile dato che il huipil rappresenta la forza e l’identità di una donna indigena.

Fortunatamente, giungono anche alcuni risultati positivi: il 20 settembre 2021, i membri dell’APIIDTT hanno annunciato un recente trionfo legale, il blocco della costruzione in terre comunitarie del progetto eolico Gunaa Sicarú, dell’impresa francese EDF.

In questa lotta contro l’energia eolica, l’APIIDTT non è sola, può contare anche sull’appoggio e sostegno del Congreso Nacional Indigena, CNI, uno spazio di articolazione delle popolazioni indigene, molto legato al Ejército Zapatista de Liberación Indigena, EZLN.

 

 

Bettina nel 2017 è stata eletta nel Consejo Indigena de Gobierno del CNI.

In questo modo, può lottare ancora di più e meglio contro gli impatti ambientali delle centrali eoliche, come il forzato ridimensionamento delle tradizionali attività agricole, la privatizzazione della terra, i conflitti intercomunitari, l’aumento della violenza nella regione, dovuta alla crescente presenza del crimine organizzato (interconnesso con le stesse imprese), la militarizzazione e mascolinizzazione del territorio. Senza contare che l’energia eolica non favorisce di certo l’impegno contro il cambiamento climatico, anzi.

Bettina, come tutti gli integranti dell’APIIDTT, sa bene che la difesa del territorio è ogni giorno più difficile, però non ha nessuna intenzione di abbassare la guardia. La loro forza, afferma, è nell’essere comunità e tessere rete.

Sono dei novelli Chisciotte, che lottano non contro dei giganti immaginari, ma contro coloro che vorrebbero privatizzare il vento, l’acqua ed il territorio.

Il “potere” è l’immondizia della storia degli umani
e, anche se siamo soltanto due romantici rottami,
sputeremo il cuore in faccia all’ingiustizia giorno e notte.

NOTE

  1. Molto più efficace il termine in spagnolo
  2. come si autodefinisce il popolo zapoteco, letteralmente “gente che proviene dalle nubi”

(*) Vicepresidente Associazione Lisangà culture in movimento

Teresa Messidoro

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