Messina, weekend No Ponte: corteo, campeggio, concerto

Messina 12/8 h18 “corteo No Ponte” più un interessante articolo di comidad “Dove vai se il negazionista non ce l’hai”

la mobilitazione è già intensa , così che la partecipazione sarà straordinaria.

Da tutta Italia e dalle regioni limitrofe, dai luoghi di vacanza del Sud, l’appuntamento è per il 12 agosto a Messina : insieme nel corteo che si avvierà dalle ore 18 in piazza Cairoli “per gridare forte NO all’opera inutile,simbolo del governo di destra”.

IL SICILIA.IT :Sarà un week end “no Ponte”, con diverse iniziative accomunate da un unico filo conduttore, la contrarietà all’opera. L’appello inoltre è a non incasellare i movimenti sotto un solo cappello, ma essere una realtà trasversale. L’appuntamento centrale è il corteo che stavolta, a differenza di due mesi fa non sarà più a Torre Faro ma nel cuore della città, a Piazza Cairoli, alle 18 di sabato 12 agosto. Ma nel week end è previsto un campeggio no Ponte (come quello che tanti anni fa diede inizio alla grande mobilitazione contro l’opera) ed un concerto serale.“Il 12 c’è il corteo, ma dall’11 al 13 a Marmora ci sarà il campeggio no Ponte e poi il concerto finale- ha spiegato Gino Sturniolo, uno dei fondatori del movimento No Ponte — I sostenitori dell’opera hanno provato a incasellarci a definirci in una coalizione, in un’ideologia, ma sono terrorizzati dall’immagine che è venuta fuori dal corteo del 17 giugno. C’è chi ha detto che eravamo comunisti, chi anarchici, chi fighetti, chi ricchi delle ville o sognatori che non guardano al progresso. Chi ha voluto chiudere quella giornata in una gabbia non capisce che quel movimento è un annuncio, l’annuncio di una novità che può diventare un’idea nuova di territorio, di vivere in comune e che spariglia le liturgie stanche della politica che hanno condotto le nostre comunità alla fame e costretto tanti ragazzi ad andarsene dalla loro terra”.  Non si tratta di essere semplicemente contrari al collegamento stabile tra le due sponde, ma di una lunga serie di obiezioni, da quella al Ponte green “basta guardare l’impronta climatica del raddoppio ferroviario Fiumefreddo – Taormina”, ai centomila posti di lavoro “quelli reali sarebbero alcuni migliaia” e infine le decisioni prese dall’alto “nessuno viene mai a chiederci come la pensiamo. Vogliamo scongiurare che i lavori inizino. Tutto questo mentre siamo incastrati tra due emergenze, quella incendi e quella che rischia di esserci, relativamente alle frane. Ai siciliani ed ai calabresi di dovrebbe chiedere cosa farebbero con 14 miliardi di euro, se il ponte o infrastrutture, ospedali, scuole, autostrade.”

Presente alla conferenza stampa anche  Peppe Marra della rete No Ponte calabrese che ha messo l’accento sui 7 milioni destinati alla comunicazione sul Ponte: “solo propaganda… Siamo qui per dimostrare che le due sponde sono unite dall’idea di un futuro sostenibile da costruire insieme”. Il corteo da Piazza Cairoli attraverserà il Viale San Martino, poi via Nino Bixio, la Cesare Battisti, il corso Garibaldi, e si concluderà finirà di fronte al Municipio dove ci sarà il concerto con gli artisti locali. L’Atm ha deciso di potenziare il servizio della linea 32 per andare incontro ai partecipanti che saranno numerosi. Il microfono sarà aperto a tutti così come la partecipazione. Nessun elenco di partecipanti o sigle, proprio per evitare l’incasellamento di un movimento che ne racchiude tanti ed eterogenei.

MESSINA – Sabato 12 agosto corteo No ponte: “Scongiurare l’inizio dei lavori”

