Michele Zizzari: la provocazione del gorilla

Scena tratta dall’opera teatrale «Oracoli»

Canto di grilli e di uccelli, a un tratto rotto dal suono di tamburi e dalle note della canzone «Il gorilla» di Fabrizio De André.

Entra in scena un gorilla. Si rivolge a una platea immaginaria, alla parte agiata dell’umanità, che ha eletto a campione significativo della specie umana.

Avanza con cautela, forse non sa ancora bene dove si trova, forse in un teatro. Si guarda attorno, annusa, finché scopre gli spettatori. Li osserva e si osserva. Nel suo pensiero confronta la sua figura con la loro. Infine comprende di trovarsi di fronte a uomini.

Il gorilla – Ma dove sono capitato? (continuando a osservare gli spettatori…) Quante strane scimmie tutte in fila e che guardano tutte da questa parte come un branco di bestie ammaestrate! Ma… aspetta un momento. Voi siete uomini! Scimmie senza più peli! Esseri evoluti… quegli uomini di cui tutti parlano con timore…  Non mi sembrate però poi così progrediti… avete piuttosto l’aria di essere all’ultimo stadio… diciamo un po’ prima della fine… Non chiedetemi quando… non sono un indovino io e neppure la Sibilla Cumana… sono soltanto una scimmia.

Anche se – purtroppo per voi – dall’istinto quasi infallibile…

Perché mi fissate a quel modo? Ma guardate a voi stessi invece! E guardatevi bene… e poi rispondetemi. In tutta coscienza… (frase ironica e allusiva) ammesso che ne abbiate una…

Sareste voi, il risultato dell’evoluzione della specie?

A vedervi adesso perfino Darwin si ricrederebbe. (indicando un gruppo di spettatori) Certo! Ce l’ho proprio con voi. Non fingete che il fatto non vi riguardi, per favore…

Non scappate (torna il ritornello di De André «Attenti al gori-i-i-i-lla»).

È proprio di voi che sto parlando… Non siate timidi, suvvia! In fondo mi sembrate un campione piuttosto rappresentativo della vostra specie… Oppure no? Mi sbaglio.

Forse pensate di non essere all’altezza? Di esserne, diciamo, degli indegni esemplari?

Ma no! Siete proprio umani, così come io vi vedo. E senza attenuanti!

(Cambia atteggiamento) Dall’aspetto si potrebbe quasi dire che ve la passiate bene: minestra tutti i giorni, un morbido divano piazzato davanti alla tivù, un letto caldo per dormire, un’auto luccicante per spostare le chiappe mosce e un cesso per cagare.

Non è così? (Prestando attenzione alle eventuali reazioni del pubblico) Perché c’è dell’altro? Perché, che altro fate? Ma per favore… Da quel che ne so non siete neppure più tanto capaci di scopare… Siete il peggio che potesse mettere al mondo Madre Natura… quella poverina… non fa altro che piangere: primo, perché s’è pentita di avervi generato; secondo, perché siete il cancro che sta minacciando ogni forma di vita su questo pianeta… e terzo, perché nonostante tutto vi considera ancora sue creature… e, come ogni madre, vi vuole ancora bene… ed è già lì che si dispera per la fine orrenda che farete.

E voi? Ignari del male e superbi come siete, sembrate addirittura soddisfatti di voi stessi.

Dite di essere liberi e di essere campioni di civiltà e invece siete schiavi di tutte le vecchie e le nuove paure che avete inventato.

Vivete come servi, incollati alle cose e alle macchine che avete fabbricato apposta per essere liberi.

Succubi di superiori senza qualità e di un lavoro insensato che serve solo a riempire le pance delle casseforti e delle banche.

Inscatolati nel cemento delle case, delle scuole, delle fabbriche e delle galere.

Accartocciati nelle lamiere delle automobili che accudite meglio di un figlio, di un malato o di un bisognoso.

Vi definite civilizzati e progrediti, eppure vi ammazzate l’un l’altro senza alcuno scrupolo, e per motivi biechi e incomprensibili, se non per dei pezzi di carta senza valore che chiamate danaro… e che il vento, l’acqua, il fuoco, se non anche il destino e il caso… possono portar via o distruggere tutte le volte che lo vogliono.

Avvelenate l’aria che respirate e i luoghi dove vivete, le acque che bevete e il cibo che mangiate… lasciando in eredità ai vostri cuccioli un futuro sempre peggiore e un mondo sempre più invivibile. Una scimmia non ignorerebbe mai i suoi piccoli, mai li abbandonerebbe, neppure quelli degli altri. Per nessuna ragione. Li difenderebbe a ogni costo, li proteggerebbe… preservandoli dal pericolo, e cederebbe loro sempre il boccone e il giaciglio migliore. Ai miei occhi siete solo dei tristi primati assassini con ai piedi e a tracollo le pelli degli animali che avete macellato.

Spero che non raggiungiate mai la mia giungla… Perché ne sarebbe la fine.

Il gorilla – a gesti – manda a quel paese il pubblico e va via. Tamburi incazzati.

«Lei non sa chi sono io e spesso neppur io lo so» disse Zizzari all’inter(ar)rogante db, ovvero brevi note biografiche

Michele Zizzari è nato a Castellammare di Stabia. Poeta, autore, regista e interprete teatrale. Affonda le radici nel sociale e nei movimenti culturali e politici del ’77. Ha animato centri sociali, circoli artistici e spazi teatrali della cultura underground, formando gruppi di azione creativa e sociale.

Conduce attività creative, educative, formative, riabilitative e terapeutiche nei luoghi del disagio sociale (con giovani a rischio, disabili, pazienti psichiatrici, immigrati, nomadi e detenuti) per conto di enti pubblici, associazioni, cooperative, università, scuole, biblioteche, carceri e strutture psichiatriche. Stabilitosi in Romagna fonda la Compagnia Il Dirigibile con i pazienti del Dipartimento di salute mentale di Forlì, la Compagnia della Rocca con detenute e detenuti della casa circondariale nella stessa città e la Compagnia Gli Attivi Compagni coi pazienti del Dipartimento di salute mentale di Portomaggiore.

Autore di numerose opere teatrali, poetiche e narrative. Ha ideato e tenuto laboratori di scrittura e comunicazione creativa, composizione poetica, lettura animata e business creative writing.

www.michelezizzari.it

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

  • Pungente e provocatorio. La razza “eletta” riuscirà a non essere impassibile davanti all’evidenza?

    Ciao Daniele, un abbraccio da Benevento.

Rispondi a lina iorizzo Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *