Messico: scuole rurali sotto attacco

Il 18 maggio scorso la polizia ha represso con violenza una manifestazione degli studenti della Escuela Normal Rural de Mactumactzá che protestavano contro il taglio dei fondi all’istruzione pubblica. Sono stati arrestati 95 giovani e le ragazze arrestate sono state abusate. L’operazione della polizia è stata ordinata dal governatore del Chiapas Rutilio Escandón Cadenas (Morena – Movimiento Regeneración Nacional) a poco meno di sette anni dalla strage dei normalistas di Ayotzinapa.

di David Lifodi

         Foto: Red en Solidaridad con Mactumactzá – ripresa da https://piedepagina.mx/

A poco meno di sette anni di distanza dalla strage di Ayotzinapa, il Messico è di nuovo scosso da un violentissimo attacco compiuto ancora una volta contro i normalistas. A farne le spese, lo scorso 18 maggio, sono stati gli studenti della Escuela Normal Rural de Mactumactzá, sgomberati con violenza dalla polizia su ordine del governo chiapaneco di Rutilio Escandón Cadenas (Morena – Movimiento Regeneración Nacional, il partito del presidente López Obrador).

La repressione, conclusasi con l’arresto di 95 studenti (74 donne e 19 uomini, due minori sono stati rilasciati con maggior rapidità) ha ricordato, per le modalità particolarmente cruente, quella che avvenne il 26 settembre 2014 a Iguala, di cui furono vittime 43 normalistas della Escuela Normal Rural Raúl Isidro Burgos, tuttora desaparecidos in una delle tante stragi che arrivò inizialmente a scalfire gli alti vertici della polizia e della politica messicana senza poi produrre un reale cambiamento in entrambe le istituzioni.

L’ennesima aggressione contro il normalismo rural, in questo caso scatenata contro la Escuela Normal Rural de Mactumatzá e la Escuela Normal Intercultural Bilingüe (ENIB) Jacinto Canek non rappresenta una novità. Gli studenti arrestati (alcuni dei quali progressivamente rilasciati, ma in una situazione di libertà condizionale e a seguito di violenze e abusi sessuali compiuti soprattutto nei confronti delle donne), protestavano per il taglio dei fondi destinati all’istruzione (ridotti del 60%) e chiedevano maggiori risorse per il sistema scolastico affinché la scuola pubblica non fosse smantellata.

Gran parte degli studenti del normalismo rural provengono dalle zone più disagiate del paese e da comunità indigene dove manca tutto, dall’elettricità alla connessione ad internet, tanto che, proprio per questo motivo, si erano rivolti al governatore del Chiapas Rutilio Escandón Cadenas chiedendo un dialogo che quest’ultimo ha apertamente ignorato.

Ezln e Cni (Congreso Nacional Indígena) hanno espresso la loro solidarietà ai normalistas, sottolineando sia il malgoverno di Rutilio Escandón Cadenas sia dell’intera classe politica messicana, responsabile non solo di non aver varato alcun piano per migliorare il sistema d’istruzione del paese, ma di insistere nella repressione e nella menzogna.

Il governo del Chiapas, purtroppo, non è altro che l’esecutore delle politiche decise a livello nazionale. Sono sempre maggiori, infatti, gli episodi in cui il governo della cosiddetta “quarta trasformazione” reprime coloro che lottano per i propri diritti (contadini, studenti, maestri, movimenti sociali e per la difesa dei beni comuni), mentre i grandi “saccheggiatori di stato”, denuncia l’Ezln, godono della più completa impunità e protezione.

I normalistas di Mactumactzá hanno ricevuto inoltre appoggio dai loro colleghi di Ayotzinapa (Guerrero) e Amilcingo (Morelos), che hanno promosso blocchi stradali e manifestazioni di protesta contro il governatore Rutilio Escandón, la titolare dell’istruzione Rosa Domínguez Ochoa e quella della sicurezza Gabriela Zepeda Soto, ai quali hanno chiesto conto degli episodi di violenza sessuale nei confronti delle studentesse, del lancio di lacrimogeni e della sparizione di molti dei loro compagni a seguito degli arresti del tutto arbitrari.

Per la liberazione degli studenti ancora nel carcere di El Amate (Chiapas) si sono espressi anche i genitori dei 43 normalistas desaparecidos a seguito della strage di Ayotzinapa, che hanno stigmatizzato l’eccessivo utilizzo della forza da parte della polizia intervenuta per sgomberare la manifestazione sulla strada che conduce a Chiapa de Corzo.

Il Comité de Padres y Madres de los 43 ha ribadito che non c’è niente di sbagliato o illegale nel chiedere che lo Stato investa maggiori fondi nell’istruzione pubblica come esigono i normalistas di Mactumactzá.

Di fronte alle denunce per le torture fisiche e psicologiche contro i normalistas per adesso il governo statale, come del resto quello federale, è rimasto in silenzio. A parlare per le istituzioni è l’inquietante frase pronunciata dalla polizia nei confronti degli studenti arrestati, con un chiaro riferimento al massacro di Ayotzinapa: “Ahora ya no van a buscar a los 43, van a buscar a los 95”.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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