Presentato in conferenza stampa il corteo No ponte di sabato 12 agosto con le altre iniziative collaterali. Concentramento a piazza Cairoli alle ore 18. 
SCOMUNICANDO..    Ritorno del campeggio No ponte dall’11 al 13 agosto a Marmora, che riunirà attivisti provenienti anche da fuori Sicilia e Calabria. Alla fine del corteo, concerto di varie band locali in piazza Unione Europea.
Gino Sturniolo: “Il ponte è un dispositivo finanziario attorno al quale è stato costruito un blocco sociale molto preciso. Si tratta dell’accurata preparazione di una incompiuta. Sarà una lotta estremamente dura e lunga. Vogliamo scongiurare l’inizio dei lavori”.
Federico Alagna: “Siamo diversi e felici di camminare insieme. Il corteo è profondamente inclusivo”. Peppe Marra: “Non ci unisce l’infrastruttura, ma la necesità di costruire un futuro sostenibile”.
I dettagli del corteo spiegati da Elisa Terranova.
Intanto, si solleva un caso con la Questura
Con l’ultimo decreto omnibus, appena “sfornato”, il ministro Salvini e il governo “stappano” la soglia economica dei super stipendiati della Stretto di Messina e marciano a grandi passi verso un 2024 che si preannuncia particolarmente caldo sul fronte del ponte sullo Stretto. Ma se da un lato c’è un cronoprogramma sbandierato senza scrupoli di sorta, al di là di quanto possa essere rispettato in base a regolari procedure tecnico-amministrative, dall’altro c’è un movimento vivo più che mai, articolato in varie realtà e soggetti uniti da un obiettivo comune, che non perde tempo a scendere in piazza. Così, dopo la manifestazione dei tremila a Torre Faro lo scorso 17 giugno, a distanza di due mesi, Messina rincara la sua dose di protesta, stavolta in centro città, sabato 12 agosto, con concentramento a piazza Cairoli alle ore 18. Il corteo percorrerà viale San Martino, svolterà per via Nino Bixio e via Cesare Battisti, per concludersi a piazza Municipio – Unione Europea dove fino all’una di notte i manifestanti si intratterranno in un sit-in con concerto di band locali. Una manifestazione più corposa del solito, dunque, che in particolare vedrà a distanza di circa vent’anni il ritorno del campeggio No ponte, che si terrà a Marmora dall’11 al 13, dove faranno sede circa cento attivisti provenienti anche da fuori Sicilia e Calabria, realtà che si battono per la difesa dei loro territori, contro le grandi opere. Proprio il campeggio, di prassi, per i manifestanti rappresenterà un luogo di dibattito e confronto attraverso due assemblee il primo giorno, e un’altra l’ultimo, a conclusione della tre giorni messinese.Gino Sturniolo ha tracciato i punti cruciali della protesta, dai dati tecnici a quelli procedurali, per passare a quelli più squisitamente politici: “L’idea di fare sbarcare i containers 1500 km prima per farli proseguire in treno e raggiungere il centro Europa è semplicemente stupida…”. Sturniolo inizia con parole, nientemeno, di Donato Carlea, ex presidente del Consiglio Superiore del Lavori Pubblici, pronunciate in un convegno. “Questo, per dire quanto siano infondate alcune delle grandi narrazioni su cui si basa l’ideologia del ponte”, commenta Sturniolo. “Basterebbe fare un calcolo per vedere quanti container possono passare sui treni attraverso il ponte per capire che solo una piccolissima parte dei traffici del mediterraneo lo potrebbero utilizzare”, aggiunge lo storico attivista. “Un’altra narrazione è il ponte green, con la faccenda delle 140 mila tonnellate di CO2 che si risparmierebbero in un anno. Basta guardare il raccordo ferroviario di Giampilieri – Fiumefreddo, che in nove anni di lavoro produrrebbe un milione e 400 mila tonnellate di CO2. Lavori sovrapponibili a quelli di accesso al ponte. Ma a tutto questo c’è da aggiungere la quantità di CO2 per la produzione di materiali, cemento e acciaio”. Un altro mantra: “Si creerebbero 100  mila posti di lavoro? Questi vanno divisi per tutti gli anni di lavoro nei cantieri e quindi quelli reali sarebbero alcune migliaia”, analizza Sturniolo. E potrebbe proseguire: “Queste sono solo alcune cose non vere che vengono sempre riprodotte senza mai un confronto. Nessuno viene a chiederci come la pensiamo. Per avere un po’ d’attenzione abbiamo dovuto portare tremila persone in piazza…” La riflessione: “Sappiamo che sarà una lotta estremamente dura e lunga. Vogliamo scongiurare l’inizio dei lavori”. Il paradosso, con l’ombra dei cantieri: “Tutto questo si svolge mentre siamo incastrati tra due emergenze, incendi e alluvioni. È ogni anno così. Da una parte abbiamo i bisogni reali dei siciliani e dei calabresi, dall’altro abbiamo il ponte sullo Stretto”. Che cosa è il ponte sullo stretto? “È un dispositivo finanziario che ha costruito intorno a sé un blocco sociale molto preciso intorno a certe professioni. I loro vantaggi non verranno dalla costruzione del ponte ma dall’avvio dei lavori. Ciò che stanno facendo non è la realizzazione di un’infrastruttura, ma la preparazione accurata di una incompiuta”. La reazione verso chi propone il referendum: “Se dessimo ai siciliani e ai calabresi 14-15 miliardi in mano, realizzerebbero il ponte o ospedali, strade, opere per la sicurezza del territorio? Questo sarebbe il referendum da proporre”.  