Messico: traffico di armi dal vecchio continente

Secondo l’antropologo Abel Barrera e l’ Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa Germania e Italia sono gli stati che esportano il maggior numero di fucili e pistole che sono utilizzati da polizia e gruppi della criminalità organizzata coinvolti nella violazione dei diritti umani.

di David Lifodi

Al traffico di armi in Messico contribuiscono sia l’Europa sia gli Stati uniti. Lo ha scritto, a fine dicembre 2020, l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (Opal), sottolineando nel suo rapporto che un terzo delle 238.000 armi vendute dal 2006 al 2018 alla polizia messicana sono state prodotte dall’azienda Beretta di Gardone Val Trompia ed esportate dall’Italia e lo ha ribadito, su desinformemonos.org, Abel Barrera, antropologo messicano e fondatore del Centro de Derechos Humanos de La Montaña Tlachinollan nello stato del Guerrero.

Premiato nel 2011 dalla sezione tedesca di Amnesty International, Barrera evidenzia che è proprio dalle imprese tedesche che arriva il maggior numero di armi in Messico dal vecchio continente, ma la Secretaría de la Defensa Nacional (Sedena) non rende note all’opinione pubblica questo tipo di operazioni. A ringraziare, come sempre avviene in questi casi, sono i cartelli del narcotraffico e i gruppi legati al crimine organizzato.

In particolare, Abel Barrera cita l’azienda tedesca Heckler&Koch, che lo scorso 30 marzo è stata condannata per l’esportazione illegale di armi alla Sedena: 10.000 fucili G-36 ricevuti dal 2006 al 2009 e inviati, in parte, negli stati di Guerrero, Chihuahua, Chiapas e Jalisco, dove sono utilizzate spesso dagli agenti coinvolti in episodi legati alla violazione dei diritti umani e, di frequente, finiscono anche nelle mani dei cartelli della droga.

Ad esempio, in occasione del massacro di Ayotzinapa del 26 settembre 2014, conclusosi con 43 studenti desaparecidos, furono rinvenuti decine di fucili tedeschi nella sede della polizia municipale di Iguala. A questo proposito, Abel Barrera ha ricordato che il traffico di armi avviene spesso con la compiacenza delle autorità statali, spesso corrotte, con l’appoggio logistico fornito dalla stessa Secretaría de la Defensa Nacional e in combutta con la criminalità organizzata.

Proprio le costanti violazioni dei diritti umani provocate dalle armi provenienti dall’Europa sono state più volte denunciate anche dall’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa che, nel rapporto “Deadly Trade. How European and Israeli arms exports are accelerating violence in Mexico” (pubblicato il 9 dicembre 2020 sul sito di “Stop US Arms To Mexico” https://stopusarmstomexico.org/deadly-trade/), a cui Opal ha lavorato insieme gruppo di associazioni di diversi Paesi (le statunitensi Stop US Arms to Mexico e Global Exchange, la belga Vredesactie, l’israeliana American Friends Service Committee, la tedesca Ohne Rüstung Leben, la ceca Nesehnutì, la Comisión Mexicana de Defensa y Promoción de los Derechos Humanos e il Centro de Estudios Ecuménicos del Messico), documenta, tramite i dati ufficiali forniti ai ricercatori dalla Secretaría de la Defensa Nacional, che su autorizzazione delle autorità italiane “Beretta ha venduto 108.660 armi alla polizia federale e alle polizie locali del Messico, tra cui più di 25.000 fucili e altre armi lunghe, sia automatiche che semiautomatiche, e in particolare oltre 43.000 pistole 92 FS, quasi 31.000 pistole Px4 Storm e 13.000 fucili d’assalto ARX-160”.

L’Opal ha testimoniato che le armi fabbricate ed esportate da Beretta sono state utilizzate dagli agenti di diversi stati messicani e, al pari di Abel Barrera che aveva evidenziato la presenza di fucili di provenienza tedesca nella sede della polizia di Iguala all’epoca della strage di Ayotzinapa, anche l’associazione di Brescia ha sottolineato l’utilizzo di fucili d’assalto Beretta nell’assalto contro i normalistas.

Secondo Opal, dal 2006 al 2018 il Messico ha ordinato e ricevuto armi in particolare da Italia, tramite Beretta, ma anche dalla belga FN Herstal, dalll’israeliana IWI, dalla ceca CZ, dalle tedesche H&K e Walther.

Attualmente, le armi italiane sono utilizzate dalle polizie di tutti i 32 stati messicani ed il nostro paese figura tra i primi tre stati esportatori di armi leggere al mondo. Gli stati messicani a cui Beretta ha venduto più armi sono Jalisco, Chihuahua, Oaxaca e Tamaulipas.

La vendita di armi ad un paese come il Messico, dove avvengono 19 omicidi ogni 100.000 persone e in cui, dal 2006 al 2019 in si sono verificati più di 276.000 omicidi, non fa certo onore al nostro paese.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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