Metafisica e politica – di Mark Adin

Dentro questo caldo è difficile pensare.  Se poi ci si mettono le campane della chiesa vicina che mi stanno frastornando, è ancora più difficile. Se facessi io lo stesso casino che fanno loro, i preti, sarei in galera. Dev’essere un po’ come la questione delle tasse, che non pagano allo Stato italiano, vista da Formigoni: è giusto che non paghino perché loro fanno del bene.  C’è una spiegazione per tutto, figuriamoci per lo scampanamento molesto.

L’estate canicolare porta con sé il profumo della metafisica. Intendo riferirmi a quella di De Chirico, della serie di quadri del ciclo “Piazze d’Italia”. In quelle visioni sono rappresentate, magistralmente, assenze più cospicue delle presenze, ovvero ciò che non c’è nel quadro risulta molto più importante di ciò che vi appare. Si possono vedere grandi piazze sulle quali compaiono ombre, manichini inquietanti, case ridotte a disegni infantili prive di particolari connotativi e, sullo sfondo, la sagoma in controluce di un trenino che passa lontano. C’è qualcosa che non si dichiara, evocato più dalla luce che dagli oggetti rappresentati.  Eppure è percepibile.

Anche Montale, nelle sue rarefatte descrizioni di pomeriggi arsi dal sole evoca spesso la luce come segnale di vita, rimbalzato da un fiore, da un frutto, luce a cui gli amati orti della Liguria si abbeverano. Eppure, tra i versi di indiscussa bellezza, c’è anche molto “non detto”. Bisogna guadagnarselo, il raggiungimento di questa verità non esplicita, forse nascosta.

Chi ha mai letto Tonino  Guerra ha incontrato lo spaesamento, la sospensione nel nulla, la pioggia di luce d’oro nella valle del Marecchia.  E’ l’arte, dunque, a conoscere questa condizione, nella quale si aspira a sapere, si desidera qualcosa che ancora non è ben chiaro, ci si aspetta di riconoscere in un’ombra “qualche turbata divinità”.

Ora, nel passare dal sacro al profano, prima dello stramazzo a causa dell’afa, voglio azzardare un pensiero che colleghi quanto presente nelle arti a quanto infesta la nostra politica. Nel somministrarmi un Tiggì qualsiasi, sono rimasto colpito da una ripresa televisiva dell’aula di Montecitorio nella quale, allo scranno del presidente di turno, si contrapponeva nell’emiciclo un solo parlamentare.  Sono certo che molti altri saranno stati ben presenti alla buvette – dato il gran caldo si può capire – a sorbirsi una limonata ghiacciata, tuttavia non mi è stato possibile evitare un moto di disgusto, superato il quale ho creduto di ritrovare, nella vacuità del parlamento, lo stesso metafisico smarrimento che si rinviene  nei quadri di De Chirico. Se avesse dipinto un quadro dell’immagine vista in TV, il Maestro avrebbe potuto intitolarlo: Parlamento d’Italia.

Ma non voglio ragionare di una politica che da tanto tempo ha passato il segno. Se mai, dell’infinito altrettanto metafisico nostro senso di sopportazione.  In questo mese di agosto2011, inmezzo a una crisi economica mondiale e devastante che lascerà sul campo morti e feriti, sembra che tutti ci si aspetti qualcosa, noi e loro, noi e la nostra classe politica, con la stessa irresponsabilità.

Restiamo in attesa.

Di che? Di qualcosa di metafisico, qualcosa che finalmente accada e ci tolga da una situazione in cui collettivamente, insieme alla nostra incapacissima classe dirigente, ci troviamo. Quando non si sa cosa fare, si aspetta che sia il caso, la madonna, il “culo”, a provvedere.  E’ più semplice.

Credo sia ora di fare piccole e grandi cose per rimediare a questa assenza, tenendo ben presente che le seconde sono diretta conseguenza delle prime, e che le cose non accadono mai da sole.

Aspettare che qualche ente, umano o soprannaturale, finalmente se ne occupi, sgravandoci dalla responsabilità,  è pericoloso.  La politica è molto lontana dalla metafisica.  La metafisica è per pochi, la politica è per tutti. La politica è stata recentemente definita, da un politico “sangue e merda”, attribuendo la definizione a Rino Formica, defunto esponente della nomenclatura socialista, ignorando che è, invece, da attribuire a Celine, che la utilizzò nel “Viaggio al termine della notte”.