Sturniolo interviene poi sull’aumento delle retribuzioni oltre 240 mila euro nella Stretto di Messina con il nuovo decreto: “È un oltraggio nei confronti dei nostri territori. Non ci sono i soldi per la sicurezza antincendio, però decidono di togliere il tetto agli stipendi. Una cosa vergognosa”. Da Roma a Messina, un inciso sulle posizioni dell’Amministrazione comunale rispetto al macroscopico disagio dei possibili cantieri: “Questa Amministrazione è favorevole al ponte – commenta Sturniolo – però ha la percezione che i cantieri saranno un’invasione, quella che si intende un’occupazione militare di questa città. Ai tentativi di interlocuzione col governo, anche sulle questioni che riguardano direttamente provvedimenti del Comune, i nostri amministratori non sono stati minimamente presi in considerazione. Noi non ci meravigliamo. Sappiamo benissimo che questo è il meccanismo delle grandi opere, che esclude i territori dalle decisioni. Noi vogliamo invece che i territori decidano sul loro futuro”.
Circa il corteo, il Comune ha dato una mano agli organizzatori nell’ambito del trasporto pubblico, ma questi hanno da recriminare con la Questura. Ancora Sturniolo: “Secondo la circolare Gabrielli, negli eventi pubblici occorre predisporre una serie di piani e accorgimenti in termini sanitari, di sicurezza etc. La Questura di Messina intende estendere questa circolare anche ai cortei. Questa la riteniamo una violazione del diritto di manifestare e dunque apriremo un contenzioso. Predisporre per i cortei tutti gli adempimenti che vengono chiesti è una cosa estremamente farraginosa e costosa. Ciò crea una differenza tra chi può manifestare e chi no. Le norme prevedono che per poter manifestare, e quindi esprimere la propria opinione, sia sufficiente una comunicazione. Dopodiché – affonda Sturniolo – tocca alla Questura stabilire se esiste qualche problema e motivarlo. Non è una richiesta di autorizzazione, bensì una comunicazione. Ma a questa si chiede di allegare un piano sicurezza, ambulanze, servizio d’ordine, una serie di cose. Immaginiamo se questo venisse applicato a un corteo di studenti… Noi per questo corteo abbiamo evitato ogni tipo di problema e fatto tutto quanto necessario, ma non lo faremo più, perché la riteniamo una violazione del diritto di manifestare”. La conferma: “Abbiamo chiesto anche ad altre realtà, in altre piazze importanti e questo non viene applicato. La circolare viene applicata nei casi di grandi assembramenti di piazza, ma non ai cortei”.Peppe Marra, della Rete No ponte calabrese: “Questo corteo non è un’iniziativa esclusivamente messinese. Per la sua valenza, per il drenaggio di soldi pubblici, tocca tutto il sud”. Paura dell’apertura dei cantieri? “Qualche anno fa Berlusconi lanciò la prima pietra con la variante di Cannitello, una ferita aperta nel territorio, un’incompiuta. Oggi c’è un’aggressione totalmente diversa. Il rischio dell’apertura dei cantieri comporta il massimo sforzo di comunicazione e mobilitazione. Abbiamo davanti un governo che ha deciso di investire 7 milioni, soldi nostri per costruire propaganda e affossarci ancora di più. Questo ponte – commenta ancora Marra – ha sempre unito le due sponde, nonostante non sia l’infrastruttura ad unirci, ma la necessità di costruire un futuro sostenibile”.
I dettagli del corteo e degli eventi ad esso collegati, sono stati spiegati da Elisa Terranova, esponente di Non una di meno, con delle precisazioni importanti: “Non ci saranno sigle per sottolineare che il corteo è di tutte e di tutti. Chiunque voglia intervenire al microfono è libero di farlo”. Ciò, a scanso di polemiche dopo quanto accaduto a Torre Faro.
Federico Alagna, di Cambiamo Messina dal basso: “È fondamentale rappresentare la natura profondamente inclusiva di questo corteo. Siamo tutte e tutti vittime di narrazioni fuorvianti. Una di queste, che a noi disturba particolarmente in quanto falsa e dannosa, è che i no ponte saremmo la nicchia, gli escludenti, ciascuno con percorsi per i fatti nostri. Questo non è assolutamente vero – afferma l’ex assessore. Il nostro è un percorso inclusivo, caratterizzato da un perimetro politico molto chiaro, dettato da ciò che vorremmo fare con questi miliardi al posto del ponte. Un perimetro politico all’interno del quale possono coesistere tante realtà differenti. Siamo diversi e felici di camminare insieme. La differenza sta tra una parte e l’altra. Noi abbiamo deciso da che parte stare”.

