Mi sono innamorato (in ritardo) di Walter Mosley

Leggendo – ed era ora – «Futureland», tradotto nel preistorico 2006

Siamo dalle parti del 2058. Il piccolo Popo (cioè Ptolemy Bent) è un genio però è un afroamericano: come finirà? Fera Jones è una donna pugile imbattibile, così «la Universal Boxing Authority autorizza un combattimento fra i due sessi». Ivan Kismet controlla la maggior parte del pianeta, «colleziona persone», «la sua Infochiensa fa concorrenza al cattolicesimo» e per inciso si crede dio: difficile capire cosa potrà offrirgli Akwende per convincerlo a salvare il Mali dalla fame. Un carcere orribile e “moderno” come «l’isola di Angel» forse nessuno (inclusi Cordwainer Smith, Valerio Evangelisti e Mauro Antonio Miglieruolo) lo aveva ancora immaginato eppure una via di fuga da qualche parte deve esserci. Il detective Folio Johnson ha un problema di etica lavorativa: i soldi che riceve giustificano che salvi la vita ad alcuni «socialisti internazionali» (ovvero «fascistelli») o deve cercare un altro motivo? Il professor Jones, cioè il padre della pugilessa Fera, sente «voci»: normale per chi usa la «Batticuore, droga delle meraviglie e condanna a morte nello stesso tempo» ma se troppo spesso lui inizia a incontrare una bambina può darsi che la faccenda si riveli complicata assai. Quante possibilità ha Frendon Blythe di mandare in tilt una giuria che «contiene i componenti neuronali di 10mila potenziali giurati»? Il cielo può essere «sfrontato» come il sesso e i ribelli possono resistere al più oppressivo dei sistemi: potrebbe bastare a Neil Hawthorne per sopravvivere alle sue paure. La fine del mondo (e forse un nuovo inizio) arriva da un nuovo virus mortale che però – immagino la faccia di Trump e dei suoi amici suprematisti – pare non colpisca «gli individui con almeno il 12,5 per cento di Dna negroafricano».

I racconti di Walter Mosley sono magnificamente scritti e ben/ben più ricchi dei miei riassuntini qui sopra che ovviamente non possono “svelare” troppo. All’inizio sembra che a tenerli insieme sia solo il futuro ma poi emergono fili comuni («la terra comune», la droga Batticuore, la Randac in Madagascar) e tornano d’improvviso i personaggi: da Popo a Folio, dai capi ai ribelli. Nove racconti dove «Dio canta» e si vendono pezzi del corpo; dove il razzismo sembra eterno e il tabacco è sostituito dall’«affanno»; dove in mezzo a iper-tecnologie si riscoprono Omero, memoria e tradizione orale; dove «lo schiavo studia i suoi padroni» e Neil si sente dire «la sola catena che la fa prigioniero di questo mondo è nello stesso tempo la sola occasione di essere libero» e dovrà capires se è vero.

Sin dall’inizio i racconti di Walter Mosley mi hanno convinto poi però di storia in storia ci sono cascato dentro, soffrendo all’idea che il libro finisse. Sto parlando di «Futureland», antologia del 2001. Nella edizione italiana di Fanucci (368 pagine per 15 euri, traduzione di Maurizio Nati) invece è del 2006 e io l’ho recuperato dopo molti, anzi troppi anni. E ora mi metterò in caccia di altri Mosley, quel poco tradotto in italiano. Mi sono innamorato di lui, mannaggia.

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

Un commento

  • La presentazione è tale che pure io, mannaggia, pur senza averlo letto ho deciso di mettermi alla ricerca di qualsiasi scritto porti la firma di Mosley in calce. A proposito la Fanucci ha pubblicato più di un buon libro di fantascienza, molti testi “particolari”. In più dell’opera omnia di Dick, è inteso. Benemerita.

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