Mi chiamo Georgiana e …
… sono morta il 30 marzo 1806. La sua storia come forse la proporrebbe lei – a Chief Joseph – se fosse possibile raccoglierla
Sono la figlia dei conti Spencer, un casato importante dell’Inghilterra del ‘700. A diciassette anni divento duchessa di Devonshire, perché vengo data in sposa al duca William. E’ molto più vecchio di me e io mi sento imbarazzata, perché, anche nei momenti più intimi, usiamo un freddo e aristocratico “voi”. Dicono che sono bella e affascinante, ma accompagno le mie indubbie qualità poetico-estetiche, con una discreta quantità cerebrale. Queste mie capacità mi aiutano a tentare di superare le differenze con la persona che le regole dell’aristocrazia mi hanno affibbiato. Mi sento un po’ bambina e quell’uomo, alto e severo, mi dà soggezione ma cerco di trasformare queste difficoltà in affetto. Vorrei amare e soprattutto essere amata, ma mi scontro con un iceberg, che mi trasforma in una scolaretta, soprattutto, quando abbiamo rapporti sessuali. Forse è questo il motivo che inizialmente mi impedisce di avere figli. Molti aborti con tantissimi sarcastici e nascosti commenti sulle mie capacità di procreare Col tempo cresce la mia autostima, sono ricercata nei salotti, dove non parlo di creme e vestiti ma di politica e sono particolarmente brava a elargire utili consigli a tutti. Aumentano anche le mie capacità di mediazione e decido di accettare di essere deflorata senza amore. I frutti sono tre figli: due femmine e l’agognato maschio. Svolto il compito di fattrice, termina la mia attività sessuale coniugale. Presento a mio marito Bess, la mia più cara amica. In poco tempo, i due diventano amanti. Ma la cosa non mi turba, perché posso finalmente occuparmi delle cose che mi interessano veramente, a cominciare dalla disponibilità a incontrare e intrecciare sguardi. Infatti, quando mi innamoro perdutamente di Charles Grey, non c’è nessuna rivalsa o ripicca nei confronti del duca, ma solo sensazioni fino ad allora sconosciute, unite alla voglia di gridare al mondo la mia felicità. Con lui, non c’è solo appagamento erotico sessuale, ma anche assonanza e complicità intellettuale. Si parla di tutto, dalle frivolezze alle sue ambizioni politiche, perché vuole diventare primo ministro. Mi sento appagata come femmina e, come donna, ribadisco il mio completo appoggio ai Whig, di cui lui è un esponente di spicco e che manifestano tolleranza religiosa e sociale, contrapponendosi ai conservatori Tory. Come ogni grande amore, il nostro rapporto non tarda a dare i suoi frutti: fisiologici – infatti sono fecondata- e di relazione, perché tutta l’Inghilterra deve partecipare a questo fuoco che divampa. Mio marito William Cavendish, pur avendo un’amante, non gradisce e, nel corso di un drammatico colloquio, mi intima di interrompere la relazione e di nascondere l’«inconveniente». In caso contrario, non vedrò più i miei figli e la carriera politica del mio amato verrà rovinata. Per rendere più credibili le sue minacce, mi violenta. Ubbidisco, mi sembra di non avere altra scelta. Parto con Bess, che si mette contro di lui per seguirmi. L’inconveniente nasce, lo chiamo Eliza. Una volta svezzata, viene affidata al padre di Charles. Ritorno nella mia “prigione” e la vita riprende il solito corso: a casa, con un menage a tre, e, fuori con gli incontri pubblici. In uno di questi, rivedo l’inconsapevole padre di mia figlia. Mi chiede della mia salute e mi comunica il suo prossimo fidanzamento con l’arrivo, nella casa dei genitori, di una nipotina, una bellissima bambina. Ma a questo punto, con ogni probabilità, lui prima sospetta e poi comprende di essere il padre.Tutti e due adesso sappiamo che Eliza è carne della nostra carne, che dovremmo gridare il nostro amore, riprendere nostra figlia e sfidare il mondo, ma significherebbe la fine politica per lui e quella umana per me. Allora facciamo finta di niente, rispettiamo i protocolli e vendiamo l’anima al diavolo. I nostri corpi li avevamo già calpestati da molto tempo. Lui si sposa e diventa primo ministro, io rimango legata a un uomo che divide il talamo con un’altra donna. Mi restano i salotti, qualche estemporanea avventura e un’ipocrita vita quotidiana, medicata da qualche goccia di verità (i miei figli con Cavendish) nascosta da ipocrite necessità (la mia bambina con Grey). Cammino, bella, affascinante, intelligente, mostrando la felicità della mia infelicità.
MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.
Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.
La redazione – abbastanza ballerina – della bottega