I No Ponte tornano in piazza: campeggio, corteo e concerto serale nel weekend

Non ci saranno elenchi di adesioni e il microfono sarà “aperto a tutti”. Si partirà da Piazza Cairoli, poi tanta musica di fronte al municipioTEMPO STRETTO/MESSINA – Un campeggio a Marmora, un corteo da Piazza Cairoli e un grande concerto con diverse band messinesi per animare il centro cittadino. Il movimento No Ponte, senza liste di adesioni ma “aperto tutti coloro che vorranno partecipare”, torna nuovamente in piazza per manifestare il proprio dissenso non soltanto alla struttura, fortemente voluta dal governo attuale, ma soprattutto all’apertura dei cantieri, considerati una vera “invasione”.

“Vogliamo scongiurare l’inizio dei lavori”

“Partiremo da piazza Cairoli alle 18, ma in quei tre giorni, dall’11 al 13 ci saranno anche il campeggio a Marmora e poi il concerto finale – spiega Gino Sturniolo, figura storica del movimento No Ponte -. L’idea di far sbarcare i container qui per andare in Europa è infondata. Ma è solo una delle tante. Un’altra è il ponte green: basta guardare l’impronta climatica del raddoppio ferroviario Fiumefreddo – Taormina. E poi i famosi centomila posti di lavoro, come si faranno? I posti di lavoro reali sarebbero alcuni migliaia”. Sturniolo prosegue: “Soprattutto nessuno viene mai a chiederci come la pensiamo. Per avere attenzione abbiamo portato 3 mila persone in piazza. La nostra lotta è estremamente dura, ma vogliamo scongiurare che i lavori inizino. Tutto questo mentre siamo incastrati tra due emergenze, quella incendi e quella che rischia di esserci, relativamente alle frane. Il referendum? La domanda da fare a siciliani e calabresi è cosa farebbero con 14 miliardi di euro, se il ponte o infrastrutture, ospedali, scuole, autostrade.”

Il percorso

Al suo fianco anche Peppe Marra della rete No Ponte calabrese: “Paura? Sicuramente sì. Abbiamo davanti un governo che ha deciso di usare 7 milioni solo per fare propaganda sul Ponte. Ora abbiamo la necessità anche di dimostrare che le due sponde sono unite non dall’infrastruttura ma dall’idea di un futuro sostenibile da costruire insieme. Saremo anche noi in piazza”. Da Piazza Cairoli si percorrerà il Viale San Martino, poi via Nino Bixio, la Cesare Battisti, il Viale Garibaldi, e si finirà di fronte al Municipio dove ci sarà anche concerto post corteo con tanti artisti locali.

Alagna: “Tutti vittime di narrazioni fuorvianti”

Il movimento ringrazia “anche l’Atm che ci ha assicurato un rinforzo della linea 32 per il corteo. Non ci saranno liste di adesioni, perché il corteo sarà di tutti. Il microfono sarà aperto a tutti”. Federico Alagna: “Il corteo del 12 non sarà l’ultimo ma sarà fondamentale come quelli precedenti. Siamo tutti vittime di narrazioni fuorvianti, come quella che ci mostra come una nicchia escludente. Non è vero, questo percorso fisico è più ampio ed è profondamente inclusivo. La diversità ci arricchisce, ma il nostro perimetro è chiaro e noi abbiamo deciso da che parte stare”.