Siamo noi che dobbiamo diventare protagonisti prima possibile. Incominciando dalle piccole cose: parlare a un amico, a una collega di lavoro, a un compagno di calcetto, orientandone il giudizio, influenzandolo positivamente. Nel bel mezzo di questa sarabanda mass-mediatica il valore di un contatto “di persona”, fisico, può alzare notevolmente il grado di efficacia della comunicazione.

Ciascuno di noi ha molte possibilità, reali e non metafisiche, di creare opposizione vera.

Perché il futuro, purtroppo, non è un regalo.

Mark Adin

Redazione
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5 commenti

  • Marco Pacifici

    E’ giusto che non paghino perchè loro fanno del bene…bedda matri e se facevano del male dovevamo allora pagare anche per loro? (perdonate i miei deliri,oltre a Mark,era un po’ in collegamento con le”barzellette” di DB… :una scritta sul muro GESU VI AMA sotto con mano incerta…FIGURIAMOCI SE CI ODIAVA…) Il Futuro non è un regalo e non ci sara’ senza MEMORIA. Grazie Mark,come sempre

  • Ciao Daniele.
    Spesso sono qui a leggerti, perché arguto, provocatorio e preparato. Spesso mi dai spunti invidiabili.
    Ma che hai contro le campane? Non sono peggio gli strombazzamenti, le marmitte truccate o gli schiamazzi degli avvinizzati? E poi, i vecchi, qui nella bassa lombarda, pardòn, Bassalombarda, orientavano il proprio tempo in base al tocco delle campane… suvvia, vogliamo spazzare le antiche tradizioni?
    E perché mai ti dà così fastidio la Chiesa? Comincia, cominciamo, ad essere protagonisti (come spieghi bene tu) fuori dai soliti modi di dire o dalle solite accuse a questi o a quelli… che la Chiesa rubi, che Berlusconi ami Ruby, o che i comunisti mangino i bambini, dopo averli rubati… può fermare la nostra azione? Azione e nopn parole!!!

    Stefano Re

  • care e cari, come al solito Mark Adin riesce a coniugare belle scritture e idee, parlando di politica: sembra facile ma se dovessi dire che in giro ce ne sono molte/i come lui… mentirei.
    Grazie dunque.
    Se avessi tempo vi racconterei del mio sgomento (non scherzo) per ciò che ha detto ieri Napolitano ai ciellini. Ho sentito su Radiouno oltre mezz’ora ed ero stupefatto per quello che veniva urlato (e applaudito) come per i sottintesi. Il contesto, cioè il meeting di Cl, aiuta a decifrare quello che appare oscuro ai più ingenui: Napolitano parlava a nuora (cioè proprio a Comunione&fatturazione) perché suocera (i coriandoli di certa sinistra sociale) intendesse. Il succo? Bisogna al più presto smantellare quel che resta dello Stato sociale dunque che il popolo si accontenti delle noccioline di Cl: si scrive sussidiarietà ma si legge elemosina.
    Triste verità… se non li fermeremo.
    A volte un disegno riesce a condensare il discorso di lunghe analisi, di 100 pagine d’un libro o di tutti gli omissis di certe pretese sinistre. Vi racconto la vignetta che ho sbirciato (vado a memoria dunque) sull’ultimo numero di “Internazionale”. Su un lato della vignetta si intravedono alcuni ragazzotti che, con il viso coperto da passamontagna, portano via qualcosa da una vetrina rotta. Dall’altro lato si vede un uomo, ben vestito, con in testa un cilindro e a viso scoperto che mette su una carriola montagne di soldi prelevati da una Banca. Una sola parola: quella rivolta dall’uomo ai ragazzotti: “dilettanti”.
    Un’ancora più triste verità. (db)

  • Marco Pacifici

    …una ancor piu triste verita’…gli espropri non ci pensiamo nemmeno che se respiriamo ci prendono il DNA:ma(è una provochescion,ma anche una informescion),se sapete di qualcuno che elargisce e riceve mazzette,manco c’è bisogno della famosa P 38:due schiaffoni e gli levate la valigetta con le mazzette:una cosa è certissima:non si opporranno e non potranno denunciarvi…meditate gente meditate….ehehehe

  • ginodicostanzo

    caro Daniele, chi è Napolitano lo sappiamo da 40 anni, no? tu ricordi meglio di me cose e fatti dell’unico comunista (ahahah!) che aveva il visto per Washington, antico complice di un allora giovine imprenditore milanese, un certo silvio berlusconi, che comprava a peso d’oro la pubblicità sulle pagine della sua sconosciuta rivista politica, finanziando di fatto la corrente dei “miglioristi” del PCI che distrusse il partito dall’interno… un presidente pernicioso per lavoratori, precari, pensionati e disoccupati… il peggiore che potessimo avere in questo momento…

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