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Dove vai se il negazionista non ce l’hai – comidad

La suscettibilità è una di quelle tecniche di sopraffazione che appartengono al novero del pre-politico e del pre-ideologico, attengono all’antropologia culturale e sono trasversali e riscontrabili in tutti i gruppi umani, anche i più insospettabili. Fare l’offeso ed invocare la “lesa Maestà”, sono facili espedienti per appellarsi al sostegno di seguaci e complici contro i disturbatori, però abusarne comporta degli inconvenienti. Le persone più serie cominceranno infatti a sgamare l’inconsistenza che si nasconde sotto la pretestuosità di certe indignazioni, mentre i soggetti della stessa specie di chi si atteggia a offeso, potranno a loro volta fare appello ai propri accoliti. Matteo Salvini ricorre a questo tipo di psicodrammi con sempre più frequenza e goffaggine; qualche anno fa gli era riuscito persino di miracolare una Giovanna d’Arco da strapazzo trasformandola in un’eroina mondiale. Ora Salvini ha messo su un altro gioco delle parti con un esponente della finta antimafia di establishment, don Luigi Ciotti.

Bisogna però riconoscere ai due contendenti della pantomima ed alle loro claque, di star svolgendo una funzione di distrazione non da poco, visto che l’attenzione si sta spostando, come al solito, sul ruolo delle mafie di rango inferiore, che, nella vicenda del fantomatico Ponte sullo Stretto di Messina, entreranno solo per ciò che riguarda i subappalti. Il primo mangiatore del grande affare è infatti la multinazionale Salini Impregilo, quella che oggi si fa chiamare Webuild, in modo da precostituirsi un’etichetta-alibi che celi la sua vera attività, cioè far soldi senza costruire nulla. C’era chi si preoccupava che, dopo la cessazione dell’incarico di presidente di Leonardo-ex Finmeccanica, l’ex poliziotto e agente segreto Gianni De Gennaro finisse ai giardinetti, invece è stato nominato presidente di Eurolink, il consorzio che rappresenta l’appaltatore del progetto del Ponte, di cui Webuild è il principale componente. L’affare del presunto Ponte quindi nasce con le “coperture” giuste.

Se Matteo Salvini fosse davvero convinto della realizzazione del Ponte, non avrebbe dato peso alle dichiarazioni di don Ciotti, invece nella circostanza gli è tornato utile qualcuno a cui attribuire il ruolo del disfattista. Come già si è visto in passato, il grande giro dei soldi non è legato alla costruzione dell’opera, bensì all’elaborazione del progetto ed alle speculazioni finanziarie e immobiliari che fanno da contorno. Il preventivo dell’opera è salito da dieci a quindici miliardi, ma già si ammette che neanche quelli basteranno; non è neppure prevista una copertura finanziaria, e sarebbe anche inutile, visto che i veri costi non si conoscono ancora. L’Unione Europea non dice di no al finanziamento, ma neanche di sì. Insomma, ci si spaccia il Ponte per un’altra Autostrada del Sole, che intercettava la motorizzazione di massa; mentre invece ci prospetta un doppione del caso TAV, cioè una dispendiosa finzione a vantaggio di imprese private specializzate non nel produrre ma nel prendere soldi pubblici.

Ormai il progetto del Ponte è legge e nessuna critica potrebbe mai fermarlo, se però ci fosse davvero l’intenzione di farlo. Al contrario, il tambureggiamento mediatico farà passare ogni perplessità come un attivo impedimento, come un atto di irresponsabile disfattismo, anzi di sabotaggio. Ma il campo nel quale la criminalizzazione preventiva del dubbio sta assumendo forme parossistiche, è certamente quello del riscaldamento globale da emissione di CO2. La proposta naif del deputato Angelo Bonelli di criminalizzare per legge il “negazionismo climatico”, ha svolto ancora una volta una funzione di distrazione, poiché certe operazioni di irreggimentazione dell’opinione non si fanno per legge, bensì attraverso il “principio del capo”, cioè imponendole attraverso il puro senso della gerarchia. Che dubitare non sia lecito l’ha detto l’ONU , soprattutto, l’ha detto Mattarella.

Secondo l’attuale vulgata, il ruolo di alfiere del negazionismo climatico sarebbe delle destre. Il governo Meloni però non nega un bel niente; anzi, ha approfittato del riscaldamento globale per bloccare i fondi stanziati per il riassetto idrogeologico, in quanto tutti i progetti a riguardo andrebbero riadattati alla nuova situazione climatica. Dato che, secondo la narrativa mediatica, l’emergenza climatica si aggrava con un’accelerazione esponenziale, anche i progetti di riassetto idrogeologico andranno nuovamente riadattati, perciò un pretesto per dirottarne i fondi si troverà sempre.

Ci sarà sempre il tonto che si presterà, per convenienza o ingenuità, a svolgere il ruolo del “negazionista climatico” da mettere alla gogna nei talk show. Nella finto-sinistra politicorretta c’era anche chi si illudeva che la Meloni, in quanto fascista, potesse incarnare il male del negazionismo climatico. Ma proprio perché è fascista, la Meloni agisce da macchinetta gerarchica, infatti si è già conformata al diktat dei capi. Ospite di Biden a Washington, la Meloni ha affermato che il riscaldamento globale è una “minaccia letale”. Bonelli sperava di essere prescelto lui per fare il grande ispettore delle nostre coscienze, invece ci penserà la Meloni.

La “minaccia letale” di cui parla la Meloni, sicuramente si materializzerà nelle tasche dei contribuenti poveri, che dovranno pagare una montagna di ecotasse sui consumi energetici e sulla riconversione “green”. Ciò che invece non è ancora chiaro, è perché sia così fondamentale per gli emergenzialisti climatici criminalizzare i dubbi. Il punto è che la riconversione green e la rinuncia ai combustibili fossili, rimangono allo stadio di mito di chimera; mentre la realtà in atto è solo quella di una bolla mediatico-finanziaria, quella dei titoli ESG, cioè la cosiddetta finanza “sostenibile” e “green”. Tutte le grandi multinazionali finanziarie concorrono a gonfiare nelle Borse la bolla ESG, ma chi si sta adoperando più degli altri è il fondo BlackRock, che tempo fa aveva persino annunciato che si sarebbe specializzato in questo ramo della finanza “sostenibile”.

Sennonché si è scoperto che non era vero niente. BlackRock si comporta come se la riconversione ecosostenibile fosse una bolla finanziaria destinata a scoppiare, come altre bolle finanziarie in passato; perciò BlackRock sta continuando ad investire in carbone, petrolio e gas. Il fatto che le multinazionali finanziarie investano nel “sostenibile” ed anche in carbone e idrocarburi, smentisce totalmente le fake news secondo le quali dietro il “negazionismo climatico” ci sarebbero gli interessi della lobby dei combustibili fossili. Ma anche senza sapere del doppiogiochismo di BlackRock, sarebbe bastato considerare gli attuali extraprofitti delle aziende che vendono gas in seguito all’esplosione dei prezzi dal 2021. L’annuncio della transizione energetica al green ha infatti creato immediatamente il timore che non si investisse più in estrazione di combustibile fossile e quindi si determinasse una scarsità del prodotto. L’ovvia conseguenza è stata una lievitazione dei prezzi, soprattutto del gas. In tal modo, oltre la bolla dei titoli ESG, ora abbiamo anche una bolla finanziaria delle “commodity” e dei “future” sul gas. In base al codice penale l’emergenzialismo climatico è un reato di aggiotaggio e di manipolazione del mercato.

Qualcuno si ricorderà dell’arroganza della rappresentante di Pfizer davanti al parlamento europeo. La stessa arroganza è stata esibita da BlackRock quando i parlamentari britannici hanno chiesto spiegazioni a proposito degli investimenti nel combustibile fossile. La vera notizia non sta nella protervia di BlackRock, che fa i suoi affari, ma nell’atteggiamento rassegnato dei parlamentari, che accettano tranquillamente questa gerarchizzazione antropologica, per cui c’è chi può fare quello che gli pare, e chi invece viene disciplinato nel comportamento e nel pensiero. Ai poveri si impongono ecotasse, mentre per BlackRock non si osa neppure avanzare l’ipotesi di sovra-tassare i profitti ricavati dagli investimenti sul fossile. La legge e lo Stato sono finzioni, ciò che conta sono le gerarchie antropologiche. A rispondere dei fallimenti della riconversione al “sostenibile” infatti non saranno gli esseri superiori che stanno nelle multinazionali e nei governi, bensì i “negazionisti”.

C’è quindi un’affinità tra il Ponte sullo Stretto di Messina e la riconversione energetica senza emissione di CO2. Nessuno di questi progetti è infatti in grado di prospettare neppure lontanamente un quadro dei costi ed un percorso di realizzabilità, perciò il tutto si risolve in una speculazione finanziaria fine a se stessa ed in una colpevolizzazione preventiva di chi fa domande. L’inconcludenza produttiva di quei progetti deve però assolutamente trovare un alibi, un capro espiatorio, un mostro contro cui indirizzare l’odio dell’opinione pubblica ed al quale attribuire la colpa del ritardo e del fallimento. La colpa del “sabotaggio” se la prenderanno i disfattisti nel caso del Ponte, e i negazionisti nel caso dell’emergenza climatica.

da qui

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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